Djokovic: “I miei limiti? Non esistono limiti all’immaginazione”

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Djokovic: “I miei limiti? Non esistono limiti all’immaginazione”

Novak Djokovic e Boris Becker hanno tenuto a Belgrado una conferenza stampa nella quale hanno presentato i programmi del n.1 della classifica ATP fino alla fine della stagione. E hanno anche spiegato cosa spinge il fuoriclasse serbo ad affrontare nuove sfide sul campo da tennis, come quella di rimanere al vertice del tennis mondiale ancora per diversi anni

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Venerdì mattina Novak Djokovic e Boris Becker hanno tenuto una conferenza stampa congiunta a Dorcol, uno dei quartieri di Stari Grad, il centro storico di Belgrado, in cui hanno illustrato i programmi del numero uno mondiale fino alla fine dell’anno. Djokovic giocherà l’ATP 500 di Pechino, i due Masters 1000 di  Shanghai e  Paris-Bercy e infine le ATP Finals di Londra. Proprio per fare il punto della situazione in vista degli ultimi due mesi della stagione agonistica, a Belgrado si è radunato lo staff tecnico di Djokovic al completo, compreso lo storico coach Marjan Vajda che però non era presente alla conferenza stampa.
Ovviamente le domande dei giornalisti hanno spaziato su vari argomenti. Una delle prime è stata quella su eventuali limiti che Djokovic si è posto a questo punto della carriera, dopo più di 12 anni di professionismo – esordì in un Future in Germania nel gennaio 2003 – e oltre 800 match in carriera.
Citerò un famoso detto: i limiti esistono solo nella vostra mente. Quando utilizzate l’immaginazione non ci sono limiti. Io nel tennis ho ottenuto tutto quello che ho sognato, sono diventato il n. 1 del mondo, ho vinto Wimbledon e adesso desidero rimanere al vertice ancora per qualche anno. Se continuo con questo approccio credo di riuscire a giocare ancora qualche anno a questo livello. Perciò, anche se rischierò di annoiarvi, sappiate che non ho intenzione di ritirarmi a breve” ha risposto Novak con un sorriso.

Il suo allenatore ha invece voluto ricordare il passato e gli inizi di Novak, e si è detto convinto che possa incrementare il numero di trofei Slam in bacheca.
Ha conquistato il suo primo Slam nella 2008, quando era apparso da poco sulla scena mondiale e lottava per un  posto accanto a Roger e Rafa. Poi nel 2011 è stato incredibile, vincendo tre Slam. È difficile dire quale sia la chiave per il successo, ma uno dei più segreti è quello di riuscire ad “allungare” il più possibile lo zenit della propria carriera. Naturalmente vogliamo che raggiunga la perfezione, ma dobbiamo sempre tenere in considerazione anche il livello di gioco espresso dell’avversario dall’altra parte della rete. Novak ha 28 anni, ha conquistato 10 trofei del Grande Slam e ora il prossimo obiettivo è la difesa del titolo degli Australian Open” ha dichiarato Becker, che poi ha preferito non rispondere alla domanda se il suo allievo potrà superare il record di Federer di 17 Slam vinti.

A Djokovic è poi stato chiesto se ci sono differenze tra la preparazione di una finale Slam e quella degli altri tornei.
La preparazione ad una finale di uno Slam è differente. Non dal punto di vista tecnico, ma dal punto di vista emotivo: ci sono più emozioni, si pensa di più a come si potrebbe sviluppare il match. Ogni torneo del Grande Slam è diverso, ma noi cerchiamo di prepararlo nel miglior modo possibile” ha detto il fresco campione degli US Open, soffermandosi poi ancora una volta sul comportamento del pubblico durante la finale vinta contro Roger Federer a New York.
Ero preparato ad affrontare anche il tifo del pubblico. Ho giocato altre finali contro Roger e sapevo che lo amano, un amore che si è meritatamente conquistato con il suo gioco. Io non ce l’ho con i tifosi. Ho detto dopo la finale che ho utilizzato questa loro energia a mio favore. Abbiamo giocato una grande partita, ha inventato un nuovo colpo, quella risposta (la famosa “SABR”, ndr), e sapevo che voleva chiudere i punti in fretta, perché io sono un giocatore che ha bisogno di un po’ più di tempo in fase di preparazione.”

Sulla questione del tifo durante la finale degli US Open è intervenuto anche Boris Becker, che ha voluto fare una precisazione su quanto accaduto a Flushing Meadows.
Il pubblico non era contro Novak, ma per Roger. Lo svizzero ha un grande seguito in tutto il mondo, ma questa volta c’era anche un altro motivo: ha 34 anni, sarebbe stato il primo giocatore dopo Ken Rosewall a conquistare gli Us Open ad età così avanzata (l’australiano li vinse nel 1970 a quasi 36 anni, ndr) e ai tifosi piacciono queste belle storie. La stessa cosa avviene quando Novak gioca contro un outsider, è normale che tifino per il suo avversario, in quel caso succede perché vogliono vedere una partita interessante” ha spiegato l’ex fuoriclasse tedesco, prima di venir interrotto dallo stesso Djokovic.
E allora quando arriverà il momento che faranno il tifo per me?” gli ha chiesto sorridendo Nole,  provocando le risate dei giornalisti in sala. Ma il suo allenatore non ha abboccato alla scherzosa provocazione, ha ricambiato il sorriso e ha continuato il suo discorso.
Forse dovrebbe essere come a Wimbledon, nella finale di quest’anno il pubblico era equamente diviso. Ci sono naturalmente sempre delle eccezioni, ma penso che dovrebbe essere sempre così.”

Becker ha poi rivelato il motivo per cui gli piace lavorare con il fuoriclasse di Belgrado.
Quando abbiamo iniziato a lavorare insieme aveva già vinto quasi tutto, quindi il mio compito era quello di trovare assieme nuovo slancio e nuove motivazioni. Ma il bello nel lavorare con Novak è che ha sempre voglia di migliorarsi, di progredire, vuole sempre fare un passo in avanti. Questa è una caratteristica dei giocatori di livello assoluto.”

Al  28enne campione serbo è stato anche chiesto come comunica con la moglie nel corso dei match, dato che a New York le telecamere hanno colto un momento in cui i due si sono scambiati uno sguardo.
Comunico con tutti, anche con Jelena, principalmente con lo sguardo e questo nei momenti in cui ho bisogno di  tranquillità e supporto. Ho bisogno di  sapere che sono lì per me. Non voglio esagerare, avevo anch’io i miei tifosi agli US Open, ma mi sono affidato alla mia squadra, perché sono sempre lì per me. Sul campo devo sbrigarmela da solo, ma loro ci sono, mi sopportano e sopportano anche i miei sfoghi. Non sono orgoglioso di alcuni miei comportamenti, ad esempio quando lancio una racchetta, perché so che ci sono bambini che guardano. Per questo cerco di essere sempre consapevole di quello che faccio, di essere un modello di comportamento, ma sono un essere umano ed è normale che commetta degli errori.”

Infine, al campione in carica di tre dei quattro tornei del Grande Slam è stato chiesto dove trova le motivazioni per il finale della stagione, dopo che tutti e quattro i Major sono ormai alle spalle.
È vero che i  tornei del Grande Slam sono i più importanti, ma non possiamo “vivere” solo per questi quattro tornei. Fino alla fine dell’anno ci sono ancora due Masters 1000, le ATP Finals di Londra… Ma essenzialmente il fatto è che io non gioco a tennis per essere il numero uno o per conquistare i titoli, ma perché amo questo sport e le emozioni positive che mi fa provare. Per questo mi diverto quando sono in campo e adoro le senzazioni che si provano durante il match, ed è questo che mi motiva. Io apprezzo e rispetto il tennis e il mio approccio non cambia, indipendentemente dal torneo che sto giocando” ha concluso Djokovic.

La conferenza stampa è terminata con un divertente siparietto tra il giocatore serbo ed il suo coach, con Novak che ha chiesto a Becker di dire le parole che ha imparato nella lingua del suo allievo.
Buongiorno, buonasera, grazie, e direi di fermarci qui, perché le altre parole non sono adatte ai  bambini” ha risposto prontamente “Bum Bum” e Djokovic ha subito aggiunto scherzosamente che sono ancora nella fase iniziale dell’apprendimento.

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