Roland Garros, Nadal è ancora lui: 110 e lode. Djokovic battuto in quattro set

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Roland Garros, Nadal è ancora lui: 110 e lode. Djokovic battuto in quattro set

Grande prestazione di Rafa Nadal, che sospinto dal pubblico dello Chatrier, si impone in quattro set su Novak Djokovic

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Rafael Nadal - Roland Garros 2022 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

[5] R. Nadal b. [1] N. Djokovic 6-2 4-6 6-2 7-6(4)

Dal nostro inviato a Parigi

Nessuno può battere due volte di fila Rafael Nadal sul campo centrale del Roland Garros. Potremmo sintetizzare così la 110° vittoria del fuoriclasse maiorchino a Parigi, che ha superato con pieno merito il n. 1 del mondo Novak Djokovic, colui che lo aveva battuto nella semifinale dello scorso anno. Vittoria meritata del quasi 36enne iberico, che ha lasciato negli spogliatoi tutti i dubbi sulle proprie condizioni fisiche ed è partito benissimo, portandosi in vantaggio di un set e di due break prima di subire la reazione del campione in carica. Che pareggiava i conti e sembrava aver cambiato l’inerzia del match alla fine del secondo parziale. Ma come dirà lo stesso Djokovic in conferenza stampa, questa sera il giocatore migliore in campo era Rafa Nadal. Che prima ha accelerato nuovamente e poi ha trovato nel pubblico dello Chatrier, pressoché totalmente apertamente schierato per lui, il supporto necessario – lo evidenzierà Nole, parlando con i giornalisti del suo paese – a superare i fisiologici momenti di difficoltà che un match durato 4 ore e 12 minuti propone ad un giocatore. Soprattutto nel quarto set, quando Djokovic è salito 5-2 e si è trovato ad un passo (due set point) dal portare il match al quinto. Rafa si è nutrito di tutta quella energia – vi assicuriamo, eravamo lì ed era impressionante – che arrivava dalle tribune e ha saputo recuperare il parziale, chiudendo il match al tie-break. Per lui ora la strada verso il 14esimo trofeo parigino pare in discesa: sconfitto Djokovic ed eliminato Alcaraz da Zverev, il fuoriclasse maiorchino è l’assoluto favorito del torneo.

 

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Alla fine è arrivata la partita che tutti aspettavano, la sfida tra Titani: Novak Djokovic contro Rafael Nadal. Potremmo snocciolare tanti di quei numeri per cercare di rappresentare al meglio cosa significa nel tennis maschile un match tra Nole e Rafa, ma ci limitiamo a citare i loro 41 titoli Slam (21 Rafa, 20 Nole), di cui 15 Open di Francia (13 Rafa, 2 Nole), e le 581 settimane trascorse in vetta alla classifica mondiale (372 Nole, 209 Rafa). Crediamo che già questo sia più che sufficiente. Questo è il 59esimo incontro tra i due – Djokovic è in vantaggio 30-28, ma Nadal è in testa nei match sul rosso (19-8) e negli Slam (10-7) -, che si sfidano ininterrottamente da diciassette anni. La prima volta fu proprio qui a Parigi, nei quarti dell’edizione 2006. I due erano ancora dei teenager, anche se lo spagnolo difendeva il primo titolo ed era n. 2 del mondo mentre il serbo stava appena iniziando a farsi largo nel circuito, dato era ai suoi primi quarti Slam (ora sono 58) ed attorno alla 60esima posizione del ranking: vinse Nadal, con Djokovic che sotto di due set il serbo si ritirò per un problema fisico. Oggi sono degli over 35: potrebbero già giocare il Torneo delle Leggende qui a Parigi, quello destinato agli ex grandi campioni – non è ironia: lo sta giocando Baghdatis, che ha solo un anno più di Nadal – e invece continuano a fare la leggenda di questo sport.

