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Ferrara-Sinner 2.0: dall’incubo clostebol al nuovo inizio. Un addio diventato arrivederci

Sinner è pronto a riaccogliere nel suo team il preparatore che ha contribuito alla sua ascesa. Dopo l'allontanamento e la parentesi Berrettini, si chiude definitivamente il cerchio aperto con il caso clostebol

Last updated: 26/07/2025 21:35
By Beatrice Becattini Published 23/07/2025
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11 Min Read
Simone Vagnozzi, Jannik Sinner e Umberto Ferrara - ATP Pechino 2023 (foto IG @uferrara68)

Non inizieremo con il classico dei classici “Certi amori non finiscono…”. Prima di tutto perché si tratta di una citazione ormai inflazionata, e poi perché il lavoro non è amore. E, con tutta onestà, quei giri più che immensi sono stati forzati da una vicenda che avrebbe potuto mettere a repentaglio una carriera. Poco poetico, insomma.

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Chi è Umberto Ferrara, il demiurgo della crescita atletica di SinnerDa Sinner a Berrettini. In mezzo il caso clostebolUn nuovo capitolo tutto da scrivere

La notizia del giorno e forse anche della settimana è il ritorno nello staff di Jannik Sinner di Umberto Ferrara. Un uomo che, per il suo ruolo professionale, avrebbe preferito rimanere nell’ombra e che invece, suo malgrado, ha acquisito un’importante notorietà mondo del tennis.

Dopo l’addio a Marco Panichi e Ulises Badio, per pochi mesi rispettivamente preparatore atletico e fisioterapista del numero 1 al mondo, il campione azzurro ha preso una decisione forte, netta, come, d’altronde, ha abituato – la separazione da Riccardo Piatti è solo un esempio, il più chiaro. Umberto Ferrara è un professionista assai qualificato e ridurre la sua persona a un errore, seppur grave – e che avrebbe potuto portare a conseguenze gravissime – sarebbe sbagliato. Perché Ferrara era Ferrara anche prima di collaborare con Jannik Sinner.

Chi è Umberto Ferrara, il demiurgo della crescita atletica di Sinner

56 anni bolognese con una laurea in Chimica e Tecnologie farmaceutiche, da anni nel mondo del tennis. Dapprima al fianco di Liudmila Samsonova e Stefano Travaglia, poi con la collaborazione con Marco Cecchinato. Proprio durante il periodo in cui si è occupato della preparazione del tennista siciliano ha incrociato Simone Vagnozzi, all’epoca sulla panchina dell’ex numero 16 del mondo. Si potrebbe quasi parlare di sodalizio sportivo tra il coach di Ascoli Piceno e Umberto Ferrara.

Nel maggio del 2022 entra a far parte dello staff di Jannik Sinner, in quel momento la grande speranza del tennis italiano che doveva compiere ancora un passo per potersi accomodare al tavolo dei top della racchetta. Con un lavoro certosino in grado di intervenire in contemporanea sul gioco, sul fisico e la tenuta atletica dell’altoatesino, Ferrara e Vagnozzi, cui si è aggiunto da giugno 2022 anche Darren Cahill, hanno cambiato la traiettoria della carriera di Jannik. Da giovane talento a campione generazionale. Accanto a loro, un’altra figura importante e, in qualche maniera decisiva: il fisioterapista Giacomo Naldi, nel team da inizio 2023.

La collaborazione è durata quasi due anni, che coincidono con grandi successi, i primi di molti, in realtà. Nell’agosto 2023 Sinner è riuscito a sfatare il tabù del successo in un ATP 1000, vincendo il primo titolo di categoria a Toronto. Qualche mese dopo, ormai consolidatosi ai vertici del ranking, è arrivata la finale alle ATP Finals a Torino. In quell’occasione il trionfo è stato solo rimandato di 365 giorni – ma questa è un’altra storia, che, tra l’altro, non vede Ferrara tra i protagonisti. E poi gli Australian Open, un successo atteso dall’Italia, a livello maschile, per quasi 48 anni. La vittoria in rimonta da uno svantaggio di due set contro Daniil Medvedev ha cancellato d’improvviso tutti gli interrogativi circa una tenuta fisica che per Jannik sembrava rappresentare un tallone d’Achille, penalizzante quando le partite si allungavano, come era successo negli ottavi di finale allo US Open del 2023 contro Zverev.

Da Sinner a Berrettini. In mezzo il caso clostebol

Nei giorni in cui Sinner festeggiava, a Miami, il suo secondo 1000 in carriera, iniziava a scriversi una pagina scura, per mesi lontana dagli occhi indiscreti di chi compone il mondo del tennis. Una positività al clostebol riscontrata in un test antidoping di routine aveva turbato la quiete di un team fino a quel momento simbolo icastico di solidità e serenità. La storia è ormai nota. Una contaminazione involontaria con una sostanza contenuta in una crema cicatrizzante, acquistata per uso personale da Ferrara e consigliata, con le dovute raccomandazioni (secondo versione dello stesso Ferrara, accettata dal Tribunale indipendente che aveva giudicato Sinner prima del ricorso WADA), a Naldi per trattare una ferita che non accennava a rimarginarsi.

Poi il trattamento della discordia che il fisioterapista ha eseguito sull’azzurro, senza guanti, mettendo in circolo la molecola incriminata nell’organismo di Sinner. La parola fine è rappresentata da una sospensione, che ha privato Jannik di tre mesi di carriera. Qualcuno ha timidamente fatto notare che poteva andare persino peggio. La conclusione, invece, per Ferrara e Naldi era arrivata già durante l’estate 2024. Jannik fu: “non ho più la fiducia per continuare con loro“. L’allontanamento dal gruppo di lavoro era l’unica soluzione percorribile, viste anche le discordanze tra le rispettive ricostruzioni della vicenda (Naldi non ha mai confermato di aver ricevuto raccomandazioni specifiche da Ferrara sull’utilizzo della crema).

Se Giacomo Naldi è uscito dai radar, fatta eccezione per un post su Instagram e un’intervista al quotidiano «La Stampa», Umberto Ferrara non ha faticato a trovare una nuova opportunità lavorativa. Matteo Berrettini lo ha ingaggiato per provare a risolvere una volta per tutte i problemi fisici che lo logorano da ormai anni. L’annuncio risale alle ultime settimane del 2024, con il beneplacito di Sinner, che non ha mai lesinato belle parole per l’ex preparatore.

A Montecarlo, il direttore Ubaldo Scanagatta ha avuto l’occasione di intervistare Ferrara. Il fulcro del discorso è stato il suo modus operandi, nello specifico evidenziando ciò che il tennista romano necessitava per rimettersi definitivamente in carreggiata. Nessuno spazio per polemiche o antiche acredini, solo la volontà di guardare definitivamente avanti. Tuttavia, Ferrara aveva voluto fornire per la prima (e unica) volta la propria versione della storia qualche giorno prima in un’intervista rilasciata alla «Gazzetta dello Sport». Il bolognese ha affidato alle colonne della Rosea uno sfogo, quasi un flusso di coscienza di joyceiana memoria, in cui si è detto ferito per quanto letto nei giorni più duri: “Ho subito un grave danno alla mia reputazione personale e professionale”.

“Con il senno di poi è facile dire che non rifarei le stesse cose. Sicuramente, non farei più affidamento sul comportamento altrui”. Ma ciò che lo ha ferito di più è stata la narrazione pubblica: “Mi ha fatto soffrire la superficialità, a volte aggravata dalla malafede, con cui molte persone hanno trattato la mia posizione all’interno della vicenda”. Poi la precisazione: i rapporti personali con Sinner non si sono corrosi, nonostante tutto. Una storia di maturità, di scelte obbligate che non possono cancellare due anni.

La partnership tra Ferrara e Berrettini si è conclusa piuttosto presto, a giugno. “Io di Umberto ho grandissima stima come professionista e come persona, solo che non ci siamo incastrati in alcune cose e quindi abbiamo deciso di separarci” ha spiegato Matteo prima di Wimbledon. “Come per gli allenatori, non è solo una cosa tecnica, ma anche come uno vede e si approccia alle cose, come l’atleta risponde a quello che tu proponi”.

Conclusa questa esperienza, Ferrara sembrava destinato a entrare nel team di Federico Cinà, uno dei giovani rampanti del florido movimento del nostro tennis. Ma proprio negli stessi giorni si concretizzava un nuovo colpo di scena fronte Sinner: l’interruzione della collaborazione con Panichi e Badio. Due posti rimasti vacanti che hanno aperto una nuova ma in realtà vecchia strada.

Un nuovo capitolo tutto da scrivere

In una mattina di fine luglio, quando il tennis si divide tra la terra rossa europea e il cemento americano, a squarciare la monotonia arriva una notizia inattesa. Una di quelle che, appena letta, lascia un amalgama di sensazioni a cui si fatica a dare un nome. Jannik Sinner, con un comunicato, annuncia il ritorno al passato. Umberto Ferrara si insedia proprio in quella posizione rimasta vacante dopo l’addio a Marco Panichi. Si reinsedia nella sua posizione.

All’ex preparatore di Novak Djokovic vanno i meriti di aver aiutato il numero 1 al mondo a confermarsi giocatore assoluto – la vittoria back to back degli Australian Open lo dimostra – e a gestire una fase tanto cruciale quanto delicata, ovvero la sospensione imposta dalla WADA. Mesi in cui Jannik non poteva allenarsi con il suo team e doveva rispondere a regole ferree. Il rientro poderoso, con le due finali consecutive a Roma e Parigi, erano solo l’anticamera sportiva del successo storico che avrebbe conseguito a Wimbledon poco dopo. Al suo fianco non c’era più Panichi, poi accasatosi nello staff di Holger Rune. Non c’era nessuno. Adesso il cerchio si chiude. Umberto Ferrara è voluto fortemente dallo stesso Sinner. Questioni di affinità elettive, come aveva riferito anche Berrettini, in nome della “continuità e della performance ai massimi livelli” come recita lo stringato comunicato stampa rilasciato dall’entourage di Jannik.

Il banco di prova per questo nuovo inizio è infuocato. Punti a bizzeffe da dover difendere nei prossimi mesi, con il tentativo d’assalto alla vetta del ranking da parte di Carlos Alcaraz da rispedire al mittente.

E così può dirsi conclusa la vicenda clostebol. Definitivamente. La pena del purgatorio è scontata. Tutti sono pronti ad aprire un nuovo capitolo. E la contaminazione non sarà altro che una nota a piè di pagina.


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