Il 2016 degli azzurri: Lorenzi da urlo, Fognini e Seppi... - Pagina 2 di 2

Italiani

Il 2016 degli azzurri: Lorenzi da urlo, Fognini e Seppi…

Ripercorriamo l’anno dei tennisti italiani: l’exploit di Lorenzi, l’incostanza di Fognini, l’insufficienza di Seppi. E dietro di loro?

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Paolo Lorenzi

Ranking singolare: 40 (68 a fine 2015)

Record vinte/perse: 26-25

Slam Aus Open Roland Garros Wimbledon US Open
Turno raggiunto 1T (l. G. Dimitrov) 1T (l. C. Berlocq) 1T (l. L. Lacko) 3T (d. A. Murray)

Bilancio Coppa Davis: 2-1 (2-0 in singolare)

Record Masters 1000: 3-4

Risultato Categoria  Torneo
Titolo ATP 250 Kitzbuhel
Titolo Challenger tour Canberra, Caltanisetta
Finale Challenger tour Bucaramanga
Semifinale ATP 250 Quito
Semifinale Challenger tour Mestre, Cordenons
Quarti di finale ATP 250 Buenos Aires, Bucarest, San Pietroburgo

La stagione in review: Paolo ha subito iniziato bene il 2016, vincendo a Canberra un Challenger sul duro dopo aver sconfitto tre top 100. A questo successo, è seguita una grande stagione sulla terra rossa sudamericana, dove ha raggiunto in sequenza la finale al Challenger di Bucaramanga in Colombia, la semifinale all’ATP 250 di Quito (eliminando Tomic, primo top 20 sconfitto in carriera senza usufruire di un ritiro) ed i quarti a Buenos Aires, dove ha impegnato Nadal. Dopo aver tirato il fiato in primavera sulla terra rossa europea (unico buon risultato i quarti a Bucarest), con l’arrivo dell’estate è tornato in forma, prima vincendo il 18° titolo Challenger della carriera a Caltanissetta in finale nello scontro generazionale con Matteo Donati – dopo avergli annullato sei match point – e poi, soprattutto, conquistando a luglio il suo primo ATP 250 in Austria, a Kitzbuhel. Il toscano non si è fermato e a settembre, a New York, ha raggiunto per la prima volta il terzo turno in un Grande Slam, eliminando dopo una maratona Gilles Simon, prima di fare una bella partita contro Murray, risultati coronati dal raggiungimento del best career ranking (35 ATP) e dall’essere il numero 1 d’Italia.

La gioia più grande: la soddisfazione di vincere il primo torneo nel circuito maggiore non si dimentica mai. Paolo vi è riuscito a luglio, trionfando a Kitzbuhel dopo un paio di vittorie sofferte con Struff e Gerald Melzer. Un torneo con un’entry list modesta, ma dal passato glorioso, che vanta nel suo albo d’oro tantissimi grandi giocatori tra i quali vari vincitori di Slam come del Potro, Gaudio, Ivanisevic, Muster, Sampras, Vilas, Gerulaitis, Orantes ed il nostro Panatta. Tra l’altro, riuscendovi a 34 anni e 7 mesi, ha stabilito il nuovo record come tennista più longevo a vincere primo titolo.

La delusione più cocente: davvero difficile trovare una vera delusione in una stagione così ricca di gioie. Giocando a trovare il pelo nell’uovo, la propensione per la terra rossa di Paolo non è stata ripagata negli appuntamenti nei quali ad inizio stagione si augurava maggiormente di far bene: sia a Roma che al Roland Garros, è stato subito eliminato, senza vincere neanche un set e raccogliendo pochi games, contro avversari non ingiocabili (soprattutto Berlocq a Parigi).

Analisi con voto: primo torneo del circuito ATP vinto in carriera, prima vittoria a risultato non acquisito in Davis (contro Chiudinelli), prima volta in un terzo turno in un Majors (agli US Open), prima vittoria contro un top 20 non ritiratosi nel corso dell’incontro (Tomic sulla terra di Quito), best career ranking (35) e prima chiusura della stagione nella top 40. Una stagione bellissima per il numero 1 azzurro, decisamente la migliore della carriera di un tennista non dotato di un talento straordinario, che ha dovuto guadagnarsi tutti i successi tramite una grande quantità lavoro e di sacrificio. Una grande soddisfazione arricchita dalla circostanza che sia arrivata nell’anno in cui compiva i 35 anni, a riprova di un’encomiabile passione per la sua professione ed un’ammirevole voglia di non smettere mai di provare a migliorarsi. Non può che meritare un voto molto alto. 8

Fabio Fognini

Ranking singolare: 49 (21 a fine 2015)

Record vinte/perse: 26-23

Slam Aus Open Roland Garros Wimbledon US Open
Turno raggiunto 1T (l. G. Muller) 1T (l. M. Granollers) 2T (l. F. Lopez) 2T (d. D. Ferrer)

Bilancio Coppa Davis: 1-2 (1-1 in singolare)

Record Masters 1000: 3-7

Risultato  Categoria  Torneo
Titolo ATP 250 Umago
Finale ATP 250 Mosca
Semifinale ATP 250 Monaco
Quarti ATP 500 Barcellona
ATP 250 Auckland

La stagione in review: dopo un buon esordio stagionale ad Auckland, dove ha perso ai quarti da Tsonga, Fabio è caduto al primo turno sia a Melbourne che a Buenos Aires, prima di incappare, durante l’ATP 500 di Rio, in un infortunio ai muscoli addominali che lo ha lasciato quasi due mesi fuori dalle gare. Tornato nel circuito a Montecarlo, ha fatto bene a Barcellona (quarti, perdendo da Nadal dopo una bella prova), Monaco di Baviera (semifinali) e Madrid, dove al secondo turno ha sprecato una grossa occasione per sconfiggere Nishikori (è andato a servire per il match). Da quel momento in poi si è come spenta la luce al taggiasco, il quale ha perso al primo turno brutte partite contro avversari abbordabili nei tornei per lui più importanti (Garcia Lopez a Roma, Granollers a Parigi). Dopo il matrimonio a giugno, arrivano le delusioni a Wimbledon ed in Davis a Pesaro, prima dell’unico successo stagionale, il titolo di Umago, il quarto in carriera. Da quel momento in poi, un lungo periodo buio nei risultati, durante il quale non vince mai due partite consecutive. Unica eccezione, il terzo turno con annessa bellissima partita alle Olimpiadi di Rio contro Murray. Particolare rammarico durante la sua estate suscita l’occasione persa contro Ferrer al secondo turno agli US Open (sconfitta al quinto dopo essere stato 2-1), ma le delusioni continuano ininterrotte sino a metà ottobre a Mosca. Nella capitale russa il ligure raggiunge una bella finale, la seconda in carriera su una superficie diversa dalla terra rossa, eliminando tre top 40: sarà l’ultimo lampo di una stagione maledetta.

La gioia più grande: il torneo di Umago porta fortuna a Fognini, che in Istria aveva già raggiunto in passato una finale e tre semi e che nel 2016 diventa la location dell’unica vera gioia stagionale per il numero 2 azzurro. Fabio ha aggiunto alla sua personale bacheca un nuovo trofeo e poco importa che per riuscirci il ligure abbia dovuto sconfiggere avversari modesti, non inclusi nella top 70 (Olivo, Dzhumur, Elias, A. Martin): trattasi di una curiosità statistica che passerà nel dimenticatoio, a differenza del suo titolo.

La delusione più cocente: la sfida nel torneo olimpico contro Andy Murray, sembra essere la sliding door della stagione negativa di Fabio, con quella sua inutile serie di 8 game consecutivi vinti contro il dominatore della seconda parte della stagione. Il ligure, dopo aver perso velocemente il primo set, con sprazzi di grandissimo tennis si è ritrovato in parità nel conteggio dei set e, nel corso del terzo parziale, prima 3-0 e poi ha avuto la palla per il 4-1. Un po’ il ritorno di Murray, un po’ il suo solito nervosismo per una chiamata molto dubbia, lo hanno privato di una grande gioia, che gli avrebbe dato quella fiducia in sé di cui ha bisogno per esprimersi al meglio, e, soprattutto, di una grande occasione, visto che nei quarti avrebbe incontrato Steve Johnson, sconfitto dal taggiasco appena due settimane prima sul duro di Toronto.

Analisi con voto: come ha detto il suo ex coach Josè Perlas, il 2016 di Fognini va valutato al netto di tre mesi rubati all’attività agonistica. I primi due dovuti alla lesione muscolare che gli ha fatto perdere tra febbraio e marzo quasi una sessantina di giorni lontano dal circuito, costringendolo ad arrivare a corto di partite all’inizio della stagione sulla terra rossa europea. Un altro mese è stato poi perso, soprattutto mentalmente, a giugno per il matrimonio con l’amata Flavia Pennetta. Fatte queste doverose premesse, un talento come Fabio, abituato a terminare la stagione negli ultimi tre anni attorno alla ventesima posizione del ranking ATP, non può non considerare negativamente un 2016 nel quale è stato comprimario nei tornei che contano (dal 2009 non gli accadeva di non raggiungere almeno un terzo turno in uno dei 4 Majors) e durante il quale ha conquistato appena un titolo ed una finale in due ATP 250. Averlo terminato al 49° posto, piazzamento finale peggiore dal 2010 in poi, è stata l’inevitabile conseguenza di una stagione in cui ha mostrato solo per brevissimi tratti le sue potenzialità (come nelle vittorie sfiorate con Murray e Nishikori). Questa serie di deludenti risultati, per quello che è il suo talento e rispetto al rendimento degli ultimi anni, lo ha portato a decidere di cambiare guida tecnica, per ritrovare motivazioni e cercare strade nuove per tornare nella top 30, suo obiettivo legittimo per il 2017. 5

Andreas Seppi

Ranking singolare: 87 (29 a fine 2015)

Record vinte/perse: 23-24

Slam Aus Open Roland Garros Wimbledon US Open
Turno raggiunto 3T (l. N. Djokovic) 1T (l. E Gulbis) 2T (l. M. Raonic) 2T (d. R. Nadal)

Bilancio Coppa Davis: 1-1

Record Masters 1000: 3-4 

Risultato Categoria  Torneo
Semifinale ATP 250 Nottingham
Quarti ATP 500 Halle
Quarti ATP 250 Sofia, Nizza, Anversa

La stagione in review: sebbene a Melbourne difendesse gli ottavi dell’anno precedente, arrivati dopo la sua splendida vittoria su Federer, il terzo turno raggiunto a gennaio agli Australian Open, perdendo da Djokovic ed i successivi quarti conquistati a Sofia, avevano illuso un po’ tutti che Andreas fosse in grado di mantenere i livelli degli ultimi 10 anni, durante i quali aveva chiuso la stagione, nel peggiore dei casi, al 52° posto. Invece, prima di vincere due partite di fila, l’altoatesino ha dovuto aspettare sino a fine maggio, quando a Nizza, dopo aver sconfitto Munoz de la Nava e Mathieu, ha raggiunto i quarti. Per sua fortuna, gli è poi venuta in aiuto la sua superficie preferita, l’erba -sulla quale nella percentuale successi/partite giocate è il miglior italiano nell’era Open – con i quarti ad Halle (dove batte per la prima volta, dopo nove sconfitte, David Ferrer) e la semifinale di Nottingham che lo aiutano a non crollare in classifica. Da quel momento in poi, complice forse la distrazione per il matrimonio celebrato in settembre, nuovamente non riesce a vincere due partite di fila, con l’inevitabile conseguenza del rischio di uscire dalla top 100. Per sua fortuna, nelle ultimissime settimane di circuito ha avuto un moto d’orgoglio, che gli ha consentito prima di arrivare ai quarti ad Anversa (dove sconfiggerà quel Delbonis qualche settimana dopo eroe della semifinale Coppa Davis) e poi di qualificarsi al Masters 1000 di Parigi-Bercy, raccogliendo i punti necessari per chiudere il 2016 quantomeno nella top 90.

La gioia più grande: in una stagione così deludente, l’unica vittoria contro un top 20 balza all’occhio, specie se il tuo avversario, David Ferrer, a giugno n°14 ATP, ti aveva sconfitto nove volte in nove incontri, durante i quali avevi racimolato complessivamente un solo set. Su una superficie a lui maggiormente congeniale rispetto all’avversario, il tennista nato a Caldaro si è almeno tolto qualche sassolino dalla scarpa.

La delusione più cocente: Andreas quest’anno ha rimediato parecchie sconfitte al primo turno contro avversari dalla classifica molto modesta (Chung, 66 ATP, a Dubai; Berankis, 85 ATP a Doha; Gulbis 80 ATP al Roland Garros, Struff, 78 ATP, a Winston-Salem.) Tuttavia, se avesse comunque vinto a Pesaro a luglio contro Delbonis una sfida equilibrata che poteva portare a casa giocando su buoni livelli, avrebbe regalato un punto forse decisivo per il passaggio dell’Italia alle semifinali di Coppa Davis, circostanza che avrebbe parzialmente salvato il suo 2016.

Analisi con voto: una sola semifinale, un solo terzo turno in uno Slam ed il mancato raggiungimento di un analogo risultato nei Masters 1000 rappresentano davvero un magrissimo bilancio per un giocatore da più di 10 anni abituato ad essere nella top 100 da protagonista. Qualche acciacco, un calo di motivazioni, la “distrazione” nel privato dell’organizzazione del matrimonio, sono sfociate in una più che legittima sorta di logorio psico-fisico per un professionista che ha sempre dato più del massimo per mantenersi ad alti livelli e spiegano in buona parte un’annata mediocre. Andreas il prossimo febbraio compie 33 anni, ma è ancora integro: i successi del trentacinquenne Lorenzi e un finale di stagione in crescendo dimostrano che, se vorrà dedicarsi nuovamente al tennis con anima e corpo, potrà togliersi ancora belle soddisfazioni. Intanto, per sua fortuna, il 2016 tennistico è già terminato. 4.5

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