Focus
Azarenka vs Osaka, cosa dicono i numeri
Cosa aspettarsi dalla finale dello US Open femminile in programma fra poche ore.

Alle 22:00 di questa sera, le uniche tenniste imbattute della tre settimane newyorchese, Naomi Osaka e Vika Azarenka, si sfideranno per conquistare il loro terzo Slam, il primo per la bielorussa dopo due finali perse (l’ultima nel 2013) e il secondo per la nipponica dopo la famigerata finale del 2018 contro Serena Williams, proprio l’avversaria che Azarenka ha battuto in rimonta giovedì notte – primo successo Slam sull’americana per lei.
Le due si sarebbero dovute affrontare due settimane fa, sul Grandstand, per la finale del Western & Southern Open di Cincinnati/New York, ma Osaka si è ritirata prima della vista in via precauzionale per un problema al tendine del ginocchio sinistro – la N.9 WTA ha sempre giocato con delle pesanti fasciature, ma non sembra aver risentito del problema in termini di mobilità e appoggi. Il titolo è dunque andato ad Azarenka, che prima di quel torneo aveva giocato due partite nel 2020, perdendo all’esordio ad Acapulco e a Lexington, nel secondo caso venendo battuta molto nettamente da Venus Williams. Come detto, entrambe non hanno ancora perso nella bolla, 11-0 per Azarenka e 10-0 per Osaka.
La storia di entrambe sarà da copertina a prescindere: Osaka si sta rilanciando ai livelli a cui era attesa dopo i due Slam vinti consecutivamente fra il 2018 e il 2019, ed è diventata il volto del tennis mondiale sul tema delle disuguaglianze razziali, indossando una mascherina con il nome di una vittima diversa di episodi di police brutality ad ogni match; Azarenka si è rilanciata dopo anni difficilissimi in campo e fuori, tra vari infortuni, una gravidanza, e un’aspra diatriba legale per l’affidamento del figlio Leo – anche la situazione in patria non è tra le più semplici, come sappiamo. Vika diventerebbe la quarta madre a vincere un torneo dello Slam, dopo Margaret Court, Evonne Goolagong e Kim Clijsters.
Al di là dei background delle due, però, cosa ci dicono i numeri del loro torneo? Innanzitutto, che la differenza di rendimento non è stata particolarmente ampia, ma con diversi punti a favore della bielorussa. In queste due settimane, Osaka ha perso tre set e 55 game, ha battuto “solo” due teste di serie, Brady in semi e Kontaveit agli ottavi, e ha passato 10 ore e 26 minuti in campo. Azarenka, invece, ha perso due set (uno contro Muchova e uno contro Serena in semifinale) e 38 game, ma, priva di una testa di serie, ha dovuto sconfiggerne quattro per arrivare in fondo (5, 20, 16, e 3). Ciononostante, ha giocato meno dell’avversaria, nove ore e 23 minuti – ci ha quindi messo di meno a battere avversarie mediamente più forti, ma è una differenza oggettivamente non troppo significativa e che non dovrebbe fare la differenza, così come non dovrebbero fare la differenza i confronti diretti, 2-1 Osaka, 1-1 negli Slam, 1-0 Azarenka sul cemento ma in un confronto avvenuto quando la giapponese aveva 18 anni.
Soprattutto, però, le cifre ci dicono che la sfida sarà un confronto di stili: nel corso del torneo, Osaka ha dominato al servizio e Azarenka in risposta, mentre entrambe hanno numeri notevoli nelle statistiche relative allo scambio, con la giapponese che tira più vincenti e la bielorussa che sbaglia di meno. Il sistema Watson, utilizzato dal sito dello US Open per evidenziare i temi tecnici di ogni sfida, mostra che la nipponica è seconda per punti vinti alla battuta (71%) e per punti vinti con la prima (81%) e terza per ace (35), commettendo pochissimi doppi falli (solo il 2% dei suoi servizi si chiude in questo modo, contro il 5% dell’avversaria, comunque un dato molto basso, meno di tre a partita).
Azarenka, di contro, ha costruito il proprio percorso sulla risposta: è terza per punti fatti contro il servizio (52%) e settima per punti vinti contro la seconda (69%). Per quanto riguarda la battuta, la chiave per lei è legata alle percentuali, visto che con la seconda fa solo il 48% dei punti, ma avendo messo in campo il 71% delle prime è riuscita a tappare questa falla, almeno fino a stasera.
Osaka, invece, ha vinto il 57% dei punti con la seconda di servizio, un dato molto alto soprattutto per il tennis femminile, dove la gestalt delle risposte è quasi sempre iper-offensiva – è infatti stata breakkata solo cinque volte. Il dato interessante è che, mentre sulla prima tende a variare pur preferendo servire sul dritto delle avversarie, sulla seconda va quasi sempre al corpo, il modo migliore per contrastare l’aggressività di cui sopra. Un altro aspetto interessante è che la velocità delle due seconde è piuttosto simile, nonostante la notevole differenza in termini di efficacia: 81 miglia orarie per Osaka, 78 per Azarenka. In ogni caso, la giapponese dovrà per forza di cose tentare di mettere più prime in campo, per non rischiare di lasciare l’iniziativa alla bielorussa, che ha tolto la battuta alle avversaria oltre cinque volte a partita, 31 in sei match, vincendo il 55% dei game in risposta.
Il contrasto è evidente anche nel loro modo di gestire lo scambio da fondo, nonostante percentuali simili di realizzazione – Azarenka ha vinto il 56% dei punti from the baseline, Osaka il 55, con quest’ultima che tira mediamente un vincente in più, se escludiamo gli ace. L’atleta più pagata al mondo è l’epigona per eccellenza di Serena, cerca il vincente molto presto e con entrambi i colpi ma soprattutto con l’imparabile dritto: durante il torneo ha colpito 11,5 vincenti con il fondamentale a partita, impressionando soprattutto con il colpo in corsa, e per il suo tipo di gioco ha sbagliato relativamente poco, attestandosi al limite dei 22 unforced per allacciata di scarpe. Nella splendida semifinale giocata a viso aperto con Brady, Osaka ha finito con un bel +18 alla casella vincenti/non forzati.
Azarenka, invece, tira più vincenti con il rovescio (45 contro 41), ma con il dritto sbaglia pochissimo (sbaglia pochissimo in assoluto, poco più di 15 volte a partita), se pensiamo che il 53% dei suoi errori arriva dal colpo bimane (53%), un dato significativo se si pensa a quanto nel tennis contemporaneo il gioco si sviluppi sull’altra diagonale. La vincitrice di Melbourne 2012-13 non ha mai tirato più vincenti di dritto delle avversarie, e in generale ne ha sempre infilati meno delle avversarie (se escludiamo la carneficina con Mertens, durante la quale ne ha comunque messi a segno solo quattro in più), e quindi sarà pronta ad affrontare il gioco esuberante di Naomi, che le proporrà gli stessi temi della semifinale, solo a un livello (in questo momento) decisamente superiore – starà a lei salire a sua volta di un plateau.
Più in generale, il rovescio lungolinea potrebbe fare la differenza per Azarenka, perché, come sottolineato da Cale Hammond di tennis.com, la preparazione anticipata del colpo e l’estrema rotazione delle spalle rendono complicata la lettura della traiettoria del colpo, rubando più di una frazione di secondo all’avversaria quando mette i piedi in campo. Detto questo, è però difficile pensare che possa avere lo stesso impatto che ha avuto contro Serena, vista la superiore mobilità di Osaka, che generalmente non ha problemi a colpire anche in movimento, e che anzi potrebbe usare lo spazio creato dal cambio di lato dell’avversaria per aprirsi ulteriormente il campo con un dritto stretto, cambiando così l’inerzia del punto. Per entrambe sarà essenziale tentare di spostare lo scambio sulla diagonale preferita, dunque, anche se la maggior predisposizione di Osaka a girare attorno alla pallina potrebbe darle un vantaggio in questo senso.
