Associazione Insegnanti Tennis Italia, che sia la volta buona?

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Associazione Insegnanti Tennis Italia, che sia la volta buona?

Gli insegnanti di tennis in Italia sono diverse migliaia, ma operano spesso senza una sufficiente consapevolezza dei propri diritti e responsabilità. AITI si propone di colmare questa lacuna, aiutando a creare una vera categoria di operatori del settore

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Maestri, istruttori, circoli, associazioni sportive, federazione nazionale, enti di promozione: l’insegnamento del tennis in Italia è un mondo tanto sfaccettato e frammentato, da rendere difficile orientarsi tra norme, diritti, doveri e responsabilità anche per gli addetti ai lavori stessi. La creazione di un’associazione di categoria “super partes” che rappresenti, informi e tuteli coloro che alla fine ne sono i protagonisti, ovvero tutti quelli che vanno in campo ogni mattina, che sia con i bambini delle SAT (Scuole di Avviamento al Tennis), con gli amatori adulti, o con gli agonisti di qualsiasi livello, sembra davvero un passo necessario.
A luglio di quest’anno, in seguito anche al successo di un gruppo di discussione sul social network Facebook, si concretizza l’idea di creare la realtà di AITI (Associazione Insegnanti Tennis Italia), che viene costituita a Vicenza, con presidenza affidata a Francesco Gambetti, tecnico nazionale FIT e direttore generale del Circolo Tennis Reggio Emilia. Ubitennis lo ha contattato per capire meglio, nei dettagli anche pratici, come l’associazione potrà essere un utile sostegno ai tanti, troppi insegnanti di tennis che si muovono nel mondo del loro lavoro navigando a vista, senza certezze nè punti di riferimento, in particolare su tutto ciò che li riguarda al di fuori del campo.

Erano già stati fatti tentativi di costituire una realtà simile ad AITI, ricordiamo molti anni fa una AMT (Associazione Maestri Tennis) a livello regionale, ma la cosa non ha poi avuto seguito, principalmente per il disinteresse dei maestri stessi. In che modo AITI ritiene di poter “fare meglio”, ovvero è stata percepita un’esigenza nuovamente diffusa e significativa in tale senso?

AITI nasce da una parte dalla spinta veicolata dal gruppo Facebook “Maestri e istruttori tennis” creato da Elisabetta Contarini ed Enrico Pighi, gruppo che in 7 mesi da 80 unità è passato a 1.770 unità e sul quale la nascita di una futura associazione di insegnanti trovava consensi, dall’altra dall’aver percepito, nei confronti o nelle domande poste, in diversi convegni, che molti insegnanti se da un punto di vista tecnico erano ben formati, chi dalla Federazione, chi dagli Enti, chi da entrambi, per gli aspetti di contorno all’entrare in campo invece erano in larga parte diciamo…un attimo spiazzati. E parlo di conoscenze riguardo alle ASD, alle normative, alla contrattualistica, la previdenza, le possibili tutele, ecc..le stesse nozioni riguardanti i Regolamenti o gli Statuti erano altresì, ma non è una colpa sia chiaro, lacunose.

AITI nasce quindi per Informare, per creare una vera categoria di “lavoratori del settore tennis” sotto l’aspetto principale di intenti comuni, per offrire un punto di riferimento alla ricerca ed offerta lavoro, per confrontarsi quotidianamente e per attuare dei benchmark di ricerca su quelle che sono le condizioni lavorative nelle diverse zone d’Italia, per offrire come categoria nazionale dei vantaggi economici come proposte su larga scala in campo assicurativo e previdenziale tramite sinergie con importanti compagnie una volta arrivati a numeri di adesione quantomeno buoni.

A che punto siete come numero di iscritti? Che obiettivo avete al riguardo, ovvero qual è un numero di iscritti minimo per poter ritenere AITI un successo secondo voi?

Abbiamo appena iniziato l’attività e siamo sulla trentina di iscritti, ma dovremo da una parte a breve inserire la necessaria scheda di adesione in un formato a gabbia più rapido sul sito internet AITI TENNIS (e ciò faciliterà anche le metodologie di iscrizione), dall’altra partecipare a qualche convegno e diffondere maggiormente in tal modo e con il passaparola, oltre a naturalmente queste piacevoli interviste, la costituzione dell’associazione stessa. Non abbiamo definito un numero esatto di adesioni che ci proponiamo, sicuramente arrivare a 300 unità entro Natale è un obiettivo concreto e secondo me facilmente attuabile, soprattutto una volta stabilizzatesi le varie Scuole Tennis ed essendo gli insegnanti più disponibili come livello di tempo da dedicarci.

I servizi offerti in cambio della quota associativa annuale di 80€ quali saranno, nello specifico? Consulenza fiscale come quella di un commercialista, per esempio compilazione della dichiarazione dei redditi? Consulenza legale come un esperto di diritto del lavoro, per esempio supervisione dei contratti con i circoli e le associazioni sportive?

Credo che la domanda non sia correttamente posta, e cerco di chiarire. Aiti si propone nel solco tracciato da diverse associazioni di categoria, già esistenti nel mondo dello sport: le cito per tutti l’AIC (associazione calciatori) o AIAC (associazione allenatori). Provi a riflettere sul fatto che gli operatori del calcio si sono dotati di associazioni di questo tipo sin dalla fine degli anni ‘60. Il tennis in questo senso è ancora “al palo”: il tecnico del tennis non ha ancora neppure immaginato la consapevolezza del ruolo primario ed insostituibile che il tecnico o l’atleta in altri sport hanno ben chiaro da oltre 50 anni. Provi a chiedere quanti tecnici del tennis sono a conoscenza delle differenze che intercorrono tra un tecnico federale ed un tecnico formato da un Ente di promozione, piuttosto che da una sigla internazionale. Provi a chiedere quanti tecnici del tennis conoscano il piano nazionale di formazione dei quadri sportivi del Coni: è un dato di fatto, espresso dal Coni stesso, che nel settore della formazione dei tecnici sportivi in generale vi sono state sino a pochissimo tempo fa una frammentazione e una contraddittorietà “inadeguate al mutamento dei contesti e delle esigenze operative attuali delle organizzazioni sportive”. Il Coni si è espresso nel senso in cui “Nel complesso la situazione della formazione degli operatori sportivi in Italia è segnata da una forte disomogeneità, dall’instabilità del quadro di riferimento e dalla mancanza di percorsi di crescita professionale che riescano a integrare efficacemente l’esperienza sul campo (ovviamente insostituibile) con la partecipazione a processi di formazione coerenti e capaci di impatto” (il virgolettato è tratto da una relazione della Coni servizi).

Il modello omogeneo europeo a 5 livelli CEDEFOP ha come scopo quello di uniformare percorsi formativi dei tecnici sportivi, con il riconoscimento del titolo conseguito in ogni paese UE: in questo senso ci sembrerebbe opportuno un maggior coinvolgimento dei tecnici in dette tematiche. AITI potrebbe diventare un utile punto di partenza per i tecnici stessi nel dialogo con Coni, Federazione ed Enti. Provi a chiedere a dieci tecnici del tennis, scelti a caso tra federazione, organismi internazionali ed enti di promozione, di quanti di essi hanno una conoscenza più che “nominativa” delle regole (statuti e regolamenti) che disciplinano la loro professione nelle varie realtà che le ho citato. In occasione di un recente incontro con una quindicina di tecnici, ho chiesto quanti dei presenti avessero una conoscenza approfondita del regolamento dei tecnici della Fit o dello statuto degli EPS di riferimento: un paio hanno detto di averli letti, ma di avere avuto difficoltà interpretative.

Come ultimo esempio, le pongo il seguente: provi a chiedere quanti tecnici sportivi abbiano letto le linee guida di indirizzo in materia di certificati medici per l’attività sportiva non agonistica; poi provi a chiedere loro se si siano posti il problema della loro responsabilità nell’esercizio di corsi e/o lezioni private e se a tale domanda abbiano dato una risposta in tema di assicurazione della responsabilità civile. Credo di non dire nulla di trascendentale, dicendo che sia le federazioni che gli Enti di promozione dovrebbero attivarsi a tutela dei loro tecnici presso il Ministero della salute: non essendo ammissibile che nel 2015 si facciano leggi in cui si parla di “attività organizzate da …”, esponendo dirigenti e tecnici a responsabilità economiche e penali indescrivibili su situazioni quanto meno equivoche e/o non definite con assoluta precisione. AITI vuole dunque essere un utile strumento, volto a dare voce agli operatori professionali (o volontari) del tennis, per chiarire bene i confini della professione e/o del volontariato legato al mondo del tennis. Nel tempo e con una consapevole ad auspicabilmente ampia partecipazione, lo scopo sarebbe poi anche quello di fornire servizi agli iscritti, a mezzo di professionisti convenzionati specializzati nel settore e dunque in grado di garantire una competenza specifica nel mondo del tennis. Servizi a cui l’associato potrebbe aderire o meno, ma comunque a prezzi convenzionati e dunque non solo specificatamente qualificati, ma assai convenienti sul piano economico. Sul piano pratico: un insegnate ha un dubbio su una clausola del proprio contratto, vuole chiarimenti in relazione all’apertura della partita iva oppure in merito ad aspetti previdenziali di cui non si è mai preoccupato, li ottiene dall’associazione mediante i consulenti della stessa. Un associato vuole che un professionista specializzato gli stipuli un contratto di lavoro ad hoc, specifico per le sue esigenze o che un commercialista gli tenga la contabilità tutto l’anno, avrà dei nominativi di professionisti convenzionati con l’associazione, cui potrà scegliere di rivolgersi o meno dopo una prima consulenza gratuita.

Nel caso di un contenzioso tra un maestro e uno degli enti deputati a formare i maestri, come si porrebbe AITI? Per esempio, un insegnante con qualifica UISP ha un problema con la FIT, o viceversa, oppure un maestro FIT ha un problema con la FIT stessa: AITI fornirebbe consulenza legale al proprio associato “contro” la FIT o la UISP (o altri)? Con costi aggiuntivi rispetto alla quota annuale?

Le confesso che la domanda, per come è posta, mi pare più volta a generare una provocazione che una informazione. Ma non mi sottraggo certamente. AITI è una associazione, e come tale ha ed avrà lo scopo di tutelare i propri associati, con consulenze, servizi e quant’altro. Né la Federazione, né gli Enti di Promozione Sportiva sono e saranno associati di AITI, in quanto lo statuto non consente la partecipazione di soggetti collettivi. Né la Federazione, né tanto meno gli enti sono peraltro “avversari” dall’altra parte della rete: ci piace piuttosto vederli come interlocutori con i quali discutere del miglioramento delle tante cose che nel tennis possono essere migliorate nell’interesse dei tecnici e degli atleti che, quale naturale sbocco futuro, probabilmente intraprenderanno la carriera di tecnici e/o di operatori sportivi.

Diciamo che potrebbero essere visti come dei compagni di doppio: con i quali si sa che ogni tanto ci si può mandare anche, come dicono a Reggio Emilia, “a ramare” se del caso: ma con i quali si continua a giocare malgrado eventuali “incomprensioni”. Le faccio un esempio concreto, nella scia della domanda che Lei mi ha formulato ed alla quale ovviamente non intendo, come detto, sottrarmi. Perché mai un maestro Uisp dovrebbe avere un problema con la Fit? L’unica possibilità che ciò avvenga, se attualmente avviene, è che ci sia confusione a livello di ordinamento sportivo e/o di operatori tra le diverse funzioni e tra i diversi ruoli che la Fit e la Uisp, come operatori collettivi dell’ordinamento sportivo riconosciuto dal Coni, possono legittimamente svolgere. Non credo di svelare un segreto, dicendo che tanto la Federazione quanto gli Enti di Promozione Sportiva sono associazioni di diritto privato: ognuna opera nel proprio ambito privatistico, fatte salve le funzioni pubblicistiche specificatamente attribuite alla sola Federazione dall’art. 23 dello Statuto del Coni e dalla legge.

Le dico allora che la situazione ipotizzata con la sua domanda, è (sarebbe) evidentemente frutto di una non corretta collocazione dei diversi soggetti collettivi, nel cui ambito l’insegnante si trova ad operare: ed in questo senso, entrambi detti soggetti (federazione ed Eps), sarebbero interlocutori di AITI, per evitare che dette situazioni si possano creare e/o si sviluppino. L’altra ipotesi da lei fatta (maestro Fit con problema verso la Federazione), necessità di maggiore concretezza: il problema potrebbe nascere da torti o ragioni variamente distribuiti sia in capo all’individuo associato che alla federazione (ma non diversamente, all’ente). In questo caso, AITI sicuramente fornirebbe all’insegnante o al giocatore (solo se associato), la propria interpretazione legale o amministrativa del problema mediante una consulenza approfondita e competente: e ciò nell’ambito del rapporto associativo.

L’obiettivo, lo si ribadisce, è creare la consapevolezza che l’operatore del tennis è una categoria unitaria, che può e deve svolgere un ruolo di traino e di primo piano nel tennis, ponendosi come interlocutore imprescindibile nelle decisioni che la riguardano sia sul piano operativo che su quello normativo e politico. Mi piace concludere la risposta ad una domanda che – devo dirglielo – non mi è piaciuta per come posta, ma alla fine si è rivelata una opportunità: AITI si pone l’ambizioso obiettivo di essere un utile strumento per favorire lo sviluppo della cultura sportiva nell’ambito del tennis del nostro paese, attraverso i tecnici del tennis quali primari protagonisti del loro lavoro, che devono acquisire ed avere la consapevolezza che nel terzo millennio una visione strategica di categoria non è rimandabile nell’ambito di una professione che coinvolge in Italia diverse migliaia di persone. Se ci riusciremo ben venga per le tante figure citate ora, se non sarà così non potremo rimproverarci nulla, forse lo farà qualcun altro, specie chi si lamenta che le cose potrebbero andar meglio. Noi crediamo il progetto possa servire ed aiutare tanti, ora sta a loro però diventare un vero gruppo, o meglio, una vera categoria.

Ringraziamo Francesco Gambetti per la franchezza e l’esaustività delle risposte, e invitiamo chiunque sia interessato a visitare il sito dell’associazione, dove si può trovare la scheda di iscrizione. L’augurio è che l’iniziativa abbia il successo che merita, perchè la necessità di una realtà di questo tipo è evidente, e il fatto che sia partita dal basso, ovvero dall’interazione e dal confronto tra i protagonisti e gli utenti verso cui è indirizzata, fa ben sperare in questo senso.

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