Coppa Davis, Croazia-Francia: galletti ancora favoriti dopo i ritiri? L'arco della Croazia ha molte frecce

Coppa Davis

Coppa Davis, Croazia-Francia: galletti ancora favoriti dopo i ritiri? L’arco della Croazia ha molte frecce

La semifinale tra la Croazia di Marin Cilic e Borna Coric e la Francia (che cerca la seconda finale in tre anni) orfana di Gael Monfils, con Richard Gasquet e Lucas Pouille è più equilibrata di quanto sembri. L’arena di Zara, il doppio Cilic/Dodig che ha battuto i Bryan in trasferta e Coric possibile Davis man

Pubblicato

il

 

A Zara i padroni di casa della Croazia di Cilic e Coric affrontano la temibile ma rivisitata Francia di Puoille, Gasquet e Mahut/Herbert, orfani di Tsonga e Monfils, per un posto nella finale della Coppa Davis 2016. Entrambe le squadre arrivano a questa sfida con ottimismo.

I croati sono sostenuti dal calore e dall’orgoglio del pubblico di casa e dall’entusiasmante rimonta da 0-2 nel quarto di finale contro gli USA a Portland, ottenuto grazie alle vittorie del doppio Cilic/Dodig sui fratelli Bryan, dalla vittoria dell’allora n.12 del mondo contro Isner nella sfida tra i numeri 1 delle due squadre e dall’impresa del giovane Borna Coric contro il più esperto Jack Sock.

I francesi vengono dalla brillante vittoria in trasferta sulla Repubblica Ceca – con i debutti vincenti in Davis di Lucas Pouille e del doppio oggi n.1 ATP Mahut/Herbert, che hanno preceduto la vittoria decisiva di Tsonga – su Vesely – e fanno leva sul valore e la forma dei loro giocatori (Pouille in particolare è reduce da un ottimo US Open). Nel ranking per nazioni la Croazia è settima e la Francia quarta. Unico precedente il confronto di Metz del 2004, quando i francesi ebbero la meglio col punteggio di 4-1.

Vediamo dunque la situazione delle due squadre alla vigilia della sfida che si disputa sul veloce indoor dalla Kresimir Cosic Hall di Zara.

 

FRANCIA

Fino a pochi giorni fa, la Francia si apprestava ad affrontare la trasferta in terra croata con una squadra fortissima. Gael Monfils e Jo-Wilfried Tsonga garantivano la qualità e l’affidabilità necessaria per partire nettamente favoriti, con alle spalle la rivelazione degli US Open Pouille pronto a subentrare in caso di necessità. Il doppio transalpino Mahut/Herbert, n.1 del ranking di doppio, viene quest’anno dalla vittoria di Wimbledon e dalle affermazioni nei 3 Masters 1000 di Indian Wells, Miami e Montecarlo.

Ora, a due giorni dalla sfida, la “piccola maledizione di Novak Djokovic” ha parzialmente danneggiato la squadra d’oltralpe. Tsonga si è unito alla schiera di coloro che non hanno portato a termine il match nello Slam americano contro il n.1 del mondo: l’infiammazione al tendine rotuleo del ginocchio sinistro ha bloccato il n.12 del mondo nei quarti di finale quando era sotto due set a zero e gli impedisce di essere in campo nella semifinale Davis. L’altro singolarista, Gael Monfils, ha raggiunto per la seconda volta in carriera una semifinale Slam dopo il Roland Garros 2008. Anche qui si può parlare di maledizione Djokovic, ma in tutt’altro senso: il trentenne di Parigi ha avuto nei primi due set del match con Novak un atteggiamento al limite dell’incomprensibile, apparendo quasi svogliato e cercando di ottenere il punto con numeri improbabili, spesso quando non ce n’era alcun bisogno. L’originario della Guadalupa ha però comunicato che non riuscirà ad essere della partita per un problema al ginocchio.

Per sostituire Tsonga, il capitano Yannick Noah ha applicato alla lettera la filosofia da sempre sostenuta da Rino Tommasi per la Coppa Davis. Quando, nell’autunno del 1998, l’Italia si apprestava a giocare la finale contro la Svezia in casa a Milano, Rino sin dalle telecronache dei tornei dell’epoca si prodigava nel caldeggiare la convocazione dell’evanescente Omar Camporese, fuori forma da tempo ma con le qualità necessarie per battere gli svedesi, nettamente favoriti: “Mi dite che Camporese ha appena perso col n.150 del mondo? Non me ne importa niente, bisogna provare a vincere! Il miglior Camporese è difficile da vedere oggi, ma è l’unico in grado di battere i nostri avversari: meglio andare coi giocatori più in forma per fare bella figura o andare con i più forti, seppur in netto calo, per avere reali speranze di vittoria?”
Per la stessa ragione, Noah ha scelto Richard Gasquet, che arriva da un pessimo periodo (nel 2016 ha vinto a Montpellier e raggiunto i quarti al Roland Garros, poi è arrivato agli ottavi a Wimbledon ma la stagione sul cemento nordamericano è stata disastrosa, battuto a Cincinnati da Anderson e a Winston-Salem da Millman, prima di lasciare Flushing Meadows da n.15 del mondo al primo turno contro Kyle Edmund, che ha fatto sì un bel torneo ma partiva dal n.84 ATP), ma ha il talento per risultare decisivo in un tie di Davis. Dopo questa scelta temeraria, le fatiche di Yannick sono ben lungi dall’essere terminate: almeno altre due sfide attendono il campione del Roland Garros 1983.

Meglio il talento discontinuo di Gasquet o la grande condizione psicofisica di Pouille?
I singolaristi della Francia saranno quindi Lucas Pouille o Richard Gasquet. Una scelta radicale: Richard se ritrova l’atteggiamento e la forma ideali è capace di raggiungere la semifinale di Wimbledon 2015 (quando superò Wawrinka 11-9 di un bellissimo quinto set), 8 anni dopo l’ultima volta, quando nel 2007 superò ai quarti l’allora n.3 Roddick prima di perdere da Federer, nell’anno in cui raggiunse il best ranking al n.7 ATP. Il Gasquet di oggi però è un lontano parente di quello dei Championships di un anno fa: giusto una posizione dietro di lui nella classifica ATP, n.18 contro n.17 ATP, scalpita Lucas Pouille, al suo best ranking ma soprattutto al secondo quarto di finale consecutivo negli Slam dopo gli exploit di Wimbledon e Flushing Meadows, con gli scalpi di Del Potro e Tomic ai Champioships e quello prestigiosissimo di Rafa Nadal a New York. Soprattutto, Pouille ha dimostrato di dare il meglio di sé nei Major, ovvero nei tornei più importanti e dove si gioca 3 set su 5, esattamente come in Davis. Agli US Open ha dimostrato una resistenza formidabile, giocando quattro set al primo turno con Kukushkin e poi vincendo sempre al quinto con Chiudinelli, Bautista-Agut e Nadal. Le garanzie per due ottime prove di singolare contro Cilic e Coric ci sono tutte, specie se i match vanno per le lunghe.

Due parole faccia a faccia con quel matto di Gael Monfils
Il semifinalista degli US Open e neo n.8 del mondo è l’indiscusso n.1 della squadra francese, ma dovrà rimanere ai box. Inoltre, come sopra accennato non può essere passata inosservata la sua condotta contro Djokovic. Gael ha dimostrato tutta la sua personalità quando, aizzato dai fischi del pubblico, ha reagito vincendo il terzo set e giocando come sa nel quarto, rendendo la seconda metà del match una partita vera. Chiaro però che lasciare due set di vantaggio senza colpo ferire non può essere accettabile: per questo Yannick, che in quanto a personalità non è secondo al suo erede funambolico, prenderà da parte La Monf e si chiarirà con lui: “Gael, ho sentito quello che hai detto al termine del match, che hai attuato il tuo piano B giocando in modo inusuale, per non dire irritante, per destabilizzare l’avversario. Ma alla fine eri comunque sotto 2-0 e hai giocato alla pari solo dopo. Se il tuo avversario gioca meglio lascia perdere questa tattica, pensa ad aggredirlo e concentrati sui tuoi punti di forza, ok?”. Magari il consiglio sarà utile per quando Monfils tornerà in campo.

SEGUE A PAGINA 2 LA PRESENTAZIONE DELLA CROAZIA

Pagine: 1 2

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement