TENNISPOTTING agosto: Djokovic è in ferie, Federer è di turno

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TENNISPOTTING agosto: Djokovic è in ferie, Federer è di turno

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Ad agosto Federer fa incetta di punti ATP, per lui niente ferie
 

TENNIS TENNISPOTTING – Dopo l’abbuffata di tennis tra fine maggio e inizio luglio che decide in pratica l’andamento della stagione, il tennis dei grandi si prende qualche settimana di riposo e permette agli outsider di mettere da parte un po’ di punti in vista dell’inverno

A cura di Claudio Giuliani e Daniele Vallotto

Perciò tra luglio e agosto trovano gloria personale tennisti come Pablo Cuevas a Båstad, Pablo Andujar a Gstaad e David Goffin a Kitzbühel. Ma ad agosto si torna a far sul serio, ché a settembre si gioca l’ultimo Slam dell’anno. E allora il Nord America torna protagonista e ci propone due Master 1000, uno canadese e uno statunitense cioè Toronto (Montréal negli anni dispari) e Cincinnati. Da agosto in poi il cemento torna a dominare il circuito e gli specialisti della terra battuta, se vogliono raccattare qualche punto extra, devono accontentarsi del circuito challenger.

TENNISTA DEL MESE
Daniele Vallotto: Una finale e un titolo nei tornei preparatori agli US Open. Dovrei dire Roger Federer e probabilmente se lo meriterebbe data la sua età e la sua infinita fame di vincere ma il tennis dello svizzero ad agosto non mi ha mai particolarmente convinto. E poi Roger ha perso una finale a Toronto dove è sempre stato in balìa di uno Tsonga totemico e carismatico come mai l’avevamo visto quest’anno ma qualcosa di più di un 7-5 7-6 era lecito aspettarsi. A Cincinnati trova un percorso piuttosto semplice fino alla finale con Ferrer, che naturalmente vince, ma dopo aver rischiato un 6-0 nel secondo set! Insomma, chi vince ha sempre ragione ma il tennis di Federer non mi ha mai dato l’impressione di essere quello giusto per tornare a vincere uno Slam. E agli US Open, lo vedremo, le tante ore trascorse sul campo si faranno sentire.  La concorrenza però è assente: Nadal non c’è davvero – colpa del polso -, Djokovic gioca un bruttissimo agosto ma è reduce da un Wimbledon e da un matrimonio, Murray chi lo sa quando si riprende, gli altri top-10 non si vedono anche se ne avrebbero la possibilità. I semifinalisti dei due Masters 1000 sono: Tsonga, Dimitrov, Feliciano Lopez, Federer, Ferrer, Benneteau, Raonic. Probabile che si potesse avere di meglio. Per cui questa volta non scelgo nessuno anche se una scelta più definita emergerà quando parleremo delle delusioni.

Claudio Giuliani: Poche cose non mi piacciono nel tennis come i giocatori discontinui. Tsonga è uno di questi, croce e delizia di ogni suo tifoso. L’annata del francese è piuttosto balorda, per usare un eufemismo. Lui, che nel 2012 era stato numero 5 del mondo, ha chiuso l’anno al numero 12, dopo averlo iniziato al numero 10. Vive la sua settimana di gloria a Toronto, dove si regala il lusso di battere Roger Federer (che male male male non ha giocato mai quest’anno). Vincere un torneo battendo Djokovic – pardon: lasciandogli quattro game in due set – Murray, Dimitrov ed infine Federer, è indice di consistenza. Mi viene in mente Jim Carrey nel film (brutto) con Morgan Freeman, “Una settimana da Dio”. Freeman, che recita il ruolo di Dio, offre a Carrey, semplice uomo lamentoso con Dio perché non accoglierebbe i suoi desideri, di prendere il suo posto per una settimana. Dopo il sollazzo iniziale, il compito si rivela troppo arduo per Carrey, vista l’enormità del peso da portare sulle spalle. E rinuncia. Ecco: Tsonga ha vissuto la sua settimana, ma poi ha rinunciato a continuare su quei livelli ed è ripiombato nell’anonimato, anche se ha chiuso l’anno al numero dodici eh, non al numero centododici. Poco per il suo potenziale, che però se a trent’anni stai messo così allora evidentemente questo è il tuo reale valore. In soldoni: ad agosto stiamo tutti al mare e allora scelgo un vacanziero del tennis come Tsonga come giocatore del mese.

PARTITA DEL MESE
Daniele Vallotto: Ricordo un bel Monfils-Federer a Cincinnati, con il francese che impegna prima Djokovic a Toronto e poi a Cincinnati fa preoccupare pure Federer ma in entrambi i casi esce sconfitto. È comunque in rampa di lancio e lo vedremo a breve. C’è anche un combattuto Anderson-Dimitrov a Toronto ma alla fine scelgo Tsonga-Murray del torneo canadese, una partita piuttosto combattuta e chiusa da Jo sul 6-4 del terzo. Come abbiamo già avuto modo di dire, il tennis di Murray è piuttosto distante dal suo acme e questo ha un risvolto positivo: partite che potrebbe chiudere molto facilmente, diventano battaglie palpitanti e risolte da una manciata di punti. È anche il caso di questa partita: Tsonga per tutto il primo set è ingiocabile al servizio, vince il tie-break di un soffio e quando si trova avanti 15-40 sul 4-4 sembra in grado di chiudere. Invece Murray reagisce da campione, trova il break e la allunga al terzo. Potrebbe chiuderla, ma il 3-0 non deprime Tsonga, anzi. Il francese pareggia i conti e alla fine è lui a trovare lo sprint giusto che decide il match. Bravi entrambi, ma Tsonga un po’ di più.

Claudio Giuliani: Vabbè un Monfils-Federer è appetibile e godibile giusto per gli hot shot che arriveranno copiosi, con il francese che si accontenta di fare bella figura non arrivando mai al dunque contro Djokovic e Federer, ai quali basta fare “Buh!” l francese per farlo accucciare impaurito. Io la partita che ricordo meglio di tutti è la finale di Cincinnati, fra Ferrer e Federer. Lo spagnolo ha vissuto una stagione in calo dopo molti anni, mancando addirittura la qualificazione al Master (per poi giocare da ripescato e far vedere finalmente un terzo set agli spettatori londinesi dopo giorni di vacche magre in quanto a spettacolo), lui che aveva iniziato il 2014 da numero 3 ATP. In un match segnato dal pronostico, con Roger che infatti vince il primo set per 6-3, cosa fa lo spagnolo? Mica si arrende? No. Si porta sul 5 a 0 contro lo svizzero, al quale fin lì aveva sottratto solamente quattro set in carriera. Mentre i tifosi di Federer tremano al fatto di rimediare un 6-0 dallo spagnolo, Ferrer chiude 6-1 e porta il match al terzo. Qui Federer, anche con alcuni colpi mirabolanti, chiude senza sussulti. Match godibile, vissuto assieme a due piccoli bambini che con me d’estate seguono il tennis in TV. Tifosi di Federer ovviamente (“perché mi piace”, la bambina, “perché è il più forte di tutti”, il bambino, abituato a vincere visto che è juventino), manco a dirlo.

COLPO DEL MESE
Daniele Vallotto: A Cincinnati i colpi migliori sono tutti di Federer. Del resto c’è davvero poca concorrenza, per cui è solo la svizzero a regalare soddisfazioni ai vari canali di YouTube impegnati a raccogliere tutte le perle dell’anno. Questa mi piace molto perché racchiude molto del 2014 di Federer: stringe i denti per tutto lo scambio e alla fine è il meraviglioso dritto a chiudere. Lo schema è quello che ha applicato spesso nella finale di Wimbledon 2012: back di rovesco lungolinea, dritto incerto di Murray e accelerazione lungolinea di dritto. La differenza sta nel fatto che il dritto di Murray non è tanto incerto e Federer deve colpire un dritto in movimento. O la va o la spacca: e Roger la spacca. La pallina, naturalmente.  Ah, menzione d’onore anche per Roger Federer che imita Lebron James prima in campo e poi in conferenza stampa (“Yeah, I got some hang time there. I was like, Wooo. It was good for the pictures. I would have liked to put my knees up more but I didn’t want to miss the smash and look like a fool in the end).

Claudio Giuliani: Avrò guardato questo punto cento volte, ed ogni volta è sempre una meraviglia riammirare la perfezione degli ultimi due colpi di Federer. Dapprima indirizza il suo rovescio in back nell’angolo che rende vano il tentativo di Ferrer di girare attorno alla palla e mettere pressione a Roger sul rovescio. Poi, con lo spagnolo che si difende bene alzando un pallettone sempre sul rovescio, sguarnendo il lungolinea veramente troppo lontano visto dove è finito per colpire di diritto, Federer gioca di sola classe, senza forza. La palla va messa lì, senza tirare forte, di controbalzo, e di piatto, con polso bloccato e leggera chiusura. La palla finisce esattamente lì. Queste cose le fa solo lui.

Addendum: poteva mancare Dimitrov?

DELUSIONE DEL MESE
Daniele Vallotto: Ci si interrogava sulle conseguenze della vita privata di Novak Djokovic sulla carriera del serbo. Beh, il serbo, pochi giorni prima del suo matrimonio con Jelena Ristic gioca la sua migliore partita del triennio 2012-2014 e riconquista in un colpo solo uno Slam e il numero 1. Tutto perfetto. Il rovescio della medaglia è che Novak dopo la sbronza londinese gioca due tornei a dir poco deludenti sul cemento americano, quello che dovrebbe essere casa sua. Se gli possiamo perdonare Toronto, dove tutto sommato può capitare una giornata storta, specie contro uno Tsonga ispiratissimo e al rientro dopo un mese di pausa, quella contro Robredo a Cincinnati è l’unica sconfitta davvero inspiegabile e ingiustificabile della sua stagione nei Master 1000. Per due motivi: è l’unico Master 1000 che gli manca ed è pur sempre l’ultimo torneo prima degli US Open, che Djokovic ha vinto una sola volta. Insomma, come già avevo scritto a maggio, le sconfitte più amare per Djokovic arrivano proprio nei due grandi tornei che gli mancano (Olimpiadi escluse). Tuttavia, non mi sento di dare solo a lui il premio di “deluso del mese”. Perché sono tanti i tennisti che potrebbero farsi vedere e mancano l’appuntamento: Wawrinka – incredibile la sconfitta con Benneteau a Cincinnati -, Dimitrov che si scioglie contro Tsonga dopo una buona settimana canadese, Raonic che non riesce mai a fare il solletico a Federer (ma avrà modo di rifarsi), Murray che viene visto dalle parti dei quarti di finale ma che è la controfigura di se stesso. Per cui direi che tutti i top-10, Federer escluso, sono la delusione del mese. Roger è l’unico che fa il suo, anche se, ripeto, il suo tennis non mi ha mai entusiasmato. Un campione, però, deve farsi trovare pronto anche in questi momenti e i 1.600 punti accumulati da Federer prima degli US Open sono tutt’altro che deludenti. Non sarà forse il tennista del mese – perché per me non ce ne sono – ma è l’unico che certamente non delude.

Claudio Giuliani: Deludente un tennista che ha fatto quarti di finale e semifinale nei due tornei Master 1000 del mese? Sì sto parlando di Raonic e francamente sono rimasto deluso dall’esito dei due tornei. Mi aspettavo il definitivo salto di qualità da parte del canadese, che già quest’anno ha dimostrato progressi enormi. Pensavo che il cemento esaltasse le qualità del’allievo di Piatti e Ljubicic, che ha fatto penare Djokovic a Roma e ha poi conquistato la semifinale di Wimbledon. Invece ha steccato, nei quarti di finale in Canada al terzo contro Feliciano Lopez, e in semifinale contro Federer (solo cinque game vinti) a Cincinnati. Mi aspettavo almeno una finale da lui. Ma poi ho realizzato: Raonic gioca meglio sulla terra che sul cemento. Movimenti ampi, fisico con anca altissima: sulla terra ha più tempo per far esplodere il diritto. Sul cemento no. Deluso, ma giusto un po’, perché comunque il suo è un ottimo anno, anche ad agosto.

SORPRESA DEL MESE:
Daniele Vallotto: David Goffin era scomparso. Tutti lo ricordano arrivare agli ottavi del Roland Garros contro il suo idolo Roger Federer e strappargli pure un set. Il suo fisico anacronistico e il tennis che propone non sembrano fatti per il tennis ed infatti il belga non si fa vedere per un bel po’ ai piani alti della classifica. Poi però a luglio scatta qualcosa: vince tre challenger di fila e torna ad avere la classifica per giocare tornei del circuito maggiore. E alla prima occasione, a Kitzbühel, non fallisce. In finale Goffin trova una delle note più liete dell’anno, Dominic Thiem, e ne viene fuori una bellissima partita tra due tennisti piuttosto estranei al power tennis (ma Thiem deve ancora crescere e se vorrà vincere qualcosa dovrà adeguarsi alla tendenza). Nella finale tra pesi leggere il Marty McFly del tennis finisce per vincere ancora dopo i tre challenger ma questo è un titolo speciale perché è il suo primo torneo ATP. Terminerà la striscia solo a Winston-Salem dopo aver giocato e vinto tantissimo. Bentornato.

METALLURGICO DEL MESE
Claudio Giuliani: Eleggere il tennista metallurgico del mese è un bel dilemma. Anzi no, perché si sono sfidati. David Ferrer e Tommy Robredo, spagnoli non più giovanotti della professione, hanno giocato contro nel match dei quarti di finale del torneo di Cincinnati. Robredo, per arrivare alla sfida con Ferrer, aveva battuto Novak Djokovic, il quale evidentemente nella prima quindicina di agosto andava a lavoro pensando ad altro. I due hanno ingaggiato la solita battaglia tutta resistenza, corsa e top spin, terminata nei tre ineluttabili set. Ha vinto Ferrer, che per me è il secondo giocatore del mese, che ha rischiato di rifilare un 6 a 0 a Roger Federer in finale, prima che lo svizzero si risvegliasse in tempo per vincere il torneo. Onore a questi tennisti. Onore ai corridori tutta grinta e sudore, quegli atleti dal minor talento ma che sono campioni esattamente come gli altri, quei colpitori capaci di scambi interminabili che valgono una volée stoppata di Federer. Il gioco del tennis è bello anche grazie a loro, quelli che spesso vengono bistrattati dai soliti tifosi.

OUTFIT DEL MESE
Daniele Vallotto: Il completo verde menta di Roger Federer. È stato amore a prima vista quando l’ho visto. Decisamente la cosa più bella che abbiamo visto ad agosto. Di solito preferisco Roger quando indossa colori più forti – tipo il rosso – ma questo verde pastello è certamente il miglior outfit dell’anno e vale la pena dedicargli qualche riga.

Claudio Giuliani: Intervengo per contestare. Non mi piaceva quel verde. Come non mi piacciono in genere le tonalità smorte che la Nike rifila ai completini di Roger. Grigio, rosso sbiadito, questi verde che passano inosservati. Certo, sempre meglio del fluo delle altre marche e dei fiori di Berdych, però Roger merita di meglio. E difatti quando Roger gioca in notturna e veste nero è il tennista definitivo. Il nero è il colore definitivo, e addosso a lui trova la sublimazione dell’eleganza. (Aggiungo che ho visto la preview dell’outfit di Nadal agli Australian Open 2015, dove pare giocherà con un costume Sundek e una maglia improbabile. Ai suoi tifosi consiglio di evitarne la ricerca su internet).

TWEET DEL MESE
Su questo tweet potremmo dire tantissime cose ma non ne diremo nemmeno una:

L’indice della rubrica:
TENNISPOTTING gennaio: Wawrinka e la fine dell’età adulta del tennis
TENNISPOTTING febbraio: il ritorno dello Jedi Federer
TENNISPOTTING marzo: il gioco si fa duro? Allora vince Djokovic
TENNISPOTTING aprile: Nadal, da capitàno a marinaio del Mar Rosso
TENNISPOTTING maggio, Dimitrov e Raonic: le speranze ardite e poi tradite
TENNISPOTTING giugno: Nadal, Parigi e l’inevitabile
TENNISPOTTING luglio: Djokovic, Federer e l’avvento del Terrore;

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