WTA, diario di un decennio: il 2014 - Pagina 5 di 5

Al femminile

WTA, diario di un decennio: il 2014

Quinta puntata dedicata agli anni ’10 in WTA: gli ultimi Slam di Li Na, Sharapova e Kvitova, e Serena Williams che raggiunge Evert e Navratilova. Ma soprattutto un anno ricco di match indimenticabili

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Simona Halep e Maria Sharapova - Roland Garros 2014
 

US Open 2014
Flushing Meadows 2014 è molto importante per storici e statistici, ma meno significativo sul piano della qualità di gioco. Importante per gli storici perché, dopo tre delusioni, finalmente Williams conquista il 18mo Major e quindi raggiunge due leggende come Evert e Navratilova. Altro dato statistico: a oggi, si tratta dell’ultima edizione degli US Open vinta da Serena.

D’altra parte questo Slam per quanto riguarda lo spettacolo, è stato, a mio opinabilissimo giudizio, uno dei meno appassionanti del decennio. Serena controlla il torneo dall’inizio alla fine. Questo il suo cammino: 6-3 6-1 a Townsend, 6-1 6-0 a King, 6-3 6-3 a Lepchenko, 6-3 6-3 a Kanepi, 6-3 6-2 a Pennetta, 6-1 6-3 a Makarova, 6-3 6-3 a Wozniacki.

Williams non ha nemmeno bisogno di giocare particolarmente bene, visto che le principali avversarie si presentano tutte in forma opaca. Azarenka lontana dai livelli di dodici mesi prima, eliminata da Makarova nei quarti; Radwanska deludente (come spesso le accade a New York); Li Na ormai ritirata (a Wimbledon, come detto).

A conti fatti di questa edizione ricorderei: le due vittorie contro pronostico di Aleksandra Krunic (su Keys e Kvitova) nella prima settimana, la prestazione sorprendente di Peng Shuai, che arriva fino alla semifinale prima di essere fermata dal caldo e dai crampi (con uscita in sedia a rotelle dal campo). E la partita di quarto turno tra Wozniacki e Sharapova, che probabilmente decide il nome della seconda finalista, con Caroline vincitrice (6-4, 2-6, 6-2).

E la finale? Il match fra Williams e Wozniacki, grandi amiche fuori dal campo, non offre particolari emozioni: dopo una serie di break e controbreak in apertura, ci si assesta sino al conclusivo 6-3, 6-3 in 77 minuti.

Ma per fortuna l’anno non è ancora finito, e sta per andare in scena una edizione del Masters degna di essere ricordata per due motivi completamente differenti: un dilemma tennistico e una grande partita.

WTA Finals: il dilemma di Simona Halep
Dopo il triennio a Istanbul, le WTA Finals si tengono per la prima volta a Singapore. Il torneo si apre con un risultato che definire a sorpresa è poco. Halep non solo sconfigge Williams, ma lo fa lasciandole due soli game: 6-0 6-2. Serena poi vince gli altri due incontri del round robin (contro Bouchard e Ivanovic) ma la pesante sconfitta in apertura mette a rischio il superamento del girone. Anzi, per essere precisi tutto è nelle mani di Simona.

Il meccanismo è questo. Con Bouchard fuori dai giochi, si deve decidere chi avanzerà con Halep in semifinale: Williams o Ivanovic? Se nell’ultimo match Simona perdesse in due set contro Ivanovic, Williams sarebbe eliminata; negli altri casi invece, Serena passerebbe il turno. Un po’ tutti pensano che Williams sia la favorita del torneo e quindi per Halep c’è l’occasione di eliminarla fin dai gironi: sarebbe sufficiente non impegnarsi contro Ana.

Cosa fare? Su tutti i forum, Ubitennis incluso, si apre un dibattito accesissimo tra due correnti di pensiero che, a occhio, sembrano spaccare a metà la platea.

Da una parte chi sostiene che alle Finals si gioca per vincere il torneo e non la singola partita. Visto che è scontato che a Simona converrebbe eliminare Serena, meglio perdere volontariamente un match per aumentare le possibilità di conquistare il titolo. Con il successo del primo giorno, Simona si è conquistata questo privilegio e sarebbe autolesionistico non approfittarne.

Dall’altra chi pensa che si debba scendere in campo sempre e comunque per vincere, perché è una legge ineludibile dello sport e della sua morale: dunque per la coscienza di uno sportivo non è accettabile perdere apposta un match. Non è corretto spingersi fino a quel punto nel fare calcoli.

Dopo tante parole e discussioni, arriva il momento della partita e tutti scrutano Simona per scoprire come si comporterà. Ivanovic vince il primo set… ma poi Halep si aggiudica il secondo. A quel punto chi vincerà il terzo set conta quasi nulla, se non per i punti e i soldi messi in palio per il singolo match, perché si sa già che il girone lo passeranno Simona e Serena. La partita la vince Ivanovic, ormai eliminata.

Le semifinali sono Halep contro Radwanska e Williams contro Wozniacki. Simona e Serena vincono e si ritrovano in finale. Williams si prende la rivincita contro Halep, con un netto 6-3, 6-0 conquistando così il quinto titolo al Masters.

A oggi questo è l’ultimo Masters a cui Serena ha preso parte, visto che nelle stagioni successive non lo ha più giocato: o per scelta, o perché ferma per la gravidanza, o per mancanza dei punti necessari.

Ma questo non può essere il capitolo finale dell’articolo. Prima di chiudere occorre fare spazio all’ultimo, eccezionale match della stagione: la semifinale tra Williams e Wozniacki.

Serena Williams b. Wozniacki 2-6, 6-3, 7-6(6) WTA Finals, SF
Visto che la scorsa settimana Wozniacki ha annunciato il suo imminente ritiro, trovo che il ricordo di questo match capiti proprio nel momento giusto. Perchè, anche se si tratta di una sconfitta, sono convinto sia stato uno dei picchi della carriera di Caroline.

Williams vs. Wozniacki è il classico della parte conclusiva del 2014: quattro incontri nel giro di poche settimane, sempre vinti da Serena, ma di qualità differente. Due match molto combattuti a Montreal e Cincinnati, poi la delusione della finale di Flushing Meadows, troppo a senso unico. Per fortuna il calendario offre una quarta occasione, e la semifinale di Singapore diventa il clou della saga “Serena contro Caroline”, le due nemiche/amiche.

Wozniacki è subito solida e incisiva, pronta ad approfittare della partenza lenta di Williams. Serena cerca di reagire a modo suo: la rottura della racchetta è il segnale che non ha intenzione di lasciare strada facilmente (min 1’40”). Intanto però Caroline conquista il primo set per 6-2.

Nel secondo set è Williams a governare la situazione, e Wozniacki fatica ad adeguarsi al nuovo livello che Serena propone (6-3). Non c’è da meravigliarsi: normalmente è un livello che permette di vincere con sicurezza partite e tornei in serie.

Ma non questa volta: Wozniacki sorprende tutti, giocando un terzo set stratosferico. Risponde colpo su colpo a Serena: non ha paura di spingere, corre, difende, riprende il possibile e qualche volta anche l’impossibile, e quando si presenta l’occasione, rovescia lo scambio e colpisce.

Serena è obbligata a dare tutto: e allora ecco i servizi sul filo dei duecento orari per ottenere punti senza dover correre troppo, e poter riprendere fiato. Ma Caroline ormai ci crede davvero: non solo gioca benissimo da fondo, ma riesce anche a volleare come non ha mai fatto prima. I successi delle prime sortite a rete la spingono a riprovarci, e così aggiunge una nuova soluzione ai suoi schemi. Riesce a portarsi sul 5-4 e servizio: ma Serena gioca un game alla risposta che sembra dare ragione a chi la definisce GOAT, e pareggia i conti sul 5 pari.

Sul 5-6 Wozniacki deve servire per stare nel match; sul vantaggio esterno è a un passo dalla fine: match point. Invece vince uno scambio straordinario, concluso con un corpo a corpo a rete. Eccolo:

E questo scambio fa girare la partita nuovamente; Serena paga lo sforzo profuso: ha rincorso di tutto in difesa nel tentativo di chiudere il match, e va in debito di ossigeno. Per recuperare avrebbe bisogno di una pausa, che però non è prevista prima del tie-break.

Tie-break finale. Con i muscoli pieni di acido lattico, Williams cerca di accorciare gli scambi, ma contro questa Wozniacki l’azzardo non paga; si ritrova sotto 1-4. Un nastro regala a Williams il secondo punto (2-4) e poi finalmente il cambio campo le permette di recuperare lucidità.
Dopo il cambio campo, Serena conquista quattro punti consecutivi; sul 6-4 a suo favore la partita sembra finita: altri due match point. Ma Caroline non vuole proprio perdere, pareggia i conti sul 6-6 e obbliga Serena ad altri due punti per riuscire, finalmente, a chiudere il match sull’8-6.

Serena ha vinto; Caroline ha perso, ma grazie a una prestazione eccezionale ha fronteggiato alla pari una ottima Serena. E tutte e due hanno regalato agli spettatori una partita straordinaria, di quelle che si ricordano ancora, a distanza di anni.

Le puntate precedenti:

WTA, diario di un decennio: il 2010
WTA, diario di un decennio: il 2011
WTA, diario di un decennio: il 2012
WTA, diario di un decennio: il 2013

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