Nei dintorni di Djokovic: il TK Partizan di Belgrado, dove fu piantato il seme del Nole Slam

Nei dintorni di Djokovic

Nei dintorni di Djokovic: il TK Partizan di Belgrado, dove fu piantato il seme del Nole Slam

Con la vittoria al Roland Garros Novak Djokovic è entrato nella leggenda del tennis. Di lui, della sua vita, della sua carriera, si è scritto praticamente quasi tutto. Ubitennis ha cercato un po’ di quel “quasi” e ve lo racconta: il TK Partizan di Belgrado, il club dove il fuoriclasse serbo è cresciuto

Pubblicato

il

 

Con la vittoria al Roland Garros, Novak Djokovic è entrato indiscutibilmente nella Storia – con la esse maiuscola – del tennis: terzo atleta di tutti i tempi in campo maschile a detenere contemporaneamente tutti e quattro i titoli del Grande Slam.
In genere, quando qualcuno entra nella storia di uno sport, è tutto un fiorire di storie e di aneddoti sulla sua vita e sulla sua carriera. Nel caso di Djokovic, quasi tutto è già stato scritto e detto, considerato il fatto che sin da quando iniziò a farsi notare nel circuito – provenendo da una nazione in cui il tennis, storicamente, non era uno sport tra i più sviluppati – di quel ragazzino serbo che si era messo in testa di sfidare Federer e Nadal si volle sapere il più possibile. Poi tra interviste, cortometraggi, autobiografie, è logico che arrivati al dodicesimo Slam non ci sia molto di nuovo da raccontare.
Forse, però, c’è ancora qualcosa, qualcosa di cui non si è parlato moltissimo. Il tennis club dove Novak è cresciuto: il Teniski Klub Partizan di Belgrado.

Quando si parla della storia del piccolo Novak e della sua infanzia, infatti, si parte sempre dal suo incontro nell’estate del 1994 con la grande maestra di tennis jugoslava, la scomparsa Jelena Gengic, al centro turistico del monte Kopaonik, dove i genitori di Djokovic gestivano d’estate una pizzeria e dove quella che fu anche la prima allenatrice di Mima Jausovec, Goran Ivanisevic e Monika Seles, teneva dei corsi estivi di tennis per bambini. E dove, al termine delle lezioni con la Gencic, il piccolo Novak passava ore a perfezionare i suoi colpi contro un muro di allenamento,  diventato poi famoso per le foto postate sui social un paio d’anni fa dallo stesso Djokovic.

Novak Djokovic ed il muro di allenamento sul Kopaonik

Novak Djokovic ed il muro di allenamento sul Kopaonik

Poi, di solito, si passa alla parte della storia in cui il dodicenne Novak prese armi e bagagli e si trasferì all’Accademia di Niki Pilic a Monaco, per inseguire con determinazione il suo obiettivo di diventare il n. 1 del mondo. Noncurante del fatto che gli altri allievi dell’Accademia ridessero di lui quando lo dichiarava apertamente. Alla fine, ha avuto ragione lui. Eccome.

Ma tra i palleggi contro il muro e i primi corsi estivi con la Gencic sul Kopaonik e gli allenamenti con Gulbis all’accademia di Pilic, ci sono di mezzo ben cinque anni. Un periodo che viene spesso omesso dagli “storiografi” di Novak Djokovic. Forse perché non si sono trovati aneddoti particolari, o forse perché è stato tutto sommato un periodo “normale” per un ragazzino con un talento (e una determinazione) assolutamente fuori dal normale e la cui carriera sarebbe stata tutto tranne che normale.
Ma fu proprio in quegli anni che il seme del talento del piccolo Novak fu coltivato con cura e attenzione da Jelena Gencic, fino a farlo germogliare e a farlo diventare un virgulto che è poi diventato il campione quasi imbattibile di oggi.
Il giovanissimo Djokovic li passò ad allenarsi a Belgrado, sui campi del Teniski Klub Partizan.
Perché era proprio il TK Partizan che organizzava, in collaborazione con l’agenzia turistica Jugotours, i corsi estivi per bambini sul Kopaonik tenuti dalla Gencic.
Jelena Gencic era infatti una allenatrice della società belgradese, con la quale fu tesserata dall’età di 18 anni, prima come giocatrice e poi come allenatrice. In campo fu 20 volte campionessa jugoslava assoluta: 2 in singolare (1958 e 1964), 6 in doppio e 12 in doppio misto. Già che ci siamo, vi raccontiamo che la Gencic non fu solo una campionessa con la racchetta: per alcuni anni – contemporaneamente al tennis –  si dedicò anche alla pallamano, nel ruolo di portiere. E ottenne risultati di assoluto valore, basti dire che fu il portiere titolare della nazionale femminile jugoslava che nel 1957 conquistò il bronzo, proprio a Belgrado, nella prima edizione del campionato mondiale.

Jelena Gencic quando giocava

Jelena Gencic quando giocava

Dopo quel corso nell’estate 1994, tornato a Belgrado, Novak Đoković iniziò a giocare presso il TK Partizan, dove rimase ad allenarsi ininterrottamente fino al 1999, quando appunto partì per Monaco alla corte di un altro grande coach jugoslavo, Niki Pilic.

Ma qual è la storia del Teniski Klub Partizan?
Partiamo con il dire che il club ha avuto una genesi particolare, considerato il periodo storico in cui nacque. Fu fondato nell’ottobre del 1945, come Sezione tennis dell’Associazione per la cultura fisica “Partizan” del “Dom JNA” (Casa dell’Esercito Popolare Jugoslavo) di Belgrado. Il Dom JNA era, per intenderci, il “Circolo Ufficiali” dell’esercito jugoslavo nella capitale. Per capirne l’importanza, basta considerare che i massimi vertici dell’esercito risiedevamo proprio a Belgrado. L’Associazione divenne nel 1950 la Società Sportiva “JNA Partizan” – sempre quindi collegata con l’esercito – per poi diventare, con lo scioglimento della Jugoslavia e quindi dell’esercito jugoslavo, semplicemente la Società Sportiva Partizan, una polisportiva che gestisce attualmente 27 discipline sportive.

In quel 1950 anche la sezione tennis divenne un club a tutti gli effetti – all’interno della società sportiva – con la denominazione attuale.
Si consideri che la Jugoslavia era appena uscita dalla seconda guerra mondiale, alla monarchia dei Karadjordjevic era subentrata la Repubblica Socialista Federale guidata da Tito. A Belgrado i campi da gioco si contavano sulla dita della mano e il tennis era considerato uno sport tipico di quella borghesia decaduta legata alla vecchia monarchia in esilio. Ne consegue che rispetto ad altri sport, a livello politico lo sviluppo e la diffusione del tennis non erano ben visti in quegli anni.
Ma la creazione di un tennis club proprio all’interno dell’associazione sportiva legata all’esercito jugoslavo, “sdoganò” in un certo senso il tennis da questo punto di vista e consentì che, lentamente, venisse considerato alla stessa stregua delle altre discipline sportive. Ciò ne permise la diffusione nel paese, anche se non paragonabile a quella di sport di squadra come il calcio, il basket e la pallamano.

A metà degli anni 50 fu costruito il centro sportivo del Partizan che comprendeva anche 12 campi da tennis, più che raddoppiando il numero di campi da tennis nella capitale e permettendo così alla gioventù belgradese di avvicinarsi al tennis.
In tema di storie e aneddoti, non si può non raccontare una curiosità legata al nome della via dove ha la sede il centro sportivo del Partizan, campi da tennis e stadio di calcio compresi, la Humska ulica (via Hum). Vi sono teorie discordanti sull’etimologia di questo nome: quella più accreditata è che sia legata al fatto che in quella zona, proprio sotto a dove è stato costruito il complesso sportivo del Partizan, vi sarebbero state anticamente delle fossi comuni (hum significa tumulo in serbo). C’è chi contesta tale tesi, ma il fatto che da sempre i giocatori e i tifosi del Partizan siano chiamati “grobari” (becchini in serbo), fa pensare che quella citata non sia proprio una teoria così campata in aria.

Oggi il club dispone di 11 campi in terra rossa e di 3 campi in sintetico. Si stanno inoltre pian piano completando i lavori della nuova club house e del nuovo campo centrale: quest’ultimo dovrebbe avere la capienza di 3.000 spettatori e consentire così di organizzare manifestazioni tennistiche di alto livello.

Il TK Partizan è il club che ha vinto il maggior numero di campionati assoluti a squadre ai tempi della Jugoslavia: 19 titoli in campo maschile e 12 in campo femminile, oltre a moltissimi titoli nelle varie categorie juniores. Anche a livello di campionati nazionali assoluti di singolare sono tanti i tesserati del Partizan ad aver conquistato il titolo. Abbiamo citato Jelena Gencic in campo femminile, ma in campo maschile si sono laureati campioni anche nomi noti del circuito ATP, come Nenad Zimonijc (ex n.1 ATP in doppio) e Dusan Vemic (ritiratosi nel 2012, best ranking n. 31 in doppio).
E anche altri nomi famosi del tennis mondiale sono cresciuti sui campi della Humska ulica. In campo maschile, l’ex n. 8 del mondo Janko Tipsarevic e  l’attuale n. 80 ATP Dusan Lajovic. Tra le donne,  l’ex n. 1 del mondo Ana Ivanovic,  l’ex top ten top ten tedesca di origini serbe Andrea Petkovic e  la 24enne Bojana Jovanovski (best ranking n. 32). Tra l’altro Andrea e Bojana vinsero insieme il campionato nazionale assoluto a squadre nel 2009.

I dati sulla storia del club li abbiamo chiesti direttamente al TK Partizan, al quale abbiamo anche chiesto, ovviamente, se avevano qualcosa da raccontarci sul piccolo Nole che frequentava nella seconda metà degli anni Novanta i campi del club belgradese.
Di quegli anni si sapeva – perché lo raccontò Jelena Gencic in alcune interviste – che per sfruttare tutto il tempo a disposizione per allenare quel piccolo talento, l’allenatrice si mise d’accordo con i genitori di Novak: lo passava lei a prendere a scuola al termine delle lezioni per portarlo direttamente sui campi del TK Partizan ad allenarsi.
La gentilissima segretaria del club, la sig.ra Mirjana Cukovic, è riuscita a recuperare per Ubitennis alcune informazioni di quel periodo su Novak Djokovic, da allenatori e soci che frequentavano il club in quegli anni.
Il ritratto che ne salta fuori è quello di un bambino veloce, agile, rapido, resistente, che si distingueva dagli altri bambini proprio per le notevolissime capacità psico-fisiche. Novak sfruttava al massimo ogni allenamento: ascoltava l’allenatore guardandolo direttamente negli occhi, recependo indicazioni e consigli e mettendoli subito in pratica sul campo.
Si allenava moltissimo e giocava tantissimi tornei. A tale proposito, dal TK Partizan hanno voluto raccontarci un aneddoto: una volta partecipò a 8 tornei juniores di fila, nella categoria di quelli di due anni più vecchi di lui. E li vinse tutti e otto. Una cosa che – chissà come mai – non pare così strana…
Già da ragazzino era molto estroverso e appena finiva gli allenamenti era pronto a divertirsi e a scherzare con i compagni.

Nel 1999, come detto, partì per Monaco, ma il club continuò ad essere per diversi anni la sua base di allenamento nella capitale serba ogni qualvolta faceva ritorno a casa (prima di costruire il proprio centro tennistico “Novak”). Djokovic era tesserato con il Partizan quando nel 2003, proprio a Belgrado, vinse il suo primo Future e conquistò il suo primo punto ATP. Con il Partizan in quegli anni disputò i campionati nazionali a squadre nelle varie categorie juniores (under 14, 16, 18) e assoluti: era un membro della squadra in occasione delle due vittorie nei campionati nazionali assoluti del 2003 e del 2005.

La squadra del TK Partizan vincitrice del campionato a squadre 2003

La squadra del TK Partizan vincitrice del campionato a squadre 2003

Il legame tra Djokovic ed il suo club d’origine è rimasto: il campione ogni tanto passa a salutare amici e conoscenti di un tempo (l’ultima volta dopo la vittoria agli US Open dello scorso anno) e supporta il suo vecchio sodalizio anche finanziariamente.
Un legame che al TK Partizan avevano pensato di suggellare intitolando proprio a lui il nuovo campo centrale.
Proposta che aveva però provocato qualche malumore tra i soci e i tifosi del sodalizio bianconero.
Perché Djokovic è probabilmente lo sportivo più amato in Serbia, ma quando c’è di mezzo il tifo, purtroppo, ogni mondo è paese, e anche gli sportivi più amati improvvisamente lo sono di meno.
Novak, infatti, nonostante in patria sia stato sempre tesserato per il Partizan, è da sempre tifoso dell’altro grande club cittadino, la Stella Rossa. Una rivalità sentita e trasversale in molti sport, in primis calcio e basket, quella tra il Partizan e la Stella Rossa. Per intenderci, dal punto di vista storico –  per l’importanza dei due club a livello nazionale – è paragonabile a quella che a livello calcistico in Italia c’è tra Milan e Inter, mentre come passione e coinvolgimento emotivo è molto più simile a quella tra Lazio e Roma.
I mugugni all’interno del club e tra i tifosi derivavano proprio dalla proclamata fede biancorossa (i colori della Stella Rossa) del n. 1 del mondo. Ma il presidente del sodalizio tennistico, Dusan Grujic, li aveva prontamente respinti al mittente.
“Non mi interessa se qualcuno protesta. Io non posso decidere per chi debba tifare una persona. Io so solo che Novak Djokovic ha giocato solo per il Partizan ed è l’unico che aiuta il Partizan. Se non ci fosse lui a mandare palline (nel gennaio di due anni fa, tornato dagli Australian Open, regalò al club 1000 palline, ndr), racchette, attrezzatura… chissà se i nostri bambini potrebbero ancora allenarsi” .

Questa piccola polemica era nata però nella prima metà del 2015. Prima che Novak Djokovic arrivasse in doppia cifra negli Slam, prima che realizzasse il Nole Slam. Insomma, prima che diventasse veramente una leggenda dello sport serbo (e non solo).
Forse oggi anche i tifosi più accaniti del Partizan saranno concordi sul fatto di dedicare il nome del più bel campo del loro club, quando sarà finalmente completato, al più bel seme che su quei campi sia stato piantato e coltivato. E che su quei campi ha iniziato a crescere prima di vincere tutto quello che c’era da vincere su tutti i campi del mondo.
Perché potranno dire che una leggenda dello sport è nata e cresciuta tra loro, indossando la casacca bianconera del TK Partizan.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement