Da Wang a Wang: presente e futuro del tennis cinese - Pagina 4 di 4

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Da Wang a Wang: presente e futuro del tennis cinese

I successi di Wang Qiang in WTA anticipano quelli delle promesse junior Wang Xiyu e Wang Xinyu?

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3. Wang Xiyu e Wang Xinyu: dai vertici junior a quelli WTA?
Il tennis in Cina è in espansione, ma non ha raggiunto i livelli di popolarità di discipline più radicate. Ma i numeri vanno parametrati alle dimensioni della nazione. Giusto per avere un riferimento: quando Li Na arrivò in finale al Roland Garros, il suo match registrò in patria oltre cento milioni di contatti televisivi. Dati possibili in uno stato con più di un miliardo e 300 milioni di abitanti. Dunque non sorprende che, per quanto “limitata”, la base tennistica cinese sia in grado di proporre a livello junior diversi nomi di primo piano.

In questo momento le due tenniste più importanti sono nate nel 2001 e una sola enne nel nome le distingue: sono Wang Xiyu e Wang Xinyu. Detto tra parentesi: se riuscissero a sfondare entrambe, non sarà semplice per i media gestire queste omonimie, anche se sul piano tecnico si riconoscono immediatamente perché una è destra e l’altra mancina. Eccole insieme in occasione della finale vinta nel torneo di doppio a Wimbledon 2018:

La più giovane è la destra Xinyu Wang, numero 3 del mondo del ranking junior, che in stagione ha raggiunto due semifinali Slam, in Australia e a Wimbledon. Nata nel settembre 2001 a Shenzhen, è figlia di un maestro di tennis, che naturalmente è stato il suo primo insegnante. Oggi però è allenata, secondo la scheda ITF, da una coach serbo (Aleksandar Slovic) a conferma del processo di internazionalizzazione tecnica della federazione.

Xinyu nel 2018 ha cominciato anche a giocare con una certa costanza nei tornei professionistici, e ha già vinto un ITF (battendo in finale proprio Xiyu Wang): in un solo anno è salita di 400 posizioni WTA (da 765 a 349).
Alta 1,82 con un fisico potente, non posso dire di conoscerla realmente, perché l’ho vista giocare solo un paio di volte, dal vivo nel torneo di Wimbledon Junior: nel match di terzo turno contro Elisabetta Cocciaretto e poi in occasione della semifinale persa contro la futura vincitrice del titolo, Iga Swiatek. Naturalmente è troppo poco per esprimere valutazioni attendibili su di lei, anche se durante la semifinale ho avuto la sensazione che avesse ragione McNamara quando descrive le nuove leve cinesi come ottime colpitrici, ben impostate sul piano tecnico, ma non sempre altrettanto mature tatticamente.

E un parere simile penso si possa riferire anche all’altra Wang, la mancina Xiyu Wang. Nata qualche mese prima (marzo 2001) a Taixing, è un altro esempio di internazionalizzazione tecnica del tennis cinese: infatti è allenata dallo spagnolo Eduardo Nicolas (ex coach di Daniela Hantuchova) che a Pechino ha aperto una Academy. Fisicamente Xiyu è simile alla coetanea destra (stessa statura: 1,82), ma fino a oggi ha avuto una carriera ancora migliore: numero 1 del mondo Junior, negli Slam 2018 è andata in crescendo. La sua progressione: quarti di finale in Australia e Francia, semifinale a Wimbledon, vittoria agli US Open.

Ho seguito anche lei dal vivo a Wimbledon, contro la svizzera Leonie Kung. Partita meglio, con una palla più pesante di Kung, man mano che il match si era sviluppato aveva finito per perdere a causa della difficoltà nell’interpretare l’avversaria, che dopo i primi game era riuscita a prenderle le misure. Poi ho rivisto Xiyu anche in televisione nel match che ha perso in volata a Wuhan contro Kasatkina 6-1, 3-6, 7-6(8). Dopo aver fatto partita pari era arrivata ad avere 4 match point nel tiebreak finale, non convertiti anche per inesperienza.

Il dritto mancino, potente e abbastanza lavorato, è un’arma in grado di farle scalare le classifiche, cosa che al momento le è riuscita benissimo, visto che vanta già un best ranking WTA da numero 180 del mondo. Ricordo che stiamo parlando di una diciassettenne, della stessa generazione 2001 a cui appartengono Danilovic, Potapova, Anisimova, Swiatek. Una annata che promette davvero molto e che per qualità potrebbe fare concorrenza a quella del 1997 (Ostapenko, Osaka, Kasatkina etc).

Capiremo nelle prossime stagioni se queste promesse saranno mantenute e se le “nuove” Wang riusciranno ad affermarsi anche a livello WTA. Saranno addirittura in grado di emulare Li Na? Difficile dirlo, anche perché penso che un movimento tennistico ben gestito possa arrivare a produrre ottime giocatrici, ma difficilmente spingersi oltre una certa soglia: la campionessa, quella con qualcosa in più, non si può costruire “in vitro”. Rimane una eccezione che sfugge per definizione a qualsiasi regola e programmazione.

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