Serena Williams, dalla prima all’ultima palla dell’allenamento, mette in campo tutto quello che ha
La numero uno del mondo, l’amata-odiata Serena Williams, quando esprime non dico appieno, ma almeno in buona percentuale le sue qualità, è in grado di fare la differenza rispetto a tutte le altre in modo tanto netto da rendere lecito il domandarsi: cosa fa di diverso? E’ solo questione di potenza e quindi velocità di palla? Certamente in parte sì, però se andiamo a vedere i dati puri e semplici, non è che una Garcia o una Keys, per esempio, servano tanto più piano (rispettivamente 199kmh e 195kmh in questo torneo, Serena appena sopra i 200), così come Sharapova, Azarenka e Bouchard a livello di spinta da fondo sono assolutamente lì come velocità di palla. E le mie trottoline predilette, Halep e Radwanska, si muovono decisamente meglio.
Per quanto riguarda le esecuzioni dei fondamentali, dal punto di vista tecnico Serena è decisamente standard: un bel drittone semiwestern con stance tendente alla open (frontale), rovescio bimane con l’unica peculiarità di avere la preparazione in linea (e non con ovalizzazione), con decisa flessione e successivo richiamo dei polsi. Nulla di particolarmente notevole nemmeno qui. Il gioco di gambe è buono senza essere eccezionale, ma questo è normale visto il peso di Serena, che è piuttosto massiccia. E quindi?
Beh, tutte queste componenti del suo tennis, che sono comuni a molte altre giocatrici, Serena è semplicemente in grado di sfruttarle al massimo, portando il suo gioco, le sue capacità fisiche, e le sue qualità tecniche al limite, all’estremo, sempre e comunque. Dando il massimo e anche di più dal punto di vista della dedizione, dell’impegno, della focalizzazione, in ogni istante in cui impugna una racchetta da tennis. In una parola, l’enorme margine che la Williams si conquista match dopo match nei confronti delle avversarie è dovuto alla sua incredibile intensità. Intensità in allenamento, in partita, in fase di preparazione fisica. Vederla lavorare è impressionante, ricorda la Halep, ma con dieci chili di muscoli in più. Forse è anche per questo che a volte, per lunghi periodi, in passato ha sentito il bisogno di staccare.
Io e il mio choco-frappuccino (quanto mi mancherà, proverò a istruire il mio barista di fiducia, ma ho poche speranze) ci siamo presentati al campo 17 verso le nove di mattina, Serena, Mouratoglou e sparring erano lì da mezz’ora, e già questo è un indizio di applicazione e voglia di fare: la maggior parte dei “training” vengono schedulati da mezzogiorno in poi, prima delle dieci oltre a Serena ho visto solo Sharapova, Azarenka e Halep, e nessun maschio.
L’allenamento di oggi prevedeva la reattività su colpi in spinta, con divieto di indietreggiare, quindi piedi a non più di mezzo metro dalla riga di fondo, e se possibile con step in avanzamento: lo sparring, con cesto da metà campo, tirava accelerazioni a tutto braccio dall’alto in basso, e Serena perfezionava la velocità di esecuzione e la rapidità nella flessione delle gambe avendo metà tempo rispetto a uno scambio da fondo, da distanza normale. Per cesti su cesti, saranno andati avanti mezz’ora, da far venire male ai quadricipiti femorali solo a guardarla.
In testa al pezzo, esempi di dritti (guardate con attenzione quello al centro, se notate l’ombra sotto le suole delle Nike di Serena vedete che incredibilmente per essere tanto piegata, non sta toccando terra, va in sospensione di pura spinta dei piedi contraria al peso che scende, roba da matti), qui sopra, sequenza di rovesci. Una pantera, incazzata come un bufalo, che ogni singola palla non la aggredisce per colpirla, la aggredisce per distruggerla. E questo era un allenamento mattutino, figuriamoci averla oltre la rete in partita. Ed ecco svelato, anche se è un “uovo di colombo”, ma come sempre bisogna vederle con i propri occhi le cose, il segreto di Serena Williams: intensità, intensità, intensità. Da ripetere come un mantra, perchè è il modo per fare la differenza a qualsiasi livello, dalla quarta categoria all’ATP. Dopo diciotto Slam vinti (edit delle 21.30: diciannove, c.v.d.), alle otto e mezza di mattina in un campo secondario di Melbourne Park deserto, a mangiarsi letteralmente una palla dopo l’altra. Esemplare.
Gli spunti tecnici precedenti:
(s)punti tecnici da bordocampo, day 12
(s)punti tecnici da bordocampo, day 11
(s)punti tecnici da bordocampo, day 10
(s)punti tecnici da bordocampo, day 9
(s)punti tecnici da bordocampo, day 8
(s)punti tecnici da bordocampo, day 7
(s)punti tecnici da bordocampo, day 6
(s)punti tecnici da bordocampo, day 5
(s)punti tecnici da bordocampo, day 4
(s)punti tecnici da bordocampo, day 3
(s)punti tecnici da bordocampo, day 2
(s)punti tecnici da bordocampo, day 1