TENNISPOTTING aprile: Nadal, da capitàno a marinaio del Mar Rosso

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TENNISPOTTING aprile: Nadal, da capitàno a marinaio del Mar Rosso

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Rafael Nadal non vince neanche un torneo nell'aprile rosso 2014
 

TENNIS TENNISPOTTING – L’onnipresente cemento si prende una pausa di qualche mese, così le ginocchia dei tennisti possono prendere un po’ di respiro e posarsi su superfici più morbide. Aprile e maggio sono naturalmente dominate dalla terra battuta ma ad inizio aprile si gioca anche in Coppa Davis, per cui il cemento ha il suo ultimo colpo di coda grazie ai quarti di finale

A cura di Claudio Giuliani e Daniele Vallotto

Ad aprile il torneo principale è quello di Montecarlo, un 1000 non obbligatorio che è stato monipolizzato da Rafael Nadal fino a due anni fa. Ora le cose sono un po’ cambiate. L’altro torneo piuttosto competitivo è Barcellona e indovinate chi lo ha dominato fino a poco tempo fa? Sempre lui, Rafael Nadal. E anche lì le cose sono un po’ cambiate. Per il resto si giocano altri piccoli tornei che regalano quarti d’ora di celebrità a tennisti poco abituati ai riflettori. È un mese di transizione. Dopo gli imponenti Masters 1000 americani si torna a giocare in stadi piccoli o molto piccoli, con pubblico sparuto e match di seconda fascia. Un fascino quasi da tennis minore ma che regala anche cornici molto suggestive: tralasciamo naturalmente il Country Club di Montecarlo, su cui c’è poco da dire, ma anche il Barcelona Open e il Portugal Open (che ha rischiato di chiudere dopo 25 anni di onorato servizio, ma sarà regolarmente presente in calendario fino al 2017) garantiscono un panorama piuttosto suggestivo al di là del tennis che offrono.

TENNISTA DEL MESE
Daniele Vallotto: Per scegliere il tennista del mese ho dovuto tirare la monetina, un po’ come fa la FIT per decretare il passaggio del turno per il suo campionato a squadre. Alla fine è uscita la testa di Kei Nishikori (anche se forse, date le fortune alterne di questo tennista, sarebbe stata meglio la croce) e tutto sommato sono d’accordo col fato. Kei è un tennista che adoro e che vedo giocare spesso con piacere. Peccato che in undici mesi sia sano sì e no  due mesi altrimenti starebbe anche più in alto di quanto già non sia ora. Visto che sono un po’ pigro, per descrivere il suo trionfo di Barcellona uso le parole di Roberto Salerno, nostro inviato al Trofeo Conde de Godò: “Kei Nishikori sta prendendo le misure alla sua nuova dimensione, niente più retrovie per lui da quest’anno e buon per Rafa che è incappato in Almagro perché il giapponese è cliente ben più complicato e se non l’affronti in buone condizioni rischi di fare le stesse figure di Cilic, Gulbis e oggi il povero Giraldo”. Peccato per Kei che la migliore settimana dell’anno sia capitata a Barcellona (il Nishikori di New York è leggermente inferiore a quello di Barcellona, ma proprio di un soffio) perché con un pizzico di ritardo avrebbe potuto aggiudicarsi un meritatissimo Masters 1000. La sparo grossa: se non vince uno Slam entro due anni mi taglio la barba (tanto ricresce in fretta).

Claudio Giuliani: Battè Murray a Napoli in Coppa Davis”. Dipendesse da Binaghi questa frase sarebbe l’epitaffio sulla lapide di Fognini, bravo a battere l’inglese sul rosso (superficie a lui meno congeniale), in Coppa Davis (competizione bella quanto vi pare ma che non vale un torneo ATP)  e in un anno non proprio dei migliori per l’inglese (eufemismo). Wawrinka? Si è rivisto a Montecarlo dopo un paio di mesi di ferie e ci ha fatto sperare di essere tornato a dare fastidio ai piani altissimi della classifica. Tu dici Nishikori e sono d’accordo ma non d’accordissimo. Sarei tentato di fare l’alternativo e scegliere García López, che aveva  iniziato l’anno al numero 58 e ad aprile si è rifatto sotto al numero 32, lui che ha un record di numero 23 conquistato nel 2011. Non è un tennista appariscente; ha un rovescio ad una mano che prepara come si insegnava dieci anni fa, portando la racchetta dietro, a pendolo, senza ovalizzare come si insegna ora. Eppure è molto efficace. Ha fatto sudare Djokovic a Montecarlo dopo aver vinto il torneo di Casablanca, in Marocco. Però forse sarei troppo hipster a scegliere lui. Dico Stan Wawrinka. Ha giocato un solo torneo e l’ha vinto, battendo Cilic, Almagro, Raonic – che sulla terra si sta segnalando come uno dei migliori – Ferrer e un ottimo Federer. Ha inciso il suo nome, una novità, sulla bacheca di Montecarlo dopo quella di Melbourne. Già per questo sarebbe da premiare ad honorem. (Ah sì: Stan ad aprile ha perso da Golubev in Coppa Davis. Riuscite a trovare una spiegazione a questo risultato diversa dal fatto che a Stan non importi molto di questa competizione?).

Daniele Vallotto: Sull’importanza della Coppa Davis sono d’accordo con te al 100% ma per me che Stan perda da Golubev in Davis non significa che a lui non importa molto, anzi. Il Wawrinka che gioca per la sua nazionale diventa un concentrato di emozioni che danno come risultato stecche, errori clamorosi e psicodrammi. Nel doppio contro il Kazakistan veniva da domandarsi se avesse mai giocato in quella specialità. E poi ci pensi meglio e vedi che ha vinto l’oro a Pechino. Anche per questo lo amiamo, suvvia.

DELUSIONE DEL MESE
Daniele Vallotto: Qui ho pochi dubbi: il grande deluso è certamente Rafael Nadal. Se per marzo ci poteva essere qualche perplessità (dopotutto il cemento non è la sua superficie e ha comunque raggiunto la finale a Miami), ad aprile le sconfitte sono di quelle toste, di quelle che fanno davvero temere che Rafa sia sul viale del declino. Perde a Montecarlo da Ferrer – e tutto sommato ci può stare perché prima o poi doveva pur vincere anche sulla terra, il buon David – ma il vero tracollo è quello di Barcellona. Pensavate di non vedere mai Almagro battere Ferrer? Beh, Nicolas fa anche di meglio e batte Rafael Nadal. In rimonta dopo aver perso 6-2. Sulla terra battuta. Ripeto: Almagro batte Nadal, in rimonta, sulla terra battuta. Una roba mai vista e che fa impanicare anche il più ottimista dei Rafa-fan e fa ringalluzzire i Nico-fan (ammesso che esistano: effettivamente dev’essere difficile ammettere di essere un fan di Almagro. Purtroppo “il tifo delle provinciali” è ben poco praticato nel tennis). Non si sa cosa sia successo a Nadal dopo la finale degli Australian Open ma è certo che il maiorchino post-Melbourne abbia tanti, troppi dubbi. Dubbi così grandi che solo un grande torneo come il Roland Garros può sciogliere. Intanto però sul campo da gioco tocca scendere lo stesso e quello che vediamo non è per niente buono. Falloso, dimesso, arrendevole: tutto il contrario di quello che siamo abituati a vedere, specie sul mattone tritato. Ma, più in generale, aprile è il mese in cui la triade Nadal-Djokovic-Federer si nasconde e preferisce il dolce dormire: Federer gioca benissimo la semifinale di Montecarlo ma poi si fa battere da Wawrinka, come cinque anni fa, mentre Djokovic gioca un torneo solo e lo stecca abbastanza clamorosamente. Verranno tempi migliori per tutti e tre i dominatori degli ultimi dieci anni.

Claudio Giuliani: Ad aprile si giocano sei tornei sulla terra battuta. Scorro i nomi dei vincitori e non trovo Rafael Nadal, lui sì il più forte di sempre sul rosso senza dubbio alcuno. Lo spagnolo ad aprile mi ricorda Mickey Donovan della serie Tv Ray Donovan, quando il personaggio, interpretato da un magistrale Jon Voight, si domanda nella seconda stagione se lui sia un captain, capitàno, o un sailor, marinaio. Nadal, come nella foto che correda questo pezzo, ad aprile è decisamente un marinaio del mare dei tornei dalle spiagge rosse. E quindi non posso che essere d’accordo con te: è lui la delusione del mese di aprile. Cioè: Nadal che perde da Almagro. Ma scherziamo? Tu dici che per la legge dei grandi numeri prima o poi avrebbe dovuto perdere contro Ferrer. Mah. Ferrer poteva anche perdere nuovamente e nessuno se ne sarebbe scandalizzato. I mesi di aprile degli anni passati erano sempre quelli in cui Nadal lasciava le briciole agli avversari. Quest’anno le briciole sono sue. Delusione del mese e grossa preoccupazione in vista del Roland Garros, casa sua. (Aggiungo: a me Almagro piace, come peraltro mi piacciono tutti quelli che tirano il rovescio ad una mano. E mi piace pure tifarlo, come tifare per tutti quei tennisti un po’ metallurgici, ma pare brutto dirlo: sembra sempre aleggiare il  “Qui si parrà la tua nobilitate” del secondo canto dell’Inferno dantesco a qualificarci).

COLPO DEL MESE
Daniele Vallotto: Bell’indecisione anche per questo mese. Uno dei primi candidati era Roger Federer, tanto per cambiare. Lo svizzero è capace di giocare colpi impensabili ma anche di vincere punti costruiti pian piano: personalmente, questi punti mi piacciono moltissimo e credo non abbiano nulla da invidiare ai colpi di genio che appartengono solo a lui. Per esempio, a Montecarlo, manda sempre più indietro un formidabile counterpuncher come Djokovic: guardate come i piedi di Djokovic si allontanano progressivamente dalla linea di fondo campo. Federer insiste con il dritto inside-out e quando Djokovic trova la chiave giusta per spostarlo sul rovescio, lo svizzero gli recapita due missili lungolinea che Nole non si aspettava. La carezza finale è l’ultima finezza di un’architettura semplicemente perfetta. Tuttavia, non prendo questo bellissimo colpo o l’eccezionale precisione di Wawrinka con gli smash spalle alla rete ma premio uno dei giocatori meno appariscenti del circuito: Andreas Seppi. L’anno dell’altoatesino non è stato certo esaltante: ha perso 20 posizioni e il primo torneo in cui vince due partite di fila è proprio Montecarlo. Al primo turno, contro quella testa matta di Youzhny, gioca una buona stop volley ma Youzhny è bravo a recupare e a scavalcare Andreas con un pallonetto. Nessun problema: tweener chirurgico lungolinea che prende un centoventottesimo di riga e ovazione (se così la possiamo chiamare) dello sparutissimo pubblico monegasco.

Claudio Giuliani: In tutta onestà questo tweener mi ha scocciato. Oramai lo fanno tutti quando devono recuperare un pallonetto; chi gioca a tennis sa che è molto più facile fare un tweener che girarsi e fare un diritto o un rovescio passante trovando una coordinazione impossibile, tanto è vero che il tweener lo fanno anche i giocatori da circolo – me l’ha fatto il mio avversario in un recente torneo e anche l’altro giorno il mio usuale partner di allenamento: ero a rete che aspettavo quel colpo moscio per fare una comoda volée, cosa poi accaduta e seguita dalla mia frase “la Tv ti fa male”, che ci sta eh. Cioè molto più difficili cose come “Il passo del fauno” (copyright Gianni Clerici), o la veronica di Stan Wawrinka contro Federer, a Montecarlo. Ad ogni modo scelgo Grigor Dimitrov – anche se questo punto qui di Djokovic contro un fenomale Garcia Lopez non è affatto male. Il bulgaro gioca un passante in corsa arrivando da molto lontano dopo essere stato sbatacchiato da Ramos in lungo e in largo. La manualità di Dimitrov con l’attrezzo è da fuoriclasse; ogni volta che cerchiamo gli “Hot Shot” di un torneo c’è sempre lui con la sua Wilson a sbucare fuori nei risultati. Anche a Montecarlo fa il suo: questo passante in corsa cambiando l’impugnatura senza usare la mano d’accompagno è roba sopraffina.

PARTITA DEL MESE
Daniele Vallotto: Da fan ben poco accanito della Coppa Davis, suggerirei Gojowczyk-Tsonga. Lo squadrone francese rischia grosso contro una Germania ai minimi termini: Benneteau perde secco contro Kamke e poi Tsonga combina un’omelette delle sue perdendo in cinque set dallo spilungone teutonico, cedendo 8-6 al quinto in un classico drammone da Coppa Davis, con tanto di match point salvati da Peter. Per il resto non si vedono partite indimenticabili. A Montecarlo Wawrinka torna imbattibile per una settimana, poi pare incepparsi nel giorno di Pasqua contro il suo amico Roger ma riprende giusto in tempo a macinare vincenti con quel magnifico rovescio che si ritrova e chiude 6-2 al terzo negando il titolo monegasco a Federer. La partita non è stata granché. Dopo un pranzo pasquale piuttosto deludente speravo di godermi un buon match, invece l’unica gioia di giornata è stata la sorpresa dell’uovo di pasqua, un pratico cavatappi in metallo da poter usare in condizioni di emergenza assoluta (sono tempi difficili). A Barcellona prometteva spettacolo un eventuale Nishikori-Nadal, invece in finale c’è Santiago Giraldo e abbiamo detto tutto (ci perdoneranno i nostri numerosi lettori colombiani). Nishikori lo maltratta come ha fatto con tutto il resto della truppa incontrata e arrivederci a maggio per lo spettacolo.

Claudio Giuliani: Sì, la finale di Montecarlo non è stata granché. Ero a Venezia e l’ho vista con SkyGo (onore al merito) mentre superavo i ponticelli dei vari rii. Però, ripensandoci, una finale a Montecarlo fra due giocatori che giocano il rovescio ad una mano è un grande risultato. Per un giorno, dopo tanti anni, in finale non c’erano le arrotate esasperate di Nadal e i rovesci bimani in recupero di Djokovic. Sicuro a Wawrinka va il premio “Innovatore dell’anno nelle finali dei tornei” anno 2014. Io ricordo di essermi divertito a vedere Tsonga contro Federer. Il francese quando è in giornata è uno di quei giocatori che diverte ed appassiona, per le sue esultanze pugilistiche che seguono altre esecuzione puglistiche, come i suoi diritti a tutta velocità, dei veri e propri uppercut. Poi gioca variando molto, fa anche cose che non sa fare (tipo andare a rete su approcci indecenti), tira il rovescio ad una mano se gli va (tanto è efficace come quello a due mani). Federer ha rischiato di perdere questo match, arrivando a due punti dalla sconfitta, ma alla fine ha fatto prevalere la classe del campione.

Daniele Vallotto: Intervengo brevemente per ricordare due highlight di quella partita. Lo 0 su 15 sulle palle break di Federer prima di convertirne finalmente una (ok che vuole battere qualsiasi record ma qui stiamo un po’ esagerando) e il “WHOA” dopo una stecca di rovescio piuttosto clamorosa.

MARIA MONTESSORI EDUCATION AWARD
Vince il premio Fognini, in un mese ottimo per i #FognaMoments. Perché? Dapprima, contro Bautista-Agut, ricorda (giustamente) che non è educato chiedere il warning per l’avversario nel tennis come non lo è chiedere il cartellino giallo per l’avversario nel calcio. Lo fa alla sua maniera:

E poi, dulcis in fundo, la grande giornata contro Tsonga, dove, oltre a perdere, si produce in una dichiarazione d’amore al padre in mondovisione (con il famoso “Io ci metto la faccia”) e dà dell’imbecille al giudice di linea, con il supervisor che è costretto a intervenire per calmarlo e Fognini che lo invita a sedersi pretendendo il cambio del giudice. Ad ogni modo alla fine la colpa è solo dei giornalisti che riportano questi fatti. Forse non siamo abbastanza patrioti.

TWEET DEL MESE
Sta per arrivare Babbo Nole!

L’indice della rubrica:
TENNISPOTTING gennaio: Wawrinka e la fine dell’età adulta del tennis
TENNISPOTTING febbraio: il ritorno dello Jedi Federer
TENNISPOTTING marzo: il gioco si fa duro? Allora vince Djokovic 

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