Wimbledon, si parte: Djokovic cerca conferme, Zverev deve stare attento

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Wimbledon, si parte: Djokovic cerca conferme, Zverev deve stare attento

Focus tecnico Day 1: Novak ha bisogno di un buon inizio con Kohlschreiber, Sascha non potrà concedere nulla a Vesely. “Nonna” Venus trova “nipotina” Cori Gauff

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da Londra, il nostro inviato

Novak Djokovic – Philipp Kohlschreiber (Campo centrale, ore 14 italiane, precedenti 10-2 Djokovic)

Il campione in carica, che inaugura il centrale con l’erba ancora intonsa e quasi irreale per perfezione, va seguito e basta. Il buon vecchio Novak arriva al terzo appuntamento Slam della stagione in condizioni difficili da valutare. Tecnicamente, lo abbiamo visto giocare piuttosto bene, ha avuto qualche inciampo anche giustificabile tra Roma e Roland Garros, ma insomma, mica si può vincere sempre. In effetti, anche prima della buonissima vittoria a Madrid, il “Djoker” non aveva brillato durante la primavera su cemento americano, e nemmeno al primo appuntamento su terra battuta a Montecarlo.

Ma il modo in cui ha stravinto l’Australian Open non può essere dimenticato, e ora ci apprestiamo a seguire un torneo altrettanto veloce come condizioni di gioco. Cemento super-rapido di Melbourne ed erba di Wimbledon sono lì lì, come ci ha raccontato uno che di prati se ne intende, ovvero “Long John” Isner. Evidentemente, il Nole manovriero di questa parte finale di carriera, contrattaccante strepitoso come sempre, senza rinunciare all’anticipo e al rischio nei primi colpi degli scambi (come insegna il suo analista strategico Craig O’Shannessy), meno esplosivo di un tempo ma molto, molto efficace con le geometrie, sul veloce si trova bene. Ci si trova bene anche il bravo Philipp, certamente, ma il fatto che abbia sgambettato il serbo a Indian Wells vuol dire poco.

L’interesse del match sarà tutto riguardo a come giocherà Djokovic, e quello di cui ha bisogno Nole è non solo l’ampiamente prevedibile vittoria (dovesse perdere, sarebbe un disastro, senza se e senza ma), ma anche una prestazione convincente sia dal punto di vista tecnico che da quello emotivo e psicologico. Aver preso come “consulente da erba” uno come Goran Ivanisevic è un segnale di gran volontà di far bene. Vogliamo vedere un bel Djoker, magari sorridente e meno corrucciato e nervoso del solito, stupirci con le manate bimani lungolinea, i passanti in spaccata, i recuperi e le palle corte. Che possa piacere o meno il personaggio, quello che è in grado di fare sul campo da tennis non si discute: forza Nole, faccelo vedere.

Consigliata a tutti: ai tifosi di Djokovic nella speranza che vinca, a quelli di Federer e Nadal perché gufare è sempre divertente, ma soprattutto a quelli di Kohlschreiber, che stanno simpatici a prescindere proprio come Philipp.

Alexander Zverev – Jiri Vesely (campo 1, secondo match, nessun precedente)

Quando il numero 5 del mondo, ex numero 3, gioca contro il numero 108, di solito c’è poco di interessante in vista. Il problema, nel caso in esame, è che da un lato abbiamo Alexander Zverev, ovvero mister “fenomeno ovunque meno che negli Slam”, e dall’altro Jiri Vesely. Il giocatore sfavorito dalla classifica è stato comunque 35 ATP, qui a Wimbledon ha raggiunto gli ottavi di finale due volte (2016 e l’anno scorso, quando al terzo turno battè Fabio Fognini, che si lasciò andare all’esclamazione “gioco peggio di Scanagatta!”), è mancino, potente, e quest’anno si è qualificato come un treno, perdendo appena 18 game in 7 set vinti facilmente dal primo all’ultimo. Insomma, gli ingredienti per una partita assai rognosa da gestire per Sascha ci sono tutti, almeno in teoria. Tecnicamente, a partite dal fulminante servizio, Zverev dovrebbe poter salire sopra all’avversario senza troppi problemi, ma come detto le catenate mancine di Jiri e il suo ottimo stato di forma impongono prudenza.

Consigliata a quelli che si divertono a tifare per lo sfavorito, perchè potrebbero avere pure delle soddisfazioni.

Venus Williams – Cori Gauff (campo 1, secondo match, nessun precedente)

La più anziana contro la più giovane del tabellone: direi che non serve approfondire oltre il motivo per cui sarà un match da vedere, se non altro per curiosità. Venus è nata il 17 giugno 1980, ha 39 anni, Cori “Coco” Gauff ha appena compiuto 15 anni. Quando è nata Cori, il 13 marzo 2004, Venus stava passando una buona primavera sul circuito (rientro in top-20), arrivava ai quarti a Miami (sconfitta da Elena Dementieva) e poi vinceva a Charleston (in finale su Conchita Martinez, che ora sta allenando Karolina Pliskova). Gauff si è fatta conoscere, nel 2017, arrivando in finale allo US Open junior a soli 13 anni, e la sua precocità le ha già fruttato ricche sponsorizzazioni come quella con Barilla. Che lei ha onorato, qualificandosi per il tabellone principale di Wimbledon. Oltre a poter abbondantemente essere madre e figlia, Venus e Cori si assomigliano anche fisicamente, e il confronto diretto tra una campionessa del passato e una del futuro è affascinante per forza di cose.

Consigliata agli appassionati di statistica (24 anni di differenza sono un record o giù di lì), e a chiunque sia da sempre rimasto affezionato all’eleganza quasi timida, capace di trasformarsi in grinta feroce, di Venus, quando stupì il mondo proprio vincendo qui a Londra, nel 2000. Williams sollevava il trofeo, i genitori di Cori forse nemmeno si conoscevano.


DAY 1 – L’ORDINE DI GIOCO COMPLETO
IL TABELLONE MASCHILE
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