Ripartenza Cecchinato: "Errori dopo Parigi 2018 ma ora ho un progetto" (Bertellino). Djokovic rivela: "Nel 2010 ho pensato di ritirarmi" (Gazzetta dello Sport)

Rassegna stampa

Ripartenza Cecchinato: “Errori dopo Parigi 2018 ma ora ho un progetto” (Bertellino). Djokovic rivela: “Nel 2010 ho pensato di ritirarmi” (Gazzetta dello Sport)

La rassegna stampa di giovedì 30 aprile 2020

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Ripartenza Cecchinato: “Errori dopo Parigi 2018 ma ora ho un progetto” (Roberto Bertellino, Tuttosport)

È un Marco Cecchinato propositivo quello che sta affrontando la quarantena. Gli ultimi 8 mesi sono stati i più difficili, sanciti dall’uscita dai top 100 dopo circa due stagioni e aver raggiunto il best ranking di n° 16 ATP e n° 1 azzurro. Il 27enne palermitano ha dato una svolta al proprio oggi cambiando guida e team: «La scelta è caduta su Max Sartori e sul preparatore atletico che segue anche Andreas Seppi – afferma -. Ritengo che Sartori sia l’unico in grado di potermi riportare a buon livello, grazie alla sua grande esperienza, alla fiducia reciproca e alla conoscenza datata. Nelle scorse settimane, usufruendo della deroga del potersi allenare per noi atleti, sono stato a Vicenza e mi sono impegnato a fondo seguito dal coach. Un lavoro importante nel corso del quale ho provato sensazioni positive, cosa che non mi capitava da tempo. Avevo un po’ perso le motivazioni». Marco Cecchinato e Max Sartori si sono subito intesi. «[…] A Vicenza abbiamo impostato il lavoro sull’ordine, tattico, tecnico e mentale. Dovevo ripulire, non tanto imparare. In un certo qual senso avevo bisogno di fermarmi per ripartire». Ora Cecchinato è a Brescia e si allena fisicamente. «Ho una palestrina in casa e sono con la mia ragazza, Gaia. Faccio un lavoro fisico e di mantenimento e mi dedico anche un po’ alla cucina. Specialmente dolci, tiramisù, crostate e qualche pizza». Dopo il Roland Garros 2018 e un buon inizio di 2019 è arrivata la caduta, via via sempre più evidente. «Sono stati commessi dei piccoli errori, senza dubbio. Anche per quanto concerne la programmazione, come per esempio non andare a fare due tornei ATP (Stoccolma e Vienna) pur essendo in tabellone, e la trasferta sudamericana su terra d’inizio 2020 quando ero già in crisi di motivazione e fiducia. Ciò che mi autorizza a ben sperare è la presenza di un progetto, il cui sviluppo dipenderà da come si evolverà l’attuale situazione. Potrebbe anche essere difficile tornare in campo nel 2020. Vedremo e ci adegueremo ma la certezza è che le carriere si sono allungate e ritengo di avere ancora nove – dieci anni a disposizione per tornare a togliermi qualche soddisfazione». […] Gli obiettivi di quella che potremmo definire la ripartenza di Marco Cecchinato sono chiari. «Tornare nei top 50 e poter riassaporare il gusto dei centrali più importanti al mondo, su tutti Roma e Parigi. Credo di averne la possibilità perché non ritengo un caso la semifinale Slam, anche se forse non riuscirò in tal senso a ripetermi, le tre vittorie ATP, le semifinali su erba e cemento, il numero 16 del mondo come massima graduatoria raggiunta. Il sogno invece quello di giocare contro Federer prima che si ritiri, magari proprio sul rosso. Mi sono allenato tante volte con lui ed è un personaggio unico, non solo dal punto di vista tecnico». […] In quarantena, manca l’adrenalina del confronto. «È essenziale, unita alla tensione dei prepartita. Adesso però le priorità sono altre, ovvero la salute e il superamento di questa emergenza. Una volta ripartiti spero di tornare a regalare emozioni ai tifosi azzurri, magari simili a quelle provate e trasmesse nel 2018».

Djokovic rivela: “Nel 2010 ho pensato di ritirarmi” (Gazzetta dello Sport)

Novak Djokovic racconta di aver pensato di lasciare il tennis nel 2010: «Ho perso con Melzer ai quarti del Roland Garros, ho pianto dopo questo ko — ha svelato il numero uno del ranking Atp, intervenuto a Casa Sky Sport —. Era un momento negativo, volevo lasciare il tennis perché vedevo tutto nero. È stata una trasformazione, perché dopo quella sconfitta mi sono liberato. Avevo vinto in Australia nel 2008, ero numero 3 del mondo ma non ero felice. Sapevo che potevo fare di più, ma perdevo le partite più importanti contro Federer e Nadal. Da quel momento mi sono tolto la pressione, ho cominciato a giocare più aggressivo» […]

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