Il mondo spietato del tennis juniores

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Il mondo spietato del tennis juniores

Jack Casciato è un tennista di New York. Ha 16 anni e gioca a tennis da quando ne aveva 6. Quest’estate ha giocato in Europa, partecipando a tornei del circuito ITF e ad altri tornei. Il suo obiettivo è quello di diventare un tennista professionista. Jack ci offre la sua opinione su quello che ha visto in prima persona nel tennis a livello juniores

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Campi 6-9 e Court Suzanne Lenglen - Roland Garros 2023 (foto Ubitennis)
 

Di Jack Casciato, pubblicato da Tennis View Magazine il 17 settembre 2023 (Traduzione di Ilchia di Gorga)

Jack Casciato è un tennista di New York. Ha 16 anni e gioca a tennis da quando ne aveva 6. Dopo aver frequentato la Dalton School di New York, ha preso la decisione di lasciare la scuola tradizionale e di passare ad una scuola superiore online per avere maggiore flessibilità e potersi allenare. Ora si allena 5-6 ore al giorno e partecipa a tornei di tennis a livello nazionale. A giugno ha preso parte ai Campionati Nazionali USTA su terra rossa. Quest’estate ha giocato in Europa, partecipando a tornei del circuito ITF e ad altri tornei. Il suo obiettivo è quello di diventare un tennista professionista. Jack ci offre la sua opinione su quello che ha visto in prima persona nel tennis a livello juniores.

Scoprire che spesso a vincere è chi imbroglia non è una verità da imparare a sei anni, eppure nel tennis juniores questa realtà la scopri molto presto, dal giorno stesso in cui inizi a giocare. Ho 16 anni e ormai gioco a tennis a livello nazionale ma sono ancora molto combattuto tra la passione per questo sport e l’avversione che provo per la mancanza di regole nei tornei juniores, che consente a chi gioca di imbrogliare.

Molti rimangono scioccati quando scoprono quanto è diverso il tennis juniores da quello professionistico. Non è lo sport aggraziato esibito sui campi ben curati di Wimbledon o davanti agli spettatori distintamente vestiti degli US Open. Assomiglia di più ai combattimenti di strada, e per un’unica, semplicissima ragione: non ci sono giudici. Proprio così: i tennisti junior nei tornei a cui partecipano hanno il diritto esclusivo di stabilire se i colpi dell’avversario sono “dentro” o “fuori”. In giro non ci sono giudici, nessuno controlla e quindi chi vuole imbrogliare fa quello che gli pare e sistematicamente se la cava con chiamate scorrette

Nei dieci anni in cui ho giocato a tennis a livello juniores ho visto di tutto. C’è l’imbroglio “classico”, quello sulle chiamate, dato che al tuo avversario, quando riceve, viene accordato il diritto di fare da arbitro sui tuoi colpi. Ma l’imbroglio va ben oltre le chiamate scorrette. Ho visto giocatori imbrogliare sui doppi rimbalzi, chiamare “let” sul servizio dell’avversario quando non riescono a rispondere, invertire il punteggio di un incontro mentre giocano o addirittura riferire al direttore del torneo un punteggio finale errato.

Per i tennisti che frequentano le scuole superiori, come me, la posta in gioco è altissima. Il ranking conta parecchio, perché ci vanno di mezzo le borse di studio e l’accesso all’università. Il tennis è uno dei pochi sport praticati alle scuole superiori in cui ad ogni giocatore è abbinato un punteggio che determina la sua posizione in una classifica definita “Universal Tennis Ranking” (UTR). Ogni gioco che vinci (o perdi) ti fa salire (o scendere) in classifica. Un giocatore che imbroglia per vincere un game va ad alterare in maniera significativa sia il proprio punteggio UTR che quello dell’avversario. Gli allenatori di tennis all’università usano questi punteggi per compilare le liste di accesso.

I giocatori onesti sono esasperati da questa situazione ma possono fare ben poco. Ho visto alcuni amici che, per la frustrazione, hanno deciso di smettere di giocare. Diversi sono passati dal lato oscuro e hanno deciso di adeguarsi al sistema, arrivando a considerare l’imbroglio come parte di una specie di guerriglia urbana in cui si fa quel che si può per difendersi. Altri invece hanno scelto una strada più ardua, denunciando i giocatori che imbrogliavano all’Associazione di Tennis degli Stati Uniti (USTA); raramente però i trasgressori sono stati puniti. Sta di fatto che nella maggior parte dei tornei di tennis giocati negli Stati Uniti si vedono scene assurde di gente che piange, gente che impreca, gente che sogghigna, giocatori e relativo parentado che si lanciano addosso parole grosse.

Forse la cosa più desolante è che, in tutti questi anni, non ho mai visto i genitori di un giocatore che imbroglia fare un passo indietro e cercare di correggere la situazione. Anzi, sembra quasi che alcuni genitori a bordo campo incoraggino questa doppiezza, questo modo di comportarsi fraudolento. Rimangono in silenzio o addirittura si rivolgono ai genitori indignati dell’avversario negando risolutamente sia stata commessa alcuna azione scorretta. Quando un giocatore fa una plateale chiamata scorretta e i genitori del ragazzo imbrogliato tentano inutilmente di appellarsi al fairplay, spesso i genitori di chi ha imbrogliato sorridono compiaciuti e ripetono: “Lasciate stare! Se la vedono i ragazzi”.

Coloro che appoggiano questo sistema fanno notare che esiste un ufficiale di gara preposto a monitorare il gioco, che va da un campo all’altro. Spesso però questi ufficiali sono chiamati a supervisionare dozzine di incontri contemporaneamente. A meno che l’ufficiale non sia proprio lì nel momento di una chiamata scorretta, la vittima dell’inganno non ha a chi appellarsi.

Ci sarebbero delle soluzioni abbastanza ovvie da adottare, come alzare le quote di partecipazione ai tornei così da avere più giudici di linea o installare delle telecamere. Questo, però, farebbe lievitare i costi e alcuni giustamente hanno delle preoccupazioni al riguardo. Aumentare le quote, per esempio, potrebbe portare all’esclusione di studenti che non possono permettersi di pagare una quota d’iscrizione così alta.

Per una soluzione praticabile, però, basterebbe guardare quello che succede a livello juniores nel mondo dello squash, che non è poi così distante dal tennis. Chi partecipa ad un torneo di squash è tenuto a prestare servizio come arbitro in tutti gli incontri successivi al proprio. Quando si iscrive ad un torneo, il giocatore accetta di fungere da arbitro per altre partite e deve anche superare un esame online come arbitro. Questo duplice ruolo, che priva i giocatori interessati la possibilità di fare le proprie chiamate, alza il livello di correttezza nel gioco. Inoltre, affidando ai giocatori il ruolo di giudice, è più probabile che, quando tocca a loro giocare, si attengano a standard più elevati.

Sia chiaro: io non smetterò mai di giocare a tennis. Amo troppo questo sport e non voglio neanche considerare questa possibilità. Però, il tennis juniores ha davvero bisogno di nuove regole, soprattutto considerando che esistono delle soluzioni semplici da adottare. Nel frattempo, devo ammettere che l’attuale sistema, per quanto corrotto e imperfetto, mi ha insegnato parecchie lezioni di vita. Ho imparato che, in un sistema in cui i controlli sono superficiali, ci sarà sempre qualcuno che cercherà di approfittarne e di farla franca. Fortunatamente, però, molti non lo faranno: si atterranno a elevati valori etici e si porteranno via qualcosa di più prezioso di una vittoria.

Traduzione di Ilchia di Gorga

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