I maestri di Londra: Andy Murray

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I maestri di Londra: Andy Murray

Analisi della stagione, e della carriera, di Andy Murray alla vigilia delle ATP World Tour Finals disputate dallo scozzese per la settima volta in carriera

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I maestri di Londra: Roger Federer
I maestri di Londra: Stan Wawrinka
I maestri di Londra: Rafael Nadal
I maestri di Londra: Kei Nishikori
I maestri di Londra: David Ferrer
I maestri di Londra: Tomas Berdych

L’anno di Andy non è l’anno del protagonista, ma di questi tempi e con questo Djokovic difficilmente si riesce a trovarne uno diverso dal serbo. Negli slam i risultati sono però ottimi: una finale a Melbourne, due semi a Parigi e Wimbledon e gli ottavi a New York. Bisogna però ricordare che in nessun slam riesce a battere uno tra Djokovic (ma il serbo non fa testo), Federer e Nadal (per sua stessa ammissione una delle note dolenti della stagione). Gli scalpi più illustri sono quelli di Berdych e Ferrer (su terra parigina). Insomma risultati slam nella media di un giocatore certamente al di sopra della metà dei partecipanti delle Finals ma che comunque, se letti attentamente, rilevano come il lavoro dello scozzese non sia stato difficilissimo da compiere, almeno per uno come lui. Emblema di tutto ciò la finale degli aussie durata praticamente solo due set nei quali Murray ha avuto qualche misera chance di poter gustare il terzo titolo slam.

I risultati nei 1000 invece sono assolutamente al pari con il resto della carriera: due successi e per di più il primo raggiunto a Madrid (da ricordare inoltre che solo una settimana prima era arrivato il primo titolo su clay) sulla superficie sulla quale più zoppica il vincitore di Wimbledon 2013. L’altro titolo è arrivato a  Montreal in finale con Novak Djokovic. Potevano essere anche di più  i titoli, se non fosse stato per il solito serbo che, in versione cannibale di inizio stagione, superava Murray nella finale di Miami concedendosi il double con Indian Wells e metteva l’ultimo sigillo nei vecchi Master Series imponendosi nella finale di Bercy. Insomma se Federer è stato l’antagonista di Djokovic negli slam, Murray lo è stato senza dubbio nei Master 1000.

In tutto i titoli in stagione per il nativo di Glasgow sono quattro. Ai già citati Madrid, Montreal e Monaco bisogna aggiungere il Queen’s. Solo in tre annate ha fatto meglio: nel 2011, conquistando 5 titoli; nel 2009, alzandone 6; e nel 2008, sempre 5.

Tornando alle Finals, come detto questa è la settima partecipazione in un torneo che ancora manca al suo palmares. Non ci è mai andato troppo vicino, non ha mai avuto il trofeo a portata di mano visto che la finale gli è sfuggita in tre occasioni: 2012, 2010, 2008. A batterlo tre tennisti diversi, rispettivamente Federer, Nadal e Davydenko.

Tutto sommato per Andy questo appuntamento è sempre stato, fino ad oggi, una grande delusione, soprattutto perché gioca in casa, e nonostante non ci sia la pressione di Wimbledon è sempre chiamato a quel qualcosa in più. Tutto ciò quest’anno potrebbe non verificarsi con il pubblico appagato dalla finale di Coppa Davis da disputare in Belgio pochi giorni dopo la fine del circuito ATP. Proprio quest’ultimo fattore è la chiave della stagione e soprattutto delle aspettative per il Master di Andy.  La passata stagione Roger Federer per un problema alla schiena verificatosi in semifinale con Wawrinka scelse di saltare l’atto conclusivo consegnando il trofeo direttamente nelle mani di Nole piglia tutto. Andy sarebbe sicuramente pronto a ripetere tutto ciò. La Gran Bretagna non è di certo una delle formazioni, ad inizio anno, più accreditate alla vittoria finale dell’insalatiera e questa del 2015 è un’occasione che non si può lasciar sfuggire, che Murray non può lasciarsi sfuggire. Vederlo subito fuori al girone non sarebbe un clamoroso evento nonostante lo scozzese abbia ricordato come dopo l’infortunio alla schiena abbia bisogno di prepararsi sul duro prima di spostarsi sul mattone tritato.

Ovviamente ha tutte le carte in regola per raggiungere le semifinali ma tanto peserà dalle condizioni fisiche (che a Bercy sono comunque sembrate ottime), la Davis vale di più. Quando gli ricapita?

Gli head to head:
vs Novak Djokovic 9 -21 (2015: 1-6)
vs Roger Federer  11 -14 (2015: 0-2)
vs Stan Wawrinka 8 – 6 (2015: ///)
vs Tomas Berdych 7 – 6 (2015: 3-0)
vs Kei Nishikori  5 – 1 (2015: 2-0)
vs David Ferrer  10 – 6 (2015: 1-0)
vs Rafael Nadal 6 – 15 (2015: 1-0)

Il calcolo delle percentuali è molto semplice. In tutta la carriera Murray ha giocato la bellezza di 125 sfide contro i partecipanti in questo 2015 del Master ottenendo 56 vittorie, il 44,8%. Su sette sfidanti ha un testa a testa positivo con quattro di loro (Wawrinka, Berdych, Nishikori e Ferrer) e negativo con tre (Djokovic, Federer e Nadal). Nel solo 2015 invece ha disputato 16 sfide con i qualificati di Londra vincendone 8, il preciso 50%. Statistica questa un po’ bugiarda perché sono solo due i tennisti ad averlo battuto in questo 2015: Nole e Roger.

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