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Al femminile

Vincitrici Slam in crisi

Ostapenko, Muguruza, Stephens, Kerber: giocatrici capaci di vincere di recente i titoli più importanti del tennis stanno attraversando un periodo di appannamento. Perché è accaduto e cosa succederà in futuro?

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Garbine Muguruza - Roland Garros 2019 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

Angelique Kerber
Se prendiamo in considerazione le plurivincitirici Slam e le confrontiamo con Angelique Kerber ci rendiamo conto che la carriera di Angelique è stata piuttosto anomala. È davvero infrequente che una tennista in grado di vincere tre Major si affermi in età così avanzata come è accaduto a Kerber. Negli ultimi anni forse solo Li Na ha avuto una parabola simile, ma per Li molto hanno inciso vicende extra campo, a cominciare dai difficili rapporti con la federazione cinese.

Per Kerber non ci sono stati particolari fattori esterni: semplicemente ha compiuto il salto di qualità a quasi 24 anni. Angelique è nata nel gennaio 1988 e il torneo della svolta va identificato nello US Open 2011, quando da numero 92 del ranking era stata capace di arrivare sino in semifinale, sconfitta in tre set dalla futura vincitrice Samantha Stosur.

Poi però c’è voluto un ulteriore salto di qualità per passare da stabile Top 10 a vincitrice di Major. E questo è accaduto a 28 anni, nel suo anno probabilmente irripetibile: il 2016. Otto finali raggiunte. Vittoria agli Australian Open, agli US Open, a Stoccarda; finale a Wimbledon, Masters, Olimpiadi, Cincinnati e Brisbane. E numero 1 del mondo a fine anno.

Quella fantastica stagione sembrava però fosse il massimo acuto prima del declino, visto che nell’anno successivo, il 2017, aveva concluso il Tour addirittura fuori dalle prime 20 (numero 21) con nessun titolo vinto.

Invece, a 30 anni compiuti, nel 2018 è tornata ai vertici, con la vittoria a Sydney e soprattutto a Wimbledon che ha significato il suo terzo Major e il secondo posto nel ranking di fine anno.

In questo alternarsi di alti e bassi dell’ultimo periodo, con anni pari favorevoli e anni dispari di appannamento, il 2019 ha confermato l’andamento, almeno sino a oggi. Quindi stagione-no. Due finali, perse, a Indian Wells ed Easbourne, zero titoli vinti e soprattutto un deciso arretramento negli Slam. Nei quattro tornei più importanti ha perso due volte al primo turno (Roland Garros e US Open), una volta al secondo (Wimbledon) e una al terzo (Australian Open). Mai approdata alla seconda settimana.

I risultati non proprio esaltanti sono stati accompagnati dai cambi di coach. Licenziato Fissette nell’ottobre dello scorso anno (prima ancora che finisse la stagione) è passata a Rainer Schuettler, che però non ha superato l’estate: fine della collaborazione in luglio. All’inizio del mese di settembre Kerber ha cominciato a collaborare con Dirk Dier.

Considerata anche la sua esperienza, mi sembra però che non siano i coach il problema principale della stagione di Angelique, quanto piuttosto la difficoltà a mantenere alte le motivazioni. Per il tipo di tennis che pratica, in cui le qualità difensive e di lotta sono fondamentali, il confine che separa successo e fallimento passa inevitabilmente attraverso una costante e massima disponibilità al sacrificio e alla lotta.

Forse la mia è una spiegazione semplicistica, ma confesso di non avere molto altro da dire. Semplicemente ho l’impressione che Angelique possa issarsi alla altezza delle migliori quando la componente agonistica e di fiducia in se stessa è ai massimi livelli. Se invece scende un po’ sul piano della applicazione il suo gioco piuttosto prevedibile (vedi QUI), diventa molto meno produttivo. La Kerber che non lotta come nei tempi d’oro, la “guerriera” che si imborghesisce va fatalmente incontro alla discesa in classifica. In questa settimana è numero 17 della Race, una posizione leggermente migliore rispetto a quella di fine 2017.

In vista del 2020 resta da rispondere alla domanda inevitabile: il prossimo anno la vedrà di nuovo risalire ed essere protagonista, o questa volta il declino sarà definitivo? Personalmente non ho una convinzione prevalente. In questa recente alternanza di anni dispari negativi e anni pari positivi, il 2020 potrebbe vederla di nuovo smentire i profeti di sventura. Certo, l’orologio del tempo continua a battere inesorabile, ma nel tennis contemporaneo 32 anni non sono più una età che certifica inevitabilmente il declino.
Da una parte integrità fisica e motivazioni, dall’altra il rischio dell’appagamento e la forza delle avversarie, incluse le nuove generazioni. A seconda di come i diversi fattori influiranno, avremo nel 2020 la risposta sul futuro di Angelique Kerber.

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