22 fermate, 22 piccoli ritratti che vogliono dare l’opportunità ai lettori di far riemergere parte dei propri ricordi – di tennis e non solo – collegati al viaggio Nadaliano nell’iperuranio degli Slam.
1) Roland Garros 2005
Un intramontabile viaggio dispiegatosi in 17 anni di splendore, con 22 tappe indimenticabili. Tutto cominciò nel 2005, ad appena 48 ore dal diciannovesimo compleanno ecco la prima firma. La consacrazione di un predestinato, l’argentino Mariano Puerta vinse il primo set ma poi dovette soccombere alla canotta, ai bicipiti, ai banana shot, all’irresistibile capacità di un giovincello maiorchino di “passarti sopra” fisicamente, di lacerarti dentro e fuori. E’ l’inizio del cammino, è cominciata l’era di Rafael Nadal.
2) Roland Garros 2006
Il dominio sull’argilla parigina è agli albori: dopo il trionfo del 2005, nella stagione successiva è ancora il nome di Nadal a riecheggiare tra gli spalti dello Chatrier la seconda domenica del torneo. Per la prima volta in una finale Slam si ritrova dall’altra parte Federer – battuto un anno prima in semifinale – perde di nuovo il set d’apertura dopodiché pilota automatico per ribaltare l’esito con la consueta feroce ingordigia.
3) Roland Garros 2007
Terza cavalcata consecutiva nella Parigi terrosa: Del Potro, Cipolla, Montanes, Hewitt, Moya, Djokovic e Federer, i 7 avversari superati per il three-peat. Ad eccezione di Borg e dei suoi quattro successi consecutivi tra il 1978 e il 1981, dal secondo conflitto mondiale in poi a nessuno era mai riuscita una simile impresa.
4) Roland Garros 2008
L’Open di Francia di 16 edizioni fa raffigura una delle pietre miliari della Rivalità con Roger: una finale a senso unico, lo spagnolo fu straripante. Quattro soli games lasciati per strada allo svizzero in meno di due ore per regalarsi la quarta Coppa dei Moschettieri consecutiva. Nel percorso per giungere alla finalissima, Nadal superò nell’ordine: Bellucci, Devilder, Nieminen, Verdasco, Almagro e Djokovic.
5) Wimbledon 2008
Semplicemente, per molti, l’epilogo di quell’edizione londinese dei Championship è la partita di tennis più bella di sempre: o se preferite, un’Italia-Germania 4-3 di Messico ’70 in salsa tennistica. La sfida del secolo, “Il benchmark rispetto al quale misurare i match futuri“. Una delle finali Slam più intense emotivamente e ricche di pathos, alle quali gli appassionati della sublime arte della racchetta abbiano mai potuto assistere. Un concentrato di sentimenti, in cui l’epos del FEDAL ha toccato la propria acme.
6) Australian Open 2009
Il primo sorriso a Melbourne, un sorriso che richiese un dispendio di energie fisiche e mentali senza precedenti. Lì dove Rafael dimostrò come di umano avesse ben poco: un percorso straordinario che vide due ultimi atti memorabili. Prima la semifinale con Verdasco, 5 ore e 14 minuti di palpitante eccitazione che avrebbero affossato chiunque: non lui, non il Toro di Manacor. La partita con Fernando termina all’una di notte, sbrigate tutte le pratiche post gara rientra in hotel alle 3 di mattina con poco più di 36 ore per tentare un recupero impossibile: per di più contro un Federer, che aveva giocato il giorno prima a cui erano bastati tre comodi set per battere Roddick. E invece polverizzando qualsiasi legge di resistenza fisica, al termine di altre 4 ore 19 minuti di scontro per un totale di 9 ore e 33 minuti Rafa si lasciò cadere a terra. Uno dei capitoli più clamorosi del suo viaggio tra gli immortali.
7) Roland Garros 2010
Il quinto squillo sotto la coltre musicale della Marsigliese, a due anni di distanza dall’ultima conquista: uno dei quattro gioielli più luminosi dell’excursus Slam di Nadal, il quartetto privo di macchie. Una condotta di gara perfetta, senza neanche mezzo inciampo: Mina, Zeballos, Hewitt, Bellucci, Almagro, Melzer e Soderling; le vittime sacrificali. Sicuramente, però, allo stesso tempo uno dei percorsi meno complessi di tutte le 14 campagne al Roland Garros: nessun Top 20 e nessun Top 10 affrontato, un solo Top Five in finale.
8) Wimbledon 2010
Il secondo diamante a Church Road: all’esordio Nadal rifila un netto 3 set a 0 a Nishikori, poi il duello con il più classico degli erbivori – che in carriera qualche brutto scherzo l’hanno tirato al buon Rafa – superato solamente al quinto. Haase vince prima e terza frazione, dopodiché il maiorchino trascende e lo liquida concedendogli la pochezza di 3 games nei due parziali finali. Deve uscire dalla zuffa della quinta partita anche al terzo turno contro il tedesco Petzschner: un altro che sui prati se la cavicchiava. Ali ottavi invece via facile su Paul-Henri Mathieu prima di battere in quattro Soderling. La semifinale, a quel punto, è con il barone di casa: 6-4 7-6(6) 6-4 a Murray e la quarta finale a Wimbledon è servita. Nell’ultimo atto, si ritrova contro un Tomas Berdych che non arriverà più a quelle latitudini in carriera: partita senza storia, 6-3 7-5 6-4. Dopo aver frantumato il tabù Federer due anni prima, che lo aveva sconfitto sia nel 2006 che nel 2007, quest’edizione di Wimbledon è la definitiva acquisizione di un nuovo status per Rafa Nadal: quello di campione poliedrico.
9) US Open 2010
Flushing Meadows di quattordici anni fa è un’altra importantissima tappa del Rafa pensiero: lo Slam in cui diventa Eterno, a 24anni infatti diventa il più giovane nell’Era Open a completare il Career Grand Slam, superando in quattro set nel match conclusivo per l’assegnazione del titolo Il suo acerrimo rivale Novak Djokovic.
10) Roland Garros 2011
Quando si parla di Rafa, il Roland Garros è qualcosa che sfugge a qualsiasi traiettoria di carriera, di splendore agonistico. Quando il nipote di Zio Tony varca i cancelli del tempio della terra battuta e fa il suo ingresso nel Philippe Chatrier, assume contorni divini con un’aura extra-terrena provenienti da un ideale Olimpo sportivo. E’ la decima negli Slam, la quinta Coppa dei Moschettieri. Federer si arrende 7–5 7–6 (3) 5–7 6–1.
11) Roland Garros 2012
Dopo i quattro titoli consecutivi tra il 2004 e il 2008, la seconda striscia di altrettanti trionfi messa a segno da Rafael in quel di Parigi vede il suo terzo atto nella cento-undicesima edizione del Roland Garros. Per Nadal si tratta del settimo sigillo nel suo Slam, di gran lunga, preferito: è un momento storico, staccato Bjorn Borg a quota 6. Piccola curiosità : al primo turno di quel torneo, batté Simone Bolelli così come avrebbe fatto 6 anni dopo sempre all’esordio. In entrambi i casi Rafa vinse il titolo lasciando per strada un solo set in tutto il torneo. Ai quarti e in semifinale superò due connazionali come Almagro e Ferrer, prima di frapporsi ancora una volta – la quarta per la precisione, avendolo già eliminato nel biennio 2006-2007 ai quarti e nel 2008 in semi – tra Djokovic e il tanto agognato Slam rosso. Fu la quarta finale Major tra i due, vittoria spagnola a New York 2010 a cui erano seguiti tre successi serbi (Wimbledon e US Open 2011, Melbourne 2012). Finì 6-4 6-3 2-6 7-5.
12) Roland Garros 2013
Il secondo poker nadaliano nella Parigi terrosa si manifesta con l’ennesimo stupefacente capitolo del Romanzo di Rafa. Quel Roland Garros più che per la finale, a senso unico con Ferrer tramortito, viene – e verrà – ricordata dai posteri per l’eccezionale semifinale contro Djokovic. Scavallate abbondantemente le quattro ore e mezza di furente battaglia, lo spagnolo si impose soltanto 9-7 al quinto. Una maratona meravigliosa: di sottile sfida nervosa mixata a resilienza atletica conseguenza di un indomito spirito di volontà nel dare tutto, goccia di sudore dopo goccia, per rimandare di là un’altra palla ed un’altra ancora.
