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Roland Garros

Il cuore oltre la fatica: le 10 finali Slam più lunghe, da Wilander a Djokovic fino a Sinner-Alcaraz

Dal 1982 ad oggi, ripercorriamo tutte le finali Slam più lunghe fino all'ultima, quella del Roland Garros 2025, tra Carlos Alcaraz e Jannik Sinner

Last updated: 13/06/2025 11:08
By Carlo Galati Published 10/06/2025
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10 Min Read
Jannik Sinner - Roland Garros 2025 (foto X @ATPTour_ES)


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Il tennis, si sa, non è uno sport per chi ha fretta, ma ci sono partite che vanno oltre la semplice resistenza fisica o mentale, sfondano i confini del tempo, trasformandosi in veri e propri romanzi dove i protagonisti non conoscono la loro sorte. Finali che durano ore, tra emozioni, ribaltoni, crampi e silenzi. Il cronometro diventa protagonista quanto il punteggio. Ecco le dieci finali Slam più lunghe della storia nell’era Open, in ordine crescente, per chi vuole (ri)vivere quei pomeriggi e quelle notti dove sembrava che nessuno volesse smettere di lottare.

E poi, non secondario, l’aspetto fisico: i giocatori di tennis sono probabilmente i migliori atleti del mondo. In quale altro sport si compete a così alto livello per così tanto altro tempo, da soli con se stessi, di fronte a migliaia di persone, con la pressione del tifo a favore o contro, con gli occhi del mondo su se stessi. Non è un Iron man, non un’ultra maratona, ma quanti di questi atleti hanno questa costante attenzione per tutte queste ore? Non poter sbagliare una mossa, un punto, sotto il massimo dello sforzo aerobico, in condizioni climatiche a volte estreme: difficile trovare eguali. Forse impossibile. 
Se non ancora convinti del tutto, diamo un’occhiata alle 10 finali più lunghe della storia. Piccoli spoiler: l’arco temporale è di oltre 40 anni, smentita la tesi dei super atleti. La più “breve” finale di questo lotto è di “soltanto” 4 ore e 42 minuti. La prima della serie:

10. Wilander-Vilas, Roland Garros 1982 – 4h42
Nel tempio del rosso, un diciottenne svedese fa saltare il banco. Mats Wilander batte Guillermo Vilas in cinque set (1–6 7–6 6–0 6–4), mostrando al mondo il suo talento e, soprattutto, la sua qualità più affilata: la regolarità chirurgica. Il match, finito con uno scambio da 84 colpi che ancora oggi fa tremare i polsi, è la prima pietra di una carriera straordinaria. Vilas, eterno secondo di Borg, si arrende a un altro svedese dal cuore freddo e dalla mano calda.

9. Lendl-Wilander, US Open 1987 – 4h47
Un anno dopo, Mats ci ricasca. Stavolta però è Ivan “il terribile” Lendl a sbarrargli la strada. Cemento, caldo, sudore, tensione: è una finale da gladiatori quella vinta dal ceco 6-7 6-0 7-6 6-4. Lendl è il dominatore di quegli anni a New York, il più forte sul duro, spietato e letale. Wilander ci prova, ma viene respinto. Il destino, però, gli sta preparando una rivincita.

8. Nadal-Federer, Wimbledon 2008 – 4h48
Forse la “Partita” per eccellenza. Due uomini, due stili, due mondi. Rafael Nadal vince il suo primo Wimbledon, il suo quinto Slam, al termine di una delle sfide più leggendarie mai viste sull’erba londinese. Pioggia (il tetto sarebbe arrivato l’anno successivo), interruzioni, luce che cala, cuori che tremano. Il punteggio – 6-4 6-4 6-7 6-7 9-7 – è solo una parte del racconto, in un match che, oltre l’orario effettivo di gioco è durato 7 ore e 15 minuti, dalle 14:00 alle 21:15 locali, le 22:15 in Italia. Roger Federer, dominatore incontrastato dal 2003, viene detronizzato da un maiorchino in missione.  Per certi versi è questa la finale più lunga della storia. A notte quasi inoltrata, Rafa solleva la coppa. La storia è già scritta.

7. Nadal-Medvedev, US Open 2019 – 4h51
Quello che sembrava un classico tre set a zero si trasforma in un thriller. Nadal domina i primi due parziali, poi Daniil Medvedev si accende. Inizia a tirare vincenti da ogni angolo, prende il centro del palcoscenico e mette paura al campione spagnolo. Alla fine Rafa tiene duro, 7-5 6-3 5-7 4-6 6-4, alza le braccia e piange. Non solo per il titolo, ma per essere sopravvissuto a un avversario che diventerà un habitué delle sfide infinite. Come ad esempio la finale dell’AO 2024, non in questa classifica ma che comunque è durata 3h46. 

6. Wilander-Lendl, US Open 1988 – 4h54
La rivincita è servita. Mats Wilander nel suo anno magico – quello del numero uno del mondo – sconfigge Lendl nella stessa arena di dodici mesi prima. È la consacrazione definitiva dello svedese, che gioca una finale impeccabile sotto il profilo tattico ed emotivo: 6-4 4-6 6-3 5-7 6-4 il punteggio. È anche il suo ultimo trionfo Slam; l’addio perfetto, silenzioso, alla sua epoca. Il nuovo è già arrivato.

5. Murray-Djokovic, US Open 2012 – 4h54
Prima vittoria Slam per Andy Murray, e non poteva arrivare che con una maratona. Contro Novak Djokovic, lo scozzese si ritrova avanti di due set, ma poi trema. Il serbo rientra, pareggia. Sembra la solita storia di un Murray incompiuto, invece no. Il quinto set è suo, 7-6 7-5 2-6 3-6 6-2, e l’Arthur Ashe esplode. Abbraccio liberatorio con Nole, lacrime a fiumi. Da lì in poi vincerà Wimbledon due volte. Ma quel primo Slam a New York resterà irripetibile e per certi versi indimenticabile per come e dove è arrivato.

4. Djokovic-Federer, Wimbledon 2019 – 4h57
L’ultima grande occasione di Roger. La finale dei due match point sull’8-7 del quinto, il momento in cui per alcuni è finito il tennis del mito, il tennis del padrone di casa, di quel giocatore che aveva e ha, nel centrale di Church Road il proprio giardino di casa. Il servizio a disposizione. Il pubblico con lui. Tutto sembra scritto per il nono trionfo, ma dall’altra parte della rete c’è Djokovic, che fa il Djokovic. Annulla tutto, ribalta la partita e conquista il primo storico supertiebreak sul 12 pari in una finale Slam: 7–6 1–6 7–6 4–6 13–12. Federer uscirà dal campo con gli occhi vuoti e la sensazione reale che l’ultima grande opportunità della sua carriera sia svanita, chiudendola. Novak con la solita coppa. Gli anni passeranno, ma quella finale resterà impressa come una ferita mai chiusa per il Maestro: forse la sconfitta più dolorosa.

3. Nadal-Medvedev, Australian Open 2022 – 5h24
Il titolo Slam n.21 di Nadal, che gli permise di superare il grande amico e rivale Roger Federer, insieme a lui a quota 20 Slam, arriva nel modo più rocambolesco possibile. Sotto due set, sotto anche nel terzo, praticamente spacciato. Ma Rafa non muore mai. Medvedev ha il match in pugno, poi si spegne; a fine match dirà “il bambino ha smesso di sognare”. Nadal risorge, si prende tutto: 2-6 6-7 6-4 6-4 7-5. Melbourne lo incorona per la seconda volta. Un’altra lezione di resilienza che fa impazzire Rod Laver Arena e mette lo spagnolo davanti a tutti per numero di Slam vinti.

2. Alcaraz-Sinner, Roland Garros 2025 – 5h29
La storia recente, scritta appena poche ore fa. Carlos Alcaraz e Jannik Sinner danno vita a una finale che è già mito. Punti irreali, intensità fuori scala, cuore e talento a palate. Sinner ha tre match point nel quarto set, sul 5-3. Non li chiude (do you remeber Wimbledon 2019?). Alcaraz ne approfitta e vince 4-6 6-7 6-4 7-6 7-6. Una partita che ricorda il Nadal-Federer del 2008, con due nuovi protagonisti, destinati a scrivere il futuro del tennis. Per Jannik c’è dolore. Per Carlos, gloria. Per noi spettatori più o meno interessati un ricordo indelebile.

1. Djokovic-Nadal, Australian Open 2012 – 5h53
La finale delle finali. La più lunga della storia degli Slam, la più intensa, la più faticosa. Djokovic e Nadal si sfidano in una lotta quasi primitiva, 5-7 6-4 6-2 6-7 7-5 il punteggio finale. A fine match non stanno in piedi, devono sedersi durante la premiazione, stremati. Nessuno ha vinto davvero, tutti hanno davvero vinto, perché entrambi hanno superato i propri limiti, però è Nole porta a casa il trofeo. Nadal, onore e orgoglio di esserci stato, di essere stato lì a Melbourne, in quella notte, dove il tennis ha toccato il suo punto più estremo e oggettivamente difficile da battere.


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