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Coppa Davis

Coppa Davis: Ecco le sette avversarie dell’Italia. Tra le più temibili la Spagna di Alcaraz e la Repubblica Ceca

A Bologna in sette proveranno a strappare il titolo alla squadra azzurra, bicampione in carica. Ci saranno Sinner, Alcaraz e Zverev?

Last updated: 15/09/2025 19:43
By Beatrice Becattini Published 15/09/2025
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17 Min Read
La nazionale italiana sotto i coriandoli dopo la vittoria della Coppa Davis 2024 (foto Florin Baltatoiu)
La nazionale italiana sotto i coriandoli dopo la vittoria della Coppa Davis 2024 (foto Florin Baltatoiu)

La fase dei cosiddetti Qualifiers di Coppa Davis ha emesso i suoi verdetti. Adesso sono noti i nomi di tutte le nazioni che sfideranno l’Italia nella Final Eight di Bologna, dove gli azzurri accedono di diritto in quanto Paese ospitante e come bicampione in carica. L’appuntamento è tra il 18 e il 23 novembre. Sette avversarie agguerrite proveranno a strappare lo scettro alla nostra nazionale. È forse presto per cimentarsi in analisi approfondite, perché nel tennis, si sa, le situazioni cambiano rapidamente e repentinamente. I tie di qualificazione, però, ci suggeriscono che, tra sorprese e conferme, l’Italia dovrà guardarsi le spalle da squadre pronte a dare battaglia.

Sezioni
Spagna: Carlos Alcaraz per coronare la stagione, ma deve ringraziare Rune e il match point sprecato. La remuntada contro la Danimarca la svolta?Repubblica Ceca: la solidità al comando, in una nazione in cui il talento non cede mai il passo. Così gli USA hanno salutato la DavisFrancia: i 10 volte campioni alla prova del nove. Dalla crisi al ritorno in augeGermania: Alexander Zverev per arricchire una squadra esperta, il doppio Krawietz/Puetz il fiore all’occhielloArgentina: l’animo guerriero e quel titolo del 2016 che ha fatto la storiaBelgio: L’esuberanza degli underdogs e l’eroe di Davis CollignonAustria: a Bologna senza pressioni per emulare la Finlandia del 2023


Un paio di buone notizie arrivano da Sydney e Delray Beach. L’Australia e gli Stati Uniti mancano la qualificazione tra le migliori otto. Non compagini a caso, ma due rappresentative che hanno fatto la storia della Davis e che contano in bacheca rispettivamente 28 e 32 Insalatiere. L’Italia di capitan Filippo Volandri può ringraziare Belgio e Repubblica Ceca per aver tolto di mezzo due formazioni tanto accreditate quanto temibili per la vittoria finale.

Dal 2019, con il cambio di format, avere un doppio competitivo pone gli avversari quasi in obbligo di portare a casa l’incontro con i due singolari. Ecco perché l’Australia è un cliente ostico ed è sempre bene evitarla. Che siano Jordan Thompson, Rinky Hijikata, finalista di Wimbledon con David Pel, John Peers o Matthew Ebden, assente contro il Belgio – ricordando che Max Purcell è squalificato fino a giugno 2026 per doping – il duo oceanico parte spesso e volentieri favorito. Per questo 2025, tuttavia, è un problema trascurabile per l’Italia.
Gli USA sarebbero stati un’insidia ancor più marcata per gli azzurri. Singolaristi di tutto rispetto, con i top 10 Taylor Fritz e Ben Shelton, indisponibile per la sfida contro la Repubblica Ceca per l’infortunio alla spalla patito allo US Open, a cui si devono sommare Tommy Paul, anch’egli infortunato, e Frances Tiafoe, e un doppio agguerrito come Krajicek/Ram sarebbero potuti essere gli ingredienti perfetti per saziare il digiuno a stelle e strisce in Davis, che dura dal 2007.

Certo, adesso l’attenzione è tutta rivolta alle vincenti. Perché se sono venute a capo di incontri complessi, significa che hanno meriti incontrovertibili.
Ecco quali nazioni incrocerà l’Italia nella sua scalata verso la difesa del titolo. Dalla più insidiosa alla bella storia da raccontare.

Spagna: Carlos Alcaraz per coronare la stagione, ma deve ringraziare Rune e il match point sprecato. La remuntada contro la Danimarca la svolta?

Le rinunce di Carlos Alcaraz e Alejandro Davidovich Fokina, cui si è unita pure la defezione di Marcel Granollers, avevano fatto scattare l’allarme rosso. Capitan David Ferrer non ha mai tradito la sua aria serena, cercando di caricare a dovere i convocati per la sfida contro la Danimarca. Sotto di 2-0 a Marbella, gli iberici erano a un passo dal baratro. Holger Rune era come uno squalo pronto ad azzannare la preda che annaspa. Qualcosa però nel danese si è spento all’improvviso, come spesso gli accade da un paio di stagioni. O forse si è accesa la luce in Pedro Martinez. Questione di punti di vista. Fatto sta che le copertine sono tutte per il numero 67 del mondo. E non si intendono quelle di OnlyFans. Il 28enne della Comunità Valenciana annulla un match point a Rune, in guerra con il pubblico andaluso e con se stesso, e contribuisce a regalare alla Spagna la qualificazione per le fasi finali.

A Bologna è probabile che la compagine spagnola sarà a pieno regime, anche se, per ora, nella Penisola si godono le seconde linee capaci di un’impresa unica. Mai la nazione iberica aveva rimontato da uno svantaggio di 2-0 – impresa si fa per dire, dato che si erano condannati con le loro stesse mani. Jaume Munar, Pedro Martinez e l’evergreen Pablo Carreño Busta hanno fatto il loro e forse anche qualcosa di più. Adesso tocca alle punte di diamante provare a riportare l’Insalatiera in Spagna dopo sei anni, in quello che sarebbe il settimo trionfo.

Lo scorso anno si sono fermati ai quarti di finale, sconfitti per mano dell’Olanda, in una sfida destinata agli almanacchi storici. Il perché è presto detto e ha poco a che fare con il campo. Rafael Nadal ha scelto di salutare il tennis proprio in quell’occasione e l’eliminazione della Spagna dalla competizione è passata in secondo piano. In questa edizione, però, non ci sono distrazioni collaterali. Pur non giocando più in casa – la sede neutra è itinerante – la Roja è l’avversario più temibile. Se il numero 1 del mondo dovesse mantenere il livello mostrato in questi mesi anche sul cemento indoor i giochi sarebbero aperti a ogni risultato. E con un Davidovich e un Granollers, fresco vincitore in doppio allo US Open con Zeballos, in più i sogni potrebbero non essere così distanti dalla realtà.

Repubblica Ceca: la solidità al comando, in una nazione in cui il talento non cede mai il passo. Così gli USA hanno salutato la Davis

Tomas Berdych sa come si fa. Ormai 12 anni fa, è stato uno dei protagonisti della vittoria back to back della Repubblica Ceca. Il successo nel tie contro gli Stati Uniti, senza dubbio una delle grandi favorite per la vittoria finale, seppur orfani degli infortunati Ben Shelton e Tommy Paul, ha garantito alla squadra ceca un posto tra le migliori otto della competizione. E adesso questa formazione spaventa. Non solo per la solidità mostrata, ma anche per il talento dei propri giocatori, capaci di accendersi contro chiunque. A mancare sono forse ancora un po’ di esperienza a certi livelli e la profondità della rosa delle pedine schierabili.

Jiri Lehecka, il vincitore del Master 1000 di Miami Jakub Mensik e Tomas Machac stazionano tutti tra i migliori 25 del mondo. Tuttavia, la sensazione è che per fare il colpaccio la Repubblica Ceca abbia bisogno che i tre sopracitati atterrino a Bologna in stato di grazia. Anche il doppista di professione Adam Pavlasek dovrà alzare il livello per essere d’aiuto, dato che insieme a Machac, hanno perso contro Krajicek/Ram. Tra i due l’intesa non manca, a venire meno nei momenti clou è sempre stata la freddezza, come alle Olimpiadi di Parigi 2024 quando si sono classificati al quarto posto.

Francia: i 10 volte campioni alla prova del nove. Dalla crisi al ritorno in auge

Francia-Croazia nel 2018 è stata la finale della Coppa Davis, in quella che ha rappresentato l’ultima propaggine della competizione che fu, prima dello sconvolgimento del format. In quell’occasione la nazionale croata si è imposta per 3-1, portando a casa la seconda Insalatiera della sua storia. A guidare la squadra è stato Marin Cilic. E sette anni dopo è sempre lui a fare la differenza, questa volta in negativo. Sono i transalpini, infatti, ad aggiudicarsi la qualificazione per la Final Eight infliggendo agli avversari lo stesso punteggio a parti invertite del 2018.

In attesa di sapere se a Bologna potrà contare su Ugo Hubert e Arthur Fils, fermo ormai da mesi a causa del serio infortunio alla schiena, Paul Henri Mathieu si gode un ritrovato Corentin Moutet. L’attuale numero 39 del mondo non ha mai avuto un grande feeling con la Federtennis del suo Paese, ma in questo 2025 c’è spazio anche per la pace. Il 26enne mancino, infatti, alla prima convocazione con i Blues, mette a referto due punti su due in singolare, lanciando la sua compagine verso i quarti di finale. Il legame della Francia con la Coppa Davis è uno di quelli dal sapore antico. Le dieci vittorie fanno dei transalpini una delle nazioni più vincenti, anche se il trionfo manca dal 2017. Il movimento tennistico francese, dopo anni di crisi, pare aver ritrovato un po’ di quella spinta propulsiva, anche se, forse, è prematuro pensare che possano farsi largo nella più prestigiosa competizione a squadre della racchetta. Certo è che l’esperienza di Benjamin Bonzi e Arthur Rinderknech, unita alla potenza di Giovanni Mpetshi Perricard, potrebbero creare qualche grattacapo alle favorite.

Germania: Alexander Zverev per arricchire una squadra esperta, il doppio Krawietz/Puetz il fiore all’occhiello

Non ci sono nomi altisonanti, eppure la Germania non delude e si qualifica per la fase finale, non lasciando neppure un punto al Giappone. La nazionale tedesca ha vinto tre volte la Davis, guidata sempre dal fuoriclasse Boris Becker. E forse adesso chiederà ad Alexander Zverev di trascinare una squadra già esperta, che potrebbe sorprendere a Bologna. È pur vero che il numero 3 del mondo appare lontano dalla sua versione migliore, ma a volte la casacca del proprio Paese rianima e riaccende anche gli entusiasmi più sopiti.

Jan-Lennard Struff e Jannick Hanfmann se la sono cavata egregiamente, ma per cullare sogni di trionfo c’è sicuramente bisogno di uno step in più. Daniel Altmaier è pronto. Si è guadagnato nel corso delle stagioni l’appellativo di ammazzagrandi, e cosa c’è meglio della Coppa Davis per confermarsi una spina nel fianco per i top player?

Il capitano Michael Kohlmann potrà fare del suo punto di forza la coppia di doppio composta da Kevin Krawietz e Tim Puetz, campioni alle ATP Finals del 2024.

Argentina: l’animo guerriero e quel titolo del 2016 che ha fatto la storia

L’Albiceleste c’è. L’Olanda, vicecampione in carica, si arrende con una sola vittoria a punteggio acquisito. I ragazzi di Javier Frana si confermano una squadra tosta nel temperamento e centrano nuovamente i quarti di finale di Davis.

Non avranno più la famosa ‘punta di diamante’ come fu Juan Martin Del Potro nello storico trionfo del 2016 a Zagabria contro la Croazia, ma con quattro giocatori in top 100 la compagine argentina non è certo da sottovalutare, soprattutto se vi si aggiunge anche una coppia di doppio esperta come quella composta da Horacio Zeballos e Andres Molteni.

A guidare la spedizione sarà senz’altro Francisco Cerundolo, attuale numero 21 del mondo. Fran è un tennista affidabile su molteplici superfici, anche se il cemento, soprattutto indoor, è forse il terreno di gioco meno congeniale all’argentino. Tennis propositivo e mano educata, Cerundolo nella sua carriera, al netto di un best ranking al numero 18, ha pagato a caro prezzo un’emotività che spesso gli ha bloccato il braccio sul più bello. E chissà se vestire i colori della propria nazionale non sia fonte di ulteriore tensione per il 27enne di Buenos Aires, anche se il saldo di 7 vittorie, tra cui quella su Lorenzo Musetti, e 4 sconfitte sembrerebbe suggerire altro.
Ad aggiungersi a Cerundolo, ci sono Francisco Comesaña e Tomas Etcheverry, rispettivamente numero 61 e 64 ATP. Anche se il capitano attende il rientro di Sebastian Baez per avere un’alternativa in più, che non guasta mai.

Belgio: L’esuberanza degli underdogs e l’eroe di Davis Collignon

Il Belgio si è reso protagonista di una delle soprese dei Qualifiers. In una Sydney incendiata dal ritorno in terra oceanica della Coppa Davis e dal caso della squalifica di Lleyton Hewitt, che ha gettato ulteriore benzina sul fuoco con le sue dichiarazioni, i ragazzi capitanati da Steve Darcis hanno sorpreso al singolare decisivo l’Australia. L’eroe della sfida è senz’altro Raphael Collignon, capace prima di battere Alex de Minaur in tre set, poi di portare il punto decisivo in rimonta contro Alexander Vukic. E dire che il Belgio stava per buttare alle ortiche la sfida, quando, dal 2-0, si era fatto recuperare sulla parità. Collignon, tuttavia, ha giocato il miglior tennis della carriera e ha avuto la meglio su avversari più accreditati. Debuttante in questo 2025 in top 100, con tanto di primo match vinto nel circuito ATP, Raphael si è fatto trascinare dall’entusiasmo che da sempre la squadra belga porta in campo, a volte con un’esuberanza esagerata.

Ne sa qualcosa Zizou Bergs, il migliore dei suoi per ranking. Durante il tie di febbraio contro il Cile, il belga ha letteralmente messo KO Cristian Garin, durante l’esultanza per il break ottenuto. Le polemiche si sono protratte per qualche settimana, concludendosi con un nulla di fatto. La Federazione andina chiedeva per lo meno la ripetizione dell’incontro, dato che Garin sarebbe, a suo avviso, stato penalizzato dal comportamento imprudente dell’avversario, compromettendone la resa sul campo.

Sicuramente questo è lo spirito che il Belgio porterà a Bologna e a cui si dovrà prestare attenzione. Gli sfidanti sono avvertiti.

Zizou Bergs makes a HUGE shot to break serve… but accidently collides with Cristian Garin in celebration 😮 pic.twitter.com/6H2RqRmx4m

— Davis Cup (@DavisCup) February 2, 2025

Austria: a Bologna senza pressioni per emulare la Finlandia del 2023

Forse non se lo aspettavano neppure loro. Eppure l’Austria stacca il pass per la Final Eight, battendo al fotofinish l’Ungheria. I convocati di Jurgen Melzer si regalano i quarti di finale di Davis per la prima volta con questo formato.

Sulla carta i singolaristi sono l’anello debole della squadra, perché, ranking alla mano, solo Filip Misolic si trova tra i migliori 100 del mondo, alla posizione 90. Il collaudato duo di doppio Lucas Miedler/Alexander Erler contro i magiari hanno deluso le aspettative, compromettendo non di poco la questione qualificazione. C’è voluto il miglior Jurij Rodionov per garantirsi il prestigioso traguardo.

Insomma, l’Austria arriva a Bologna a fari spenti, senza pressioni e senza aspettative, ma con la voglia di non sfigurare. E, perché no, per provare a seguire le orme della Finlandia del 2023, che ha raggiunto una clamorosa semifinale.


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