Federer, Laver Cup, Australia, World Team Cup: conflitti d'interesse

Editoriali del Direttore

Federer, Laver Cup, Australia, World Team Cup: conflitti d’interesse

La storia del tennis ne è piena, come di favori “condizionati” da piccole mafie. ITF e ATP ai ferri corti. La denuncia di Benneteau non era priva di senso, ma non per via di Federer. L’ITF potrebbe anche far causa a Tennis Australia, membro di Slam ma ora alleato ATP

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Abbiamo pubblicato nei giorni scorsi un articolo a firma di Raoul Ruberti nel quale si riferiva della polemica imbastita da Julien Benneteau attraverso un’intervista radiofonica su RMC (Radio Montecarlo francese) riguardante anche Roger Federer. In quell’articolo ci si è soffermati principalmente sui favori che Roger Federer avrebbe ricevuto nella programmazione dei suoi incontri in Australia e all’US Open… perché – era l’accusa – le due federazioni sono anche “socie” della Laver Cup, l’evento creato dal manager di Federer Tony Godsick e sempre più seguito in prima persona dallo stesso Federer. Ma, insomma, che Federer possa trovarsi a giocare 13 match degli ultimi 15 di sera quando fa meno caldo e in “prime time televisivo”, non mi pare uno scandalo. Nessuno fa audience e fa vendere biglietti quanto Federer e che un direttore di torneo cerchi di metterlo in campo quando più conviene – a lui, al torneo e allo stesso Federer… poiché gli interessi possono essere coincidenti – non c’è niente di male, né di scorretto. Ma il problema, più che Federer, a mio avviso riguarda semmai il conflitto di interessi che sembra esserci quando una persona riveste più incarichi e calza troppe scarpe.

È il caso di Craig Tiley, come ha spiegato Benneteau. La Laver Cup è un’esibizione, che Federer promuove attraverso la sua agenzia, Team8 – aveva detto Benneteau che, dopo aver sollevato un polverone, ha voluto poi precisare di non avercela affatto con Federer, che lui stesso considera il giocatore più forte di tutti i tempi – ma è giusto che si sappia che la Laver Cup non ha una legittimità sportiva, cioè criteri sportivi di selezione. È solo un’operazione finanziaria, capace di offrire a Nick Kyrgios 750mila dollari per giocare qualche match. Il sudafricano Tiley è direttore dell’Australian Open, cioè una prova dello Slam e del circuito ITF. È consulente del manager di Federer Tony Godsick per la Laver Cup. È coinvolto nell’organizzazione della futura World Team Cup promossa dall’ATP per il gennaio 2020. Nelle sue vesti di Chief di Tennis Australia Tiley ha di fatto “cancellato” tre eventi come la Hopman Cup, Brisbane e Sydney per far nascere la World Team Cup, cioè la risposta dell’ATP alla rivoluzionaria Kosmos-Davis Cup di Piqué. Non ha i piedi in troppe scarpe? Questo era il vero senso della denuncia di Benneteau.

Il sospetto che quei giocatori che sposeranno la causa della Laver Cup, della World Team Cup e di Tennis Australia, possano godere di qualche privilegio rispetto a quelli che eventualmente optassero per giocare già a novembre la Kosmos-Coppa Davis radicalmente rivoluzionata, ha qualche ragione di sussistere. E non riguarda tanto Federer, per il quale una maggior attenzione è certo giustificata da mille motivi più che plausibili e condivisibili. Gli interessi economici dietro alle varie sigle, ATP, ITF, tornei dello Slam, sono enormi. Poiché tutti dicono – almeno ufficialmente, ma non senza ipocrisia – che non è pensabile immaginare due eventi a squadre a distanza di un paio di mesi, dal 29 dicembre per una settimana la World Team Cup sotto l’egida ATP e cinque settimane prima a novembre la Kosmos-Davis Cup sotto l’egida ITF  (quest’ultima la chiamo così per comodità di… lettura; della vecchia Davis nata nel 1900 ha poco o niente, ma è quella “riformata” che la ITF ha votato dopo essersi procurata la maggioranza di oltre il 75% dei voti delle varie federazioni con i soliti sistemi… della politica più spregiudicata, c’è chi ha votato a favore dopo aver ottenuto certe garanzie economiche, magari legate ai diritti tv) quando a settembre si gioca anche la Laver Cup, è chiaro che i giocatori saranno chiamati a scegliere. Anche se, in teoria, più eventi ci sono in ballo e più sono i… posti di lavoro, più sono anche i guadagni per più tennisti. 20 milioni di montepremi annuale promette la Kosmos, 15 milioni promette l’ATP.

Ma c’è posto per due eventi? Chi si fa da parte? Conviene che una sigla si faccia da parte? La Kosmos-Coppa Davis ha il vantaggio di partire per prima – già a febbraio 2019 con la fase finale a novembre, dal 18 al 24 – ma al momento ha il doppio handicap di doversi svolgere nell’arco di una sola settimana con 18 squadre e una data certamente infelice perché molti giocatori hanno smesso di competere da un pezzo e vorrebbero restare fermi. Mentre la World Team Cup, che il presidente del Player Council Novak Djokovic sposa con forza, ha una data decisamente migliore e la forza non indifferente che gli deriva dalla possibilità di distribuire punti ATP. In più è chiaro che i giocatori si sentono più vicini alla loro associazione che all’ITF, formata da dirigenti per i quali nutrono in genere scarsissima simpatia. Sul tema del calendario si sono espressi da Londra proprio Novak Djokovic e Alexander Zverev. Secondo il tedesco, “il problema è che la stagione è troppo lunga. Questo è il problema. L’ho già detto in passato. Giochiamo per undici mesi l’anno, è ridicolo. Non succede in nessun altro sport professionistico. Anche il numero 1 del mondo è sulla stessa lunghezza d’onda: “Quella tennistica è la stagione più lunga tra tutti gli sport. Non facciamo altro che aggiungere nuovi eventi. Dovremmo provare a focalizzarci sulla qualità piuttosto che sulla quantità“.

La Cosmos Davis Cup si è detta pronta a investire 3 miliardi in 25 anni, con 20 milioni di dollari l’anno di montepremi (se regge per 25 anni…). Rinunciarci a priori, da parte dei giocatori, non è comunque una cosa banale. né semplice. Ci sono tennisti di nazioni le cui federazioni hanno un legame molto stretto con l’ITF.  La World Team Cup, che verrà presentata stamani a Londra dal presidente ATP Chris Kermode, dal CEO di Tennis Australia e dal n.1 del mondo nonché presidente del Council dell’ATP Novak Djokovic, controbatte con 15 milioni per 24 squadre. Chi farà le convocazioni per le nazionali della World Team Cup? Una federazione affiliata alla ITF che non sposa la World Team Cup? L’ATP in base al ranking, oppure ad inviti… perché magari un Kyrgios fa più show e cassetta di de Minaur, Millman e un Kokkinakis che per ipotesi gli stessero davanti? Ad oggi sono le federazioni che scelgono i componenti delle squadre, Davis, Fed Cup, e gare giovanili. E nel 2020? La situazione Davis-World Team Cup è delicata”, ha continuato Djokovic in conferenza stampa dopo la vittoria di ieri contro Zverev. “Nei prossimi due anni avremo due eventi con un format simile, se non proprio lo stesso, a sei settimane di distanza. Sì, ci saranno ovviamente più opportunità per i giocatori. Ma credo che non sia sostenibile. Quello che accadrà è che ci ritroveremo con due eventi di medio livello. Penso che crearne uno solo sia la soluzione ideale, per tutti quanti“. 

L’ITF potrebbe concedere una settimana di calendario all’ATP come merce di scambio – la vecchia Coppa Davis ne occupava quattro, alla nuova ne basterebbero tre ma l’ITF ne vorrebbe avere due di seguito, la terza e la quarta di settembre, dopo quella dei playoff di febbraio – ma vorrebbe i punti ATP che al momento l’ATP non è disposta a dare. E c’è questa posizione ibrida dell’Australia che da un lato fa parte delle quattro federazioni che organizzano Slam e quindi dovrebbe in teoria rispettare le decisioni dell’ultima assemblea di Orlando se volesse continuare a disputare Davis e Fed Cup, e dall’altro lato si è schierata con l’ATP e i migliori giocatori… perché dei giocatori ha bisogno sia per l’Australian Open sia per la Laver Cup. L’ITF, che rappresenta 220 nazioni, potrebbe decidere di espellere l’Australia dal suo consesso. E magari intentargli pure azione legale.

La storia del tennis è piena di guerre fra sigle. Raccontarle tutte sarebbe troppo lungo. L’ATP come associazione, e come sistema di classifica computerizzato, nacque praticamente nel ’73 a seguito del caso Pilic, il croato squalificato dalla propria federazione prima di Wimbledon, perché non aveva dato la disponibilità a giocare in Coppa Davis. 78 dei primi 83 giocatori del mondo decisero di boicottare Wimbledon in solidarietà a Pilic. Da lì è nato tutto. Nel ’90 – dopo un annuncio fatto nel parcheggio dell’US Open nel 1988 – nacque il circuito ATP. Fino ad allora i tornei erano stati gestiti sotto l’egida dell’ITF.

Ci sono stati momenti in cui ATP e ITF parevano disponibili ad andare d’accordo, altri no. Di conflitti di interesse ce ne sono sempre stati. Il microcosmo del tennis è piccolo. In Italia abbiamo avuto Sergio Palmieri che ha fatto di tutto e di più quasi allo stesso tempo, società di management concorrenti (prima Proserv e poi IMG), direzione di tornei nei quali poteva avere a che fare con giocatori “amministrati” e quindi teoricamente avvantaggiati, poi Federtennis con la opzione di fare da manager ai giocatori e alle giocatrici del Club Italia che volessero farsi seguire dalla FIT e ai quali teoricamente poteva anche assegnare wild card per gli Internazionali o suggerire le convocazioni al capitano di Davis e Fed Cup per le squadre nazionali, la direzione degli Internazionali d’Italia e la collaborazione ancora attiva con il torneo di Basilea e chi più ne ha più ne metta. Ma non è che fuori dai nostri confini le cose siano così diverse: Ivan Ljubicic è il coach di Roger Federer ma anche il manager di Borna Coric e di Marta Kostyuk, Justin Gimelstob è nel board dei directors dell’ATP, telecronista per Tennis Channel cui vende anche proprie produzioni televisive, sub-coach di Isner insieme a MacPherson. Per anni nel board dell’ATP c’è stato David Egdes che era board member anche di Tennis Channel… sebbene l’ATP dovesse discutere annualmente di diritti tv. Esempi ne potrei fare a decine.

E ci sono invece casi di regole per nulla definite che non sono in mano all’ATP, non sono in mano all’ITF… che possono incidere pesantemente su una intera stagione, senza che nessun “potere” si esprima chiaramente. Come quella che Wimbledon ha applicato nel match fra Djokovic e Nadal interrotto perché dopo una certa ora a Wimbledon non si può più giocare… e ripreso l’indomani sotto il tetto sebbene non piovesse. Quella decisione, in qualunque direzione fosse stata presa, poteva aver deciso un vincitore piuttosto che un altro, un numero 1 piuttosto che un altro a fine anno. Sia chiaro: non sto discutendo quella decisione. Sto discutendo il modo in cui è stata presa e in cui sarebbe stata presa anche se fosse stata diversa. John McEnroe ha sempre sostenuto che, per far cessare la guerra fra sigle, ATP, WTA, ITF, Slam (ciascun Major è indipendente) e anche sistemare razionalmente il calendario, ci sarebbe voluto un commissioner… – come hanno i principali sport professionistici americani – ma naturalmente nessuna di quelle sigle ha mai accettato l’idea di perdere la propria fetta di potere, le varie poltrone.

SuperMac è stato costretto a fare lui il… Commissioner, ma per scherzo, su Eurosport. E niente lascia pensare che questo mondo si metterà un giorno a fare le cose sul serio. I giocatori che stanno per smettere di giocare si ritagliano tutti un loro spazio, i giovani non vorrebbero occuparsi altro che di giocare a tennis e progredire – più che legittimamente – e nessuno pare accorgersi che le audiences televisive diminuiranno notevolmente nei prossimi anni. In Inghilterra Sky non coprirà più il tennis, ma lo farà Amazon. Chi si abbonerà? Non certo gli over 40/50 e le signore di una certa età che nemmeno sanno come si fa, e nemmeno i ragazzi che sanno invece come si fa ma non hanno tutti i soldi per permettersi costosi abbonamenti. In Francia i provider delle televisioni a pagamento (che trasmettono i maggiori eventi sportivi, anche calcistici) sono compagnie telefoniche. Quando gli sponsor si accorgeranno che in tv le audience saranno crollate – e certo vi contribuirà anche il tramonto dei vari Federer, Nadal, Djokovic – il mondo del tennis si sveglierà all’improvviso e dovrà correre ai ripari, cercando di raggiungere molti più compromessi e più pace fra le varie sigle&entità che inutili guerre.

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