Chi fermerà Novak Djokovic? Forse solo Djokovic

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Chi fermerà Novak Djokovic? Forse solo Djokovic

L’ennesima prova di superiorità messa in mostra nella tournée asiatica rende difficile immaginare che ci sia qualcuno che possa arrestare il dominio di Novak Djokovic. A meno che al fuoriclasse serbo non accada quanto già gli è capitato dopo l’anno del suo primo Slam, il 2008, e dopo il suo magico 2011: una stagione in tono minore. Una cosa che nel passato è accaduta anche ad altri grandi campioni. Sembra proprio l’unica speranza per i suoi avversari…

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Chi fermerà Novak Djokovic?
La domanda che ci si è posti su Ubitennis nei giorni scorsi è quella che si stanno facendo un po’ tutti gli appassionati di tennis. Dopo l’ennesima prova di forza data in Cina con la doppietta Pechino-Shanghai, due tornei in cui non ha perso neanche un set e non ha concesso più di 7 game ai suoi avversari, tutti si chiedono infatti se anche il 2016 sarà nel segno del tennista serbo, vincitore quest’anno di 3 tornei del Grande Slam, 5 Masters 1000, 1 ATP 500. A cui si aggiungono le 5 finali raggiunte negli altri tornei a cui ha partecipato. A parte l’inciampo nei quarti in Qatar contro Ivo Karlovic ad inizio stagione, subito dopo aver brindato all’anno nuovo, in questa stagione quando Nole si è iscritto ad un torneo è arrivato sempre in finale. Mostruoso.

Al momento non si vedono obiettivamente motivi perché il 2016 non ricalchi l’anno in corso: Novak compirà 29 anni, quindi come atleta è nel pieno della maturità psico-fisica. Ed a eccezione di Murray, per cui vale la stessa considerazione appena fatta per il serbo dato che è più vecchio di Nole di una settimana, per tutti gli altri grandi rivali del belgradese l’anno in più ha un peso specifico decisamente superiore: Federer veleggia verso le 35 primavere, Nadal – che già quest’anno è apparso nettamente calato fisicamente – supererà la boa dei trent’anni, “Stan the Man” Wawrinka spegnerà 31 candeline a marzo. E date le prestazioni stagionali, gli altri top ten – i vari Berdych, Nishikori, Raonic e compagnia bella – non sembrano rappresentare al momento una seria minaccia per il sovrano indiscusso del tennis mondiale.

A questo punto l’unico ostacolo per Djokovic potrebbe essere…Djokovic stesso. Chi non è un fan del serbo osserva infatti che la sua statistica nelle finali Slam non è proprio entusiasmante per un campione di livello assoluto: 10 vittorie e 8 sconfitte, ad indicare che il tennista di Belgrado abbia comunque qualche carenza a livello di tenuta mentale nei momenti più importanti. E anche se dal 7-7 di inizio anno si è arrivati all’attuale 10-8, l’unica sconfitta in uno Slam stagionale, quel Roland Garros che ad inizio anno il fuoriclasse di Belgrado aveva ammesso fosse l’obiettivo primario del 2015, rappresenterebbe un ulteriore argomento a sostegno di questa tesi.
E questa fatica a livello mentale potrebbe essere correlata ad un particolare dato che emerge dall’analisi della carriera del tennista serbo, un dato che può far sperare un pochino i suoi avversari: d
opo un grande anno, Nole tende a rifiatare un po’.
È già successo infatti: vediamo nel dettaglio quando, ripercorrendo la carriera di Novak a partire dal 2008.

Dopo che si era già fatto notare l’anno prima vincendo i Masters 1000 di Indian Wells e Montreal e raggiungendo la finale dagli US Open, il 2008 è il primo anno che lo vede interamente protagonista, a partire dal suo primo acuto Slam con la vittoria a Melbourne in finale contro Tsonga. Grande stagione quella del giovane serbo, che prima di compiere ventun anni porta a casa altri due Masters 1000, Indian Wells e Roma, e poi chiude l’anno con la prima vittoria al Masters di fine anno. Conclude l’anno al terzo posto della classifica mondiale, come l’anno prima, ma le distanze da Roger e Rafa sembrano destinate ad accorciarsi.

Nel 2009 però Nole non spicca il volo, come molti pensavano vista la stagione precedente. Nessuna finale Slam per lui, che ne raggiunge 5 a livello di Masters 1000, Miami, Montecarlo, Roma, Cincinnati e Paris-Bercy, ma riesce a portare a casa solo il torneo parigino a fine stagione. Per il resto, due vittorie a livello ATP 500 (tra cui la prima a Pechino) e due negli ATP 250.
Gli basta per restare n. 3,
ma tutti iniziano a pensare che il suo ruolo sia solo quello.
Pensieri che l’annata successiva consolida, dato che è pure peggio del 2009: torna in finale in un Slam, a New York, ma perde da Rafa Nadal e non arriva all’ultimo atto in nessun Masters 1000. Chiude la stagione vincendo “solo” due ATP 500.

Ma ecco che tutto cambia nel 2011: l’anno magico (prima di questo 2015) di Djokovic: 3 Slam, 5 Masters 1000, altri due tornei vinti, per un totale complessivo di 10 vittorie, che gli valgono finalmente la conquista del trono mondiale.

L’anno dopo non è che sia malaccio, intendiamoci: ma decisamente sotto il livello della stagione precedente. Nole parte subito conquistando il suo terzo Australian Open con la leggendaria vittoria al quinto contro Nadal ed il Masters 1000 di Miami. Dopo però il vento cambia: perde in finale al Roland Garros e a New York, vince altri 2 Masters 1000 (Montreal e Shanghai) ma ne perde tre in finale. Un buon finale di stagione, con appunto la vittoria di Shanghai e poi quella alle ATP Finals, gli permette di concludere l’anno al numero uno del mondo per la seconda stagione consecutiva.
Non certo un anno da buttar via, è evidente,
ma l’aura di dominio dell’anno prima si è dissolta. E infatti Federer nel corso dell’anno lo scalza dalla vetta per qualche mese, giusto per riuscire a battere il record di settimane da n. 1 di Sampras. Come dicevamo, a fine anno Nole torna in vetta alla classifica ATP ma sembra un primus inter pares, in piena era Fab Four: il 2012 è infatti proprio l’anno in cui Federer, Nadal, Djokovic e Murray portano a casa uno Slam a testa.

E il 2013 ed il 2014 sembrano confermare questa ipotesi: per la maggior parte del tempo è lui il n. 1 ATP ma riesce a vincere “solo” uno Slam a stagione.

Sembra. Perché, è storia di oggi, Novak è riuscito a replicare il 2011, anzi probabilmente a fine anno riuscirà addirittura a fare meglio: come detto all’inizio, 9 tornei vinti di cui 3 Slam e 5 Masters 1000, per un totale di 73 vittorie e 5 sconfitte, mentre nel 2011 in questo periodo i tornei vinti erano 10, ma con solo quattro “1000”. E se quattro anni fa dopo New York non vinse più nulla, quest’anno dopo New York non ha ancora perso un match. Un dominio pressoché assoluto: e se non fosse stato per Wawrinka a Parigi, avremmo visto per la prima volta dai tempi di Rod Laver un giocatore conquistare il Grande Slam maschile. 

Ecco perciò che dopo aver rivisto l’andamento della sua carriera ci si chiede se Djokovic allenterà nuovamente la presa, se avrà nuovamente quello che appare come un fisiologico rilassamento dopo un enorme sforzo psico-fisico: nel 2009 dopo aver vinto il primo Slam e aver avvicinato il livello di Federer e Nadal, nel 2012 dopo un periodo di incredibile costanza ad alto livello nelle prestazioni e nei risultati.
Anche dalle tabelle seguenti, che rappresentano graficamente le vittorie per anno negli Slam e nei Masters 1000 del giocatore serbo, risulta evidente l’andamento up-and-down delle stagioni di Djokovic.

Slam vinti da Djokovic per anno M1000 vinti da Djokovic per anno

Andando poi a rivedere un po’ la storia del tennis nell’era Open, si nota come sia già capitato diverse volte che ad un’annata scintillante faccia seguito una stagione molto meno entusiasmante se non addirittura negativa. Ecco i casi più eclatanti.

Jimmy Connors 1974-1975
Il 21enne Jimbo vince 3 Slam (Australian Open, Wimbledon, Us Open) e 15 tornei in totale. A onor del vero, per maggior parte si trattava di eventi di un circuito nordamericano, dato che Connors non era iscritto all’ATP e quello fu anche il motivo per cui, essendo affiliato all’associazione concorrente World Team Tennis, la Federazione francese non gli permise di giocare a Parigi e l’americano perse quindi l’occasione di tentare il Grande Slam. Comunque un totale di 93 vittorie e 4 sconfitte per lui quell’anno, che sembravano indicare in Connors il futuro dominatore del tennis mondiale.
Invece l’anno dopo viene sconfitto in finale in tutti e tre gli Slam in cui aveva trionfato l’anno prima. In particolare, perde da grande favorito i Championship contro il quasi 32enne Ashe e gli US Open contro Orantes, unico Slam vinto in carriera dallo spagnolo.
Poi arrivarono Borg e McEnroe, ma questa è un’altra storia.

John McEnroe 1984-1985
Dieci anni dopo Connors arriva l’annata più incredibile avuta da un tennista, il 1984 di John “The Genius” McEnroe. Trionfa a Wimbledon e a New York, un totale di 13 tornei vinti su 15 disputati ed un’unica finale persa, che conoscono tutti: quella di Parigi al quinto set contro Lendl. Uno score complessivo di 82 vittorie e 3 sconfitte: ancora oggi la miglior percentuale di vittorie in un stagione.
Ma il 1985, che pur era iniziato sotto i migliori auspici con la vittoria al Masters (conteggiata nell’annata agonistica 1984), non vede McEnroe replicarsi allo stesso livello: negli Slam arriva in finale solo a New York, sconfitto nuovamente dal suo acerrimo avversario Ivan Lendl, e a fine anno dopo la sconfitta con Brad Gilbert al Masters decide di prendersi una pausa. Rientrerà nell’estate 1986, ma non sarà più SuperMac.

Mats Wilander 1988-1989
Il 1988 è l’anno di massimo splendore di Wilander: conquista 3 Slam (passeranno 26 anni prima che qualcuno ci riesca di nuovo: Federer nel 2004) e la vetta della classifica ATP. In quel momento nessuno immaginava che il tennista di Vaxjo, allora 24enne, subito dopo aver raggiunto il punto più alto della sua carriera avrebbe iniziato il suo declino.
Che, di fatto, è rapidissimo: l’anno dopo Mats non vince neanche un torneo e finisce la stagione fuori dai Top 10. Vi tornerà brevemente a inizio 1990, anno in cui vincerà il suo ultimo torneo ma uscirà per sempre dai primi 40 giocatori del mondo. A soli 26 anni.

Rafa Nadal 2008-2009
Nel 2008 Nadal dimostra di essere di più di un eccezionale terraiolo e oltre al suo quarto Roland Garros, trionfa per la prima volta a Wimbledon e conquista l’oro olimpico. E diventa per la prima volta il n. 1 della classifica ATP.
Ma l’anno successivo, a metà stagione, il maiorchino si inceppa, anche a causa di un’infortunio, una costante della sua carriera. Dopo aver conquistato gli Australian Open, primo Slam vinto sul cemento, e dominato come al solito la stagione sul mattone tritato pre-Parigi, al Roland Garros Soderling gli infligge la prima (e unica fino a quella di quest’anno nei quarti contro Djokovic) sconfitta e subito dopo deve rinunciare a difendere il titolo a Wimbledon, a causa della tendinite al ginocchio che già lo tormentava da qualche mese. Rientra nei tornei americani sul cemento, ma la sua seconda parte di stagione è sottotono: solo una finale al Masters 1000 di Shanghai, sconfitto da Davydenko. Deve cedere nuovamente a Federer lo scettro della classifica mondiale e addirittura per un periodo scende, dopo 4 anni, al n. 3 ATP.

Quindi, come i grandi campioni sopra citati, anche RoboNole è umano e deve rifiatare ogni tanto. Gli succederà anche nel 2016?
Sicuramente i suoi grandi rivali lo sperano: Federer che insegue il sogno dell’ottavo Wimbledon, Nadal che vuole entrare nella leggenda con “La Decima” a Parigi, Murray e Wawrinka per riuscire a far parte della ben più ristretta cerchia dei giocatori che hanno vinto almeno tre Slam.

Ci sarà quindi un nuovo down o la determinazione del bambino che voleva vincere Wimbledon sarà rimasta la stessa anche nel giovane uomo che vuole conquistare il suo primo Open di Francia e magari raggiungere il prima possibile il suo idolo Pete Sampras per numero di Slam (14) vinti?
Recentemente Djokovic ha dichiarato che ha nuovi obiettivi che lo stimolano e, proprio dopo il trionfo di Shanghai, che sta giocando il suo miglior tennis.
Che DjokerNole stia preparando l’ennesimo scherzo?

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