Pennetta e Fognini, le nozze olimpiche (Cocchi). L'Insalatiera e i suoi principi dimenticati (Clerici)

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Pennetta e Fognini, le nozze olimpiche (Cocchi). L’Insalatiera e i suoi principi dimenticati (Clerici)

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Pennetta e Fognini, le nozze olimpiche (Federica Cocchi, Gazzetta dello Sport)

Segnatevi la data: 11 giugno. E’ il royal wedding dello sport italiano, il grande giorno di Flavia Pennetta e Fabio Fognini che si uniranno in matrimonio nella Basilica Minore, la Cattedrale di Ostuni. Un’amicizia nata anni fa sui campi da tennis e da non molto diventata amore. «Avere avuto Fabio accanto in questi anni è stato molto importante – ha detto Flavia poco dopo il ritiro, parlando del fidanzato —. Lui mi ha aiutato tanto, in generale l’amore aiuta. Glielo dico spesso: “Per me sei stato il regalo più grande di questi ultimi anni». Il Fognini che spesso in campo è protagonista di atteggiamenti sopra le righe, accanto a Flavia è dolce, attento e affettuoso. La campionessa degli Us Open lo conferma: «Ho avuto la fortuna di trovare un uomo che mi capisce, mi supporta e sopporta, mi rispetta e mi accetta, ma non ho lasciato il tennis per amore».

L’indiscrezione sulla data e luogo è seguita da quella sulla location scelta dalla coppia per la festa. Lo scorso anno, in primavera, la coppia era stata avvistata in giro per masserie di lusso nella zona di Brindisi, dove Flavia è nata e cresciuta, e pare che la scelta sia caduta su Borgo Egnazia, un esclusivo resort cinque stelle nei pressi di Fasano. Secondo le indiscrezioni non dovrebbe trattarsi di un ricevimento con centinaia di invitati, ma riservata alla cerchia più ristretta di amici e parenti. Ci sarà sicuramente il presidente del Coni Giovanni Malagò che azzarda ipotesi sul viaggio di nozze: «Sinceramente non so se Flavia parta per la luna di miele, non cosa combini lei, ma penso che Fabio abbia qualche impegno sportivo. Il loro viaggio di nozze in Brasile? Può essere…».

L’organizzazione è tutta in mano alla sposa che, avendo smesso di giocare, ha anche più tempo libero per dedicarsi ai preparativi. Mamma Concita è molto serena: «Flavia è bravissima, sta organizzando tutto con grande gusto, coinvolgendo Fabio nelle scelte. In fin dei conti non sono più dei ragazzini, è giusto che facciano da soli». L’argomento vestito è top secret, sarà bianco e firmato dall’Atelier Aimee, mentre lo sposo vestirà Armani: «Non posso dire una parola sul vestito — ride la mamma —è segretissimo! L’emozione per l’abito da sposa è grande, sposarsi con un bel vestito e sentirsi una principessa è il sogno di ogni ragazza». La scelta di Ostuni non ha motivazioni particolari: «E’ una città bellissima, noi siamo di Brindisi ma giriamo molto la zona. Anche i luoghi per il ricevimento nei dintorni sono tutti splendidi. Chi viene da fuori resta a bocca aperta, ma noi ci sentiamo a casa». Ad accompagnarla all’altare sarà papà Oronzo, che quel giorno sarà emozionatissimo (…)

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L’Insalatiera e i suoi principi dimenticati (Gianni Clerici, La Repubblica)

Si giocala 105a edizione della Coppa Davis, e una volta di più una simile gara, che pure accoglie – pare – più nazioni che qualsiasi altra competizione sportiva, viene ferita dalle assenze delle star. A dare il massimo esempio di chi non confonde patriottismo e guadagni ci sarebbe Federar, alla decima assenza in un 1 turno, non avesse stavolta la scusa di un ginocchio in ricostruzione. Dall’esempio di Federer sembra però aver imparato Wawrinka, e così la svizzera sarà rappresentata a Pesaro dal n. 146 e dal n. 174. Al contempo, lo stesso Federer, che ha costituito con l’Agente Godsick una società della quale sarebbe un affare comprare le azioni, lancia una sorta di Ryder Cup, come quella del golf.

La Davis nacque grazie a un buonissimo giocatore americano dell’inizio del secolo, Dwight Davis, di Boston che, all’inizio, volle avvicinare i giocatori Usa della Costa del Pacifico a quelli dell’Atlantico. Giocando Wimbledon, lui che era un medico tanto facoltoso da non esercitare la professione, osò spingersi sino a una sfida alla Gran Bretagna, madre del Lawn Tennis. Da allora sono venute modifiche, insufficienti a far sì che i guadagni miliardari dei tennisti ricordino loro di essere spesso divenuti tali grazie ad aiuti federali. Uno che ha tentato di migliorare la struttura della Coppa è stato il defunto Presidente Fit, Luigi Orsini, che non tollerava la formula del Challenge Round, e la eliminò, facilitando così l’assenza di tennisti avidi. Seguì il mio compagno di doppio Philippe Chatrier, che tentò più volte di modificare le eliminatorie suggerendo una finale a 8 squadre, con punteggi accorciati. Ma non trovò il coraggio di decidere qualcosa di sgradito ad alcuni dei suoi grandi elettori. E siamo cosi arrivati ad una Svizzera che avrebbe vinto almeno 5 delle ultime 10 edizioni, se i suoi Campioni avessero voluto, e a continue assenze di tennisti che godono ottima salute (…)

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