WTA, si può ancora vincere con il tennis difensivo? - Pagina 2 di 2

Al femminile

WTA, si può ancora vincere con il tennis difensivo?

Successi negli Slam, posizioni di vertice nel ranking: in pochi anni abbiamo assistito all’ascesa e al declino di un certo modo di interpretare il tennis. Come mai? Kerber, Halep e Wozniacki ultime interpreti

Pubblicato

il

Simona Halep e Caroline Wozniacki - Australian Open 2018
 

Posto che siate d’accordo con l’analisi presentata (almeno a grandi linee) facciamo un passo avanti, cercando di determinare le cause che hanno portato alla attuale situazione. Ne ho individuate tre. E sottolineo che non si tratta di cause per forza alternative tra loro: la spiegazione potrebbe anche ritrovarsi nelle somma di più fattori.

1) Mancato ricambio generazionale
Una possibile tesi è che le condizioni strutturali del circuito non siano mutate in modo significativo, ma che semplicemente ci troviamo di fronte a una episodica mancanza di ricambio generazionale nelle fila del tennis di difesa. Un momentaneo blackout destinato a essere superato nel tempo.

Wozniacki (nata nel 1990) e Kerber (nata nel 1988) si sono fermate prima per problemi fisici e poi per maternità. Maternità anche per Svitolina (nata nel 1994), mentre Halep (nata nel 1991) è rimasta bloccata per quasi due anni dalla intricata vicenda del doping. In sostanza tutte le più forti tenniste di difesa sono sparite dai vertici per fattori estranei al campo da gioco; in un certo senso prematuramente, e anche per questo è mancato il tempo fisiologico per trovare delle eredi.

D’altra parte, a oggi, sotto i trent’anni, non ci sono molti nomi all’orizzonte. Citerei Mertens (nata nel 1995) e Kasatkina (nata nel 1997). E se teniamo conto che una possibile alternativa come Sorribes Tormo è del 1997 (best ranking 28), si fatica a individuare ricambi sotto i 25 anni in grado di tenere alto il tennis di difesa. Vedremo cosa ci riserveranno le prossime stagioni.

2) Cambiamento delle condizioni di gioco
Per questa seconda ipotesi ci avventuriamo su un percorso complesso e accidentato, che richiederebbe ben altro spazio per essere affrontato come merita. Sintetizzando brutalmente, la tesi sarebbe questa: condizioni di gioco “lente” favoriscono il tennis di difesa, mentre al contrario condizioni di gioco “veloci” favoriscono il tennis di attacco. Se questo è vero, basta che gli organizzatori decidano di velocizzare o rallentare le condizioni di gioco ed ecco che si spostano di conseguenza i piatti della bilancia.

Ricordo come un possibile riferimento le “lentissime” WTA Finals 2018 di Singapore, vinte da Svitolina su Stephens (rimando all’articolo di allora per un parziale approfondimento). Per quanto mi riguarda non sono in possesso di dati tali da poter affermare che negli ultimi anni le condizioni di gioco siano state velocizzate, penalizzando quindi le giocatrici difensive. O meglio: quasi sicuramente le ultime Finals (Guadalajara, Forth Worth e Cancun) si sono disputate in condizioni più rapide rispetto alle precedenti edizioni asiatiche, ma è ben più complicato dimostrarlo per gli Slam e gli altri principali tornei.

Ricordo che quando parliamo di condizioni di gioco non va tenuto conto solo della superficie dei campi, ma anche delle palle utilizzate (oltre che della umidità, della altitudine, etc etc). E per alcuni dati fondamentali non abbiamo certezze. Insomma, siamo di fronte a una tesi possibile, ma non dimostrabile.

3) Ulteriore crescita delle giocatrici di attacco
Terza ipotesi: nelle ultime stagioni sono arrivate ai vertici nuove giocatrici aggressive che hanno spostato verso l’alto la qualità del loro tennis, rendendo di conseguenza più arduo il compito per le tenniste di contenimento. In sostanza mediamente le giocatrici di attacco sarebbero cresciute più di quelle di difesa.

Direi che la crescita si sarebbe manifestata in due direzioni differenti. Da una parte ci sono giocatrici che hanno ulteriormente rafforzato la componente offensiva, a partire dalla qualità del servizio o degli altri colpi-base al rimbalzo (come nel caso di Rybakina e Sabalenka).

Dall’altra si sono fatte aventi tenniste meno monodimensionali. Vale a dire atlete a loro agio non solo quando comandano lo scambio, ma anche quando sono chiamate a difendersi. Prendiamo il caso delle ultime numero 1 di fine anno: si è passati dalla coppia Kerber/Halep (2016-18) a quella Barty/Swiatek (2019-2023). Ebbene, sia Barty che Swiatek erano e sono giocatrici in grado di produrre più vincenti di Angelique e Simona, senza però andare in crisi nelle fasi di rincorsa.

Wozniacki, Kerber, Halep hanno fatto leva sulla grande mobilità e sulla superiore capacità di copertura del campo per raggiungere i vertici del tennis mondiale. Però oggi al numero 1 c’è una tennista come Swiatek che, oltre che essere una notevole picchiatrice, sul piano della mobilità non è affatto da meno di Wozniacki & Co.

Anzi. La mia personale convinzione è che Iga sia probabilmente la tennista che si muove meglio dai tempi di Steffi Graf. Forse non ancora nelle corse in avanti, ma quanto meno in quelle orizzontali, destra-sinistra. Perché oltre ad avere una rapidità e una reattività superlative, Swiatek dispone di una capacità di coordinazione fenomenale. Dote che le consente di organizzare lo swing in pochissimi istanti, anche se è chiamata a eseguirlo al termine di uno sprint o di un allungo, magari in scivolata. Stando così le cose, chi si affida soprattutto alle risorse del contenimento rischia di ritrovarsi senza armi sufficienti a fronteggiare una avversaria con qualità del genere (erba esclusa, almeno finora).

Conclusioni
Questa la situazione a oggi. Ma per il futuro? Visto che non possiedo la sfera di cristallo, non me la sento di recitare un definitivo de profundis per il tennis di difesa. Le cose potrebbero cambiare spostando gli attuali equilibri, soprattutto a lungo termine.

Mentre a breve termine rimane la possibilità che le giocatrici “anziane” riescano a recuperare i loro migliori livelli. In fondo già lo scorso anno a Wimbledon Svitolina è stata capace di raggiungere la semifinale, dopo avere superato Swiatek nei quarti. E probabilmente se in semifinale fosse riuscita a sconfiggere Vondrousova, a mio avviso avrebbe avuto ottime chanche contro Jabeur, considerato il rendimento a livello di finale nelle loro carriere (Ons 5 finali vinte e 8 perse, Elina 17 vinte e 5 perse).

Prima di incartarsi contro Vondrousova (affrontata da favorita) la Svitolina di Wimbledon 2023 era apparsa come una giocatrice piena di convinzione, ricaricata sul piano nervoso dalla pausa per maternità. E questo ci rimanda alla componente mentale, che a volte può risultare l’arma in più, capace di mettere in secondo piano gli aspetti fisico-tecnici. Ecco, forse se arrivasse in WTA una giocatrice di difesa dotata di un killer instinct eccezionale, tutti i ragionamenti presentati sinora potrebbero essere messi in discussione. E si aprirebbero scenari differenti.

Pagine: 1 2

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement