Roland Garros, preview semifinali maschili: Nadal per la doppietta Australia-Parigi, Cilic per l'Hall of Fame sperando un 5°set

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Roland Garros, preview semifinali maschili: Nadal per la doppietta Australia-Parigi, Cilic per l’Hall of Fame sperando un 5°set

Zverev non vuole perdere l’ennesima occasione per diventare n.1, deve ricordarsi di Melbourne e non di Valencia. Ruud e le sue prime volte

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Rafael Nadal - Roland Garros 2022 (foto Roberto dell'Olivo)
Rafael Nadal - Roland Garros 2022 (foto Roberto dell'Olivo)
 

Il Re di Parigi Rafael Nadal, – che oggi scenderà in campo spegnendo 36 candeline – colui che ha regnato incontrastato per ben 13 edizioni del Roland Garros, quando appariva nel momento più vulnerabile del suo oltre quindicennale dominio inarrestabile ed irrefrenabile sui campi del mattone tritato francese; ha dimostrato ancora una volta la sua eccezionale, inenarrabile ed ineguagliabile volontà ferrea di non abdicare. Una forza di volontà, derivante da una capacità mentale con pochi e rarissimi eguali nella storia dello Sport. Perché sì, lo splendido campione maiorchino ci ha ricordato per l’ennesima volta di aver avuto la meravigliosa fortuna – in questi anni – di poter ammirare le gesta di uno dei più grandi atleti di sempre sotto il profilo mentale, se non il più grande di tutti. Una peculiarità dovuta al duro lavoro di Zio Toni, per far sì che il nipote imparasse l’importanza essenziale di acquisire un’abilità spesso sottovalutata negli ambienti sportivi: accettare e convivere con la sofferenza, senza ritenerla un fattore negativo e d’intralcio al raggiungimento degli obbiettivi preposti, ma anzi trasformandola in un’arma a proprio vantaggio contro la quale quasi nessuno riesce a controbattere.

PER AGGANCIARE SAMPRAS E CENTRARE LA DOPPIETTA AUSTRALIA – PARIGI – Ovviamente i traguardi che ha centrato Nadal e le prove che ha superato brillantemente e costantemente durante tutta la sua carriera, rinascendo ogni qual volta sprofondava in un abisso, si sono rivelati di una portata che è andata ben oltre le più rosee aspettative di Toni. Questo perché Rafa aveva già dentro di sé, quell’intrinseca resilienza, tratto fondante dell’essere un campione. Ed ecco che, dopo questo doveroso incipit dedicato al più grande di tutti sulla terra battuta, con queste sue innate caratteristiche da fuoriclasse; il 21 volte campione Slam – già virtualmente n. 4 – proverà a continuare la sua corsa verso la gloria del 14°alloro in questo torneo. Un successo, che se venisse raggiunto, lo inserirebbe ancor di più nel firmamento tennistico, visto che con esso andrebbe ad agganciare con le sole vittorie al Roland Garros le 14 affermazioni a livello Slam di Pete Sampras. Un record che nei primi anni 2000, prima dell’arrivo dei Big 3, sembrava inarrivabile. Inoltre il n. 5 del seeding, non vuole interrompere il proprio percorso, poiché un’eventuale vittoria finale gli garantirebbe di ottenere per la prima volta nella sua carriera la doppietta Melbourne – Parigi. Infatti l’unico altro successo in Australia, lo aveva raggiunto nel 2009, e in quella stagione nel suo giardino di casa raccolse una delle tre sconfitte in carriera al Roland Garros: ottavi di finale contro Robin Soderling. Perciò va a caccia per la prima volta da quando è un professionista, del trionfo nella stessa stagione nei primi due Slam dell’anno. Ma a cercare d’infrangere le ambizioni del mancino spagnolo, ci sarà Alexander Zverev. Il tedesco, alla sua seconda semifinale consecutiva in quel di Parigi quinta a livello Major, dopo la prima ottenuta all’Australian Open due anni fa e le due in fila allo Us Open tra il 2020 e il 2021 – si appresta ad affrontare il decimo confronto diretto contro l’ex n. 1, con il massimo grado di fiducia possibile dopo aver finalmente sfatato il tabù del primo successo contro un Top 10 negli Slam e soprattutto con l’ennesima possibilità tra le mani di sedersi sul trono mondiale qualora vincesse il titolo.

I CONFRONTI DIRETTI, IL MATCH SUL PIANO TATTICO – Sascha negli H2H con Nadal è sotto 9-3; 3-1 sulla terra. Ebbene, proprio gli ultimi due scontri si sono disputati sul rosso, entrambi nel 2021 con vittoria di Alexander attraverso un doppio 6-4 nei quarti di Madrid e con Rafa che si è preso la rivincita esattamente una settimana dopo – sempre allo stesso punto del torneo – a Roma in due set. Se invece andiamo a ripercorrere la saga dei loro duelli alla ricerca dei precedenti nei Major, ci si accorge che a questo livello si sono affrontati solo una volta ed è stata grande battaglia. Oltre quattro ore di spettacolo e lotta furibonda nel terzo turno dell’Australian Open del 2017; quando l’allora tds n. 24 impensierì e non poco il fenomeno iberico, il quale la spuntò soltanto alla quinta frazione dopo aver lasciato per strada primo e quarto parziale. Continuando ad analizzare i testa a testa, si può notare che oltre a quello di Melbourne soltanto un’altra sfida tra il 25enne di Amburgo e il 36enne di Maiorca si è conclusa al quinto set: un anno dopo l’incontro all’Open d’Australia, si affrontarono nei quarti di finale dell’ultima Coppa Davis con il vecchio formato, nella Plaza de Toros di Valencia. In quel caso, non ci fu storia, il tennista teutonico subì un’autentica rumba da parte del The King of the Clay, che lo tramortì 6-1 6-4 6-4; dimostrando come la differenza, tra i due giocatori, sulla superficie amata dallo spagnolo fosse ancora molto ampia. Da quel giorno però Zverev è cresciuto sensibilmente. Sarà arrivato il momento per il grande scalpo? Staremo a vedere, con la consapevolezza che sul piano tattico molto probabilmente la sfida dipenderà da chi riuscirà ad avere la meglio sulla diagonale destra, quella dove entrambi possiedono il loro fondamentale da fondocampo meno forte: dritto di Zverev contro rovescio di Nadal. Ovviamente sarà altrettanto cruciale valutare, sia chi sarà in giornata di vena con il proprio colpo migliore e dunque ad esprimere con esso una maggiore efficacia; sia il rendimento con la prima di servizio del n. 3 al mondo per evitare di permettere al terribile mancino di attaccarlo sulla seconda e di prendere in mano lo scambio col dritto.

SPUNTI TECNICI: MARIN CILIC AO 2018, Lo sventaglio di dritto per l’assalto al titolo

SPUNTI TECNICI MARIN CILIC WIMBLEDON 2017, Grande azione delle gambe, per produrre accelerazioni fulminanti

RUUD-CILIC, UN SOGNO PER L’AFFERMAZIONE DEFINITIVA O PER LA RINASCITA – Dunque, sicuramente la stragrande maggioranza dell’attenzione mediatica sarà sulla prima semifinale di giornata, ma anche quella della parte bassa in realtà fornisce tanti spunti di riflessione interessanti; per certi versi anche superiori all’altro incontro. A contendersi un posto in finale saranno Casper Ruud e Marin Cilic. Il figlio d’arte norvegese, dopo le beghe scandinave, è pronto a scrivere un’ulteriore pagina nel suo libro di prime volte nei tornei del Grande Slam. Infatti il soldatino Casper, dopo aver centrato il primo quarto e la prima semifinale Major non ha la minima intenzione di fermarsi e sogna la finale della 126esima edizione del Roland Garros. L’ultimo ostacolo alla sua rincorsa, è un gigante buono nativo di Medugorje. Un ragazzone di un metro e 98 che, forse proprio per via delle sue salde radici in un luogo divenuto celebre per i pellegrinaggi di fede, fa della compostezza e dell’umiltà le sue doti principi. In alcuni casi della sua carriera, anche fin troppo a tal punto dal mancargli quella cattiveria agonistica che gli avrebbe permesso di vincere molto di più. Ma il buon Marin, può comunque consolarsi con l’aggiunta di altri primati, all’innumerevoli che già possiede, raccolti grazie alla straordinaria performance in quarti contro Rublev. E’ diventato, infatti, l’unico giocatore ancora in attività oltre ai Fab Four a raggiungere il penultimo atto in tutti e quattro gli Slam, e non è finita qui visto che se dovesse riuscire a superare anche il 23enne di Oslo potrebbe suggellare la sua straordinaria carriera con la quarta finale Slam e vantare così nel suo corposo palmares una finale nei quattro appuntamenti principi del circuito.

MARIN, L’HALL OF FAME E IL RAPPORTO SPECIALE CON IL QUINTO SET – Se dovesse ottenere questo record, Cilic entrerebbe di diritto nelle liste delle candidature per l’ingesso nell’International Tennis Hall of Fame – ovviamente va da se che potrà partecipare alla selezione solamente quando appenderà la racchetta la chiodo. Segnaliamo in calce, anche un dato statistico molto curioso e suggestivo che fa comprendere la grandezza dell’ex n. 3 del ranking, troppe volte sottovalutato. Contro Rublev il 33enne croato ha giocato la 53esima partita della sua carriera decisasi al quinto set ed il suo bilancio nei match conclusisi al quinto parziale ha dell’incredibile: 34 vittorie e 19 sconfitte. Già di per sé è una statistica eccezionale, che però assume dei contorni surrealistici se la si confronta ad altri grandi del passato. Ad esempio Ivan Lendl ne ha disputate ben 57 di partite finite al quinto, ma lo ha fatto in un’era tennistica in cui gli appuntamenti del calendario al meglio dei 5 set erano molti di più. Tanto e vero, ed è questo il numero irreale, che Marin ha giocato 220 incontri sulla durata dei tre set su cinque contro i 382 del ceco. Dunque il bombardiere balcanico, va in media negli scontri sulla lunga distanza una volta ogni quattro match alla frazione decisiva: un allucinante 25%. Proiettandoci dunque alla sfida contro il n. 8 ATP, per Cilic sarà fondamentale ripetere la prestazione dei quarti dove ha espresso un atteggiamento tattico sempre aggressivo, in cui ha spinto fin dalla risposta per prendere il controllo dello scambio e premere sulla diagonale sinistra – che è anche la più debole di Ruud. Così facendo l’altro accorciava e lui poteva entrare o con il dritto a sventaglio o con il colpo bimane, contro il norvegese lo strettino di rovescio potrebbe essere l’asso nella manica che fa saltare il banco. Chiaramente Ruud, a differenza di Rublev è molto più solido, ma la partita che ci si aspetta è la medesima. Da una parte un giocatore che cercherà di allungare gli scambi, dall’altra uno che all’opposto proverà a chiudere il punto dopo 2/3 colpi. Fondamentale come per Zverev, anche per il n. 23: l’efficienza del servizio. Contro il russo 33 ace, che hanno contribuito al bottino complessivo di 88 vincenti. Rischiare e scagliare prime di servizio a non finire, magari entrando in uno stato on-fire come nella fantastica cavalcata di otto anni fa a Flushing Meadows a fronte della solita rete di palleggi che precede l’affondo del ko con il portentoso diritto; l’esperienza contro la spavalderia della prima volta. Chi ce la farà? 2 i precedenti, entrambi sul rosso: 2-0 Norvegia, a Roma nel 2020 e la stagione successiva a Toronto.

Il tabellone maschile del Roland Garros 2022

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