Lettere al direttore: lo US Open salterà? E il Roland Garros? I furti cechi. Troppo buoni con Djokovic?

Roland Garros

Lettere al direttore: lo US Open salterà? E il Roland Garros? I furti cechi. Troppo buoni con Djokovic?

Ma Federer e Nadal che hanno detto e fatto? La WTA arriva sempre dopo l’ATP ma non sul campo. COVID-19: l’irrisolto problema della quarantena. Gli Internazionali d’Italia tifano per il calcio. Il doping spagnolo

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I trofei dello US Open (foto via Twitter, @usopen)
 

Vi avevo invitato a scrivermi delle lettere perché io potessi rispondervi, cercando di andare contro la mia natura per essere il più sintetico possibile. Anche questa settimana siete stati numerosi e di questo vi ringrazio. Di seguito le mie risposte alle domande che ho selezionato: continuate a scrivermi a scanagatta@ubitennis.com.


Ho molto apprezzato lo sforzo di Ubitennis per reagire al COVID 19 con i suoi vari podcast, gli interventi domenicali su Facebook del duo cult Gibertini&Baldissera (che però non scrive più i suoi spunti tecnici…è pigrizia o ha troppo da fare?), l’UBIRadio, le videointerviste di lei direttore con i grandi del passato e non solo (Wilander un grande!) che ora ci arrivano anche via Facebook, il nuovo look&feel di Instagram…bravi, anzi bravissimi a inventarvi sempre qualcosa di nuovo, ma quanto vi manca il vero tennis? O considerate tale anche quello dello sfortunato AdriaTour, l’Ultimate Tennis Show, le esibizioni di Kitzbuhel e le varie americanate? Ritiene che l’US OPEN si giocherà? E Il Roland Garros?Giulio (Bitonto)

Grazie dei complimenti che naturalmente estendo a tutta la redazione. Certo che ci manca il vero tennis, ma mentre l’ATP prende le sue decisioni anticipando quelle della WTA che li copia, poi curiosamente il primo torneo vero che vedremo sarà un torneo femminile, quello di Palermo con una partecipazione che abbiamo definito da ‘Premierino’ e che ora si è arricchita della certa presenza di Simona Halep, n.2 del mondo dopo essere stata n.1 dal 26 febbraio 2018 al 28 gennaio 2019. Con altre due campionesse del Roland Garros, Kuznetsova e Ostapenko, e altre cinque tenniste comprese fra le top 20 (Sabalenka, Martic, Rybakina, Vondrousova e Sakkari), il torneo di Palermo vede premiato il coraggio dei responsabili del Country Club.

Riguardo alla sua domanda, direi che dopo che sia ATP sia WTA hanno deciso di non considerare più obbligatoria la partecipazione dei giocatori a qualunque torneo, proteggendo comunque i punti conquistati nella finestra di 22 mesi, penso che i giocatori europei tenderanno a giocare in Europa, oggi più apparentemente “safe”, e gli americani in America anche per via dell’irrisolto problema delle quarantene. Per andare e per tornare. Continuo a osservare la decisa volontà dell’US Open ad andare avanti ma… spero proprio non a tutti i costi. Come mi ha detto nella sua intervista esclusiva Matteo Berrettini, “in America non si può andare a cuor leggero”. Mi pare abbia ragione sacrosanta. E quando ha aggiunto, “non mi stupirei troppo se alla fine l’US Open venisse cancellato”, beh, anch’io non mi stupirei, anche se l’ottimismo americano (non quello di Trump eh) mi pare quasi encomiabile.

Sono un popolo di guerrieri, in fondo, gli americani. Hanno combattuto sempre da tutte le parti, anche quando non era necessario. Una volta che si mettono in testa di lottare, non si arrendono facilmente. Ma ogni tanto (Vietnam e non solo) finiscono però per soccombere. Sono più ottimista sul conto del Roland Garros. Che ha già annunciato una presenza del pubblico al 50/60 per cento, anche se non ho capito con assoluta certezza se quando il Governo ha proibito eventi sportivi e musicali con più di 5.000 spettatori si poteva riferire – nel caso specifico – all’affluenza totale del Roland Garros o a quella, eventuale, di un singolo stadio, tipo il nuovo Philippe Chatrier… con magari tanti altri spettatori liberi di frequentare anche il Suzanne Lenglen. In fondo potrebbero, opportunamente separati e chiusi l’uno all’altro reciprocamente, essere considerati due stadi diversi.

