Analisi numerica di uno Slam: Wimbledon 2021 donne - Pagina 8 di 8

Al femminile

Analisi numerica di uno Slam: Wimbledon 2021 donne

Il racconto degli ultimi Championships attraverso le statistiche complessive, con un approfondimento dedicato alle giocatrici che hanno raggiunto almeno i quarti di finale

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Ashleigh Barty - Wimbledon 2021 (via Twitter, @Ash Barty)
 

Durata delle partite

Prima di arrivare alla tabella conclusiva, una breve considerazione sulle durate dei match. Qui presento le partite estreme: quelle durate più di due ore e 30 e quelle durate meno di 50 minuti. Segnalo due match. Quello più lungo fra Kerber e Sorribes Tormo (di cui ho parlato in questo articolo) e quello completo più breve tra Brengle e Kenin (di cui ho parlato QUI). Per ragioni diverse, sono risultati comunque match degni di essere ricordati. L’incontro più breve in assoluto è quello di Serena Williams, durato appena 6 game, prima che la scivolata, con infortunio annesso, la costringesse a uno sfortunatissimo ritiro.

Sintesi sulle prime otto giocatrici

Ultima tabella. Rappresenta un tentativo di rielaborazione, realizzato da me, dei dati di Wimbledon. Lo scopo è confrontare sinteticamente il rendimento delle otto giocatrici approdate come minimo ai quarti di finale. Ho anche aggiunto un dato non fornito direttamente da IBM, l’ultimo in basso: quanti scambi rispetto al totale sono stati conclusi nei pressi della rete. Un modo per verificare l’attitudine alla verticalizzazione del gioco delle diverse protagoniste.

Sono evidenziati in giallo i valori migliori per ogni categoria. Anche se alcuni valori fra giocatrici risultano percentualmente identici, è l’ulteriore verifica dei numeri dopo la virgola (qui non riportati) a determinare il migliore.

Qualche osservazione conclusiva. Di Ons Jabeur mi colpisce il dato degli errori non forzati: risulta seconda fra queste otto con appena il 13%, appena alle spalle di Golubic. Come dire che la sua crescita di risultati è avvenuta nel momento in cui è riuscita a limitare gli errori gratuiti, rendendo il suo tennis complessivamente più solido. Per il resto, che possedesse un gioco capace di colpi spettacolari, lo sapevamo già.

Di Karolina Muchova sottolineo un aspetto già trattato in precedenza: è riuscita ad arrivare fra le migliori otto malgrado un rendimento non eccezionale negli scambi da fondo, dove si ferma al 48%. Significa che è stata in grado di fare la differenza con i colpi di inizio gioco e anche grazie a una maggiore ricerca della rete. Non per niente risulta prima nei serve&volley tentati e, dato che più conta, seconda nei punti conclusi a rete con il 13%, a frazioni di punto dalla prima (Sabalenka, con il 13,2%).

Viktorjia Golubic è riuscita a ovviare a qualche deficit di potenza innanzitutto regalando il meno possibile alle avversarie: sono suoi i dati migliori relativi agli errori non forzati. E così è riuscita a compensare, almeno in parte, anche la scarsa incisività nei colpi di inizio gioco.

Ajla Tomljanovic non eccelle in alcuna statistica e forse anche questo dato conferma che è stata brava a capitalizzare un tabellone abbastanza fortunato, visto che non ha incrociato teste di serie nei primi quattro turni (Minnen, Cornet, Ostapenko, Raducanu, prima di fermarsi contro Barty). In ogni caso non va sottovalutata la sua vittoria contro Ostapenko, che può essere una avversaria molto pericolosa quando entra “on fire”.

I dati relativi alle prime quattro non fanno altro che trasporre in forma di numeri le caratteristiche che abbiamo imparato a individuare sul campo. Aryna Sabalenka è la prima nei valori che esprimono potenza e aggressività: velocità al servizio, prime non ritornate, vincenti in risposta e maggior percentuali di vincenti in generale (22%). Non va però trascurata la attitudine a cercare la rete (prima con il 13,2%), primato che dimostra come il suo gioco non sia monodimensionale; insomma non è una pura picchiatrice da fondo, ma contempla anche soluzioni differenti.

Angelique Kerber conferma che, se riesce a entrare nello scambio senza pagare troppo nella fase dei colpi di inizio gioco, diventa un osso durissimo. Miglior percentuale di punti vinti da fondo (53%), ma anche il secondo valore relativo alle risposte in campo.

Karolina Pliskova ha dimostrato che quando è in forma non è solo servizio. Perché non solo è prima nel dato dei punti vinti con la prima di servizio, ma è anche seconda per un soffio (sopravanzata solo da Kerber) nella statistica relativa ai punti vinti negli scambi da fondo. Un valore forse inaspettato, ma che dimostra che in questo Wimbledon ha ritrovato il suo tennis migliore.

Infine la vincitrice Ashleigh Barty. Contemporaneamente la tennista più equilibrata, ma anche la più asimmetrica fra le prime otto. La più equilibrata perché riesce a stare ai vertici di classifiche molto diverse fra loro (prima nel dato degli ace, ma anche in quello della solidità della risposta e dei punti vinti a reteI; aspetti che la certificano senza dubbio come molto completa. Ma è anche la più asimmetrica perché è quella che ottiene più vincenti di tutte con il dritto (10%) e meno di tutte con il rovescio (2%).

Insomma Ashlegh è una giocatrice che si muove benissimo in campo, con un gran servizio, un gran dritto e un rovescio quasi sempre slice che non usa per ottenere vincenti diretti quanto piuttosto per manovrare e mettere in difficoltà le avversarie. Queste doti non vi ricordano una grande giocatrice del passato? Fatte le dovute proporzioni, direi che si tratta di caratteristiche simili a quelle di Steffi Graf. Giusto per chiarire, soprattutto nei confronti dei tanti tifosi che ancora oggi amano Steffi: ho scritto “fatte le dovute proporzioni”.

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