Fognini ha ancora fame: “Ho un sogno da realizzare”

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Fognini ha ancora fame: “Ho un sogno da realizzare”

Con la nascita della piccola Farah, Fabio ha allargato la famiglia. Ma la sua voglia di competere sul campo da tennis è ancora tanta. E alla Gazzetta dello Sport dice: “Berrettini e Sinner? Bravi, non sono un rosicone. Se sto bene posso giocarmela con tutti. Il Masters l’ho buttato via io”

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Fabio Fognini alle Davis Cup Finals 2019 a Madrid (foto Twitter @DavisCupFinals)
 

Fabio Fognini ha fatto il bis. No, non è già riuscito a difendere il suo primo titolo in un Masters 1000 conquistato quest’anno a Montecarlo. Quello potrebbe succedere, e ce lo auguriamo, tra qualche mese. Quello che è invece successo, qualche giorno fa, è la nascita della secondogenita del 32enne tennista di Arma di Taggia e di sua moglie Flavia Pennetta, a sua volta una delle migliori tenniste italiane di ogni epoca, probabilmente, con uno US Open nel suo palmares. Per continuare la tradizione di famiglia, anche il nome della nuova arrivata inizia con la “F”. Ma mentre per Federico si è puntato sul tradizionale, con Farah si è puntato sull’esotico. L’emozione per il lieto evento in casa Fognini è tanta. 

“Beh, se un figlio ti cambia la vita immaginate cosa può succedere con due. Sto vivendo una felicità immensa e in questi primi giorni in cui mi sto godendo la piccola, posso sicuramente ripeterlo: in quattro si sta meglio!”, sottolinea Fognini in una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport, la prima dalla nascita di Farah. Ma con l’allargarsi della prole, si allargano anche le responsabilità. Così come il costante rammarico di non poter essere spesso a casa, per godersi con i propri occhi la loro costante crescita, ogni loro sguardo, ogni loro piccolo passo. Avere dei figli è uno stimolo ma anche un impegno: non so come reagirò, magari avrò più nostalgia di casa di prima. Flavia e io però abbiamo una fortuna grande, che sono i nostri genitori: con i nonni è tutto più facile”, spiega Fabio. Nel frattempo, il piccolo Federico ormai ha già due anni e promette bene.Ha una coordinazione che io me la scordo. Gli piacciono tutte le palle. Ma quando calcia di sinistro mi rende orgoglioso. Mi ricorda Messi”. E se quindi il prossimo Fognini le palle invece che metterle al di là dalla rete le mettesse dentro la rete? Chissà. 

Come chissà cosa sarebbe successo se Fabio non si fosse un po’ perso nel finale di stagione con qualche brutta sconfitta come quelle contro Opelka a New York e Tipsarevic a Stoccolma. Anzi lo sappiamo: avremmo avuto due azzurri alle ATP Finals. “Potevo qualificarmi per il Masters, sarebbe stato il coronamento di un grande anno: con il senno di poi avrei fatto scelte diverse per i tornei di fine stagione”, commenta con una piccola dose di amarezza. Certo c’è la consapevolezza di aver fatto un grande 2019, che come lui stesso ammette, è svoltato su quella partita riacciuffata per i capelli all’esordio nel Principato di Monaco contro Rublev. Ma è mancata la ciliegina sulla torta. Una motivazione in più per affrontare la nuova stagione.Parliamoci chiaro, nelle ultime due stagioni il Masters l’ho buttato via io da stupido, ma se manterrò un livello costante so che potrò puntarci di nuovo. Mi hanno sempre fregato gli US Open. Diciamo che la famiglia ha un rapporto piuttosto alterno con New York: a Flavia ha portato benissimo. Per me spesso è stato un incubo”. Come dargli torto.

Oltre a raggiungere le Finals a Londra, prima ancora che sbarchino a Torino, l’altro obiettivo è mantenere continuità ad altissimi livelli. Essere lì, in ogni torneo, su ogni superficie, a giocarsela con tutti i migliori. Perché d’altronde Fabio attualmente è n.12 del mondo, a ridosso della Top 10. “Vorrei mantenere alto il livello del mio gioco per tutta la stagione, perché ho dimostrato che se sto bene posso ottenere risultati importanti e di conseguenza rimanere al top. Poi è chiaro, sono a 240 punti dal numero 10 e non ho tanti punti da difendere nei primi mesi, quindi è lecito farci di nuovo un pensierino”. Insomma, nonostante ormai sia un uomo di famiglia, il ligure non si sente definitivamente appagato come tennista. Sente ancora di dover dimostrare qualcosa, di avere delle aspirazioni. “Dal punto di vista personale, sono un uomo pienamente realizzato con una splendida famiglia. Nel tennis, ho un sogno: se si realizza, mi ritiro un secondo dopo. Con lo US Open il feeling è pessimo. Con Wimbledon pure e ce lo ha ribadito in campo anche quest’anno. In Australia le cose vanno poco meglio. Si può andare per esclusione. 

Dopo la separazione dal coach Franco Davin, al termine di una collaborazione di grande successo, ad accompagnarlo in questo 2020 sarà Corrado Barazzutti, capitano della squadra di Davis azzurra. Barazzutti, a sua volta leggenda autentica leggenda del tennis, è ormai un punto di riferimento per Fabio, in grado di capirlo e scegliere le parole giuste per stimolarlo. E non è sempre facile con un tipo come lui. Con Corrado il rapporto si è cementato nel tempo grazie alla Coppa Davis, per me ormai è quasi un fratello maggiore e io ho bisogno soprattutto di un coach che mi segua quando non sono in giro per tornei: lui è perfetto per avere questo ruolo, mentre Alberto Giraudo, che è giovane e ambizioso, sarà più itinerante”. Possibili conflitti di interesse tra i due ruoli? “Immagino che prima di dare la disponibilità abbia parlato con chi poteva assicurargli non ci fossero problemi di sorta”, commenta. Ed in effetti la Federtennis non ha fatto una piega. 

Fognini conferma anche di aver pensato di tenere in pianta stabile Francesca Schiavone all’interno del suo team. Poi purtroppo, il tumore che ha colpito l’ex campionessa del Roland Garros nonché grande amica di Flavia, non ha permesso che questo progetto si realizzasse del tutto. Francesca è una di famiglia, era stata coinvolta nel progetto e aveva anche cominciato a seguirmi, il destino per adesso si è messo un po’ di traverso, ma intanto sono contento che sia uscita da leonessa dai suoi problemi. Per il futuro chissà, è ancora tutto aperto”. 

Da un certo punto di vista, Fognini affronterà questa stagione in una posizione completamente diversa. Secondo il ranking oggi è il n.2 d’Italia, con Berrettini che ha chiuso la stagione in top 10. Inoltre, a soli 23 anni il tennista romano è già riuscito in un paio di imprese che a lui non sono mai riuscite: la qualificazione per le Finals appunto e la semifinale Slam. E da alcuni viene già considerato come il vero uomo di punta del tennis italiano. Inoltre, vincendo le Next Gen Finals ed entrando nella Top 100 da poco più che maggiorenne, Jannik Sinner ha dimostrato che il futuro del nostro movimento potrebbe essere in ottime mani. Da una parte Fognini, può sentirsi più deresponsabilizzato dalla crescita di questi due talenti, e quindi più libero mentalmente. Dall’altra più stimolato a far vedere che lui è ancora superiore. 

Non sono un rosicone, sono contento se altri italiani ottengono risultati e visibilità. Matteo tra l’altro è un amico, la sua crescita è stata straordinaria e per lui parlano la classifica e le partite che ha vinto in stagione. Sinner è già uno dei giovani più forti del mondo e può solo migliorare. Il tennis però alla fine resta uno sport individuale e ciascuno cerca di essere migliore dell’altro. Io sono consapevole che il miglior Fognini può giocarsela con tutti e con grandi chances, afferma come a voler lanciare la sfida. Fabio insomma non ha intenzione di mollare nulla, mai. D’altronde questo è il suo motto. 

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