Bisognerà stare attenti anche all’andamento dell’incontro in termini di set: pur essendo andata tre volte al terzo, Osaka ha sempre vinto il set d’apertura, a differenza dell’avversaria che ha dovuto rimontare entrambe le volte in cui è andata al set decisivo – il corollario è che la giapponese ha perso la metà dei secondi set disputati, mentre la bielorussa li ha vinti tutti. Naomi ha però dominato i tre set decisivi giocati, chiudendoli per 18 giochi a 7 in totale, e questo è un elemento che potrebbe risultare cruciale, visto che va sempre ricordato come Azarenka abbia essenzialmente iniziato la stagione meno di tre settimane fa, e quindi è possibile che in un terzo set potrebbe mostrare delle carenze psico-fisiche, anche se il suo coach, Dorian Descloix, ha negato che questo possa essere un problema.

Questo punto si collega ad un elemento che potrebbe apparire cabalistico ma che invece ha una sua rilevanza, i.e. il fatto che Osaka abbia vinto entrambi gli Slam in cui è andata oltre il quarto turno. Questo non significa che dobbiamo credere che quindi la giapponese vincerà per qualche magica correlazione da sincronicità di Jung, ma che semplicemente, e questo è chiaramente visibile guardando i suoi match, è una giocatrice il cui più grande punto debole è la discontinuità mentale, che per forza di cose si manifesta quando le avversarie sono sulla carta abbordabili. Per questo motivo, stasera ci si può aspettare una Osaka concentrata al massimo.
Per quanto riguarda Azarenka, non ci si pone nemmeno il problema: la N.27 WTA ha un tennis che pretende solidità, e lei stessa si è addentrata nei modi in cui la sua nuova mentalità l’ha aiutata a vivere ogni momento dell’incontro in maniera totalizzante, parlando di mentalità neutra (espressione che ricorda il notissimo manuale “The inner game of tennis“, Gallwey spiega le distorsioni a cui il pensiero positivo può condurre) e di un rapporto molto più sano con il proprio ego.
Un ultimo dettaglio, stavolta pro-Osaka. Dopo la sfortunata parentesi con Jermaine Jenkins, la nipponica si è affidata a Wim Fissette, che, inclusa lei, ha ora guidato ben cinque giocatrici a delle finali Slam (Clijsters, Lisicki, Halep e Kerber le altre). Proprio l’allenatore belga potrebbe essere stato una chiave importante in vista della partita, visto che fra le varie tenniste di stirpe con cui ha lavorato si annovera anche Azarenka, da cui si è separato per la seconda volta proprio per iniziare a lavorare con Naomi.
Se c’è qualcuno che conosce il gioco di Vika, questo è lui, un vantaggio non da poco se pensiamo che la tennista più varia delle due è proprio quest’ultima, e Osaka non potrà dunque essere scontenta di avere al suo fianco un insider con una tale conoscenza della sua avversaria, anche se va detto che nel pre-partita ha cercato di minimizzare questo aspetto. Azarenka invece lavora con Descloix su raccomandazione di Mouratoglou, ex-sparring partner a cui attribuisce grandi meriti per la propria rinascita.
Sebbene Osaka sia favorita, le prestazioni delle due giocatrici nella bolla newyorchese rendono complicato un pronostico, e francamente non è nemmeno così importante esprimersi in merito. La speranza è che la partita, arrivata al termine di tre delle settimane più complicate nella storia del gioco (la lista di motivi è lunghina), rispetti il pronostico/augurio di Steve Flink, che nel video commento di stamattina ha fugato i dubbi della vigilia sulla qualità di questo US Open: “La semifinale fra Osaka e Brady è stata una delle migliori a cui abbia mai assistito a Flushing Meadows, e se la finale sarà anche solo la metà di quel match dal punto di vista qualitativo, ci sarà da divertirsi!“
Flash
Roland Garros: Sabalenka parte benissimo, liquidata Kostyuk in due set
Vincono facilmente Nadia Podoroska e Magdalena Frech su una Zhang inesistente

[2] A. Sabalenka b. M. Kostyuk 6-3 6-2
Inizia con il piede giusto il cammino di Aryna Sabalenka al Roland Garros 2023. Dopo alcuni game di rodaggio, infatti, la leader della WTA race batte senza patemi l’ucraina Marta Kostyuk per 6-3 6-2 in 71 minuti. La numero 39 del ranking ha trovato il tempo, insinuandosi nei classici piccoli difetti di inizio torneo delle giocatrici più forti, di chiudere alcuni punti pregevoli con i fondamentali di rimbalzo, ma non ha potuto nulla qualdo Aryna ha registrato i propri colpi. Al secondo turno per lei ci sarà il derby bielorusso contro la qualificata 25enne Iryna Shymanovich, vittoriosa in rimonta sull’ungherese Udvardy, per 6-7(6) 6-4 6-1, alla sua prima apparizone Slam in carriera.
Primo set. Problemi al servizio per entrambe, poi Sabalenka prende il largo
La favorita numero due cerca subito gli appoggi migliori per spingere con il dritto, mentre Kostyuk si difende e prova a spostare la rivale con il servizio a uscire per aprirsi poi il campo e chiudere sul lato opposto. Entrambe non vengono però supportate dal servizio e hanno i loro problemi a raccogliere i frutti del proprio forcing, soprattutto la bielorussa che cerca continuamente di offendere. Sabalenka cede la battuta sul 2-2 a zero commettendo due doppi errori e subendo una splendida palla corta di dritto dell’avversaria. Aryna si riprende subito la parità nel game successivo approfittando di un doppio fallo ma anche mettendo sotto assedio la parte di campo difesa da Kostyuk.
Dopo il primo quarto d’ora infatti la campionessa di Melbourne trova maggiore precisione e profondità e l’atleta Ucraina è costretta a correre per tentare di chiudere i varchi sempre più larghi in difesa. Sul punteggio di 3-3 Sabalenka vive gli ultimi imbarazzi del set: con il terzo doppio fallo del set manda il game ai vantaggi e subisce il pressing di Kostyuk, che si conquista la seconda palla-break del parziale. La bielorussa sistema le cose con il servizio finalmente efficace con continuità e acquisisce fiducia.
Nel game successivo infatti tiene costantemente il centro del campo: beneficia di un clamoroso errore con lo smash della sfidante ma poi mette a segno un passante di rovescio strettissimo e un dritto inside-out che non lasciano dubbi sulla qualità del suo momento agonistico. Il set va in archivio poco dopo per 6-3. Per Sabalenka 11 vincenti e 13 errori, molti dei quali nella prima metà della frazione. Il tutto in 38 minuti.
Secondo set. Kostyuk può solo correre, Sabalenka troppo sicura di sé
La frazione vede la tennista di Minsk perfettamente a punto nei colpi che insiste con un forcing sempre meno sostenibile dalla rivale. Kostyuk esce da un parziale di tre game a zero e ne subisce altri due, subendo il break nel primo gioco anche per un doppio errore, sicuramente condizionato dall’atteggiamento aggressivo della tigre bielorussa.
Sabalenka sale 4-1 con una certa facilità e si distrae. Commette alcune imprecisioni e sul 5-1 concede anche una palla-break, che cancella senza troppi turbamenti. La chiusura è infatti nell’aria e si materializza due game più avanti, con un 6-2 che spiega i progressivi imbarazzi di Kostyuk nel tenere il campo davanti alle iniziative della numero due del mondo. In 33 minuti 8 vincenti e otto errori per la bielorussa, 6 a 11 per l’ucraina. Nessuna stratta di mano al termine del match, come era prevedibile. Applausi ma anche fischi dalle tribune.
Altri incontri
Si rivede Nadia Podoroska. La ventiseienne argentina brillò a Parigi tre anni fa raggiungendo la semifinale dalle qualificazioni e perdendo solo dalla futura vincitrice Swiatek. Podoroska si sta ricostruendo una classifica dopo l’anno a cavallo tra 2021 e 2022 perduto per infortunio. Ora è numero 101 del ranking e ha superato oggi la francese Jessika Ponchet per 6-0 6-2; sua prossima avversaria Maria Sakkari oppure Karolina Muchova.
Magdalena Frech elimina la testa di serie numero 29, la cinese Shuai Zhang. Impietoso il risultato: 6-1 6-1. In realtà Zhang è solo alla sua seconda partita sul rosso dopo l’eliminazione a Strasburgo per mano di Friedsam e anche nell’intera stagione ha giocato piuttosto poco. Quarantanove minuti di partita con un parziale di 8 game a zero per la polacca, che ha mancato tre palle per chiudere 6-0 il secondo set. Sua prossima avversaria la russa Rakhimova o la ceca Bejlek.
Flash
Il Roland Garros indifeso: Nadal e gli altri campioni in carica che hanno lasciato orfano il torneo
Rafa Nadal è l’ultimo di una (breve) lista di vincitori dell’Open di Francia che non hanno giocato a Parigi l’anno successivo. Chi sono gli altri e perché non c’erano?

“Dipende se Rafa giocherà” aveva detto a Roma fa Novak Djokovic, una risposta che molto probabilmente valeva per tutti i tennisti alla domanda su chi sarebbe stato il favorito a Parigi. Quel “se giocherà” si è rivelato infaustamente premonitore: non sarà Rafael Nadal ad alzare la Coppa dei Moschettieri nel 2023. Nella conferenza stampa di giovedì 18 maggio, un tennista di trentasei anni, quasi trentasette, e dall’aspetto sereno ha affranto gran parte del mondo tennistico spiegando che il proprio corpo reclama una lunga pausa. La più immediata conseguenza sportiva di ciò è l’impossibilità di difendere il titolo del Roland Garros – il quattordicesimo messo in bacheca.
Nadal non aveva mai mancato l’appuntamento parigino dal suo esordio (con successo finale) nel 2005, ma aveva dovuto rinunciarvi l’anno precedente a causa di una frattura da stress alla caviglia sinistra. Quella del 2023 è dunque la sua prima assenza come campione in carica. Ci è allora venuta la curiosità di sapere chi altri non si fosse presentato l’anno successivo al trionfo. Curiosità che evidentemente è venuta anche a qualcun altro che ringraziamo per la rivelazione. Vediamo quindi chi sono i tennisti (maschi) dell’Era Open a non essersi presentati per la difesa del titolo, con l’auspicio (ormai la certezza, assicura lei) di non doverne farne uno anche per le ragazze.
Il viaggio parte dal maggio 1970, due anni dopo l’inizio dell’Era Open, il momento di svolta in cui i tennisti professionisti furono ammessi a giocare i tornei del Grande Slam e gli altri eventi organizzati o riconosciuti dal’ILTF fino ad allora riservati agli amatori. L’ILFT era la federazione internazionale che ancora si beava di Lawn nel nome e il Roland Garros del 1968 fu il primo Slam “aperto”. Il vincitore a Parigi nel 1969 e dunque primo della lista dei campioni uscenti-assenti è Rod Laver, il mancino australiano che nell’occasione si prese la rivincita della finale dell’anno precedente sul connazionale Ken Rosewall.
Laver, che in quella stagione vinse il Grande Slam, era sotto contratto con la NTL (National Tennis Leagues), un tour professionistico maschile fondato due anni prima. Esisteva anche un altro tour pro, il World Championship Tennis, che insieme al Grand Prix è stato il predecessore dell’ATP. Nel 1970, il WCT acquisì la NTL e con essa i contratti dei suoi giocatori. Pare quindi che, almeno in parte, proprio per via del proprio contratto Rod non partecipò a quel Roland Garros, sebbene giocò poi a Wimbledon e a Forest Hills (US Open), due degli altri eventi sotto l’egida dell’ILTF. Nel dicembre di quello stesso anno, WCT e ILTF raggiunsero un accordo, mentre quello del 1969 rimase l’ultimo Open di Francia disputato da Laver. Il suo successore a Parigi fu così il ceco Jan Kodeš, vincitore in finale su quello Željko Franulović che avrebbe diretto il torneo di Monte Carlo per quasi due decadi.
Rimaniamo nel Principato volando però al 1982 e al secondo nome della lista, probabilmente quello facile da indovinare. Nel torneo monegasco, Bjorn Borg, numero 4 del seeding, si arrende a Yannick Noah, dopo aver battuto in tre set Adriano Panatta al secondo turno. Fin qua, nulla di strano. Guardando con attenzione, tuttavia, di fianco a quel “4” che precede il nome del sei volte campione a Parigi c’è la Q di qualificato. Perché Borg rientrava da un’assenza dal circuito di cinque mesi, la più lunga fino a quel momento, ma soprattutto aveva deciso di disputare solo sette eventi del Grand Prix invece dei dieci richiesti. Sul New York Times dell’epoca, il suo coach Lennart Bergelin spiega che Borg ha deciso di non giocare il Roland Garros a causa della regola che lo obbligherebbe a passare per le qualificazioni. “Non abbiamo ancora preso una decisione riguardo a Wimbledon” aveva aggiunto. Quello di Monte Carlo era il primo torneo a cui partecipava in stagione. Sarebbe rimasto l’unico. Senza Bjorn a difendere il titolo (il quarto consecutivo), la coppa restò comunque in mani svedesi, raccolta da un diciassettenne Mats Wilander che batté Guillermo Vilas in quattro set.
Nel 1990 non era più un fattore, Wilander, mentre il numero 1 del mondo Ivan Lendl si chiamò fuori dai giochi per prepararsi sull’erba con obiettivo Wimbledon. Fuori subito le prime due teste di serie Edberg e Becker per mano di due teenager, rispettivamente Sergi Bruguera e Goran Ivanisevic, in finale – la prima slam per entrambi – arrivarono i secondi favoriti del seeding: ebbe la meglio l’underdog, il trentenne Andres Gomez sul ventenne Andre Agassi. Il mancino ecuadoriano perse però il suo feeling con la palla nei mesi successivi, chiudendo l’anno con 12 sconfitte consecutive. Nel 1991, a Madrid, vinse il suo terzo match in stagione, ma si infortunò alla coscia al turno successivo e fu quella la motivazione per cui rinunciò al Roland Garros. Tuttavia, secondo il suo ex coach Colon Nuñez fu il mediocre stato di forma di Andres la ragione principale che portò alla decisione del forfait. “L’infortunio è stata l’ultima goccia” le parole di Nuñez riportate dal Tampa Bay Times. “Non ha retto alla pressione come avrebbe potuto. Ora sta lavorando con un preparatore atletico, cercando di tornare in forma. Di sicuro possiede ancora il talento”. Agassi tornò in finale, ma fu nuovamente sconfitto, quella volta da Jim Courier.
1970, 1982 e 1991. Non succedeva da trentadue anni che il campione in carica del Roland Garros non tornasse a difendere il titolo. Allora, magari non da così tanto ma certo dopo parecchio tempo, l’imminente Open di Francia 2023 sarà un torneo… aperto.
E quello del 2024? “Dipende…”.
ATP
Italiani in campo oggi 28 maggio: Giorgi sul centrale, Sonego, Musetti, Arnaldi ed Errani. A che ora e dove vederli
Sara Errani pronta a sorprendere Jill Teichmann, Matteo Arnaldi alla sua prima assoluta a Parigi con Daniel Galan

Finalmente si parte con il secondo Slam della stagione! Prima delle tre domenica in cui si articolerà la manifestazione rossa e già alcuni campioni impegnati nei loro primi turni. Per i nostri colori oggi scendono in campo tre uomini e due donne; vediamo nel dettaglio i loro incontri.
Uomini
Sul court numero 12 Matteo Arnaldi incrocia il colombiano Daniel Galan. Il ventisettenne sudamericano attualmente ricopre la novantesima posizione nel ranking e quest’anno si è segnalato per aver disputato la finale del challenger di Sarasota. A Roma non è riuscito a qualificarsi.
Non ci sono precedenti con il nostro Matteo, che recentemente è entrato nei top 100 grazie ai sedicesimi di finale a Madrid. I maggiori siti di Betting vedono l’italiano favorito: Matteo è pagato da 1,50 (bet365 e Snai) a 1,48 (Sisal), mentre per Galan abbiamo il 2,65 di Goldbet ma anche il 2,54 di Planetwin.
Fiducia ad Arnaldi, dunque, forse anche per l’intraprendenza con cui ha ottenuto i suoi primi risultati nel circuito maggiore.
Indicativamente dopo le 14 sul campo numero 13 sono attesi Lorenzo Sonego e Ben Shelton. Il ventenne americano è testa di serie numero 30 in virtù di una crescita rapidissima che lo sta vedendo protagonista anche sulla terra rossa europea dagli inizi di aprile all’Estoril.
Unico precedente tra i due i trentaduesimi di finale a Cincinnati 2022: vinse l’allora numero 229 del ranking, che superò Lorenzo 7-5 al terzo. Spazio al fast tennis, sarà un match imprevedibile.
I bookmaker concedono fiducia all’esperienza del torinese: Planetwin assegna 2,80 al ragazzo di Atlanta, mentre bet365 addirittura quota a 3,00 il passaggio del turno del favorito numero 30. Per il torinese 1,40 di Snai e 1,42 di Sisal. L’esperienza di Shelton sul clay è probabilmente valutata ancora troppo debole.
Campo numero sette, un’ora dopo circa: ecco la testa di serie numero 17 Lorenzo Musetti alle prese con lo svedese Mikael Ymer. Per lo svedese solo cinque incontri sul rosso quest’anno: tre nel challenger di Bordeaux e due a Lione durante il secondo dei quali ha subito un default mentre era impegnato con il francese Fils.
Poco esaltante il suo percorso quindi, per risultati come per condotta in campo. Le quote, di conseguenza, sono piuttosto avare per chi punta sul tennista di Carrara: si va dall’1,19 all’1,21 di Goldbet. Sisal concede 4,25 per chi rischia i propri averi sulle fortune dello svedese, Snai arriva a 4,50.
Unico precedente nei sedicesimi del torneo di Rotterdam 2022: sul duro e indoor, condizioni maggiormente gradite al suo avversario, Musetti si impose in tre set, 6-3 6-7 6-3.
Donne
Per una delle due italiche fanciulle subito gli onori del Philippe Chatrier. Camila Giorgi scende il campo contro la nizzarda Alizé Cornet. Per la trentatreenne francese finora la stagione è risultata povera di soddisfazioni e il ranking personale è sceso fino alla sedia numero 59, la peggiore da un anno e mezzo a questa parte.
Camila, quest’anno vincitrice a Merida, è quotata 1,44 da bet365 e 1,47 da Goldbet. Troviamo Cornet a 2,75 (Sisal, Bet365) e a 2,70 (Goldbet, Eurobet). Visti gli ultimi risultati delle due la valutazione su Giorgi sembra invitante, anche perché l’atleta di Macerata è in vantaggio 5-2 negli scontri diretti, avendo vinto proprio gli ultimi 5. Camila non ci perde dal 2014.
Court numero sei a metà pomeriggio per Sara Errani che sfida l’elvetica Jill Teichmann. È una sfida senza precedenti; Sara arriva da una serie di battaglie al Firenze Ladies Open, pronta a dare tutto come sua abitudine.
Jill è scesa alla posizione numero 75 del ranking non essendo riuscita a replicare i buonissimi risultati sul rosso del 2022 (semifinali a Madrid e quarti a Roma). Solo un match vinto per lei sul rosso sino ad ora. I siti di betting scelgono comunque l’elvetica con quote forse poco interessanti alla luce di quanto visto recentemente sul campo. Planetwin propone 1,32 Bet365 sale a 1,36. Per Sara 3,20 (Snai, Sisal) e 3,30 (Planetwin).
Ricordiamo che Roland Garros è trasmesso in esclusiva su Eurosport 1 e 2. I match saranno in streaming so Discovery+ ed Eurosport player; i due canali euro sport saranno visibili anche gli abbonati DAZN, Sky e Tim Vision.