Gli articoli più letti dell'anno. Settembre: perché credo sia finita l’era Federer-Nadal

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Gli articoli più letti dell’anno. Settembre: perché credo sia finita l’era Federer-Nadal

Vi riproponiamo gli articoli di maggior successo del 2016 di Ubitennis, quelli più apprezzati da voi lettori. A settembre, il Direttore riflette sul declino di Roger Federer e Rafa Nadal

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Exploit individuali forse sì, combinati no. Per la prima volta dal 2004 né Roger Federer né Rafa Nadal centrano una finale Slam. E per la prima volta Nadal non approda a un “quarto” in un anno

Ne abbiamo parlato e scritto per anni, una decina, del duopolio Federer-Nadal. Ma forse non ne parleremo e non ne scriveremo più nel modo in cui lo abbiamo fatto.

Guardiamoci un attimo indietro. Quando Lucas Pouille ha messo a segno quel tremendo dritto vincente lungolinea e si è buttato a terra prima di tirar fuori di labbra una bruttissima linguaccia (lui così perbenino e beneducato) alla…Del Piero dopo un gol bianconero, abbiamo realizzato – nell’anno in cui peraltro Roger Federer è stato più spesso assente che presente – che Rafa Nadal per la prima volta in 12 anni, dal 2004, non è riuscito quest’anno a raggiungere nemmeno un quarto di finale in uno Slam. Vero che si è ritirato al Roland Garros e che ha saltato Wimbledon, ma a Melbourne aveva perso al primo turno con Verdasco e qui negli ottavi con il francesino di Dunkerque.

Dal 2002 a oggi almeno uno dei due leader dei Fab Four (John Lennon era il più talentuoso, quindi il Federer della racchetta, Paul McCartney quello più solido, quindi Rafa Nadal) aveva sempre raggiunto una finale di Slam. Insieme a Djokovic e Murray 42 degli ultimi 46 Slam sono stati loro. Gli altri quattro, come è noto, sono andati a del Potro, a Cilic e due volte a Wawrinka.

Gli infortuni, a una certa età, 35 anni Federer e 30 Nadal, sono parte del mestiere e questo 2016 verrà ricordato dai due “marziani” della decade 2002-2012 (con il 2011 però da attribuire a Djokovic) come un anno da… dimenticare. Roger ha saltato Parigi, il torneo olimpico a Rio, lo US Open e il resto della stagione, Rafa due mesi e mezzo prima dello US open, e forse quella parte della stagione cui tiene di più.

Rafa non ha dato una risposta intelligente – contrariamente al solito – quando per spiegare a Ben Rothenberg del New York Times che gli aveva chiesto se ritenesse un problema anche mentale, un “sentir troppo la pressione” per spiegare i suoi insuccessi più recenti, ha detto: “A 30 anni con tutto quel che ho vinto non può essere una questione di pressione, se sbaglio un dritto o se perdo una partita da 4-2, 30-0 al quinto. Non ho giocato male ma neppure bene ed ho perso, bravo lui”.

Beh, non è così. Martina Navratilova e tanti altri veterani hanno sempre detto che con il passare degli anni avvertivano una maggior tensione rispetto a quando erano più giovani ed incoscienti. Un Nadal sereno e tranquillo non avrebbe mai buttato via quel dritto-rigore che ha ciccato sul 6 pari del tiebreak al quinto e che lo avrebbe portato al matchpoint.

E anche a Federer quest’anno abbiamo visto perdere partite che non avrebbe mai perso se, insieme a una condizione atletica non ottimale fosse stato lucido e non sottoposto alla pressione di confermarsi il campione che è sempre stato: Tsonga a Montecarlo, Thiem a Roma e Stoccarda, Zverev a Halle. Nessuna di queste sconfitte era evitabile?

Per 14 anni almeno uno dei grandi due dominatori del tennis ante-Djokovic e ante Murray (più giovincelli) aveva raggiunto una finale di uno Slam. E più volte uno o l’altro, o entrambi avevano vinto più d’uno Slam.

Ma dal Wimbledon 2012 Federer non ha più trionfato in un Major e sono passati 4 anni. Mentre Rafa c’è riuscito nel 2014 al Roland Garros, ma da allora non ha più centrato una finale e negli ultimi 10 Slam il massimo traguardo che ha saputo centrare sono stati due quarti di finale. Pochino no? Ci avevano abituato in maniera molto diversa.

Djokovic si è inserito alla grande nel duopolio, è stato in finale in 18 Slam degli ultimi 24 (vincendone 4 degli ultimi 5) e Murray ne ha fatte tre di fila. Dal 2004 in poi ci sono stati soltanto 3 Slam nei quali non sono arrivati ai quarti né Nadal né Federer: Wimbledon 2013, Roland Garros 2016 e ora US Open 2016. Chissà se al prossimo Australian Open Roger sarà di ritorno e se Rafa avrà recuperato quella condizione (lui dice: “Il servizio e soprattutto il dritto”) ma io penso a una condizione mentale oltre che fisica… che ancora gli fanno difetto.

In fondo se Federer a Wimbledon avesse tenuto il servizio sul 5-6 nel quarto set della semifinale con Raonic avrebbe potuto benissimo vincere in 4 set. E con Murray, battuto 14 volte su 25 e tutte le ultime cinque volte, chi può essere sicuro che Roger avrebbe perso? Ma con i se e con i ma si va poco lontano. Federer quel match lo ha perso. E basta. Roger, che aveva sempre detto di voler continuare a giocare almeno fino a Rio 2016, quando si è fermato ha annunciato di volerlo fare per ripresentarsi al meglio nel 2017. Rafa Nadal l’altra sera dopo aver perso con Pouille ha detto che pensa di continuare a giocare per qualche anno ancora: “Se sto bene, credo di avere l’energia per andare ancora avanti, per qualche altro paio di buoni anno. Anche Roger vuole andare avanti…” ha detto quasi come per scusarsi se non pensa proprio ancora a ritirarsi. In fondo anche lui ha i suoi buoni motivi (soldi a parte): a Rio ha perso ma soltanto dopo una gran partita con il risorto del Potro, qui ha ceduto soltanto 7-6 al quinto di fronte a uno dei giovani emergenti e più dotati. Forse il De Profundis non è del tutto giustificato.

Però anche se i due grandi campioni saranno ancora capaci di lanciare qualche lampo accecante, saranno bagliori dell’uno o dell’altro. Non più di tutti e due insieme. Io credo che si possa proprio dire, oggi più che mai e con grande tristezza senza nulla togliere a Djokovic e Murray (anzi, meno male che ci sono loro), che l’era Federer-Nadal è finita. Avanti gli altri.

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