Gilles Simon non è mai banale, né dentro né fuori dal campo. Lucido, equilibrato e soprattutto schietto, il 35enne tennista francese, impegnato in questi giorni al Challenger Elite FFT nella sua Nizza, è stato intervistato da Frank Ramella per L’Equipe sul recente “scivolone” di Novak Djokovic e sulla situazione attuale dei giocatori ATP alla luce del nuovo calendario del circuito, al via nella metà di agosto. Gilles è uno dei pochi colleghi a difendere pubblicamente il serbo mentre “bacchetta” Roger Federer reo, secondo lui, di non essere stato particolarmente presente negli ultimi, difficili mesi segnati dalla pandemia da coronavirus. Ricordiamo che Federer fa parte del Player Council dell’ATP, di cui Djokovic è presidente.
“Per ora, mi sono convinto che avrei giocato a Cincinnati e allo US Open per fissarmi una scadenza” ammette Simon. “È una buona idea? Sì, no? Tutti esprimono il proprio parere. Si vede soprattutto che non c’è una guida, o per lo meno un’unica guida per tutti . Ognuno ha interessi diversi, ognuno tenta di giocare le proprie carte come può a seconda delle regole, delle leggi, delle condizioni di certi paesi. E noi giocatori, siccome non abbiamo un organismo e una rappresentanza definita, dobbiamo subire ed è colpa nostra. Mi dicono di riprendere allo US Open? Ok, andrò allo US Open, grazie e arrivederci“.
Non facile, stando alla situazione sanitaria attuale negli Stati Uniti… “Aspetterò la loro decisione. Preferirei che ci dicessero ‘Finché avremo questo genere di condizioni, non si gioca’. Ma non siamo noi a decidere“.
E allora, che fare? “Da tempo si parla di un sindacato dei giocatori… Bisogna che tutti i giocatori capiscano che da soli sono deboli e che uniti sono fortissimi. Ci sono cinquanta maniere diverse per dividere i giocatori, utilizzate tutte dagli agenti, le federazioni, i tornei. Ora, basta vedere che gli americani vogliono giocare lo US Open, i francesi saranno al Roland Garros. Lo fanno perché possono farlo, è semplice. Sta a noi impedirlo ed essere ascoltati. All’inizio della carriera, i giovani tennisti si credono protetti dall’ATP. Adesso, ci sono sempre più giocatori che auspicano la creazione di un’associazione”.
Allora perché un “sindacalista” come Gilles, che si preoccupa del bene comune, si sorprende del seguito che hanno avuto le dichiarazioni di Noah Rubin (che si è scagliato contro Djokovic)? “Ho solo espresso l’opinione che Novak, all’Adria Tour, ha fatto il grande errore di fare qualcosa che poteva danneggiarlo. È un gran peccato. E vorrei dire a Noah Rubin che, per il prize money nei Challenger o nelle qualificazioni, nessuno ha lottato per questo più di Novak. Quindi, quando chiede le dimissioni di Novak dalla presidenza del consiglio dei giocatori, si dà la zappa sui piedi”.
Perché, dunque, tutte queste critiche nei confronti di Djokovic? “Lo si vede anche nel pubblico, in campo, nella finale dell’Australian Open. Si ha la sensazione che, se battesse i record di Roger, darebbe fastidio a tutti. È così forte che rompe le p…e. Lo sfogo contro Novak è un errore enorme. Gran parte del pubblico non lo considera come Roger o Rafa“.
A tal proposito, Federer non si è fatto sentire molto, per quanto riguarda le questioni ‘politiche’ e organizzative, in questo periodo complicato… “No. Ho conosciuto un Roger capace di farsi avanti quando c’erano discussioni sul prize money degli Slam, tempo fa. Ho l’impressione che l’abbiamo perso per strada, che gli importi poco di rappresentare i giocatori. Eppure, se c’è una voce autorevole, è proprio la sua!“.
In questo momento, la voce più autorevole dovrebbe essere quella di Djokovic, che ricopre il ruolo di presidente del consiglio dei giocatori. Lo sta svolgendo al meglio? “Lo considero come tutti gli essere umani, con le sue qualità e i suoi difetti. Come Roger. Come Rafa. Ma, per quanto riguarda Federer, si parla solo dei suoi pregi. E solo dei difetti di Novak. È a causa del gioco mediatico. Credo che Novak tenti di affrontare questioni complicate nell’interesse generale dei giocatori. E mi è dispiaciuto per questa storia dell’Adria Tour perché, commettendo un grave errore, tutto questo lavoro va a rotoli. Ormai è facile dire: “Mi raccomando, non date più retta a Novak!”.