ATP Roma, Cobolli: "Io e mio padre lavoriamo bene. Il segreto per migliorare? Dovremmo ascoltarci un po' di più"

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ATP Roma, Cobolli: “Io e mio padre lavoriamo bene. Il segreto per migliorare? Dovremmo ascoltarci un po’ di più”

Le parole del romano: “Devo imparare a partire meglio, ma mi sento un giocatore più maturo”

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Flavio Cobolli - ATP Roma 2024 (foto Francesca Micheli - Ubitennis)
Flavio Cobolli - ATP Roma 2024 (foto Francesca Micheli - Ubitennis)
 

Roma è dei romani. Una frase che spesso si attacca un po’ dappertutto, nello sport e non solo. Calzano sicuramente a pennello nel caso di Flavio Cobolli, romano e romanista doc, che ha ottenuto la sua prima vittoria agli Internazionali d’Italia. Una bella vittoria, convincente, che ha contribuito certamente in positivo sull’umore dell’azzurro, apparso quantomai rilassato e molto felice nella conferenza stampa post match.

D: “Complimenti. Ieri quando ho visto sull’ordine di gioco che eri sul Grandstand sei la prima persona a cui ho pensato. Ti chiedo come l’hai presa. Poi scegli tu se dal punto di vista dell’atmosfera o dal punto di vista che è un campo veloce e ti favorisce meno, la voglia di giocare una volta sul Centrale o sul Pietrangeli. Vedi tu

Cobolli: “Credo che alla fine sono tutti campi da tennis, quindi è indifferente dove si gioca. Però credo che tutti noi vogliamo giocare sul Pietrangeli una volta nella vita, quindi avrei avuto il piacere di giocarci, magari succederà la prossima partita. L’arena è un bel campo, veloce come piace a me, mi è piaciuto giocarci. Sono contento del risultato, adesso vediamo come va la prossima


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D: “Hai giocato una grande partita, anche se nei primi minuti forse un po’ meno. Quanto ti sono serviti i match negli anni. Ricordo che con Brooksby eri bloccato, abbastanza teso. Invece oggi sei partito male ma hai gestito un po’ le emozioni, tutto quello che è il Foro per un romano

Cobolli: “Oggi son partito male, ma non per tensione, sapevo come gestire questa cosa dopo aver passato tre anni abbastanza turbolenti per questo. Sono più maturo, più giocatore, quindi son partito male ma sono riuscito anche a giocare sempre meglio man mano nei game. Sono molto contento della prestazione

D: “A livello emotivo la vittoria a Roma, la tua città, com’è stata? Non so quanti amici, familiari c’erano, se li hai voluti o meno

Cobolli: “Ho sfatato tre tabù: l’arena, la prima vittoria a Roma e finalmente ho vinto dopo un anno con mio fratello in panchina (ride), che non ce la faceva più. Ha fatto una serie di 8,9 primi turni, quindi sono molto contento anche per lui. C’erano tante persone a cui voglio molto bene, mi ha fatto piacere vincere davanti a loro

D: “Senza Berrettini e Sinner senti un po’ di più la pressione? Oppure è uno stimolo in più, per chi è venuto a vedere gli italiani, di fare un po’ meglio di quanto ti eri proposto?

Cobolli: “Non credo di essere sotto pressione adesso che non ci sono loro due. Dispiace al torneo, a tutti noi, sono due grandi giocatori e sarebbe stato bello se ci fossero stati anche loro a questo torneo, che è il nostro torneo. Penso a me però, sono contento di giocare e stare bene

D: “C’è stata più di una partita in cui magari hai iniziato sottotono per poi salire; è un problema di approccio, nel senso che magari ti metti troppe aspettative e fai più fatica a entrare nel clima del match? Anche se poi pur partendo male vinci, quindi va bene anche questa strada

Cobolli: “Sto cercando di lavorarci su, perché parto sempre male e non va bene. Perché è importante partire subito forte, sto bruciando i riscaldamenti in maniera differente. Oggi era una partita un po’ più particolare rispetto alle altre, ed ero più teso e contratto, quindi ci ho messo un po’ di più a sciogliermi

D: “Ci sono tanti giocatori e giocatrici allenati dai genitori. Che tipo di rapporto c’è con tuo padre? Ti è risultato facile sin dall’inizio separare i due ruoli?

Cobolli: “É un processo, una cosa che va coltivata nel tempo. Sto lavorando molto con lui, mi trovo molto bene. Ovviamente abbiamo dei giorni no come tutti. Abbiamo due caratteri molto simili, è più facile per noi scontrarci. Credo che per migliorare bisogna imparare ad ascoltarsi un po’ di più, e ce la sto mettendo tutta per farlo

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