Australian Open 2020: delusioni e sorprese - Pagina 3 di 4

Al femminile

Australian Open 2020: delusioni e sorprese

Da Osaka a Jabeur, da Williams a Swiatek, protagoniste in positivo e in negativo dello Slam di gennaio. E per concludere una teoria sulle ultime vincitrici dei Major

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Coco Gauff e Naomi Osaka - Australian Open 2020 (via Twitter, @AustralianOpen)
 

3. Alcune note positive
Per quanto riguarda le note positive dell’Ultimo Slam, ho scelto quattro giocatrici, che coprono un ventaglio di diverse generazioni: la 28enne Pavlyuchenkova e la 25enne Jabeur che sono arrivate sino ai quarti di finale; la 18enne Swiatek e la 15enne Gauff che si sono fermate un turno prima, agli ottavi.

Anastasia Pavlyuchenkova
Anastasia Pavlyuchenkova negli anni ha sviluppato un feeling speciale con il Major australiano. In carriera vanta quarti di finale in ogni Slam, a conferma di una certa duttilità sulle diverse superfici; ma mentre negli altri tre Major solo una volta è approdata fra le ultime otto, a Melbourne è già la terza volta (negli ultimi quattro anni) che arriva sino a ai quarti.

Nel torneo 2020 ha esordito contro Nina Stojanovic (superata 6-1, 7-5) e da quel 7-5 di primo turno ha cominciato ad andare incontro a punteggi caratterizzati sempre da set molto lottati, ma quasi sempre vinti: con un 7-5, 7-6 ha superato Taylor Townsend, e soprattutto nel terzo turno ha eliminato la testa di serie numero 2 Pliskova, grazie a due tiebreak (7-6, 7-6).

Match molto tirato, durato quasi due ore e mezza con ben 221 punti giocati. E deciso, molto semplicemente, a favore di chi ha giocato meglio i punti importanti. Pavlyuchenkova ha chiuso con un saldo positivo di +8 con addirittura 51 vincenti (51/43) contro il +6 di Pliskova, che però ha osato meno (35/29). A Karolina mi sento di rimproverare proprio una scarsa intraprendenza su qualche colpo un po’ più conservativo di Anastasia; mi riferisco a palle un po’ meno profonde del solito in occasione di alcuni scambi importanti, che però Pliskova non ha avuto il coraggio di aggredire con schemi più aggressivi o direttamente con soluzioni definitive.

Nel turno successivo Pavlyuchenkova ha di nuovo giocato due tie-break contro Angelique Kerber: il primo lo ha perso, ma poi si è rifatta nel secondo e ha dilagato nel set finale, dimostrando anche di possedere una ottima condizione fisica (6-7, 7-6, 6-2).

E così nei quarti in finale si è proposto un intrigante confronto con Muguruza: in pratica Garbiñe è scesa in campo contro il suo storico coach Sam Sumyk, che dopo la loro separazione ha cominciato a seguire proprio Pavlyuchenkova (e con risultati positivi). In entrambi i set Anastasia ha cominciato meglio, ma poi Garbiñe ha sempre avuto la forza di risalire ribaltando l’esito del set: 7-5 6-3.

Per Pavlyuchenkova i punti in scadenza del torneo 2019 potevano essere un peso difficile da reggere e invece a distanza di dodici mesi ha saputo ripetere lo stesso ottimo risultato.

Ons Jabeur
In tanti aspettavano di poter vedere finalmente protagonista su grandi palcoscenici Ons Jabeur: giocatrice di grande braccio, notevole creatività ma spesso di inferiore sostanza quando si tratta di raccogliere il risultato. Questa volta a Melbourne ha dato prova di maggiore equilibrio tra estro e concretezza. Ha cominciato al primo turno eliminando la testa di serie numero 12 Johanna Konta (6-4. 6-2), e poi ha sconfitto altre due ex Top 10 come Caroline Garcia (1-6, 6-2, 6-3) e Caroline Wozniacki (7-5, 3-6, 7-5).

La vittoria contro Wozniacki ha avuto un sapore speciale per ragioni diverse. Non solo perché è stato l’ultimo match della carriera di Caroline; ma anche perché era stata proprio una partita disputata (e persa) a Indian Wells 2015 contro la stessa Wozniacki a svelare Jabeur a tanti appassionati. Una partita memorabile a cui avevo dedicato un articolo intitolato “Ons Jabeur: che peccato se ve la siete persa!”.

E così negli ottavi invece che il match tra amiche che si prospettava sulla carta (Wozniacki contro Williams) si è svolto quello tra Jabeur e Wang, “giustiziera” di Serena. Ons ha approfittato dell’occasione per superare un’avversaria che ha dato l’impressione di non aver recuperato (soprattutto mentalmente) dallo sforzo che aveva profuso per battere la 23 volte campionessa Slam. Jabeur ha vinto in due set: 7-6, 6-1.

A fermare il suo cammino è stata la futura campionessa Sofia Kenin con un doppio 6-4, grazie a un match molto ordinato in cui Kenin ha regalato poco, malgrado a fare la partita sia stata più Ons, come dimostra la differenza quantitativa nel saldo vincenti/errori non forzati. Kenin -2 (14/16), Jabeur ugualmente -2 (32/34), ma con più del doppio di vincenti e gratuiti.

Iga Swiatek
Alla quinta esperienza in uno Slam, Iga Swiatek vanta già due approdi alla seconda settimana. Ha infatti raggiunto gli ottavi al Roland Garros 2019 (sconfitta da Halep) e si è ripetuta a Melbourne qualche giorno fa. Dopo aver battuto Babos e Suarez Navarro nei primi due turni, Swiatek ha giocato un ottimo match contro la tds numero 19 Donna Vekic. Iga ha mostrato grande personalità e intraprendenza, tenendo in mano il gioco per la maggior parte del match e mettendo a segno quasi trenta vincenti, concludendo i due set (7-5, 6-3) con un saldo positivo di +5 (29/24).

È così arrivata al quarto turno, dove però si è fermata contro Anett Kontaveit (6-7, 7-5, 7-5). Molti meriti vanno riconosciuti a Kontaveit (che nel turno precedente aveva superato addirittura per 6-0, 6-1 Belinda Bencic), ma la mia sensazione è che Iga abbia perso una grande occasione, schiacciata dalla paura di vincere. Sono due gli indizi che mi portano ad analizzare il match in questo modo. Innanzitutto il numero di vincenti superiore a quello della sua avversaria (42 contro 29), segno che è stata più Iga a fare la partita.

Secondo indizio: l’andamento del match. Dopo aver vinto il primo set, Swiatek si è trovata in vantaggio di un break anche in apertura di secondo, e con in mano l’inerzia della partita, ma non ha saputo tenere il vantaggio. Per la verità nel secondo set due volte è stata in vantaggio di un break e due volte nei frangenti in cui sembrava avere indirizzato il risultato a proprio favore, ha cominciato a sbagliare a ripetizione, rimettendo in corsa l’avversaria.

Perso 7-5 il secondo set, Iga è andata incontro a una fase di profonda depressione, sino addirittura all’1-5 del terzo set. Quando tutto pareva ormai perso, ha improvvisamente ripreso a giocare bene, rimontando fino al 5 pari. Sembrava di nuovo avere l’inerzia dalla sua, ma a quel punto è riemerso il braccino, che ha fermato la corsa proprio al momento di compiere l’ultimo passo.

Al di là dei problemi mentali, mi è rimasta l’impressione di una giocatrice in costante crescita fisica e tecnica, che ha saputo compiere con straordinaria rapidità il passaggio dal mondo junior a quello WTA. A soli 18 anni le manca davvero poco per misurarsi alla pari contro qualsiasi tipo di avversaria.

Coco Gauff
Gauff è diventata così popolare e celebrata che quasi si dimenticano le sue imprese strettamente tennistiche. A 15 anni ha preso parte a tre Slam con questi risultati: quarto turno a Wimbledon 2019 (sconfitta dalla futura vincitrice Halep), terzo turno allo US Open 2019 (sconfitta dalla campionessa 2018 Osaka) e di nuovo quarto turno all’Australian Open 2020 (sconfitta dalla futura vincitrice Kenin).

Insomma, per batterla occorrono giocatrici davvero di qualità, perché altrimenti Coco sembra sempre pronta ad approfittare delle piccole crepe (tecnica o psicologiche) che traspaiono nelle sue avversarie. A Melbourne ha sconfitto in due set Marie Bouzkova e Zheng Saisai, e soprattutto Naomi Osaka, sorprendendola in una giornata negativa e conducendo in porto il match senza particolari titubanze, reagendo al tentativo di recupero di Osaka in apertura di secondo set (Naomi si era portata avanti di un break).
I numeri ci danno la conferma che il gioco di Gauff non è poi così offensivo come potrebbe apparire (considerando la potenza che sfodera al servizio): le sono bastati sei vincenti per eliminare la numero 3 del tabellone e campionessa in carica (6-3, 6-4).

Le cose si sono fatte più difficili nel turno successivo contro una Kenin ben più centrata di Osaka. L’inizio del match è stato in salita per Gauff (subito sotto di un break), ma ha poi saputo, come sempre, mettere pressione a Sofia tanto da vincere il primo set al tiebreak. La sensazione è che sia difficile sconfiggere Coco nei match punto a punto, e che occorra prendere un certo margine per spegnere il suo entusiasmo agonistico e avere la meglio (6-7, 6-3, 6-0).

Kenin è stata brava e lucida nei set successivi ad evidenziare i limiti tecnici della sua avversaria (soprattutto nel dritto), ma Coco ha comunque dimostrato di essere anche piuttosto duttile nella interpretazione dei match, visto che è passata dai soli 6 vincenti messi a segno contro Osaka ai 39 registrati contro Kenin.

Per lei penso possa valere lo stesso discorso fatto per Swiatek: le manca davvero poco per essere pronta ad affrontare qualsiasi tipo di avversaria a livello WTA.

a pagina 4: L’effetto Williams

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