Si inizia verso le 21 e sappiamo che l’orario serale non è stato accolto con favore – per usare un eufemismo – dal team del fuoriclasse maiorchino, ma a giudicare da come inizia il match ha tramutato il fastidio in energia positiva. La partenza fa presumere che sarà subito battaglia: il secondo punto del match è già lunghissimo e il primo game dura dieci minuti. Game in cui, alla terza occasione, Rafa strappa il servizio a Nole. Molto aggressivo il maiorchino, che con il suo marchio di fabbrica, il dritto mancino, da subito spinge moltissimo e comanda gli scambi da fondo. Più attendista Nole, tendenzialmente propenso ad appoggiarsi ai colpi dell’avversario e sfruttare le sue doti di anticipo per aprirsi il campo. Ma in queste prime fasi il campo dà ragione a Rafa, mentre Djokovic deve chiedere aiuto al servizio (tre ottime prime) per portare a casa il primo game. Il quarto gioco parte con un punto da 21 colpi vinto dallo spagnolo, poi un rovescio lungolinea vincente e altri due chirurgici colpi da fondo portano Nole a doppia palla break per il serbo. Ma Rafa non si scompone, le annulla con autorità e tiene il servizio, con la maggioranza del pubblico – evidentemente a favore dell’iberico – che applaude per lo scampato pericolo. Il cambio di diagonale con il dritto, da incrociato a lungolinea, è il principale schema tattico che sta dando i suoi frutti per Rafa, con Djokovic che non riesce ad opporsi con sufficiente profondità con il rovescio, unitamente a delle improvvise accelerazioni di rovescio in diagonale che fanno soffrire il serbo anche dalla parte del dritto. Nole è in difficoltà e l’ennesimo lungolinea di dritto vale il doppio break per il 4-1 a favore del 13 volte campione del Roland-Garros. Se poi il 35enne belgradese si mette a sbagliare anche un rovescio incrociato in manovra, come nel punto che porta Nadal al set point, difficile che riesca a ribaltare l’inerzia del match: servizio vincente ed è 6-2 Nadal in 51 minuti. Dei due, quello più fresco doveva essere Nole, che non aveva perso neanche un set in quattro incontri ed era stato in campo poco meno di 8 ore e mezza. Mentre il campione dell’Australian Open era stato in campo quasi 11 ore, 4 e mezza delle quali nel match dell’altro ieri contro Auger-Aliassime, vinto al quinto set, e soprattutto aveva dato più volte la sensazione di non essere al meglio fisicamente. Ma quello visto finora è un Nadal assolutamente pimpante. Vincere il primo set è in assoluto un buon viatico, ma lo è anche in relazione ai loro head to head: in 50 dei 58 precedenti chi ha vinto il primo set ha vinto il match, ed in particolare è successo in 15 degli ultimi 16. E sette volte su nove qui a Porte d’Auteuil. Insomma, questo set potrebbe già aver fatto capire molto di come finirà stasera.

Anche perché il copione all’inizio del secondo parziale non sembra cambiare: Rafa spinge, eccome se spinge, e Nole subisce. Dalla tribuna la sensazione continua ad essere che il serbo voglia continuare nella sua tattica attendista (in realtà ai giornalisti serbi in conferenza stampa dirà di essere semplicemente partito male ed essere entrato tardi nel match), ma la velocità e la profondità dei colpi sono insufficienti per mettere in difficoltà un Nadal che appena può entra in campo e viene a prendersi il punto. Soprattutto grazie all’uncino di dritto lungolinea, con cui continua a mietere vincenti. Come nel primo set, si parte ed è break per Nadal: anche se Djokovic cerca di resistere finchè può e capitola alla settima palla game (e dopo oltre 13 minuti). In questo momento il match è un monologo di Rafa, che fa quello che vuole in campo, mentre Djokovic si avvita sempre più su sé stesso, cominciando a sbagliare anche senza esservi costretto dai colpi dell’avversario. Altro break di Nadal ed è 3-0 “pesante”. Forse toccato nell’orgoglio (è 9-2 Rafa finora il conteggio totale dei game), Djoko si scuote e finalmente si mette a spingere. E su un errore in lunghezza di Nadal, non chiamato dal giudice di linea e verificato sul campo dal giudicee di sedia, torna ad avere una palla break dopo quelle del quarto game. Una smorzata in rete di Rafa, uno dei rari – anzi rarissimi – gratuiti dello spagnolo in questi primi ottanta minuti di partita, gli permette di strappare per la prima volta il servizio al maiorchino. Djokovic tiene il servizio e si procura due palle break consecutive. Ora la palla del serbo viaggia molto di più ed è Nadal a doversi difendere. Era la specialità della casa quando vinse qui le prime volte e anche se non può farlo con la mostruosa capacità di un tempo e le sue traiettorie iniziano ad accorciarsi sulla spinta del serbo, accetta la situazione e prova ad uscirne. Ne viene fuori un game intenso e lunghissimo (condito anche di un warning per time violation a Rafa), che entrambi capiscono possa essere il turning point del set. Alla fine, alla quinta palla break, dopo 22 punti e 15 minuti di scambi duri, il secondo errore consecutivo di Rafa permette a Djokovic di impattare sul 3 pari. Il parziale sembra stia svoltando in direzione Belgrado, Nadal riesce solo a tratti a spingere come nella prima ora e mezza, ma Rafa è anche un maestro di resilienza e le prova tutte per restare attaccato al set, tanto da procurarsi, grazie ad un doppio fallo di Djokovic, una palla break. Ma alla fine, dopo un altro game di quasi dieci minuti, Djokovic ottiene il sorpasso: 4-3 e prima volta avanti in un parziale il 35enne di Belgrado, dopo due ore di gioco. Ed è lui stavolta ad agitare il pugno verso le tribune, dopo le tante volte che lo ha fatto Rafa: la reazione è più tiepida rispetto a quando lo fa Nadal, ma i suoi tifosi – che comunque ci sono, anche se in minoranza – gradiscono.

Ora però c’è partita vera, e lo sottolinea anche l’orchestrina sempre presente in tutti i match clou sul Centrale. Anche se l’inerzia sembra a favore di Djokovic, stiamo parlando di due fuoriclasse che sanno trovare risorse e soluzioni anche nei momenti più complicati. Come fa Rafa per procurarsi la prima palla del 4 pari (palla corta, grande recupero sulla contro palla corta incrociata di Nole e smash a chiudere che fa esplodere l’urlo dello Chatrier), prima di impattare alla seconda occasione. Nadal però si trova di nuovo in apnea nel decimo gioco, con Djokovic che in risposta lo sta mettendo sempre più in difficoltà, soprattutto se non riesce a mettere la prima di servizio. Si salva sulla prima palla break che è anche set point, per un errore in lunghezza di Djokovic, ma sull’ennesima risposta profondissima del serbo deve capitolare. 6-4 Djokovic, dopo 2h14’, con il match che pare girato. Le statistiche confermano che più è merito della una tattica più aggressiva di Djokovic (18/15 il rapporto vincenti/unforced per il serbo in questo parziale, rispetto al misero 8/9 del primo), che demerito di Nadal (21/19 nel secondo set, rispetto al 12/6 del primo).

Nadal va nello spogliatoio a cambiare la maglietta e la cosa sembra avere un effetto taumaturgico sul maiorchino, dato che infila un parziale di 7 punti a zero, ottenendo il break al primo gioco e salendo poi senza patemi sul 2-0. Rafa è tornato a giocare con maggiore profondità, con Djokovic che pare quasi sorpreso – eppure dovrebbe conoscerlo bene, dopo 58 incontri e mezzo – dall’immediata reazione del suo avversario. Lo spagnolo si complica però la vita nel successivo turno di battuta quando da 40-15, e abbastanza in controllo del game, si ritrova poco dopo a dover difendere una palla break dopo il secondo doppio fallo del game. Dalle tribune si percepisce la tensione del momento: i due giocano a viso aperto, la sensazione è che entrambi stanno producendo il massimo sforzo, soprattutto nervoso, per prendere il controllo del match. Ed in questa gara di nervi, ad avere la meglio è nettamente Nadal: che salva la palla break e a seguire ottiene il secondo break, con un Djokovic che appare nuovamente confuso, come testimoniano i 13 errori non forzati nel parziale – di cui tanti con il fidato rovescio – quando lo spagnolo consolida meritatamente il secondo break. E poco dopo, in seguito ad un orribile errore di dritto di Djokovic, chiude 6-2 il set, dopo tre ore esatte di gioco.

Il quarto parziale inizia con Djokovic che sfoga la sua frustrazione sul nastro quando all’inizio del secondo gioco perde un punto proprio grazie al fondamentale aiuto della striscia di stoffa al suo avversario. Beccandosi una selva di fischi dalle tribune: abbastanza ingenerosi, ci permettiamo di dire, a fronte di una reazione abbastanza umana vista la sfortunata dinamica del punto. Ma la storia insegna che fischiare troppo Djokovic non è mai una buona idea: magari non sarà per quello, sta di fatto che il n. 1 del mondo resetta tutto e si rimette a spingere con veemenza. Arriva così subito il break a favore del serbo, su una palla fuori di un nulla di Nadal (che infatti chiede spiegazioni al giudice di sedia che era sceso a verificare, e dalla tribuna stampa ci era sembrato quasi imbarazzato a dover dargli la notizia). Nole tiene poi il servizio a zero e allunga sul 3-0. Di solito il pubblico parteggia per chi è indietro nel punteggio, con la speranza di allungare il match. Ma sarà il freddo parigino, sarà che è mezzanotte e mezza e si gioca da tre ore e mezza, ma il ”Rafa Rafa” che si alza dalle tribune dello Chatrier quando Nadal tiene a zero il servizio che gli permette di accorciare sul 4-2 fa capire che la maggioranza del pubblico preferirebbe una vittoria del maiorchino. La cosa non disturba Nole, che sale 5-2 e mostra il pugno verso gli spalti dove probabilmente ci sono invece quelli che vogliono vederlo andare al quinto. I due continuano a darsele di santa ragione, alternando punti molto belli a qualche errore forse di troppo, ma figlio comunque o di uno scambio intenso o della volontà di non subire l’iniziativa dell’avversario. Fisicamente, sembrano stare tutti e due ancora benissimo: i riflettori in tal senso sono puntati soprattutto su Rafa, che aveva fatto dubitare delle sue condizioni. Ma lo Chatrier deve essere evidentemente come la piscina di Cocoon per lo spagnolo: lo conferma quando strappa di forza il servizio a Djokovic nel nono gioco, in uno dei game più emozionati del match. Nole va due volte a set point, ma prima un errore di rovescio (che stasera lo ha tradito un po’ troppo, e lo ammetterà anche lui in conferenza stampa con i giornalisti serbi “Ho fatto troppi errori da quel lato e ho giocato corto, permettendo a lui di comandare con il dritto”) e poi un vincente di Rafa lo stoppano. L’inerzia del game passa così dalla parte dello spagnolo, che si vede annullare la prima palla break da una fantastica palla corta di rovescio del belgradese, ma poi con un tracciante di dritto va 5-4.

Ora Nadal sembra tornato quello del primo set e lo Chatrier lo sospinge: 5 pari. Il maiorchino è in trance agonistica e sappiamo benissimo da diciotto anni come gioca quando è “in the zone”: probabilmente solo uno come Djokovic è in grado di limitare temporaneamente la furia spagnola per cercare di giocarsi tutto al tie-break. A cui si arriva dopo quattro ore di gioco, dopo il terzo ace di Rafa nel match. Lo Chatrier è praticamente tutto per Rafa, sembra di essere a Madrid, e Nadal si nutre di tutto questo (“Il 99,9% del pubblico era per lui, e questo lo ha aiutato nei momenti difficili“ osserverà Djokovic, sempre parlando con  giornalisti serbi): il maiorchino ora danza sul campo, prende tutto e rimanda di là palle pesanti e arrotate. Djokovic ci mette del suo con un errore concettuale di esecuzione che spalanca il campo a Rafa per il punto del 3-0. Nole accorcia sul 3-1, ma con tre errori, figli anche dell’enorme pressione da fondo di Rafa, concede allo spagnolo cinque match point sul 6-1. Ne annulla orgogliosamente tre ed accorcia sul 6-4 ma rimanda solo di qualche minuto l’esito del match: Rafa chiude con un rovescio lungolinea vincente e fa esplodere in un boato le tribune dello Chatrier. Quindicesima semifinale per lui a Parigi: il 14esimo Open di Francia e il 22esimo Slam sono ora molto più vicini. Potremmo dire che Rafa è ancora lui, che è tornato: ma forse in realtà non se ne è mai andato…

Il tabellone maschile del Roland Garros 2022

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Australian Open

Wimbledon: Sonego-Berrettini il ventunesimo derby azzurro negli Slam, Fognini l’italiano ad averne disputati di più

11 Roland Garros, 5 Wimbledon, 3 US Open, un solta volta a Melbourne: così suddivisi i derby italiani nei Majors

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Berrettini Sonego Stoccarda 2023

A distanza di poco più di tre settimane dal loro incrocio sull’erba di Stoccarda, Lorenzo Sonego e Matteo Berrettini daranno vita, nel primo turno dell’edizione 2023 di Wimbledon, al ventunesimo derby italico che si consumerà nella prestigiosa cornice dei tornei del Grande Slam.

I derby di Wimbledon

Se poi si vuole limitare il campo di analisi al “solo” Church Road, quello tra il torinese ed il romano, sarà il sesto incontro con protagonisti due tennisti azzurri ad affrontarsi nella storia dello Slam londinese che va in scena sul suolo di Sua Maestà. Il capostipite, in tal senso, dei Championships è stato il match di 43 anni fa, correva quindi il 1980, fra Adriano Panatta e Corrado Barazzutti: una partita di secondo turno che vide l’Adriano Nazionale aggiudicarsi la sfida con Barazza, compagno di squadra in Davis, solamente al quinto set per 1-6 6-3 6-4 3-6 6-1. Piccola curiosità relativa al contorno, o se preferite all’antipasto, di quello scontro “nostrano” è rappresentata dal fatto che Corrado al round precedente superando lo statunitense Scott Davis ottenne il primo ed unico successo della carriera sui sacri prati.

Da quella partita fratricida in salsa tricolore sul perfetto manto erboso di SW19, trascorrono 11 lunghi anni prima di poter riammirare – con annesso plotone emotivo che ne consegue – un altro derby italiano nella medesima prova Major: il teatro che ospita lo spettacolo infatti è sempre lo stesso, ancora Wimbledon, ma nel 1991 i “nuovi” volti sono quelli di Omar Camporese e Claudio Pistolesi. Da annotare anche una piccola differenza a livello di momento nel tabellone in cui il duello prende vita, non i trentaduesimi bensì i sessantaquattresimi: alla fine della fiera, però, cambia poco. Vince il bolognese con lo score di 6-1 6-3 2-6 6-3.

 

Il terzo derby azzurro consumatosi nel torneo più famoso del Pianeta è decisamente più recente, rintracciabile nel primo quinquennio del ventunesimo secolo: era il 2005, e tra un giovane Andreas Seppi ed un esperto Davide Sanguinetti – i 21 anni del bolzanino contro le 33 candeline del viareggino – ad avere la meglio fu il maggiore chilometraggio del tennista toscano che si impose nettamente in scala discendente 6-3 6-2 6-1. Esattamente un anno dopo, dunque con il ritmo dei sorteggi malandrini che accoppia uno contro l’altro esponenti della racchetta del Bel Paese in considerevole aumento rispetto al passato, al 2°T e nel quarto derby verde-bianco-rosso di sempre sull’erba più sublime che esista Daniele Bracciali trionfava in quatto parziali sul padovano Stefano Galvani.

L’ultimo, prima di Sonny-Berretto, è datato 2018 con gli amici “Chicchi” di mille avventure in doppio Simone Bolelli e Fabio Fognini a doversi misurare con le ripercussioni psicologiche che un tale faccia a faccia poteva portare in dote: a spuntarla fu il più forte in quel preciso frame storico delle loro carriere sulle superfici rapide, il ligure staccò il pass per i sedicesimi in virtù del 6-3 6-4 6-1 finale.

Negli altri tre appuntamenti Slam del calendario, l’Italia tennistica nella storia di questo sport ha così distribuito i suoi 20 derby: 11 al Roland Garros, 5 a Wimbledon, 3 allo US Open, 1 all’Australian Open.

Fognini il tennista azzurro ad aver giocato, e vinto, più derby tricolore

Il tennista azzurro che in assoluto ha disputato più volte un derby Slam è il taggiasco Fabio Fognini, la bellezza di 5 scontri con connazionali a tentare di contrastarlo dall’altra parte delle rete sulla lunga distanza: a Melbourne ha sconfitto Salvatore Caruso nel 2021, nella Parigi terrosa ha superato sempre Andy Seppi sia nel 2017 che nel 2019, cinque stagioni orsono all’All England Club la già menzionata vittoria di Fogna si è materializzata a discapito del fido Bolelli. Infine, a completamento del proprio personale Career Grand Slam a livello di derby giocati c’è l’unico KO con Stefano Travaglia a New York nel 2017.

A quota tre derby nei Majors ci sono invece Barazzutti e Seppi; a 2 Bolelli, Bracciali e Sanguinetti.

Vale la pena anche ricordare come nessun derby azzurro Slam sia andato in scena oltre il 3°T, non abbiamo mai assistito ad un ottavo di finale tutto italiano per capirsi. I sedicesimi nella storia – in assoluto, non soltanto nell’Era Open – Majors sono stati 3: De Morpurgo-Bonzi all’Open di Francia del lontanissimo 1929, Paolo Lorenzi – Thomas Fabbiano nel 2017 a Flushing Meadows e dulcis in fundo Lorenzo Musetti contro Marco Cecchinato al RG del 2021, l’ultimo tutt’ora.

Ma adesso siamo pronti per scrivere un altro capitolo, il ventunesimo: Lorenzo Sonego e Matteo Berrettini fateci divertire.

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Luminosi, sobri o a tinta unita: gli outfit del Roland Garros 2023

Djokovic sul pesca, Iga in bianco, Sonego e Fognini vanno sul classico: le mise dei protagonisti dello splam parigino

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Novak Djokovic – Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)

Completi all’insegna della sobrietà quest’anno al Roland Garros. I brand indossati dai protagonisti del rosso si sono distinti, a volte, per colori brillanti ma non troppo e, in alcuni casi, per la tinta unita. Insomma, le gesta dei campioni parigini sono state accompagnate da uno stile classico e non eccessivamente stravagante. Tinte neutre e passe-partout come il bianco, il blu e il nero si sono alternate al rosso mattone o al verde, ma il tutto ben dosato e senza esagerare.

Novak Djokovic (Lacoste)

Novak Djokovic – Roland Garros 2023 (foto Roberto dell’Olivo)

Un altro completo vincente quello del fenomeno serbo firmato come sempre da Lacoste. In tutti i sensi. Polo rossa, come ormai ci ha abituato Nole in quel di Parigi da quando è sponsorizzato dal coccodrillo. Questa volta però in una inusuale tonalità pesca. A rendere più particolare la polo c’è un gioco di contrasti nelle maniche che riprende la fantasia a scacchi diagonali già vista a Melbourne. A spezzare pantaloncini blu navy. Scarpe coordinate con la polo come sempre. A costo di essere ripetitivi, c’è da sottolineare come il rosso e l’arancione non risaltino proprio benissimo sui campi in terra. Tuttavia, in sé e per sé, la polo del serbo è davvero ben concepita e realizzata: pulita, semplice, senza scadere nella banalità. Aggiornata anche la giacca sportiva della vittoria: tanti piccoli crocos bianchi che questa volta vanno a comporre il numero magico 23, quello del record di Slam, superando un Nadal che sembra a fine corsa, su un fondo rosso e nero con fantasia a quadretti. Un riferimento a Michael Jordan? La grandezza riconosce la grandezza. (Valerio Vignoli)

 

Collezione Lacoste

Grigor Dimitrov – Roland Garros 2023 (foto Roberto Dell’Olivo)

Ogni anno Lacoste prepara una collezione speciale per lo slam di casa. Quella di quest’anno è improntata a tonalità primaverili: verde smeraldo, salmone, blu, giallo canarino. E a colletti originali e ricercati. Manifesto della collezione è la polo indossata tra gli altri da Grigor Dimitrov, passato da Lacoste dopo una vita con Nike proprio in occasione dello Slam parigino. Prevalentemente bianca, con bande verdi sui lati e richiami giallo lime all’altezza della spalle. Colletto verde con ben tre righe: giallo-salmone-giallo. Tanti colori assieme che riescono a non essere troppi. Pantaloncini verdi a spezzare con le stesse righini nella fascia. L’alternativa serale (un po’ meno riuscita) prevedeva polo salmone e con contrasti e pantaloncini blu navy. Davvero tutto molto fresco e chic. Più classico l’abito per le ragazze, visto ad esempio sulla russa Anastasia Pavlyuchenkova: bianco candido con bande blu scure e righe gialle sui lati con colletto a polo con zip. (Valerio Vignoli)

Iga Swiatek (ON)

Iga Swiatek – Roland Garros 2023 (foto Roberto Dell’Olivo)
Iga Swiatek – Roland Garros 2023 (foto: Roberto dell’Olivo)

La tre volte campionessa del Roland Garros brilla per il suo tennis granitico e talentuosissimo; tuttavia, alcuni outfit indossati in passato risultavano un po’ troppo anonimi per essere quelli della n. 1 del mondo. Invece, quest’anno, forse grazie al fatto di essere passata ad “ON”, l’azienda svizzera di cui è azionista Roger Federer (della ON sono le ormai celebre sneakers “The Roger”), il completino indossato a Porte d’Auteuil ha un qualcosa in più rispetto a quelli dell’anno scorso. Molto meglio il gonnellino svasato e con qualche piegolina rispetto agli short della passata stagione. Una striscia laterale e polsini fucsia danno un tocco di colore al total white. Molto deludente, invece, il vestitino scelto per lo shooting con il trofeo. Va bene l’idea del tubino corto nero, però le spalline sgualcite, larghe e cadenti fino al gomito a mo’ di stola mancano totalmente di eleganza. Peccato. (Laura Guidobaldi)

Casper Ruud e Elena Ribakina (Yonex)

Casper Ruud – Roland Garros 2023 (foto Roberto Dell’Olivo)
Elena Rybakina - Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)
Elena Rybakina – Roland Garros 2023 (foto Roberto dell’Olivo)

Yonex è apprezzata tra i professionisti e gli appassionati per la qualità delle sue racchette, caratterizzate da una forma leggermente squadrata nella parte superiore. Molto meno per l’impatto visivo dei suoi completi tra colori sgargianti, abbinamenti azzardati e fantasie improbabili. Basti pensare ai famosi pantaloncini indossati da Wawrinka durante il suo trionfale Roland Garros 2015 (ma anche all’outfit total fucsia con cui lo svizzero l’anno successivo si è imposto a New York). Spesso anche noi abbiamo bastonato il brand giapponese. Però bisogna dire che stavolta hanno fatto centro, sia al femminile che al maschile. La coreana di Casper Ruud blu navy con maniche arancioni e colletto bianco a righe si intona alla perfezione con lo stile del norvegese, classico con un tocco di modernità. I pantaloncini blu gessati con il logo ricavato in un quadrato sono però la chicca retrò che rende questo look uno dei più belli visti quest’anno a Parigi. Sul fronte femminile tutte le atlete hanno puntato sulla variante fucsia della collezione (opzione presente anche per gli uomini). Un po’ troppo semplice ma comunque gradevole il look di Elena Rybakina, che già usava racchette Yonex e che ora ne utilizza anche gli abiti: canottiera fucsia con ampio colletto a v bianco abbinata ad una gonna con pieghe leggere navy. (Valerio Vignoli)

Lorenzo Sonego e Fabio Fognini (EA7)

Lorenzo Sonego concede un punto a Ugo Humbert – Roland Garros 2023 (foto Roberto Dell’Olivo)
Fabio Fognini – Roland Garros 2023 (foto Roberto Dell’Olivo)

Emporio Armani ha scelto un grande classico per gli outfit parigini di Lorenzo Sonego e Fabio Fognini. Il torinese era assai distinto nel suo completo blu navy, con la raffinatissima polo con il colletto alla coreana con un sottile bordino bianco, lo stesso bordino presente anche nello spacchetto del pantaloncino. Il completo di Fognini era meno luminoso e un po’ più banale ma ugualmente distinto, un total black che ben si addice all’ocra dei campi di Porte d’Auteuil. (Laura Guidobaldi)

Elina Svitolina – Roland Garros 2023 (foto Roberto Dell’Olivo)

Elina Svitolina (Paka)

La politica delle sponsorizzazioni di Nike negli ultimi anni è chiara: o sei una superstar (Nadal), o sei un talento emergente (Alcaraz, Rune, Sinner), o sei un personaggio (Tiafoe, Kyrgios) o vieni tagliato. Vedi i casi recenti di Rublev, Dimitrov e Bencic. Il baffo non si è impietosito neanche di fronte alla pausa forzata per maternità di Svitolina, abbandonando pure lei. La tennista di Odessa ha preso la palla al balzo e al suo ritorno in campo si è presentata griffata dallo sconosciuto brand ucraino Paka. Una scelta particolarmente significativa di questi tempi. Ma non c’è da stupirsi considerato quanto Svitolina si sia esposta riguardo alla guerra in Ucraina, tramite le parole e anche in gesti, come quello di non stringere la mano ad atlete russe e bielorusse. Un atteggiamento che le è costato anche la contestazione da parte del pubblico francese, particolarmente su di giri in questa edizione. Ma torniamo agli outfit. Due i completi indossati da Svitolina. Il primo violava una legge non scritta valida in tutto il mondo a parte Los Angeles sponda Lakers: mettere insieme il giallo e il viola. Peccato perché la fantasia della gonna era anche interessante. Il secondo total black con un tribale bianco e giallo sul lato. Due look grintosi come Svitolina. Forse troppo. (Valerio Vignoli)

Carlos Alcaraz e Aryna Sabalenka (Nike)

Carlos Alcaraz – Roland Garros 2023 (foto Roberto Dell’Olivo)
Aryna Sabalenka - Roland Garros 2023 (foto Roberto dell'Olivo)
Aryna Sabalenka – Roland Garros 2023 (foto Roberto dell’Olivo)

Linee con effetto a ripetizione per i completi di Carlos Alcaraz e Aryna Sabalenka. La mise di Carlitos è semplice ma di buon gusto, con la t-shirt dalle righe mosse verdoline sullo sfondo bianco. Gli shorts, anch’essi bianchi, richiamano il verde della maglietta sul bordino posteriore. Non propriamente estetico, invece, il top di Aryna Sabalenka, il cui effetto delle righe ricorda un sovrapporsi di cuori dal contorno rosso su sfondo rosa, il tutto accompagnato da un bordino bordeaux del collo e delle spalline. Insomma… (Laura Guidobaldi)

Coco Gauff (New Balance)

Coco Gauff – Roland Garros 2023 (foto Roland Garros)

Un completo grintoso e pieno di energia per l’esplosiva Coco Gauff; tuttavia, l’abbinamento dei colori lascia un po’ a desiderare. Non è la prima volta che la New Balance azzarda negli accostamenti ma, questa volta, il celeste e lo stile del top non si sposano benissimo con il nero e il bianco del gonnellino leggero. Insomma, la canotta ricorda molto quelle usate per gli allenamenti in palestra, molto minimal e che lasciano la pancia scoperta, mentre la gonna è grintosa pur essendo elegante al tempo stesso. Per carità, a Coco sta bene qualsiasi cosa, ma questa volta lo shock degli stili tra la parte superiore e inferiore dell’outfit non è poi così vincente (Laura Guidobaldi)

Alex Zverev e Karolina Muchova (Adidas)

Alexander Zverev – Roland Garros 2023 (foto Roberto Dell’Olivo)
Karolina Muchova – Roland Garros 2023 (foto Roberto Dell’Olivo)

A cosa ispirarsi per la collezione di vestiti per la stagione su terra rossa? Vediamo un po’…. alla terra rossa! Evidentemente i designer del dipartimento tennis del colosso tedesco erano un po’ alla frutta a quanto idee nuove. Ma la cosa più sorprendente non è che a uno di loro sia venuta questa brillante ispirazione quanto che tutti l’abbiano approvata senza fargli notare che se fai vestire i giocatori con vestiti arancione scuro su un campo in terra rossa l’effetto cromatico non sia il massimo. Ma evidentemente anche in quanto a spirito critico c’è da lavorare. Fatto sta che la bravissima Karolina Muchova, invece di distinguersi per le sue aggraziate movenze, finiva per mimetizzarsi con il Philippe Chatrier a causa del suo top. Stessa colorazione per i pantaloncini di Zverev abbinati ad una polo nera abbastanza anonima. Le scarpe color terra rossa sono però geniali. Della serie: già sporche prima di essere sporche. Insomma, Adidas bocciata anche a questo giro. (Valerio Vignoli)

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Roland Garros 2023: respinto l’appello di Miyu Kato

Semaforo rosso per la tennista giapponese che non avrà indietro i punti e i prize money ottenuti per gli ottavi raggiunti al Roland Garros

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Miyu Kato e Tim Puetz - Roland Garros 2023 (foto Twitter @RolandGarros)

Niente da fare per Miyu Kato. Non ha avuto l’esito sperato la richiesta di appello della tennista giapponese ad una delle decisioni che ha creato scalpore dell’edizione 2023 del Roland Garros. 

Ricordiamo, infatti, che la tennista giapponese ha chiuso in anticipo la sua avventura nel doppio femminile a causa della squalifica comminatale nel corso del suo match di ottavi di finale, giocato in coppia con Aldila Sutjadi, contro il tandem ispanico-ceco composto da Sorribes Tormo e Bouzkova.

La tennista giapponese è stato autrice di un gesto avventato che l’ha portata a colpire involontariamente una ball girl. Situazione che ha portato il supervisor, dopo diverse polemiche, a chiudere in anticipo il match, dichiarando vincitrici il duo Sorribes-Tormo/Bouzkova.

 

Nonostante la squalifica, a Kato è stato comunque permesso di continuare a giocare nel doppio misto. Possibilità che la giapponese ha sfruttato al meglio l’opportunità arrivando a trionfare in coppia con il tedesco Puetz.

A supporto della tennista giapponese si erano espressi sia diversi addetti ai lavori sia la PTPA che con un comunicato aveva definito “ingiusta e sproporzionata” la sanzione comminata alla tennista giapponese.

A dare l’annuncio dell’esito negativo dell’appello è stata la stessa tennista giapponese sul suo account twitter, al termine del suo primo match su erba a s’Hertogenbosch.

“Roland Garros mi ha multato e ha respinto il mio appello per riavere il mio prize money e i miei punti, quindi tutto quello che posso fare è continuare a guardare avanti. Prossima fermata Berlino”

La giapponese ha, quindi, rinunciato a 21 mila e 500 euro dato che il prize money stabilito per chi raggiunge gli ottavi di finale al Roland Garros ammontava a 43 mila euro per coppia. In termini di punti il danno subito da Kato ammonta a 240 punti che non entreranno a far parte del suo ranking.

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