ITALIANO ENGLISH
HOMEPAGE > > Sempre più tennis in the city.

31/12/2011 00:11 CEST - Logistica

Sempre più tennis in the city

TENNIS - Il torneo ATP di Atlanta ha deciso di abbandonare la sua sede in un country club di provincia per sbarcare nel cuore della metropoli americana per avvicinarsi al grande pubblico, così come la Formula 1 sta aumentando i circuiti cittadini per gareggiare in scenari da cartolina. Analizziamo le sedi dei maggiori eventi del calendario per capire quanto la "location" influisce sul successo di un torneo. Vanni Gibertini

| | condividi

L’ultimo arrivato dei tornei dell’estate americana, l’Atlanta Tennis Championships, in programma per il 2012 dal 14 al 22 luglio, ha annunciato un importante cambiamento di sede: le prossime edizioni verranno disputate in un impianto allestito appositamente nella zona di Atlanta Station, nel cuore della città della Georgia, abbandonando così la sede del Raquet Club of the South di Norcross, Georgia, distante oltre 35 km dal centro cittadino e mal servito dai mezzi pubblici. La nuova sede, invece, sorgerà in una posizione strategica con vista sui grattacieli di Atlanta, a pochi passi da due importanti autostrade e da una stazione della metropolitana, in un luogo per il quale transitano più di 500.000 persone ogni giorno.

I dettagli economici dell’investimento non sono stati resi noti, ma la capitale della Georgia sembra intenzionata ad importare nel tennis un concetto che sembra vada affermarsi sempre più nella Formula 1, dove circuiti storici pieni di tradizione e tecnicamente validi vengono sostituiti da nuovi tracciati molto più piatti, ma vicini ai grandi centri abitati sullo sfondo di scenari di grande impatto visivo, sulla falsariga dell’inarrivabile Gran Premio di Montecarlo. Infatti, la posizione isolata di alcuni circuiti è stata additata a principale causa della sparizione di alcuni appuntamenti dal calendario iridato: si pensi al Gran Premio di Francia, dove il circuito di Magny-Cours, a oltre tre ore di auto da Parigi, non ospita più gare di F1 dal 2008, oppure al Gran Premio di Turchia che, programmato nel nuovissimo tracciato di Istanbul Park, a oltre 50 km dalla città e senza servizi di trasporto dedicati, è stato cancellato dal calendario dopo la gara del 2011 a causa dello scarsissimo successo di pubblico. Al contrario, le nuove date di Melbourne, Valencia, Singapore ed Abu Dhabi, pur fornendo spettacoli di livello modesto grazie ai circuiti cittadini che non favoriscono i sorpassi, risultano molto popolari al pubblico internazionale grazie allo scenario molto suggestivo ed alla facilità con cui si raggiunge la sede dell’evento, tanto che si profilano all’orizzonte sempre più gran premi di questo tipo, come uno nel New Jersey che avrebbe la skyline di Manhattan come sfondo, uno a Disneyland Paris alle porte della capitale francese ed uno molto discusso lungo le vie del quartiere EUR di Roma.

Applicando lo stesso concetto al tennis, è tenendo presente la relativa facilità con la quale si possono trovare spazi adatti alla disputa di un torneo (soprattutto indoor), è interessante tentare di capire quali degli appuntamenti del calendario tennistico devono parte del loro successo alla loro posizione geografica piuttosto che alla validità tecnica e quali invece trarrebbero beneficio da un “trasloco” verso lidi più facili da raggiungere da parte degli appassionati.

I quattro tornei dello Slam godono di una tradizione e di attrattive tali da pressoché garantir loro grande successo a prescindere dalla posizione geografica. Tuttavia è noto come due dei quattro major abbiano deciso di traslocare dalla loro sede storica per fornirsi di strutture all’avanguardia ed avere margini di crescita per il loro torneo: gli US Open decisero nel 1978 di abbandonare Forest Hills per Flushing Meadows, mentre gli Australian Open abbandonarono il Kooyong e l’erba nel 1988 per adottare Flinders Park (ora ribattezzato Melbourne Park) ed il cemento. Ed anche a Parigi il trasloco dal Roland Garros e dal Bois de Boulogne è stato evitato dopo lunghe discussioni, solamente dopo che la FFT (la Federazione Francese) ha ottenuto il permesso di espandere l’attuale sede per consentire al loro slam di tenere il passo degli altri tre appuntamenti. Dal punto di vista strettamente logistico, il migliore dei quattro major è certamente l’Australian Open: letteralmente a due passi dal centro cittadino di Melbourne, si può raggiungere anche a piedi in pochi minuti passando attraverso il parco che costeggia il fiume Yarra. Il Roland Garros e Wimbledon sono sicuramente più defilati, anche se ben inseriti nel tessuto urbano delle due città ed ottimamente serviti dai mezzi pubblici, mentre il più “periferico” è sicuramente Flushing Meadows, confinato nel borough del Queens, a quasi tre quarti d’ora di treno da Manhattan e percepito come piuttosto lontano vero e proprio centro nevralgico della Grande Mela. D’altro canto però, mentre Londra, Parigi e New York sono megalopoli internazionali da oltre 10 milioni di abitanti, Melbourne è una città molto più a misura d’uomo con “appena” 4 milioni di persone ed è quindi molto più semplice trovare spazi adatti per un grande torneo vicini al centro città.

Per quel che riguarda i tornei meno importanti, entrambi i tornei di Indian Wells e Key Biscayne sono relativamente isolati: Key Biscayne è sì molto vicino a Miami, ma è posizionato su un’isoletta collegata alla terraferma da una sola strada (e ciò causa inevitabili ritardi ed imbottigliamenti), è di fatto raggiungibile quasi esclusivamente in auto e l’esigua superficie dell’isola, peraltro largamente occupata da un parco naturale, pone limiti precisi ad ogni possibile espansione. Di contro, Indian Wells si trova a circa due ore da Los Angeles, ma nel sud della California si tratta di un tempo di viaggio abbastanza comune per tutti gli spostamenti, per cui è relativamente semplice attrarre spettatori anche dalle zone costiere, in quanto la zona della Coachella Valley (di cui fa parte l’elegante villaggio di Indian Wells) è di fatto considerata un’estensione dell’Inland Empire (per gli amici I.E.) , comprendente le zone di San Bernardino, Riverside ed Ontario e che costituisce parte integrante della megalopoli californiana. Ed a suo vantaggio il “torneo del deserto” (che detiene i record di pubblico per tutte le competizioni non-slam) ha la disponibilità quasi illimitata di ettari di deserto intorno all’impianto esistente per qualunque futura espansione.

Se invece si rivolge l’attenzione anche solo agli altri tornei Masters 1000 maschili, risulta molto evidente come spesso gli organizzatori siano costretti a dover trovare un compromesso tra un impianto moderno e spazioso ed una sede facile da raggiungere per pubblico ed addetti ai lavori. Il pluri-premiato torneo di Cincinnati, che quest’anno ha annunciato importanti lavori di allargamento ed ammodernamento, si trova nella cittadina di Mason, ad oltre 40 km dal centro di Cincinnati, in una posizione molto periferica, estremamente invisa soprattutto ai giocatori. Gli Open del Canada devono scegliere tra gli strepitosi record di pubblico che il piccolo impianto di Parc Jarry a Montreal (20 minuti dal centro, ben servito dalla metropolitana) continua a macinare di anno in anno, e gli ampi spazi del Rexall Centre di Toronto che, a quasi un’ora dal centro finanziario della metropoli canadese spesso mostra parecchi posti vuoti sul campo centrale. Il tanto bistrattato Masters 1000 asiatico di Shanghai può sfoggiare uno stadio all’avanguardia con tetto apribile, ma si trova ad oltre un’ora dal centro e quest’anno ha visto primi turni disputati di fronte a pochissimi intimi. In Europa, dove il peso della tradizione si fa sentire, le incantevoli terrazze sul mare di Montecarlo sono tanto belle quanto scomode e limitanti per appassionati, giocatori ed addetti ai lavori, e l’atmosfera inimitabile del Foro Italico, con i pini e le statue, fatica sempre più a bilanciare le carenze di spazio di un impianto palesemente inadeguato ad un torneo combined. Come Rino Tommasi va ripetendo ormai da anni, gli Internazionali d’Italia si trovano ormai di fronte ad un bivio: o si ha il coraggio di lasciare la sede storica e dotarsi di spazi e strutture moderne, oppure si rimane nell’inimitabile cornice e se ne accettano i limiti e le possibili conseguenze.

Il nuovo Masters 1000 di Madrid, fortissimamente voluto da Tiriac per sfruttare il momento d’oro del tennis in Spagna, riesce tutto sommato a combinare capra e cavoli, disponendo di un impianto moderno come la Caja Magica (anche se non proprio perfetto, viste le fastidiose ombre che si sviluppano sul campo durante la giornata) ben collegata alla metropolitana della capitale iberica, mentre il torneo novembrino di Parigi Bercy, magnificamente posizionato a due passi della Gare de Lyon e perfettamente integrato nel sistema dei trasporti parigino, modernizzerà l’impianto entro il 2015 per portarsi al livello della O2 Arena di Londra, che ospitando con grande successo le ATP World Tour Finals negli ultimi 3 anni, costituisce ormai lo standard cui rapportarsi per i tornei indoor (e non solo) sia in termini di raggiungibilità (si arriva anche in… barca!), sia in termini di attrezzature e servizi per protagonisti e spettatori.

La strada tracciata da Atlanta può rappresentare un apripista per tutti quei tornei che vogliono aumentare il profilo del proprio evento e magari sfruttare una posizione centrale per risultare più attraenti ai clienti corporate (quelli che comprano le suite e pagano fior di quattrini per intrattenere i propri ospiti) e mettere il proprio torneo sul calendario degli eventi che contano.
 

Vanni Gibertini

comments powered by Disqus
Partnership

 

Quote del giorno

"In questi giorni, la gente non viene a vederlo giocare. Viene a sentirlo giocare"

La giornalista Julie Welch sul "grunting" di Jimmy Connors

Ultimi commenti
Blog: Servizi vincenti
Ubi TV

Brisbane: Kim Clijsters incontra il koala Theresa, 8 anni

Virtual Tour / Fanta Tennis virtual tour logo 2

Il fanta gioco di Ubitennis

La vittoria di Francesca Schiavone a Parigi 2010

Copertine di magazine e giornali