Da Wang a Wang: presente e futuro del tennis cinese - Pagina 2 di 4

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Da Wang a Wang: presente e futuro del tennis cinese

I successi di Wang Qiang in WTA anticipano quelli delle promesse junior Wang Xiyu e Wang Xinyu?

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2. Wang Qiang, dopo Li Na un’altra maturazione tardiva
Considerare però Wang come una giocatrice frutto di una gestione completamente diversa rispetto a quello di Li Na sarebbe sbagliato. Direi piuttosto che lo svolgimento della sua carriera è il risultato di una fase di transizione per il tennis cinese, a cavallo tra la generazione che ha combattuto l’autarchia tecnica e la notevole internazionalizzazione di oggi. Ce lo dicono anche le date: Li Na è nata nel febbraio 1982, Wang nel gennaio 1992. Dieci anni di differenza non sono pochi, ma nemmeno così tanti da permettere un drastico cambiamento nella gestione e nella formazione dei tennisti. Sotto questo aspetto la biografia sportiva di Wang è esemplare.

Qiang nasce a Tianjin e comincia a giocare a tennis a 9 anni; siccome è naturalmente dotata, quando ne ha 11 è selezionata come allieva della scuola nazionale della sua città. Anche da teenager conferma di avere talento: vince i campionati nazionali under 16 e quelli under 18. Diventa una promessa da seguire con particolare attenzione, e allora la federazione pensa di mandarla all’estero a crescere, con insegnanti più preparati. Questa è sicuramente una novità rispetto ai tempi di Li, mentre la continuità è rappresentata dal fatto che è la federazione che prende le decisioni fondamentali per la sua carriera.

Nel caso di Qiang l’estero significa Giappone, una nazione che nel tennis ha più cultura e tradizione rispetto alla Cina, ma non è troppo distante dalla madrepatria. E in effetti tutta la sua prima parte di carriera da professionista (con i gli ITF che occorrono per entrare e scalare il ranking WTA ) si svolge in estremo oriente. Dunque internazionalizzazione sì, ma fino a un certo punto. Wang frequenta la Ariake Junior Tennis Academy e lo Jiyugaoka International Tennis College, avendo coach giapponesi, e progredisce in classifica senza però risultati straordinari. Queste le posizioni di fine anno dal 2008 al 2013: 556, 363, 291, 270, 193, 217.

Fino ai 21 anni appena una volta ha provato ad affrontare uno Slam (US Open 2011), perdendo al primo turno di qualificazioni, per il resto solo impegni in estremo oriente. Significa anche che praticamente non gioca mai partite ufficiali sulla terra battuta fino al 2012 (un solo match nel 2009), e questo non aiuta a completarla tecnicamente e tatticamente. Vive un giorno memorabile nel febbraio 2013, quando da numero 186 del ranking a Kuala Lumpur sconfigge la numero 10 Wozniacki per 2-6, 7-6, 6-1 (dopo avere salvato un match point). Ma in sostanza a 22 anni compiuti non si può dire abbia lasciato tracce significative a livello internazionale, e i suoi orizzonti sembrano limitati.

Un progresso più concreto lo compie nel 2014: conquista la medaglia d’oro ai giochi Asiatici battendo in finale Luksika Kumkhum, ma soprattutto vince quattro ITF, raggiunge la finale in un 125K e chiude la stagione da numero 100 esatto nel ranking. Poi nel marzo 2015 la federazione cinese decide di assumere come coach Peter McNamara (australiano, membro del famoso doppio McNamara/McNamee), con l’incarico di seguire lei e altre due tenniste. Lo annuncia anche Wang su Weibo (la versione cinese di Twitter). All’inizio non arrivano grandi risultati; la vera svolta arriva l’anno dopo, nel 2016, quando ormai ha 24 anni compiuti, e McNamara diventa suo tecnico in esclusiva.

Come abbia interpretato il ruolo di allenatore in Cina lo ha raccontato lo stesso McNamara di recente: “I tennisti cinesi sono a posto tecnicamente, colpiscono molto bene, ma non hanno cultura tattica. Non capiscono perché mandare la palla in un certo punto del campo, in che posizioni indirizzarla. (…) Eppure questo è fondamentale: quando un giocatore finalmente lo capisce, poi i progressi sono rapidi. A me ad esempio è accaduto a 22 anni, mentre a Qiang le cose sono diventate chiare a 26 anni. Quindi in pratica è come se fosse ancora una ragazzina sul piano tattico, e ha ancora margini di miglioramento”.

A queste dichiarazioni aggiungerei quelle più informali riportate da Ubaldo Scanagatta l’anno scorso, in occasione di un loro incontro fortuito a Roma: “Ora seguo una ragazza cinese, (…) prima ne avevo tre, ma due mi hanno mollato” (…) E poi: “In Cina gli uomini che stanno bene sono viziati, le donne invece lavorano con uno spirito di abnegazione pazzesco. I maschi ti dicono un giorno no e l’altro sì ‘Coach oggi sono stanco, non mi va di allenarmi’. È un problema di cultura”.

Secondo McNamara, quindi, la svolta di Wang è legata a una comprensione più profonda degli aspetti tattici, ma anche a una grande applicazione, che le ha finalmente permesso di esprimere quel potenziale che aveva lasciato intravedere da giovanissima. Una svolta tardiva, arrivata a 25-26 anni, anche se sarebbe sbagliato dire che si sono scoperte le sue qualità solo in queste ultime settimane. Il processo arriva da lontano e la crescita graduale nel ranking lo conferma: numero 70 a fine 2016, numero 45 a fine 2017, 23 oggi.

Già nel 2016 aveva sconfitto Sloane Stephens agli Australian Open e Daria Kasatkina agli US Open, mentre nel 2017 aveva messo seriamente in difficoltà a Wimbledon Venus Williams (e quella Venus sarebbe arrivata in finale, sconfitta da Muguruza): sui prati di Londra Qiang aveva vinto il primo set 6-4 e nel secondo si era trovata sul 3-3 15-40 servizio Williams. Salvate le palle break, Venus era finalmente riuscita a prendere il sopravvento e girare la partita a proprio favore (4-6, 6-4, 6-1). Con Venus si sarebbe presa la rivincita al Roland Garros 2018 (vittoria per 6-4, 7-5).

Una situazione abbastanza frequente della Wang di quel periodo era cominciare bene e poi calare alla distanza: difficile dire se per ragioni fisiche o per il classico braccino che impedisce di portare a termine imprese che sembrano a portata di mano. E infatti da quando ha iniziato ad affacciarsi a livello WTA (2014), il 2018 è il primo anno in cui si ritrova con con un bilancio favorevole al terzo set. Anche se, a proposito di rimonte, sicuramente un grosso rimpianto le è rimasto per la sconfitta subita all’ultimo Roland Garros: in vantaggio 6-1, 4-0 contro Julia Putintseva, non è riuscita a chiudere (mancando anche due match point) finendo per perdere per 1-6, 7-5, 6-4.
E per il futuro? Ci sono margini di miglioramento?

a pagina 3: Qiang Wang, i progressi possibili in futuro

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