13) US Open 2013
La rivalità per antonomasia di questo sport, numeri alla mano essendo composta dal maggior numero di confronti diretti andati in scena nella storia, tra il diablo iberico e il Robocop serbo trova uno dei suoi capitoli più significativi nella finalissima della 133esima edizione dello US Open. Quella partita vinta da Rafa – di nuovo, come a Parigi due anni prima – in quattro set (6-2 3-6 6-4 6-1) rappresenta l’ultimo successo, del loro sessantello di sfide, sul cemento di Nadal contro Djokovic: successivamente, infatti, Novak sarebbe uscito vittorioso da 9 scontri consecutivi. Complessivamente delle 27 volte in cui si sono affrontati sul veloce, in ben 20 circostanze ad aggiudicarsi il match è stato Nole. Ma quel 9 settembre del 2013, il destino aveva in serbo un altro finale per lo spagnolo: che sfianca a dovere Djokovic prima di infiggergli il colpo definitivo, 3 ore e 21 minuti di Masterclass Rafiana. Probabilmente, la migliore versione della carriera sul cemento dell’ormai già calvo maiorchino. Basti pensare che in quello swing estivo in Nord America, mise in cascina anche l’Open del Canada e Cincinnati. Un tripletta che non fu più in grado di ripetere, 4000 punti intascati che avrebbero contribuito a permettergli di chiudere l’anno da n.1 per la prima volta dal 2013.
14) Roland Garros 2014
Castel Rolando, il Nadal Chisciotte e Sancho Diocovich. Ginepri, Thiem, Leonardo Mayer, Lajovic, Ferrer, Murray e Djokovic: i malcapitati sotto le grinfie nadaliane per raggiungere il componimento della nona sinfonia. Nella seconda finale parigina contro Nole, Rafa si impone 3-6 7-5 6-2 6-4. Il record dei record è stato conquistato, il maiorchino diventa il primo in assoluto dal lontanissimo 1891 – anno della prima edizione degli Open di Francia – a vincere cinque edizioni consecutive del Roland Garros, sorpassato l’uomo di ghiaccio Borg che si era fermato a 4. Un’imperiosa prima volta, al pari di leggendarie imprese come i cinque squilli di tromba di Federer a Wimbledon.
15) Roland Garros 2017
La Décima, a tre anni di distanza dalla decima del suo Real in Champions: battuto l’uomo dai due dritti, il più forte terraiolo di tutti i tempi si conferma tale. Neppure Stan The Man può opporsi, spiattellato via con un inequivocabile 6-2 6-3 6-1. Quindicesimo Major, vince senza perdere set in 7 partite, come già accadutogli nel 2008 e nel 2010. La doppia cifra è vidimata, il primo uomo capace di vincere almeno 10 volte una prova del Grande Slam. Il vallo di Adriano, raffigurazione – anche – tennistica – dei limiti che non è possibile superare e a cui l’uomo non può ribellarsi, è stato oltrepassato. D’altronde uno delle stessa pasta di Rafa una volta disse: “Never say never, because limits, like fears, are often just an illusion. Mai dire mai perché i limiti, come le paure, spesso sono soltanto un’illusione“.
16) US Open 2017
Nadal si aggiudica il terzo riconoscimento newyorchese: vince una finale senza storia contro Kevin Anderson, soffocato fin dal primo quindici con incessante pressione, fisica e tecnica. Troppo ampio il divario tra i due. Nel pallottoliere del GOAT è a meno 3 da Federer e a più quattro sul Djoker. L’allora numero 1 del mondo Rafa, con quel trionfo, mantenne salda la corona: Roger distanziato 1860 punti.
17) Roland Garros 2018
Rafa XI: il cannibale è sempre lui, una tirannia spaventosa. Un dominio senza senso, 111 vittorie su 113 match giocati sul rosso e sulla lunga distanza. 3 set a 0 al Terminator austriaco e ciao ciao ai sognatori. Il Re non abdica, messi in fila: Bolelli, Pella, Gasquet, Marterer, Schwartzman e Del Potro in semi.
18) Roland Garros 2019
La “scatenata dozzina” di Nadal: il diciottesimo titolo Slam di Rafa equivale alla dodicesima affermazione in Francia. Dopo due set di equilibrio, nel match valevole per il titolo, il mancino spagnolo affonda Dominic Thiem: caro Bjorn sei doppiato!
19) US Open 2019
Il quarto trionfo a Flushing Meadows è la degna illustrazione di come questo mostro sacro del tennis, così come gli altri due membri del Big Three, non abbia mai smesso di migliorarsi, di completare il proprio comparto tecnico, di raggiungere un tennis privo di vuoti. Se allo sbarbatello diciannovenne dai capelli lunghi venuto dall’isola, che sollevò la coppa dei Moschettieri nel 2005, avessero detto vincerai uno Slam facendo 66 discese a rete si sarebbe fatto una grossa risata. Ed è proprio in questa riflessione, invece, che prende forma l’inarrivabilità di Nadal e dei suoi fraterni nemici: avere l’umiltà di essere nati in un modo, ma di “morire” sportivamente agli antipodi. Da felino che raccattava dalle fioriere sporche di terra rossa a magnifico volleatore in grado di vincere anche un oro olimpico nella specialità . Medvedev gli rimonta 2 set di svantaggio, ma – a differenza di quanto Daniil subirà tre anni dopo – la rimonta si ferma lì: al quinto è Rafa a gioire.
20) Roland Garros 2020
Il marziano della terra rossa batte il tredicesimo colpo, per Rafa sono 100 vittorie e 2 soli KO in 16 anni a Bois De Boulogne. La finale in cui surclassa Djokovic, (6-0 6-2 7-5), permette allo spagnolo anche di eguagliare a quota 20 successi l’amico Roger nella classifica all-time dei pluripremiati per titoli Slam.
21) Australian Open 2022
Il sapore più dolce. La drammaticità della tragedia australiana, tutto sembrava scritto, apparecchiato per il secondo titolo Slam dell’orso russo: avanti comodamente 6-2 7-6(5) 3-2 e 0-40, ma ancora una volta la primordiale essenza dell’eroe classico, quel irrefrenabile richiamo all’onore del Campione nel suo agone. Achille ed Ettore: l’istinto e l’acume, lo strapotere fisico che pulsa da ogni poro di un corpo pregno di adrenalina coadiuvato da una mente sempre sgombra di inutili frastuoni emotivi in grado lucidamente di saper scegliere di volta in volta la soluzione più ideale. Un ossimoro tra il braccio bollente e la testa glaciale, racchiusi in uno scrigno di forza nervosa capace di andare oltre il dolore fisico e il contraccolpo psicologico per sapersi rigenerare punto dopo punto: come se ogni volta l’atleta ricominciasse un nuovo confronto, un’altra partita che duri un punto, un quindici, un minuto, un secondo; non importa. E’ questa la grandezza di Rafa, non ha aver mai perso in partenza – neppure in allenamento – un solo punto nella sua epocale carriera.
“Don’t stop believin’” cantavano i Journey, l’inno di quel 30 gennaio 2022.
22) Roland Garros 2022
Rafa XIV e il piede sinistro anestetizzato ad accrescerne l’epicità . Ciò che nessuno pensava potesse essere realizzato, è divenuto Realtà . Quando Bjorn Borg alzò al cielo parigino il suo sesto sigillo a Porte D’Auteuil, correva il 1981 e chiunque sulla faccia della Terra era certo di un’assoluta verità : il primato di 6 Roland Garros non verrà mai eguagliato. Ebbene, 31 anni dopo non solo quel record era già stato ampiamente sbriciolato ma si era persino deciso di esagerare. Rafael Parera da Manacor aveva travalicato di brutale forza e intrinseca convinzione le colonne d’Ercole dell’umana comprensione sportiva. Quello che un tempo fu descritto come l’inarrivabile nel tennis: vale a dire i 14 trionfi Slam di Pete Sampras, complessivi e distribuiti tra i quattro (anche se a Pistol Pete sfuggì proprio Parigi) Major che dettano il tempo di questo magnifico sport, il mancino di Maiorca li aveva conquistati in una singola prova del Grande Slam. Nel suo teatro dei sogni, nel proprio elemento: Nadal aveva sconfinato la Leggenda, era diventato qualcos’altro. Un immortale.