Kenin e Muguruza: sorprese, rinascite e incognite dell'ultimo Slam - Pagina 3 di 4

Al femminile

Kenin e Muguruza: sorprese, rinascite e incognite dell’ultimo Slam

Doveva essere l’Australian Open di Williams, Osaka o Barty e invece la finale di Melbourne ha proposto due protagoniste inattese

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Garbiñe Muguruza e Sofia Kenin - Australian Open 2020
 

Il valore di Sofia Kenin
Verso la fine della scorsa stagione, al momento di decidere l’argomento per il mio solito articolo settimanale, mi sono reso conto che c’era una giocatrice che aveva compiuto notevoli progressi, ma che non aveva ricevuto sufficienti attenzioni da appassionati e media. Era arrivato il momento di rimediare. E così il 15 ottobre ho pubblicato un pezzo intitolato “Quanto vale Sofia Kenin?

Per chi fosse interessato ad avere più notizie sulla sua formazione da ragazzina, sui miglioramenti degli anni passati e anche sulle caratteristiche tecniche, rimando a quell’articolo. Qui voglio invece partire dal titolo: quanto vale Sofia Kenin? Perché quel titolo non era una scelta acchiappa-click, ma rappresentava davvero il tema più difficile affrontato. E se era esposto in forma di domanda è perché non ero riuscito a dare una valutazione certa. Ebbene, confesso che oggi, anche dopo la vittoria nello Slam, la domanda per me è ancora senza risposta.

Kenin non possiede un tennis stra-potente, ha qualche lacuna esecutiva nel dritto (specie su quelli da spingere in avanzamento) e un servizio che difficilmente supera i 160 orari. E a rete mostra delle incertezze, tipiche di molte tenniste della sua generazione. In compenso ha una buona mobilità, anche se non ai livelli, per esempio, di Stephens o Halep. Ma soprattutto possiede un rovescio fluidissimo e incisivo, e una puntualità nella esecuzione dei drop-shot che le permette di spezzare il ritmo di gioco conquistando punti importanti.

Per come la vedo io (ma naturalmente posso sbagliare), percepisco uno scarto tra le qualità fisico-tecniche di Kenin e i risultati raggiunti. Uno scarto piuttosto ampio che si può spiegare solo attraverso due doti “immateriali”, molto più difficilmente descrivibili e misurabili rispetto alla pura esecuzione dei colpi: le qualità tattiche e le qualità agonistiche. In sostanza, ciò che nel tennis viene gergalmente sintetizzato come “la testa”.

Chiunque segua il tennis da un po’ di tempo sa che la testa è una componente fondamentale, e può fare la differenza tra ottimi giocatori e campioni. Ma fino a che punto può incidere? E come possiamo essere sicuri che alcune risorse mentali di Sofia siano permanenti, e non legate a un frangente di carriera del tutto particolare? Perché se sei particolarmente alta e potente, oppure agile e scattante, puoi essere certa che quelle caratteristiche siano sostanzialmente una costante della tua carriera. Ma invece la storia del tennis ci ha insegnato che, per esempio, il coraggio e la determinazione possono accompagnare una giocatrice in alcune stagioni, e invece ridursi fino quasi a scomparire in altri frangenti.

Ricordate la capacità di produrre vincenti a raffica di Jelena Ostapenko durante la sua “campagna di Francia” nel 2017? Ostapenko aveva vinto il Roland Garros mostrando una spavalderia eccezionale. Per curiosità, consiglio di andare a leggere i post che commentano l’articolo della finale vinta contro Halep. Post che, giustamente, sottolineano il carattere di ferro mostrato durante tutto il torneo. Ma al Roland Garros seguente, schiacciata dal peso della responsabilità, Jelena avrebbe perso al primo turno in due set dalla numero 67 del ranking Kateryna Kozlova.

Altro esempio: i tre Slam di inizio 2014 di Eugenie Bouchard. Semifinale in Australia, semifinale al Roland Garros, finale a Wimbledon. Bouchard non aveva messo in campo capacità tecniche straordinarie, ma in quei tre tornei aveva sempre giocato benissimo i punti importanti. Una “testa” di livello superiore, grazie alla quale si era fatta strada turno dopo turno, tanto che per sconfiggerla c’erano volute fior di campionesse, in momenti di eccezionale condizione: Li Na a Melbourne, Sharapova a Parigi, Kvitova a Londra.

Terzo esempio per quanto riguarda l’interpretazione tattica dei match. Una giocatrice che ha ottenuto risultati importanti plasmando il proprio gioco anche sulle qualità avversarie è Daria Kasatkina. Fra il 2017 e il 2018 è entrata in Top 10 e raggiunto la finale in cinque tornei Premier, vincendone due (Charleston e Mosca). Eppure oggi sta attraversando una stagione di difficoltà.

Quindi Kenin è un fuoco di paglia, è destinata a durare lo spazio di un mattino? Non è detto, perché il passato ci tramanda anche esempi opposti, di giocatrici in cui la superiore capacità di interpretazione del gioco è stata determinante per ottenere risultati fenomenali con continuità. Penso per esempio a Chris Evert o Martina Hingis, che sono state delle vere e proprie scacchiste del tennis, capaci sempre di scegliere il colpo giusto al momento giusto, e grazie a quello fare spesso la differenza.

E se invece vogliamo concentrarci sulle doti agonistiche, mi viene in mente un giocatore che (proprio come Kenin…) possedeva un rovescio bimane fluidissimo, ma anche un dritto meno sicuro e un servizio non strapotente. E malgrado tutto ha costruito una carriera leggendaria: Jimmy Connors. Cito un aneddoto raccontato del coach di basket Dan Peterson. Un giorno lo aveva incontrato e gli aveva chiesto come fosse in grado di scendere sempre in campo con una carica agonistica tanto intensa, assolutamente straordinaria. E Jimbo aveva risposto lapidario: “È facile: io odio tutti”.

Personalmente vedo affinità fra la cattiveria agonistica di Connors e la grinta e la sfrontatezza di Kenin. Come quando lo scorso anno aveva sconfitto Serena Williams al Roland Garros. Niente e nessuno l’aveva intimidita, la sua voglia di vincere era apparsa superiore a qualsiasi possibile timore reverenziale; che fosse nei confronti di una avversaria dalla enorme personalità come Serena o nei confronti del pubblico di uno stadio tanto importante come quello di Parigi. Ciò che però mi risulta impossibile da prevedere è se questa intensità saprà mantenersi inalterata per anni e anni, come accaduto per Connors.

a pagina 4: Sofia Kenin in Australia

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