TENNISPOTTING giugno: Nadal, Parigi e l'inevitabile

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TENNISPOTTING giugno: Nadal, Parigi e l’inevitabile

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Rafael Nadal e il Roland Garros, finisce sempre così
 

TENNIS TENNISPOTTING – E finalmente arriva uno Slam dopo quattro Mille e svariati 500 e 250. Il tour ha viaggiato in Nord America, in Sud America, in quasi tutta l’Europa ma il culmine arriva prima a Parigi e poi a Londra. Come nel romanzo di Dickens A Tale of Two Cities, la storia del tennis si fa principalmente in queste due capitali europee e in poco più di un mese. Lo Slam che si gioca a cavallo tra maggio e giugno è il più polveroso e attualmente il più difficile da vincere per tutti coloro che non si chiamano Rafael Nadal. A Parigi, capitale della moda, si gioca sulla superficie più sporca, dove si versa più sudore, dove le battaglie possono essere massacranti

A cura di Claudio Giuliani e Daniele Vallotto

Si ha la percezione che al Roland Garros sia tutto diverso e più serio anche guardando la ripresa del campo centrale sulla televisione. La ripresa è in campo lungo, perché si gioca con i piedi lontano dalla riga moltiplicando l’ampiezza delle traiettorie della pallina in lungo e in largo. Delle volte i giocatori arretrano talmente tanto da scomparire dal campo della telecamera e comunque corrono, corrono tanto ma veramente tanto. Potremmo dire che il Roland Garros è quel torneo dove si corre sempre tanto e quindi poi alla fine vince Rafael.

 

A giugno però oltre a completarsi subito il Roland Garros è anche il mese in cui si testa l’affidabilità delle proprie ginocchia. Si passa infatti dalla soffice terra dai rimbalzi alti alla veloce erba naturale dei vari tornei inglesi, dove cambia tutto. Si mettono in luce i soliti noti nei tornei che precedono Wimbledon, specie al Queens, dove il suono del colpo è ovattato e ci dà, un mese all’anno, quella sensazione di tornare indietro nel tempo, almeno nei colori. Ma è solo una sensazione. Si arrota in top spin anche al Queens e via dicendo, anche se meno.

Disclaimer per i più precisi: sì, il Roland Garros comincia a maggio. Ma se assegnavamo il Roland Garros a maggio, poi a giugno non ci rimaneva nulla. E se a giugno assegnavamo Wimbledon (per coerenza) a luglio rimanevano Amburgo e Washington. Insomma, ci siamo permessi un po’ di elasticità.

TENNISTA DEL MESE
Claudio Giuliani: Non si può fuggire l’ineluttabile: Nadal vince il suo nono Roland Garros. Il 2014 è l’anno peggiore di Nadal da molto tempo a questa parte, ma nonostante ciò vince il suo Slam preferito. E lo fa cedendo in amicizia un set al suo amico Ferrer e un altro a Djokovic, giusto per giustificare il biglietto della finale. E mentre i suoi detrattori del “Premio Soderling” vivono giorni difficili, preferendo andare in vacanza durante queste due settimane sul rosso dall’esito così scontato, lui passeggia e morsica la coppa ancora una volta, avvicinandosi al record dei record: dieci vittorie nello stesso Slam. Rileggiamo assieme: dieci vittorie nello stesso Slam. A maggio, un Nadal così deludente come abbiamo già avuto modo di sottolineare nei precedenti appuntamenti di questa rubrica ha fatto una finale Slam in Australia, da infortunato, e ha vinto il secondo Slam dell’anno. Non proprio malino eh. Rafael Nadal è quindi il tennista del mese di giugno, un evento sicuro come la morte e come la fila alle Poste.

Daniele Vallotto: Vogliamo dire che dei nove Roland Garros questo è forse quello più inaspettato? E se non lo vogliamo dire, ché magari il primo è sempre il primo e quindi una sorpresa per forza di cose, vogliamo dire che è quello meno meritato? E se ammettiamo che è quello meno meritato – ammesso che si possa non meritare di vincere il torneo più importante del mondo su terra battuta – vogliamo dire che la superiorità di Rafael Nadal tre su cinque sulla terra battuta è un parametro che probabilmente non si ripeterà mai più nella storia del tennis? Magari in pochi saranno d’accordo ma questa è la conclusione a cui sono giunto quest’anno. Perché un Nadal che non vince nulla sulla terra – considerando nulla la vittoria per ritiro a Madrid e irrilevante il 500 di Rio – e poi si presenta in finale al Roland Garros contro chi lo aveva bastonato tre settimane prima per rimontarlo e batterlo (sei volte su sei a Parigi) è qualcosa di quasi imprevedibile. Riassumiamo: Nadal perde a Montecarlo e Barcellona, i suoi feudi. Poi vince Madrid senza meritare mentre a Roma gioca una sola partita buona (con Dimitrov) e poi cede a un Djokovic che ricorda quello del 2011 nel secondo e terzo set. Il legame Parigi-Nadal è talmente forte che pure la logica deve inchinarsi: Djokovic, che fallisce per il terzo anno consecutivo l’assalto al Career Grand Slam sembra al tappeto dopo questa sconfitta. Ma manca più di metà stagione…

DELUSIONE DEL MESE
Claudio Giuliani: Stan (non pù Stanislas dal Roland Garros in poi) Wawrinka è la delusione del mese di giugno per me. Dopo ogni torneo vinto lui necessita di un mese di stop e di vacanze selvagge. Dall’Australia si è ripresentato a giocare bene a Montecarlo, poi ha giochicchiato, deludendo anche a Roma. A Parigi però pensavamo fosse pronto per un buon torneo: è pur sempre uno Slam! E invece lui che fa? Esce al primo turno contro Garcia Lopez, uno di quei giocatori (ottimo il suo 2014) che se scendi in campo senza avere molta voglia ti mandano subito a casa. E così è stato. Passi che Garcia Lopez al primo turno è roba per uomini duri, perà si gioca tre su cinque, tu sei fra i primi cinque giocatori del mondo, sai giocare benissimo sulla terra perché fisicamente sei una potenza e sei pure, fin lì, il campione dell’unico Slam giocato: eh no Stan, perdere in quattro set, rimediando pure un 6-0 finale non esiste. Siamo seri, suvvia.

Daniele Vallotto: Wawrinka perde a sorpresa, sì, ma il fattore Slam vinto vale per quasi tutti i grandi tennisti quando giocano quello successivo, figurarsi per uno come Wawrinka. La delusione del mese è sicuramente Novak Djokovic. Che dire, io ci credevo. Cinque sconfitte in cinque incontri a Parigi, i rimpianti della semifinale 2013, lo scatto di orgoglio a Roma: sembrava che il puzzle fosse completo e che Novak si potesse finalmente iscrivere al club ristrettissimo di chi ha completato il Career Grand Slam. È un paradosso che uno dei tennisti più completi di sempre (qual è il punto debole di Djokovic?) non riesca a completare l’album nell’era dell’omologazione delle superfici. A spiegare il paradosso c’è di mezzo Nadal ma se Djokovic dovesse chiudere davvero la carriera senza il Roland Garros potremmo paragonare questa mancanza al binomio maledetto Lendl-Wimbledon.

PARTITA DEL MESE
Claudio Giuliani: Andy Murray affronta Kohlschreiber nei sedicesimi di finale del Roland Garros. I due si danno battaglia per due giorni, con il match sospeso per oscurità sul sette pari del quinto set, dopo che Murray ha sciupato un congruo vantaggio (3-0 e poi 4-2) nel quarto set per chiudere la partita. Non sarà stato grandissimo tennis, però vedere due che si danno battaglia per quattro ora, spostando l’inerzia del match verso una sfida sul piano mentale invece che sul piano del gioco è una cosa che mi piace molto e che denota carattere. Alla fine vince Murray, in uno degli incontri più avvincenti del torneo. Anzi, a guardare bene il tabellone, forse uno dei pochi del torneo a non avere l’esito già segnato in partenza.

Daniele Vallotto: Sono d’accordo anche qua. Quella che è stata una delle partite più intense e belle dello scorso anno, la semifinale del Roland Garros, non viene affatto nobilitata dal fatto di essere diventata una finale a tutti gli effetti. Djokovic parte forte, fortissimo ma è un fuoco di paglia. Tocca allora pescare altrove e la scelta non può che ricadere su Kohlschreiber-Murray. Per contrasto di stili lo si potrebbe paragonare a Wawrinka-Gasquet dello scorso anno, uno dei match più belli del 2013 (ma Wawrinka-Djokovic di Melbourne non si batte). Come ho già avuto occasione di dire, Philipp è uno dei miei tennisti preferiti e credo che sia uno di quei giocatori che chiuderanno la carriera con un bilancio negativo nel rapporto talento-vittorie. Murray ha avuto un 2014 piuttosto difficile, ha vinto pochissimo e ha chiuso l’anno con una sconfitta cocente. Ma il rovescio della medaglia è che lo scozzese ci ha regalato parecchi match piuttosto combattuti e spettacolari: abbiamo ricordato quello di Acapulco a febbraio e quello di Roma a maggio, va menzionato questo al Roland Garros e più avanti ne verranno degli altri. Purtroppo gli avversari sono tennisti che normalmente non farebbero sudare Andy (eccetto ovviamente Nadal, quello di Roma è forse il miglior Murray dell’anno) ma tant’è: è stato un anno sfortunato ma quantomeno ci ha regalato tanti match da ricordare.

COLPO DEL MESE
Claudio Giuliani:
Intanto parto dall’esaltare la manina di Rafael Nadal in questo lob passante tutto polso e precisione. C’è ovviamente Dimitrov. Il bulgaro si conferma sempre di più artista con la racchetta e quando rincorre il pallonetto del grande Karlovic, questa volta non sceglie di fare il tweener, ma di girare su sé stesso e passare il croato con un passante velocissimo. Guardate la testa della racchetta, il finale che compie: roba di livello assoluto. Ma io dico Stepanek. A Parigi recupera tutto a uno Youzhny che gioca con lui come se fosse il maestro al circolo di Velletri. Il ceco rimanda tutto, conquista il punto, e poi con la mano invita il suo avversario fare meno lo scemo. Ma è al Queens che conquista il punto del mese per me, battagliando con Feliciano Lopez in quello che è uno spot per gli esteti del tennis. Non scrivo altro: guardate.

http://www.youtube.com/watch?v=7-FR9gvMlQo

Daniele Vallotto: Finalmente (stavo cominciando a preoccuparmi) mi trovo in disaccordo con te e scelgo un altro colpo. Purtroppo il Roland Garros non ci ha regalato dei colpi veramente spettacolari – colpa anche dell’assenza di match da ricordare – per cui mi affido anch’io all’erba (nei limiti della legalità, si capisce). Scelgo un colpo di Nadal e può addirittura sembrare un paradosso perché il maiorchino ha fallito la campagna sul verde per il terzo anno conscecutivo. Nell’unica partita giocata ad Halle lo spagnolo si ritrova di fronte il ciclone Dustin Brown, uno che se dovessero scrivere un manuale su cosa non fare sul campo da tennis ci finirebbe per intero con tutti i suoi fondamentali sgangherati. Il tennis del tedesco ha però un alto tasso di imprevedibilità e spettacolarità per cui la sua partita contro il neo-campione del Roland Garros è uno dei momenti da ricordare di quest’anno. Tra fine primo set e inizio secondo a Dustin entra qualsiasi cosa: risposte fulminanti, lob sulle righe, volée perfette. Nadal, che pure non gioca malissimo, può semplicemente ammirare il repertorio che Brown mette in mostra. Sul primo dei tre set point che Rafa concede, Dustin trova un’accelerazione in risposta che metterebbe in crisi chiunque. Ma i riflessi dello spagnolo sono eccezionali: Nadal mette la racchetta e con un po’ di fortuna colpisce in controbalzo la palla che diventa irraggiungibile per Brown.

http://youtu.be/ukbkhHhzRXA?t=1m56s

MARIA MONTESSORI EDUCATION AWARD
Vince ancora una volta Fabio Fognini. L’italiano è protagonista del match contro Monfils. I due hanno una sorta di alchimia al Roland Garros e nell’incontro del 2014 sulla terra parigina hanno dato vita a un match che ha appassionato il pubblico nonostante il taccuino a fine gara segnasse 137 errori su 278 punti giocati. Un’abnormità. I due giocano con l’impegno con cui si affronta una partita di Scala 40. Un match in cui vince un set l’uno, poi l’altro, poi Fognini dà 6/0 al quarto al francese e poi, quando magari avrai pensato: “Eccolo ora vince al quinto!”, cede 6/2 perché non vuole magari rovinare la festa a Monfils davanti ai suoi tifosi francesi. Francesi che lo fischiano e che lui saluta alla sua maniera. Occhio eh!

Fognini all'uscita dal campo contro Monfils "saluta" il pubblico francese

Fognini all’uscita dal campo contro Monfils “saluta” il pubblico francese

ESORDIENTI DEL MESE
Alla fine Victor Estrella Burgos ce l’ha fatta: il dominicano ha portato finalmente il suo paese in uno Slam ma Jerzy Janowicz, mai veramente in forma e che sembrava potesse essere alla portata di Victor, ha interrotto sùbito il sogno dei dominicani. Ha vinto invece Facundo Bagnis, che dopo aver passato le qualificazioni, gioca uno di quei match sfibranti e dilatati che solo il Roland Garros può offrire. Arrotate esasperate, drammi, rimonte tentate e poi fallite, recuperi folli, errori dozzinali, scambi massacranti, match point annullati: non c’è un ingrediente mancante e alla fine vince l’esordiente contro il navigato padrone di casa, Benneteau.

ROBERTO BOLLE AWARD
Laurent Lokoli e Gael Monfils improvvisano una battaglia a colpi di danza durante la pioggia in una giornata del Roland Garros. “Egalité” grida il corpulento DJ dagli spalti ma a dimostrarsi un fenomeno dal punto di vista fisico è proprio Gael Monfils. Nelle due settimane di pallettoni e top spin, il video da non perdere è sicuramente questo di seguito.

“SCUSA, NON ERO ATTENTO”
Càpita a tutti di non avere bene a mente il punteggio o di doversene sincerare prima di andare a servire ma succede davvero raramente che non ci si accorga di aver appena vinto un match. È successo a Roger Federer ad Halle, che in semifinale ha superato in due set Kei Nishikori ma non si era accorto che stava giocando l’ultimo punto della partita.

UNDER MY UMBRELLA
Chiudiamo la rassegna dei momenti migliori del Roland Garros con Novak Djokovic, che come al solito non perde il buon umore e approfitta della pausa per la pioggia per scambiare quattro chiacchiere con il ball boy che gli stava reggendo l’ombrello. Si dica quel che si vuole, ma quando c’è da ravvivare lo spettacolo Nole è il numero 1 per distacco.

TWEET DEL MESE
Che cosa può fare la paternità…

L’indice della rubrica:
TENNISPOTTING gennaio: Wawrinka e la fine dell’età adulta del tennis
TENNISPOTTING febbraio: il ritorno dello Jedi Federer
TENNISPOTTING marzo: il gioco si fa duro? Allora vince Djokovic
TENNISPOTTING aprile: Nadal, da capitàno a marinaio del Mar Rosso
TENNISPOTTING maggio, Dimitrov e Raonic: le speranze ardite e poi tradite

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ATP

ATP Miami: Sinner express, avanza senza problemi su Rublev

Jannik Sinner batte per la terza volta in carriera Andrey Rublev con una prestazione superlativa. Sesta vttoria su un top10 e quarti di finale in grande stile

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Jannik Sinner (sinistra) e Andrey Rublev (destra) - Miami 2023 (foto Ubitennis)

Da Miami, il nostro inviato

[10] J. Sinner b. [6] A. Rublev 6-2 6-4

Continua senza sosta la marcia di Jannik Sinner verso i piani altissimi della classifica. In un percorso a tappe forzate verso il traguardo finale delle Nitto ATP Finals di Torino, Jannik Sinner è arrivato senza perdere un set ai quarti di finale del Miami Open presented by Itaù, e lo ha fatto sconfiggendo nel suo ultimo incontro Andrey Rublev, numero 6 del seeding e numero 7 del ranking mondiale, che veniva da 10 vittorie negli ultimi 12 incontri sul cemento, compresa la finale nell’ATP 500 di Dubai.

 

Sinner aveva già battuto Rublev in precedenza, ed era in controllo del punteggio lo scorso anno al Roland Garros quando fu costretto a ritirarsi, ma non l’aveva mai sconfitto in una maniera così dominante e perentoria.

Un match giocato splendidamente dal ragazzo di Sesto Val Pusteria, che ha lasciato solamente sei game al suo avversario senza mai concedere una palla break. E soprattutto ha dimostrato una superiorità quasi schiacciante dalla parte del rovescio, con il quale ha quasi sempre dominato gli scambi mettendo in enorme difficoltà il russo.

PRIMO SET – Inizio della partita con cielo velato e sole che faceva capolino tra le nubi, lascito dei temporali della sera prima che hanno fatto sensibilmente aumentare l’umidità. La partenza di Sinner è a razzo, quella di Rublev un po’ meno travolgente, e il break arriva subito al terzo gioco quando dopo due accelerazioni di rovescio di Sinner il russo si trova 15-40. La prima palla break viene annullata con un diritto vincente, ma sulla seconda un diritto di palleggio finisce in rete.

Sul suo servizio Sinner è una sentenza (saranno solo quattro i punti persi in questo set sulla sua battuta, e due soli in più nel set successivo), e in risposta aggredisce le seconde come lo abbiamo visto fare solo molto di recente. Rublev cancella una palla del doppio break con uno schema servizio-diritto, ma il 4-1 pesante arriva poco dopo: se Sinner riesce a tenere il diritto di Rublev fuori dallo scambio non c’è gara.

Sull’1-5 Rublev muove il punteggio nella sua casella a forza di prime di servizio, ma il set ormai è andato e Sinner perfeziona il 6-2 in 32 minuti.

SECONDO SET – La breve durata del primo set fa si che il consueto esodo di spettatori che vanno a rinfrescarsi alla fine di ogni parziale sia molto meno consistente de solito, anche se la giornata è decisamente calda e l’orologio segna quasi mezzogiorno. Rublev resiste meglio a Sinner di quanto aveva fatto nel primo set, ma sulla battuta dell’altoatesino è sempre traffico a senso unico. Sul 2-2 Andrey recupera da 15-30 con il servizio e con un po’ di fortuna quando un suo recupero di rovescio finisce per diventare una palla corta incrociata sulla riga. Il break arriva due game più tardi, quando Sinner carica in risposta sulla seconda di servizio e Rublev cede la battuta con un altro errore di diritto.

Prima che Sinner serva per il match sul 5-4 il deejay prova a mettere un po’ di pepe nella sfida scegliendo “Hit Me With Your Best Shot” di Pat Benatar come canzone per il cambio di campo, ma Jannik è inscalfibile e chiude il match in un’ora e 12 minuti raggiungendo i quarti di finale a Miami per la terza volta in carriera.

VICINO ALLA TOP 10 – Con questa vittoria Sinner diventa virtualmente n. 10 del ranking mondiale e potrebbe essere superato solamente da Khachanov o Paul nel caso in cui si aggiudicassero il torneo. Per consolidare il suo ritorno nei Top 10 Sinner dovrebbe vincere anche il prossimo match contro chi si qualificherà tra Botic Van de Zandschulp ed Emil Ruusuvuori. Con Ruusuvuori ci sono stati quattro precedenti confronti diretti (più uno a livello Challenger), tutti vinti da Sinner (che invece aveva perso il primo scontro in un Challenger in Australia), ma alcuni con punteggi molto equilibrati come il 10-8 al tie-break del terzo set dello scorso anno qui a Miami. Contro Van de Zandschulp invece sarebbe uno scontro inedito.

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ATP

ATP Miami: Sinner e Sonego entrambi agli ottavi come nel 2021

E’ la quinta volta che due italiani raggiungono il quarto turno in un Master 1000 sul veloce. Gli ultimi Sinner e Berrettini ad Indian Wells

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Lorenzo Sonego - ATP Miami 2023 (Twitter @Federtennis)

Per Sonego è stata una delle migliori partite della sua carriera. Quella contro l’americano Tiafoe non era per l’italiano una partita con i favori del pronostico. Ma un’ora e due set dopo Lorenzo riesce nell’impresa di vincere una partita forse inattesa per noi, ma assolutamente alla portata per lui. A fine match il nostro Gibertini lo incalza: la migliore partita di sempre? La migliore qui a Miami, e tra le tre migliori di sempre. Conoscevo l’avversario, sono entrato in campo molto determinato. Si è trattato di una partita quasi perfetta, senza sbavature, ho fatto pochi errori e sono stato molto aggressivo come l’avevamo preparata”.

Nel dettaglio quella contro il semifinalista dello US Open 2022 è stata per Sonego una partita da record. Innanzitutto la percentuale di punti con la prima palla (91%) è la migliore della carriera. Così come i punti vinti con la seconda palla (82%, non era mai andato oltre il 78%). Infine è stata il il 13° match chiuso senza concedere palle break. Considerando il fatto che ha ottenuto tutto questo contro il n.14 del ranking si può affermare che questa rappresenti senza ombra di dubbio una delle vittorie più prestigiose ottenute dal piemontese nel circuito maggiore.

 

A suggello di questa vittoria abbiamo due italiani negli ottavi di finale di un Master 1000, Sinner e Sonego, come nel 2021. Si tratta della quinta volta in assoluto che questo succede (sul veloce). Prima di loro ci sono stati: Shanghai 2019 (Berrettini/Fognini) ; Miami 21 (Sinner/Sonego); Cincinnati 21 (Berrettini/Sonego) e Indian Wells 22 (Sinner/Berrettini). Sperando di poter spingerci ancora un po’ più in là, possibilmente con gli sfavori del pronostico.

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Flash

WTA Miami: Trevisan resiste finché può, poi Rybakina la strapazza

Primo quarto di finale senza storia: la campionessa di Wimbledon chiude in meno di 70 minuti. Superata quota 200 ace in appena tre mesi di stagione

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[10] E. Rybakina b. [25] M. Trevisan 6-3 6-0

Si chiude il magnifico torneo di Martina Trevisan che ha raggiunto a Miami il primo quarto di finale 1000 della carriera, su quella che certamente non è la sua superficie preferita. Dopo la bella vittoria di lunedì contro Ostapenko, l’impegno odierno era di tutt’altra difficoltà. Perché Elena Rybakina è N.10 del seeding solo per la mancanza di logica del computer: di fatto oggi è una Top 3 mondiale dopo i successi a Wimbledon e Indian Wells e la finale persa in Australia contro Sabalenka.

Stiamo parlando della giocatrice col miglior servizio del circuito WTA senza discussioni: e paradossalmente lo ha messo in mostra anche oggi in una giornata dove la prima palla non voleva saperne di entrare, solo il 55% in campo. Nonostante questo ha chiuso comunque in doppia cifra di ace (10) alcuni anche con la seconda palla. Un bottino che le permette di superare quota 200 ace in stagione dopo appena 24 partite giocate (20-4).

 

La nostra Martina è stata a contatto sono nella prima metà del primo set, anzi è stata lei ad avere le prime occasioni nel terzo gioco con 3 palle break mancate. Poi è stata bravissima a recuperare da 1-4 a 3-4 anche grazie a un doppio nastro vincente sulla palla break ma con grande reattività in risposta sfruttando la bassa percentuale di prime della kazaka e anche un dritto ballerino rispetto al chirurgico rovescio.

Ma da lì in poi Rybakina ritroverà la calma per chiudere il set, recuperando uno svantaggio di 40-15 nell’ottavo gioco che se perso avrebbe potuto mantenerla sotto stress mentale. Vinto il primo set, Rybakina ha trovato la tranquillità necessaria a sistemare il dritto, potendo sempre contare sull’arma letale della battuta.

Martina tiene il campo con la consueta tenacia ma contro questa ragazza oggi come oggi veramente in poche possono vincere. Può comunque sorridere, il best ranking eguagliato è alla sua portata prima ancora che cominci la stagione sulla terra battuta, quella che attende con trepidazione.

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