Per gli Internazionali d’Italia invece si aspetta che il Governo… ceda alla pressioni delle società di calcio. Che secondo me la spunteranno, perché di tribune vuote e mancati guadagni non ne possono più. Anche le audience tv ne stanno risentendo. Sono in calo progressivo, dopo la prima riapertura. Anche ai…telesportivi seduti un calcio senza rumori, applausi, urla, esultanze, non piace proprio. Quando le società di calcio avranno vinto la loro battaglia, le pressioni sul Governo e il ministro Spadafora sono tante, anche la FIT e gli Internazionali d’Italia brinderanno. Per ora non possono vendere un biglietto (oltre a quelli già venduti e non rimborsati).


Direttore buonasera volevo chiederle una curiosità o meglio avere lumi su un mio ricordo. Io sono un grande appassionato di tennis e un incontro che ancora ora non sono riuscito a digerire è la famosa finale di coppa Davis 1980 tra l’Italia e la Cecoslovacchia nella quale penso che in quei due giorni il tennis non sia esistito. Le partite di tennis più scandalose più assurde e più rubate del tennis mondiale. Le volevo chiedere è vero o mi ricordo male io che ai tempi ero giovanissimo durante uno scambio la pallina rimbalzo addirittura tre volte e il punto venne dato lo stesso alla Cecoslovacchia… Una vergogna inaudita… In attesa di una sua cortese risposta porgo distinti salutiMassimo Maggiani

Ricordo bene anch’io quella finale a Praga di Coppa Davis. Talmente bene che mentre non ricordo il nome della stragrande maggioranza degli arbitri di Coppa Davis per gli incontri dell’Italia, ricordo bene quello dell’ineffabile Antonin Bubenik. Un ingegnere informatico – ricordo perfino la professione! – trasformatosi in ladro patentato, pace all’anima sua.

Fu la quarta finale in cinque anni giocata da Panatta, Barazzutti e Bertolucci. L’ultima di quello squadrone che in Cile 1976 aveva vinto quella che è rimasta la nostra unica Davis conquistata. Quel che non ricordo è se c’era anche Zugarelli o meno. Ma nella terza giornata giocò Gianni Ocleppo e non so se il tennista di Alba era stato portato come riserva aggiunta, come quinto giocatore oppure quarto. Se il risultato ufficiale fu 4-1, in realtà dopo la seconda giornata eravamo già sotto 3-0 e gli ultimi due singolari, Barazzutti b. Smid 3-6 6-3 6-2 e Lendl b. Ocleppo 6-3 6-3 furono giocati a risultato acquisito e sui due set su tre. Se gli incontri senza significato si trasformarono da tre su cinque in due su tre, il merito fu di Nicola Pietrangeli che sollecitò l’ITF a modificare il regolamento.

Era inverno pesante, c’era neve e ghiaccio dappertutto nel weekend 5-7 dicembre, ma Praga era bella come sempre. Lo Sportvotni Hala un po’ meno. Un palazzo dello sport quasi lugubre. Avevo fatto a mia madre, rimasta vedova di mio padre nell’agosto ’78, il regalo di riportarla dove era stata con papà, insieme a un gruppo di soci del CT Firenze, incluso il presidente federale Paolo Galgani che era mio ottimo amico – avevamo giocato insieme a tennis mille volte alle Cascine, e anche alla Peppa – anche se lo criticavo più di quanto critichi Binaghi per la sua gestione federale assai poco manageriale. Ma Galgani ha subito le mie critiche – che gli pesavano assai uscendo su La Nazione, il giornale di Firenze dove lui esercitava la sua professione – con altro stile rispetto al presidente sardo. D’altra parte “Paolone” come lo chiamavano tutti, faceva l’avvocato penalista, non il manager.

È vero, l’arbitraggio ceco fu scandaloso, ma Panatta non avrebbe dovuto comunque perdere da Smid nel primo singolare, soprattutto dopo aver vinto 6-3 6-3 i primi due set. La superficie era rapidissima, il pubblico… pessimo. Ogni punto degli italiani veniva fischiato in maniera assordante, quelli dei cechi sollevavano boati. Un gruppo di tifosi italiani non riuscì a subire a lungo, cercò di rendere pan per focaccia. Un furto più clamoroso degli altri scatenò una bolgia. Intervenne la polizia ceca che sequestrò bandiere tricolori e portò via di peso un tifoso italiano che era il fratello di un senatore del PCI, Amilcare Barca. Galgani fece interrompere il match e disse che se non avessero liberato e rimandato in tribuna quel nostro tifoso, gli azzurri non avrebbero ripreso a giocare. Gli fu data vinta, ma la concentrazione dei nostri andò a farsi benedire. Adriano perse tre set di fila, 6-3 6-4 6-4. E nessuno si illuse quando Barazzutti vinse il primo set contro il ventenne Lendl. Il ceco su quella superficie era troppo più forte e gli lasciò solo quattro game, 6-1 6-1 6-2 nei successivi tre set.

Non a caso i cechi, che non avevano mai vinto la Coppa Davis nonostante le grandi tennistiche, i Drobny, i Kodes, rimisero con grandissima faccia tosta il signor Bubenik sul seggio arbitrale. Panatta e Bertolucci contro Smid e Lendl vinsero primo e terzo set, ma sempre in quell’atmosfera incandescente, finirono per perdere al quinto: 3-6 6-3 3-6 6-3 6-4. Addio sogni di gloria e tanti rimpianti per aver dovuto disputare sei finali di Davis sempre all’estero, sempre in trasferta, in tempi in cui di Bubenik ne potevano capitare… ma non accadde mai per la verità in Australia dove l’Italia aveva perso le altre sue finali, né l’anno prima a San Francisco dove nel 5-0 inflittoci da McEnroe, Gerulaitis, Smith e Lutz gli azzurri non vinsero neppure un set. I furti cechi furono comunque così vergognosi che dall’anno successivo l’ITF impose terne arbitrali neutre almeno nelle finali di Davis, e piano piano anche negli altri scontri precedenti.


Gentile direttore Scanagatta, grazie per aver risposto sul sito alla mia lettera riguardo al suo prezioso archivio di VHS con le storiche telecronache. Neanche a farlo apposta, sulla rivista “Eurosat” di questo mese c’è un servizio intitolato “Salviamo i video analogici convertendoli in digitale”: a questa mail allego gli screenshot delle pagine della rivista, se ha tempo di dare un’occhiata per curiosità. Se riesce a trovare qualche volontario per questa operazione, secondo la rivista lo strumento che serve per convertire si chiama “video grabber” e in vendita si trova anche a 26 euro… Grazie ancora e cordiali salutiAlberto (Milano)

Caro Ubaldo, sono un appassionato di tennis, soprattutto in TV dato che con la racchetta sono davvero scarso, ed io letto che le farebbe piacere se un volontario trasferisse in digitale i suoi archivi vhs e cartacei. Se vuole sarei disponibile a tentare l’impresa… Mi faccia sapere. PS sono stato grande tifoso di supermac. Saluti – Paolo

Ringrazio sia Alberto sia Paolo. E ringrazierò chiunque altro sia interessato a darmi mano per cercare di sistemare digitalizzandolo il mio enorme archivio. Paolo non potrebbe farcela da solo. Ci sono videocassette con interviste “amarcord” dell’epoca Tele+, anni 90 fino ai primi anni 2000, ma soprattutto ci sono tanti faldoni quante le lettere dell’alfabeto con lì raccolti articoli in italiano e altre lingue su tutti i giocatori dal ’70 in poi. E in un armadio a quattro ante raccolte che riguardano i quattro Slam, senza contare i 700 libri cui ogni settimana se ne aggiungono di nuovi… Uno di Luca Appino, “Viaggio alla scoperta del talento” mi è arrivato ieri, un altro di Steve Flink su Pete Sampras e scritto con l’aiuto di Pete, mi dovrebbe arrivare a giorni. Mi piange il cuore a veder finire tutto al macero quando non ci sarò più. È un piccolo tesoro.


Salve Direttore, in questi giorni siamo bombardati di “idee rivoluzionare” per cambiare il nostro amato gioco. E’ chiaro, da quanto sopra affermato, che io mi schiero contro questo cambiamento radicale a mio avviso dettato da interessi economici e di potere. Io invece ritengo che uno delle caratteristiche principali e più affascinanti di una partita di tennis è il fatto che sai a che ora inizia ma non sai quando finisce. Non mi dilungo ma vorrei conoscere il suo parere al riguardoSalvatore Perna

Noi siamo d’accordo, ma siamo anche old generation. I produttori televisivi non la pensano come noi. I giovani… non so, ma vanno sempre più di fretta. Non guardano nemmeno più la tv. Però se vanno a vedere uno Slam – anche a New York dove tutti sembrano avere più fretta che altrove – restano a vedere il quinto set anche alle due di notte. Il tennis tradizionale non ha stancato. Ma se Mouratoglou sostiene che il tennis tradizionale non affascina i giovanissimi forse avrà fatto i suoi studi. Anche se non credo che l’età media degli appassionati sia 61 anni come dice lui.

Ultimate Tennis Showdown 2020

Argomento scomodo e che mi pare poco trattato è la questione doping. Come possiamo accettare da sportivi che in Italia venga squalificato con irregolarità marchiane un marciatore, addirittura la fidanzata pattinatrice ed invece in Spagna al giudice che indaga sul doping vengano tolte e distrutte le prove? Non mi piace fare dietrologia, ma non è accettabile che si venga a conoscere un dopato tra i primi 10 del mondo (Agassi) solo perchè lo dichiara lui (a fini giornalistico-letterari…). Voi mettereste una mano sul fuoco per gli spagnoli? Eppure, sono sotto gli occhi di tutti infortuni e riprese con masse muscolari che cambiano…Mi scuso per la lunghezza, grazie comunque per l’attenzioneAntonio (Moisè)

La sua non è dietrologia, ma non è nemmeno oro colato. La vicenda Agassi ha dimostrato la scarsa credibilità di un sistema che sotto un’unica sigla – l’ATP di allora prima dell’ingresso WADA – riuniva controllanti e controllati. Prestandosi a pateracchi evidenti, neppur tutti emersi. Le illazioni sulle situazioni spagnole cui lei fa riferimento restano, appunto, illazioni, fino a che non verranno provate. La mano sul fuoco non la metterei su nessuna situazione, spagnola come extra spagnola. Ma non la metterei neppure su quanti danno per scontate – magari perché tifosi antagonisti di questo o quello spagnolo – quelle illazioni, ad oggi destituite di fondamento probatorio. Io, che pure sono tifoso viola e come tale non simpatizzante della Juventus – seppure mio padre, piemontese, fosse proprio tifoso della Juve, così come i miei più adorati cugini – ho letto in passato tante volte pesanti illazioni (non solo da parte di Zeman) sui giocatori della Juventus di una certa epoca, ma finché non verrà fuori una prova sicura e una sentenza di colpevolezza, per me restano pure illazioni e non mi fiderò di una muscolatura più o meno cresciuta in tempi che alcuni considerano sospetti. Se si dà dietro ai sospetti si vive male. Nello sport soprattutto bisognerebbe starne lontani. Salvo, per chi di dovere, espletare tutte le investigazioni del caso con scrupolosa serietà e autonomia di giudizio.


Gentile Direttore, da quando ero piccolo mio papà mi ha impartito – con voce stentorea – un insegnamento che diceva così: “la strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni”. Per cui quando leggo che Djokovic si difende affermando che “le sue intenzioni erano sincere”, non posso che riandare con la mente a lui e ritenere che, come giustificazione, sia poca cosa. Ma poi, erano così sincere le intenzioni di Nole? Non stava forse cercando di usare politicamente l’Adria Tour per suggerire all’ATP di rendere le restrizioni previste per la ripartenza più blande, visto che lui pare essere abbastanza avverso ai protocolli attualmente previsti? Grazie per l’attenzioneFederico Pavan (Chioggia)

P.S. ho avuto la fortuna di partecipare all’ubiraduno del 2014; poi la mia vita ha preso direzioni impreviste, ancorchè soddisfacenti, ma conserverò sempre un piacevole ricordo dell’incontro con lei e con Rino Tommasi.

Novak Djokovic ha peccato in leggerezza credendo in buona fede che l’incidenza del Covid-19 fosse assolutamente scemata, ma dopo che nel suo Paese si era dato via libera a incontri di calcio, di basket con decine di migliaia di spettatori. Ha esagerato con la discoteca, le feste etcetera. Siccome è tutt’altro che stupido credo che se ne sia reso conto lui per primo. Però condivido quel che ha dichiarato Gilles Simon, un tennista dei più intelligenti e il cui pensiero abbiamo riportato. Può essere che Djokovic abbia forzato la mano con l’idea di dar forza alle sue tesi che, in quel momento, gli facevano ritenere troppo restrittivi i progetti americani relativi alla “bolla”, al ridimensionamento dei team al seguito dei tennisti.

Però è anche vero che Djokovic è un campione che potrebbe tranquillamente disinteressarsi dei problemi dei giocatori che guadagnano meno, delle situazioni di politica gestionale all’interno dell’ATP (Coppa Davis, ATP Cup, premi, costruzione di un sindacato giocatori a tutela dei più deboli, classifiche, magari pure di come debba essere organizzato uno Slam in tempi di Covid-19, se debba essere accettato che uno Slam come il Roland Garros monti sopra a tutto un calendario senza preavvertire nessuno… e via dicendo). Tanti giocatori che sono stati n.1 del mondo, o anche solo top-ten, hanno badato solo a se stessi, se ne sono fregati di occuparsi di tutto il resto. Federer si è subito operato e ha detto arrivederci all’anno prossimo e chi s’è visto s’è visto, Nadal non ha mosso un minimo accenno critico alla mossa del Roland Garros di irrompere nel calendario di fine settembre, Wawrinka chi l’ha sentito, Zverev ha fatto un po’ la figura del pisquanello, Tsitsipas si è rifugiato dal quasi connazionale Mouratoglou, Fognini ha giocato a tennis con Flavia, Monfils non ha detto nulla, Stakhanov Thiem ha cercato soltanto di giocare ovunque glielo hanno proposto.

Insomma, in tempi di Covid-19 molti non hanno aperto bocca, o l’hanno fatto soltanto con uscite banali, populiste, demagogiche. Senza prender posizioni più chiare su troppe situazioni nelle quali si potevano o ledere certi interessi o ritrovarsi al centro di probabili polemiche. Djokovic – e non solo per essersi generosamente impegnato ad affrontare problemi delle vittime del Covid-19 nel suo e nel nostro Paese – la faccia ce la mette sempre. Anche su questioni scomode. Come – giusto per dirne una, anche se non mi era piaciuto il suo sostegno a un soggetto discutibile come Gimelstob – quella del defenestramento di Chris Kermode, bravo per molti versi ma anche troppo morbido con gli Slam che hanno continuato a lasciare briciole dei loro guadagni mostruosi ai giocatori e sempre eccessivamente prono ai desiderata dei big, nei cui confronti invece è stato iperprotettivo: quel che è stato concesso alla Laver Cup, sia in termini di credibilità statistica sia in termini della data concessa (e sottratta alla Coppa Davis dell’ITF) è al di fuori del bene e del male. In troppe vicende lui si è esposto e gli altri top-players no. Chiaro che chi fa ha anche molte più possibilità di sbagliare. Mentre chi se ne sta zitto e coperto non sbaglia mai. Ma, per me, non ha più ragione.


P.S. Gran bel gesto quello di Wimbledon di riversare 10 milioni di sterline a 620 giocatori che non hanno potuto partecipare ai Championships, tabelloni principali e qualificazioni, pur avendone il diritto. È più facile essere signori quando si è ricchi, ma tanti ricchi non sono signori. Da Wimbledon un altro segnale di gran classe. E non stupisce. Wimbledon è Wimbledon.


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