Novak Djokovic, la ricetta per diventare numero 1

Libreria

Novak Djokovic, la ricetta per diventare numero 1

Per diventare numero uno non basta il talento, la testa e il fisico. L’autobiografia di Nole si focalizza su di un’altra frontiera dell’essere campione: la dieta. Recensiamo per voi un libro squisitamente tennistico con pochissimo tennis

Pubblicato

il

 

Djokovic N., Il punto vincente. La mia strategia per l’eccellenza fisica e mentale, Sperling & Kupfer Editori, 2013

Inconsueto. È questo sicuramente uno dei primi aggettivi che saltano alla mente del lettore al termine dell’ultima riga del libro di Djokovic. Ad essere sinceri, la stranezza del libro è evidente molto prima della sua conclusione, soprattutto quando si scopre che metà di un libro acquistato pensando parlasse di tennis si rivela, in realtà, composto per lo più da ricette per squisite pietanze gluten free.

Il libro di Nole, a una prima analisi, così evidente da risultare scontata e banale, sembra non parlare quasi mai di tennis: si dissocia completamente, infatti, dai volumi a cui sarà affiancato negli scaffali delle librerie per il semplice fatto di essere stato scritto da un campione della racchetta, vedi “Open” di Andrè Agassi e tutte le altre biografie di recente pubblicazione. Nei loro libri, chi più chi meno, i protagonisti ripercorrono le loro vite sportive, focalizzandosi sulle tappe fondamentali delle carriere, mentre lo scritto di Novak Djokovic sembra il lavoro di un nutrizionista che spiega i benefici di una dieta basata sull’abolizione del glutine, del lattosio e di altri accorgimenti da manuale del perfetto salutista. Una dieta che, dopo aver salvato Nole da quello che egli stesso dichiara essere stato il punto più basso della sua carriera, “… il doppio fallo del 27 gennaio 2010 …” contro Tsonga durante i quarti di finale degli Australian Open, lo porta a realizzare, nel 2011, una delle stagioni record nella storia del tennis moderno, coronando i suoi sogni di bambino: vincere Wimbledon e diventare il numero uno della classifica mondiale.

Quel 3 luglio 2011 è uno dei pochi momenti della sua carriera tennistica che il campione serbo racconta nel libro, regalandoci dettagli emozionanti della partita che gli ha permesso di scrivere il proprio nome nella storia del Torneo tra i tornei. Eppure, anche questo omaggio al lettore, è subordinato a sottolineare l’importanza della sua nuova dieta “… Nadal non era l’unico a poter contare su un vantaggio fisico: anch’io ne avevo uno. Dimagrendo, infatti, ero diventato estremamente flessibile: pochi giocatori, anche tra i migliori al mondo, riuscivano ad allungarsi quanto me, e l’erba di Wimbledon mi permetteva di sfruttare al massimo quell’abilità.”

Djokovic non perde occasione per elencare i benefici del suo nuovo programma di nutrizione: una devozione totale, quasi religiosa, a sprazzi fin troppo opprimente, soprattutto per il lettore che si lascia trascinare dai frutti derivanti dal rigore alimentare descritto, senza contestualizzarlo nella vita di uno sportivo professionista. Nondimeno, il tennista di Belgrado più volte precisa che l’obiettivo del libro non è adottare in maniera totale il regime nutrizionale presentato, ma capire quali delle indicazioni offerte possano essere efficaci per chi legge. E’ difficile, però, non essere tentati dall’imitare in toto Nole dopo che enfatizza parola dopo parola i pro della sua dieta.

Ci sono, però, due passi del libro che, seppur brevi, marginali rispetto a tutto il resto, sono così carichi di emotività da poter smentire la prima analisi. Infatti, se agli occhi di un lettore distratto, il libro può sembrare poco più di un ricettario da fare invidia a Benedetta Parodi, questi due estratti, da soli, descrivono l’anima stessa del tennis. Il primo, Djokovic ce lo offre al termine della vittoria dell’Australian Open 2012, il più grande incontro di tennis della storia, secondo molti (io c’ero e sono d’accordo con i molti). “Dopo la vittoria sono andato a sedermi nello spogliatoio. Avevo un solo desiderio: sentire il sapore del cioccolato. Non ne mangiavo più dall’estate del 2010 …”

Il secondo è un proverbio serbo che Nole cita nel libro “Se niente ti fa male, metti un sassolino nelle scarpe e comincia a camminare: non bisogna mai dimenticare le difficoltà degli altri”

Un’attenta osservazione, quindi, di quanto si cela dietro le parole di questi due segmenti, permette al lettore di esprimere un commento del tutto nuovo verso l’opera di Djokovic: il sacrificio, la dedizione e la totale abnegazione per il proprio sport, sottointesi nell’episodio dello spogliatoio e nel proverbio, rendono un libro che poco parla di tennis molto più “tennistico” di tanti altri.

Leggi tutte le recensioni presenti nella nostra biblioteca sul tennis

Manuel Calcaterra

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement