Pagelle degli italiani: difficile giudicare Sinner e Berrettini. Musetti da 8, Sonego sufficiente grazie alla Davis

ATP

Pagelle degli italiani: difficile giudicare Sinner e Berrettini. Musetti da 8, Sonego sufficiente grazie alla Davis

Infortuni e sfortune rendono complicato valutare la stagione di Jannik e Matteo che meritano comunque un voto positivo. Fognini rimane sotto la soglia del 6

Pubblicato

il

Nazionale Italiana - Coppa Davis 2022 (foto Roberto dell'Olivo)
 

L’anno scolastico 2019/20 è stato probabilmente uno dei più difficili per gli insegnanti in termini di valutazione dei loro alunni. Ovviamente le problematiche non si sono limitate a quell’aspetto e non hanno riguardato i soli insegnanti, ma anche gli stessi ragazzi. Il riferimento è all’anno del primo lockdown dopo la diffusione del Covid che ha praticamente sospeso le attività ordinarie da marzo in avanti. A due anni di distanza, il movimento tennistico italiano al maschile ha vissuto una situazione simile. Il Covid c’entra solo in parte (una parte dolorosa, ovvero quella del forfait di Berrettini a Wimbledon dopo la finale del 2021), ma a stagione finita ci ritroviamo comunque nelle condizioni degli insegnanti scolastici nel giugno del 2020: valutare alcuni dei nostri giocatori e quindi la ‘classe’ nel suo complesso è compito arduo. Proviamoci comunque, e dopo le pagelle delle azzurre, arrivano anche quelle dei colleghi uomini.

Le peripezie che hanno coinvolto in particolare Sinner e Berrettini hanno segnato in maniera indelebile un anno iniziato con aspettative vertiginosamente alte (del resto, dopo aver visto due italiani alle Finals, seppur alternatisi tra loro, non poteva essere diversamente) e anche con buoni risultati. Questi non hanno fatto altro che rafforzare la convinzione che il 2022 sarebbe stato un continuo crescendo per il nostro tennis, fino ad arrivare – perché no – alla vittoria di uno Slam e/o alla conquista dell’insalatiera, proprio nell’anno in cui, grazie alla serie di Domenico Procacci, si è fatto finalmente vivo il ricordo della squadra che vinse l’unica Coppa Davis della storia italiana nel 1976. Non è stato così, anzi: è la stagione dei rimpianti, degli ‘avrei voluto, ma non ho potuto’, delle sfortune e degli infortuni. Il giudizio sulla storia è sempre però passibile di modifiche a posteriori: magari tra qualche anno penseremo al 2022 come ad un insignificante passaggio a vuoto in un percorso di costante salita verso i vertici del tennis mondiale, o alla stagione in cui ci siamo resi conto di cosa potesse diventare Musetti.

Non potendo avvalerci di un senno del poi così esteso, siamo tenuti a giudicare unicamente quanto si è visto dallo scorso gennaio fino alla conclusione della Coppa Davis di pochi giorni fa. E, come si diceva, è tutt’altro che una passeggiata: come gli insegnanti scolastici, nel 2020, si trovarono a dover fare la tara a verifiche e interrogazioni effettuate considerando le difficoltà logistiche e psicologiche generate dal contesto esterno e dalla famosa DaD, così noi oggi dobbiamo dare il giusto peso agli ostacoli, spesso incontrollabili, che si sono trovati di fronte i due ‘capiclasse’ Berrettini e Sinner. Un dato incontrovertibile, però, c’è: a fine 2021 l’Italia contava su ben otto giocatori in top 100, mentre oggi ne ha “solo” cinque. Le seconde linee, insomma, sono venute meno: si passa direttamente alle terze e alle quarte (con ben 11 giocatori tra il numero 101 e il 200), tra cui sono presenti, però, diversi giovani (da Passaro ad Arnaldi passando per Nardi, Cobolli e Bellucci) che hanno il potenziale per ricreare il supporting cast alla squadra di Davis, o magari anche per arricchirla. Anche in questo caso non possiamo fare altro che attendere gli sviluppi futuri. Nel frattempo, cerchiamo di razionalizzare il recente passato.

SINNER Jannik (#15) – il 2022 di Jannik sembrava essere partito sotto i migliori auspici: sette vittorie consecutive tra ATP Cup e Australian Open. Poi una sconfitta fin troppo netta contro Tsitsipas ha rotto degli equilibri già traballanti: l’altoatesino ha deciso di separarsi da Piatti – un padre oltre che un coach – per affidarsi alla guida di Vagnozzi, poi affiancato da Cahill. Dopo qualche mese di assestamento, i cambiamenti si sono fatti evidenti, ma l’azzurro non è mai riuscito a capitalizzare gli sforzi. Anzi, spesso il suo fisico l’ha tradito proprio sul più bello, come nel quarto di finale a Roma contro Tsitsipas o agli ottavi del Roland Garros contro Rublev.

I prati di Wimbledon (dove stato a un set dall’eliminare Djokovic) sono stati inaspettatamente rigeneranti e l’estate ha rappresentato sicuramente la fase migliore della stagione di Jannik: a luglio è arrivato anche l’unico titolo dell’anno, quello di Umago, conquistato con una prestazione stellare contro Alcaraz. Un altro match contro lo spagnolo ha costituito, però, la delusione più cocente dell’anno: la sconfitta al quinto set (dopo aver avuto match point a favore) nei quarti di finale dello US Open. Nonostante i problemi fisici (l’ultimo gli ha impedito di giocare la fase finale della Davis), insomma, Jannik è andato più volte vicinissimo al colpaccio. Il suo 2022 si è chiuso con un bilancio di 47 vittorie e 16 sconfitte e con cinque posizioni perse rispetto al 2021. Tre quarti di finale Slam sono tanti, ma sono molti anche gli otto tentativi falliti (su dieci) di raggiungere le semifinali nei vari tornei dell’anno.

VOTO: 6,5

BERRETTINI Matteo (#16) – Anche per Matteo, come per Sinner, l’anno era iniziato al meglio con la semifinale in Australia. E poi? Un errore di programmazione (la scelta di giocare sulla terra di Rio in una fase della stagione in cui prevale il cemento), un nuovo problema addominale (dopo quello nelle Finals), l’operazione al polso e il conseguente salto a piè pari dello swing sulla terra europea per puntare tutto su Wimbledon, il tanto discusso tampone positivo proprio prima dell’esordio ai Championships, le prestazioni al di sotto delle attese sul cemento nordamericano (dove ha comunque raggiunto i quarti dello US Open), l’infortunio al piede a Napoli e per concludere l’azzardo di Volandri di schierarlo nel doppio decisivo nella semifinale di Davis contro il Canada.

Quest’ultimo match potrebbe anche racchiudere in sé la sintesi di tutta la stagione: eccezion fatta per la trasferta australiana e per i tornei sull’erba in preparazione a Wimbledon (con i due successi a Stoccarda e al Queen’s), non si è mai visto un Matteo al 100% della condizione. Il romano ha sempre dovuto combattere con il suo fisico oltre che con gli avversari: è riuscito a cavarsela con giocatori di categoria inferiore, ma non ha potuto nulla contro quelli più forti. Il suo 2022 è infatti terminato con zero vittorie contro top 10 e solo una (ma in Laver Cup) contro un avversario meglio piazzato in classifica. In classifica ha chiuso subito dietro a Sinner (con un saldo di nove posizioni perse rispetto all’anno scorso), ma con tre finali, un titolo e una semi Slam in più.
VOTO: 6+

CONTINUA A PAGINA 2

Pagine: 1 2

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement