Il 2016 degli azzurri: Lorenzi da urlo, Fognini e Seppi...

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Il 2016 degli azzurri: Lorenzi da urlo, Fognini e Seppi…

Ripercorriamo l’anno dei tennisti italiani: l’exploit di Lorenzi, l’incostanza di Fognini, l’insufficienza di Seppi. E dietro di loro?

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Dopo aver analizzato la stagione delle tenniste italiane è il turno di provare a passare in rassegna quanto prodotto nel 2016 dal settore maschile azzurro. Come accaduto per le nostre donne, per valutare la stagione volta al termine il mese scorso verranno passati in rassegna i risultati raggiunti nel circuito maggiore e si proverà a capire la salute del nostro movimento.

Una premessa: non è stato un anno positivo, nonostante siano stati vinti due ATP 250 (Kitzbuhel da Lorenzi, Umago da Fognini). Non è mai facile vincere un torneo ATP ed i nostri due migliori giocatori sono stati molto bravi nel riuscire in tale exploit. Inutile cercare il pelo nell’uovo quando si vince, sebbene sia indubbio che il livello tecnico dei due tornei fosse modesto (Paolo ha sconfitto come miglior avversario Struff, 86 ATP; Fabio ha avuto sulla sua strada come tennista più insidioso, Elias, 72 ATP), con entry-list assimilabili quasi ad un torneo del circuito Challenger (in Austria vi erano 4 top 50, in Croazia due top 30). Il problema non è ovviamente quando si riesce nella mai facile impresa di portare a casa un titolo, ma è piuttosto quanto accaduto nel resto delle altre 45 settimane di circuito, in cui abbiamo raccolto davvero pochissimo. Ahinoi, è estremamente breve l’elenco degli altri risultati positivi: la finale di Fognini a Mosca e, sforzandosi di ritenerli rimarchevoli, possono essere citate le semifinali dello stesso ligure a Monaco di Baviera, quella di Lorenzi a Quito e di Seppi a Nottingham. Solo questo abbiamo da ricordare, in una stagione nella quale nei quattro tornei che fanno la storia del nostro sport, gli Slam, non siamo mai arrivati alla seconda settimana (come non accadeva dal 2010). Inoltre, nei dieci Masters 1000 giocati nel 2016, i tornei più importanti dopo i 4 Majors, le cose non sono andate meglio: nessun azzurro è mai arrivato al terzo turno. Per farla breve, in nessuna partita del 2016 che contasse davvero i nostri portacolori sono stati protagonisti e già questo basta da solo a definire deludente quest’anno tennistico.

Per azzardare una valutazione dello stato attuale di salute del nostro movimento e valutare questo 2016 può essere utile paragonare i numeri della classifica ATP attuale con quelle finali già archiviate del terzo millennio, indicando i piazzamenti degli italiani.

Ci aiuteremo con la seguente tabella riepilogativa:

Ita Top

30

Ita Top 

50

Ita Top 

100

Ita Top

200

3 migliori

Under 23

Età più giovane

Top 100

2016 0 2 3 9 172, 207, 290 Fognini (29 anni)
2015 2 2 5 10 90,180, 227 Cecchinato (24)
2014 1 2 4 10 159,198, 310 Fognini (27)
2013 2 2 3 9 163, 232, 279 Fognini (26)
2012 1 2 6 9 260, 262, 319 Fognini (25)
2011 0 2 5 11 135, 278, 203 Fognini (24)
2010 0 1 4 8 55, 213, 279 Fognini (23)
2009 0 1 5 6 54, 243, 422 Fognini (22)
2008 0 2 4 7 41,88,232 Fognini (21)
2007 0 3 5 9 50, 67, 95 Fognini (20)
2006 0 1 5 11 74, 127, 206 Seppi (22)
2005 0 2 4 11 68, 183, 250 Seppi (21)
2004 0 1 2 8 43, 76, 146 Volandri (23)
2003 0 1 2 9 47, 222, 240 Volandri (22)
2002 0 1 1 8 153,189, 245 Sanguinetti (30)
2001 0 0 3 7 96, 213, 285 Luzzi (21)

Come si vede, il confronto di quest’anno con il 2015 è praticamente impietoso in tutte le voci considerate: abbiamo perso due giocatori nella top 30 (ora il primo è Lorenzi, n°40), due complessivamente dalla top 100 e si è abbassata la posizione media e massima dei nostri 3 migliori under 23 (abbiamo utilizzato questa classe di età per non essere impietosi e seguendo la teoria che il giovane italiano matura più tardi degli altri). Due osservazioni diminuiscono in parte la gravità di questi numeri. La prima è relativa all’infortunio e alla successiva operazione di Simone Bolelli, che nel 2015 aveva terminato nella top 60 e che quest’anno ha sofferto fisicamente sin dagli Australian Open a gennaio, giocando poi poco e male, prima di capitolare al dolore e decidere di andare sotto i ferri. La seconda riguarda Marco Cecchinato, entrato nella top 100 l’anno scorso grazie ad ottimi risultati nei Challenger: il siciliano nel 2016 è stato molto condizionato nella sua attività da luglio in poi, quando è stato deferito per il presunto coinvolgimento nel caso “tennis-scommesse” (ma era già uscito dalla top 100 quando la vicenda è venuta fuori).

La verità è che i nostri giocatori più forti nell’ultimo decennio, Fognini e Seppi, curiosamente entrambi convolati a nozze nel 2016 (ma forse non è stata una coincidenza, ma un segnale), hanno tirato legittimamente il fiato dopo tante stagioni straordinarie che hanno consentito al tennis italiano di coprire le proprie magagne. Sopratutto Seppi, alla soglia dei 33 anni, ha avuto un grosso calo di rendimento, perdendo circa sessanta posizioni in classifica e sembrando un po’ stanco di continuare con i grossi sacrifici fatti nell’ultima dozzina d’anni per ottenere gli ottimi risultati che il suo talento non cristallino, da solo, non gli avrebbe permesso di ottenere. Un po’ diverso il discorso riguardante Fognini, che compirà trent’anni il prossimo maggio e che quest’anno, nel quale ha perso una trentina di posizioni in classifica, è stato anche condizionato da un infortunio che l’ha tenuto fuori dal circuito per circa due mesi. La lesione ai muscoli addominali in cui è incappato l’ha fatto arrivare non al meglio nella parte di stagione per lui più importante, quella della primavera sulla terra rossa europea. La sua coraggiosa decisione di terminare anticipatamente la fruttuosa partnership quinquennale con Josè Perlas, il coach che da promettente numero 50 del mondo l’ha portato sino al numero 13 del ranking ATP, per affidarsi a Franco Davin, ex tecnico di del Potro e Dimitrov, sembra promettere bene sulle intenzioni del ligure di cercare ottimi risultati, tramite l’impegno massimo nei restanti 4-5 anni di carriera ad alto livello che probabilmente gli restano.

Il solo Paolo Lorenzi, a 35 anni, può essere soddisfatto della sua stagione: nel 2016 è stato l’unico italiano, tra uomini e donne nella top 100 di fine anno scorso, a migliorare il suo ranking di fine anno, rispetto a quello di fine 2015. Il toscano, che ha appena 4 mesi meno di Federer, ha giocato come non mai in carriera, vincendo un titolo ATP, conquistando tanti punti anche sul cemento, senza neanche ricorrere ai Challenger come fonte principale dei punti. Grazie a tanto lavoro e a una grandissima passione, di concerto col suo maestro Claudio Galoppini, ha evoluto il suo gioco, avvicinandosi alla linea di fondo e diventando più aggressivo. Tale scelta, in un’età nella quale generalmente l’atleta professionista non riesce più ad esprimersi al massimo, è stata ripagata dal best ranking, dalla chiusura nella top 40 ATP, nonché dall’orgoglio di essere stato, vincendo a luglio il torneo di Kitzbuhel, il tennista più “anziano” nell’era Open ad aver vinto il suo primo titolo nel circuito maggiore.

Finiscono qui le soddisfazioni del 2016: merita un cenno solo Thomas Fabbiano, riuscito ad aprile, per una sola settimana, ad entrare nella top100, grazie ad un inizio di stagione nel quale aveva fatto quarti a Chennai, battuto Mayer a Doha e fatto ottimi risultati nei Challenger (tra i quali, la vittoria di quello di Zhuhai). Un’inerzia di risultati che non è riuscito a far continuare, terminando al 126°posto il 2016, al quarto posto tra gli italiani. Pochissimo altro da ricordare per il tennis italiano maschile nel 2016, oltre all’attività dei già citati tennisti. Vi sono stati i successi nei Challenger di tennisti, tutti over 23, come Alessandro Giannessi (vincitore a Szczecin), Federico Gaio (Biella e San Benedetto) e Luca Vanni (Segovia, Brescia ed Andria), ma, sommati, nel 2016 hanno purtroppo vinto due sole partite nel circuito maggiore (Giannessi contro Kudla agli US Open, Vanni contro Struff a Chennai), nessuna delle quali contro giocatori all’epoca delle sfide nella top 100 ATP: auspicare che come Lorenzi maturino tardi non costa nulla, sebbene attualmente sia una magrissima consolazione, basata su pochissimi dati di fatto.

Speranze più concrete per trovare giocatori che entrino quantomeno stabilmente nella top 50, possono essere poste sulla crescita del piemontese Stefano Napolitano (21 anni ed 8 mesi, 172 ATP), che, col corregionale Matteo Donati (21 anni e 10 mesi, 207 ATP), sono i due under 23 italiani con la migliore classifica ATP. Il primo ha vinto il Challenger di Ortisei ed è entrato per la prima volta quest’anno nella top 200; il secondo, non è stato al meglio fisicamente ed ha avuto una stagione con più bassi che alti. Su loro due soprattutto sembra si possa attualmente contare per trovare chi sia in grado di sostituire degnamente tra qualche anno Seppi e Fognini, due tennisti che pur non essendo stati campioni hanno avuto un’ottima carriera (specialmente Fabio), accedendo alla top 20 e rimanendo nella top 50 per quasi 10 anni, impresa rimarchevole nel tennis estremamente competitivo del terzo millennio. Purtroppo però Andreas e Fabio, all’età di Napolitano e Donati, erano già entrati nella top 100 da un po’, per permanervi sino ai giorni nostri, eccezion fatta per una manciata complessiva di poche settimane: il ligure è entrato per la prima volta nella top 100 a 20 anni e 6 mesi, il bolzanino a 21 anni e 3 mesi.

Il nostro terzo miglior under 23 per la classifica ATP è Gianluigi Quinzi, il vincitore di Wimbledon Juniores 2013: sotto la guida tecnica di Ronnie Leitgeb, ex coach di Muster e Gaudenzi, dai primissimi mesi del 2016 sembra aver trovato quella tranquillità e concentrazione per provare a diventare un buon tennista professionista. Per la prima volta, quando a febbraio compirà 21 anni, ha terminato la stagione nella top 300: segnali incoraggianti, ma forse meno si parla di lui più lo si aiuta. Non è giusto paragonare i nostri giovani a fenomeni di altre nazioni, con altre culture e diverse scuole tennistiche, che magari permettono maturazioni psicofisiche più veloci. Tuttavia la preoccupazione sui prossimi anni del nostro tennis, lieti di essere smentiti, sembra legittima se appunto si confrontano i risultati dei nostri attuali under 23 con quelli dei migliori giocatori (bravi, ma non campioni assoluti) italiani degli ultimi 10 anni alla loro età. Per fortuna, sono solo indicazioni che possono, speriamo, essere smentite dai fatti, ma il dato oggettivo è che sono tutte negative.

Ma, osservando la nostra tabella, non finiscono qui i dati preoccupanti che emergono da questo 2016, sicuramente sin qui, per l’Italia, l’anno tennistico peggiore dal 2010 in poi. Infatti, era dal 2011 che il nostro tennis, come quest’anno, non aveva neanche un top 30: tuttavia, cinque anni fa, avevamo 5 top 100 (Seppi, Fognini, Starace, Volandri e Cipolla). Inoltre, nella top 200, la classifica che rende ogni tennista certo di entrare nei tabelloni delle quali di quasi tutti gli ATP e nelle quali di ogni Slam, nonché nei tabelloni principali dei Challenger, eravamo ben 11, un numero quantitativamente importante. Senza considerare che nel 2011 si poteva stare più sereni, visto che, a differenza di quest’anno in cui il più giovane tennista nella top 100 è Fognini con 29 anni e sette mesi, il nostro più giovane di allora era sempre il ligure, che però a 24 anni poteva far immaginare di avere tantissimi anni davanti con le migliori soddisfazioni ancora da raccogliere (e così è stato).

Si è detto che il 2016 è l’anno sin qui peggiore di questo secondo decennio del Duemila, ma anche andando un po’ più indietro negli anni si scorgono segnali preoccupanti, in termini di quantità di giocatori nel tennis che conta e relative età e prospettive: si può facilmente vedere come si debba andare indietro addirittura sino al 2004 per trovare una situazione peggiore dell’attuale, con un solo top 50 (Volandri) ed un altro top 100 (Starace), sebbene fossero entrambi ventitreenni, con quindi un decennio di carriera nel circuito professionistico davanti a loro, dato che poteva rassicurare parzialmente. Si nota anche facilmente che quell’anno il terzo under 23 era 146° (ora il nostro terzo Under 23 è 290°!): Andreas Seppi, non ancora ventunenne, stava per esplodere. Mai lamentarsi però, può sempre andare peggio e lo dimostra facilmente la classifica finale del 2002: quattordici anni fa, il solo Davide Sanguinetti, già trentenne, era l’unico azzurro nella top 100, terminando la sua stagione al 46°posto ATP. Il quadro è davvero preoccupante e lasciamo alla curiosità del lettore l’analisi degli altri dati che emergono dalla tabella.

Passiamo di seguito, come fatto anche per le nostre ragazze, ad analizzare più in dettaglio quanto fatto nel 2016 dai nostri 3 giocatori migliori, procedendo in ordine di classifica.

Segue a pagina 2: analisi dettagliata del 2016 di Lorenzi, Fognini e Seppi

Pagine: 1 2

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