WTA, diario di un decennio: il 2011 - Pagina 4 di 4

Al femminile

WTA, diario di un decennio: il 2011

Seconda puntata degli articoli dedicati agli anni ’10 in WTA e alle sue protagoniste: da Li Na a Petra Kvitova, da Caroline Wozniacki a Samantha Stosur

Pubblicato

il

Petra Kvitova e Caroline Wozniacki
 

Caroline Wozniacki numero 1 del ranking
L’infortunio al piede del luglio 2010 obbliga Serena a fermarsi (vedi QUI), rinunciando alla seconda parte di stagione, inclusi gli US Open 2010, e poi anche ai primi cinque mesi di tornei del 2011. A sostituirla ai vertici della classifica è Caroline Wozniacki, che diventa numero 1 nel mondo nell’ottobre 2010***.

Solidissima sul cemento (sicuramente la sua migliore superficie) con un rovescio efficacissimo ma con un dritto “ballerino”, Wozniacki dispone di una resistenza fisica eccezionale. Questa qualità naturale, unita alla ottima mobilità e alla superiore capacità di anticipare le scelte di gioco delle avversarie, fa di lei una fenomenale giocatrice di contenimento.

Nel 2010 e nel 2011 Wozniacki gioca moltissimo, e quasi sempre arriva in fondo ai tornei. Nel 2010 vince 6 titoli: gli International di Ponte Vedra e Copenhagen, e i Premier di Montreal, New Haven. Tokyo e Pechino. Nel 2011 conquista altri 6 titoli: ancora l’International di casa (Copenhagen) e i Premier di Dubai, Indian Wells, Charleston, Bruxelles, New Haven.

In sostanza vince tanto a livello Premier, ma le manca sempre l’acuto negli eventi più importanti, gli Slam; e per questo si alzano voci critiche sulla sua posizione. Caroline appartiene alla categoria di giocatrici diventate numero 1 del mondo senza avere vinto Major; come già accaduto, fra le altre, a Kim Clijsters, Dinara Safina o Jelena Jankovic. E come accadrà anche, in seguito, a Simona Halep o Karolina Pliskova.

Oggi noi sappiamo che Wozniacki ha saputo emendarsi da questo “peccato originale”, vincendo in Australia nel 2018 il suo Slam; ma allora la carriera era agli inizi e lo zero nella casella dei Major ha pesato sui giudizi di appassionati, tecnici e media. Per esempio: Caroline chiude da numero 1 del ranking sia il 2010 che il 2011 eppure non è mai votata “Player of the Year” nei WTA Awards. Nel 2010 il premio se lo aggiudica Kim Clijsters, nel 2011 Petra Kvitova.

Ragionando a distanza di anni, sono convinto che Wozniacki abbia avuto una influenza significativa sul circuito, forse anche al di là dei traguardi ottenuti in termini individuali. Penso infatti che le affermazioni nelle prime stagioni di Caroline abbiano reso evidente l’importanza della condizione fisica nel tennis di quegli anni. I successi di Wozniacki hanno spinto le sue antagoniste a migliorare la preparazione atletica, per evitare di soccombere contro di lei a causa di una resistenza allo sforzo insufficiente.

Tanto è vero che il picco di vittorie alla distanza, al terzo set, Caroline lo registra nel 2010 (18 vinte, 4 perse), e poi negli anni successivi le avversarie tenderanno progressivamente a riequilibrare i valori. Che piaccia o meno (questo è un altro discorso), costituisce un ulteriore passo nel processo di trasformazione del tennis da “gioco” a “sport”.

*** Nell’articolo dedicato all’anno 2010 in prima versione ho erroneamente scritto che Wozniacki diventa numero 1 del ranking nel luglio 2010 (versione poi corretta).

La finale degli US Open 2011
Dopo l’infortunio al piede e le complicazioni successive, finalmente Serena Williams torna davvero competitiva nell’ultimo Slam dell’anno, una edizione di Flushing Meadows martoriata dal maltempo. Serena arriva in finale senza perdere set; sconfigge nell’ordine Jovanovski, Krajicek, Azarenka, Ivanovic, Pavlyuchenkova, Wozniacki. Fra lei e il 14mo Slam c’è solo Samantha Stosur.

La presenza di Stosur è una parziale sorpresa: Samantha in carriera ha raccolto i migliori risultati su terra, ma in estate ha giocato bene anche sul cemento di Montreal e Cincinnati. Per raggiungere la finale di New York, Stosur ha dovuto ingaggiare lotte durissime contro Petrova e Kirilenko, e in semifinale ha superato in tre set una giocatrice semisconsciuta, che da numero 92 del ranking si è fatta strada in modo del tutto inatteso: Angelique Kerber.

Serena ha già affrontato e battuto Stosur qualche settimana prima, proprio nella finale di Montreal (6-4, 6-2). L’11 settembre 2011, decennale dell’attentato alle torri gemelle, va in scena la partita conclusiva del torneo, con Williams favoritissima. E invece si presenta in campo una versione opaca della giocatrice che aveva dominato i turni precedenti. Poco reattiva fisicamente, tecnicamente non centrata; e anche sul piano tattico Serena lascia a desiderare, curandosi poco di sollecitare il colpo più debole della sua avversaria, il rovescio.

Man mano che il match si sviluppa, Williams sembra non riuscire nemmeno a lottare; si anima solo per qualche game all’inizio del secondo set, quando ingaggia una polemica con la giudice di sedia (Eva Asderaki) per un quindici che le è stato tolto per hindrance. Ma poi finirà per perdere nettamente per 6-2, 6-3.

Per molto tempo questo match è rimasto un unicum in senso negativo nella carriera di Serena. Oggi, a distanza di anni, appare invece molto simile alle ultime quattro finali Slam perse dopo la maternità: in tutti questi casi Williams non è riuscita a essere all’altezza della qualità di gioco mostrata nei turni precedenti.

Martedì 3 dicembre terzo articolo dedicato al 2012.

Le puntate precedenti:

WTA, diario di un decennio: il 2010

Pagine: 1 2 3 4

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement