Berrettini in finale a Madrid (Palliggiano, Azzolini, Crivelli). Sinner sulla via di Nadal. Una trappola per Djokovic (Grilli). Il favorito resta Nadal, ma Tsitsipas mi incuriosisce (La Gazzetta dello Sport)

Rassegna stampa

Berrettini in finale a Madrid (Palliggiano, Azzolini, Crivelli). Sinner sulla via di Nadal. Una trappola per Djokovic (Grilli). Il favorito resta Nadal, ma Tsitsipas mi incuriosisce (La Gazzetta dello Sport)

La rassegna stampa di domenica 9 maggio 2021

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Martello Matteo vola in finale (Davide Palliggiano, Corriere dello Sport)

La prima volta non si scorda mai, ma per diventare davvero speciale oggi deve succedere qualcosa di ancor più bello. Non era mai successo che Matteo Berrettini si qualificasse per la finale di un Masters 1000 e oggi, incrociando le dita, ha la possibilità di vincere a Madrid due tornei di fila, dopo aver trionfato nell’Open di Serbia lo scorso 25 aprile. Berrettini oggi affronterà Zverev alle 18.30 dopo aver battuto in due set (6-4 6-4) Casper Ruud. Il norvegese, numero 22 del mondo, aveva superato uno dopo l’altro Auger-Aliassime, Nishioka, Tsitsipas e Bublik prima di arrendersi allo strapotere dell’azzurro, che ha vendicato cosi la sconfitta nei quarti degli Internazionali di Roma del 2020. Inizio del match praticamente alla pari: Berrettini sfrutta il servizio, arma letale in questo torneo, abbinato al solito dritto da applausi. Ruud però mantiene la partita in equilibrio grazie a un tennis impeccabile in entrambi i fondamentali fino al 4-4. La prima palla-break arriva dunque al nono game, ottenuta grazie al back, contro il quale il norvegese è andato in serie difficoltà, e al solito dritto. Berrettini si porta avanti 5-4 e porta a casa il set, con percentuali spaventose: 89% con la prima di servizio, 16 punti conquistati su 18 disponibili. Nel secondo set il break arriva prima, al settimo game, con un dritto a sventaglio: da lì comincia la discesa. «È una bella sensazione. Raggiungere la finale di un Masters 1000 è per certi aspetti diversa, ma quando la giochi in fin dei conti pensi solo al fatto che resta una finale. Dopo il mio infortunio in Australia ho lavorato duro, Ivan Ljubicic mi ha aiutato molto, mi ha consigliato di credere in me. E detto da uno che ha avuto una incredibile carriera è qualcosa di bello da sentire – racconta Berrettini, visibilmente emozionato a fine partita – Ruud lo conoscevo, la chiave per vincere era mettergli pressione sul servizio. So che a lui piace giocare e non dovevo farglielo fare. E cosi sono riuscito a batterlo. Alla fine ho pensato a me stesso, alla fatica che ho fatto per arrivare fin qua e alla voglia che ho di tornare a essere più forte di prima. Non festeggio ancora, c’è una finale da giocare, ma questo traguardo che oggi ho raggiunto lo dedico a me stesso».

Matteo è un martello (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Un peso massimo costretto a boxare con un welter. King Kong contro i Minions. La prima finale “1000” di Matteo Berrettini arriva facendo piazza pulita di molte cose assieme. Della vittoria che Casper Ruud gli aveva sfilato sotto il naso a Roma 2020. Della convinzione di alcuni che, chissà perché, non lo vedono meritevole di un posto nei Top Ten. Di chi parla di lui partendo sempre dal rovescio. La sua miglior partita, sulla terra rossa. Nella quale si è preso il gusto di prendere a pallate Ruud. Pochi ace, appena 5, ma una percentuale micidiale di punti ottenuti con la prima di servizio, il 91% addirittura. Un martello, Matteo. Lo disegna anche sulla telecamera cui i vincitori appongono la firma. Lui disegna solo quello, il martello. E tanto basta. Una serata da festeggiare, che trascina Matteo al nono posto della classifica. Nella Race è ottavo, e scavalca Sinner. Non basta. Siamo all’ottavo match vinto di seguito. Stavolta contro uno dei giocatori da terra rossa considerati più in forma. «So di aver giocato bene, ne sono orgoglioso. La finale con Sascha Zverev mi piace, ho voglia di divertirmi. Le volte che ci siamo affrontati ne sono usciti dei bei match». La finale odierna sarà tutt’altro che scontata. A suon di sberle, Matteo ha impedito a Ruud di fare il proprio gioco. Non gli ha dato il tempo per allungare le traiettorie, né per cercare con studiate forzature il suo rovescio. Ha tenuto in mano il gioco, anche se Ruud ha sbagliato pochissimo. Viene da sorridere quando lo chiamano figlio d’arte, il giovane norvegese. Il padre, Christian, avrebbe resistito un game al figlio, ma solo nei momenti di miglior forma. Nell’altra semifinale, Zverev ha mostrato di saper ancora battere Thiem (6-3 6-4). Non ancora tornato Dominator, l’austriaco, ma in via di ricostruzione dopo il lungo periodo di vacanza preso per un infortunio patito non si sa bene dove, forse nell’animo. Le voci del Tour lo davano sul depresso andante, in Spagna è apparso in ripresa, ma troppo tenero per lo Zverev in formato madrileno. Qui, Sascha sembra dare il meglio. Lo fece nel 2018, vincendo senza perdere un set, e ha tutta l’intenzione di ripetersi quest’anno, Berrettini permettendo.

Thor Berrettini demolisce Ruud, e cerca un posto nella storia (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Il delitto perfetto. Matteo Berrettini ribalta canoni tecnici di una partita che avrebbe dovuto costringerlo alle barricate e si trasforma nel maestro del rosso, annichilendo con l’autorevolezza e il talento del più forte quel Ruud che solo qualche giorno fa si era autocandidato a principe della terra per gli anni a venire. Una lezione magistrale, che porta dritto il romano alle prima finale Masters 1000 della carriera dove affronterà il risorgente Zverev, terzo italiano di sempre a riuscire nell’impresa dopo Fognini a Montecarlo nel 2019 e Sinner a Miami un mese fa. Fa bene, Matteo, a disegnare il martello di Thor sulla telecamera a fine match: i suoi magli perforanti, alla battuta e con il dritto, disinnescano fin da subito le gambe e la testa del norvegese, incapace di tessere la sua ragnatela che prevede di spingere negli angoli il rivale per girare attorno alla palla con il dritto. I numeri di Berretto sono mostruosi: 91% di punti con la prima e 16 dritti vincenti. Intoccabile al servizio, ha così potuto aggredire in risposta, specialmente quando Ruud giocava la seconda. Una prestazione gigantesca, forse la migliore di sempre se non in assoluto certamente sulla terra, che gli vale l’ottava partita vinta di fila da Belgrado: «Sono tornato a sentire il feeling sulla palla, quando sono rientrato a Montecarlo non mi sentivo ancora bene e anche gli allenamenti ne risentivano. Adesso non vedo l’ora di giocare questa finale». Con Zverev è sotto 2-1, ma sulla terra lo ha battuto a Roma nel 2019: «Un grande avversario, ma contro di lui ho sempre giocato match aperti. Sarà una sfida intensa». Zverev torna in finale alla Caja Magica dopo tre anni battendo lo stesso avversario, Thiem, contro il quale aveva trionfato allora. «Non capita spesso di battere uno dopo l’altro Nadal e Thiem, i due giocatori più forti del mondo sulla terra. Questa finale ha un grande significato per me, spero sia arrivato di nuovo il mio momento».

Sinner sulla via di Nadal. Una trappola per Djokovic (Massimo Grilli, Corriere dello Sport)

Ne vedremo delle belle. La 78^ edizione degli Internazionali d’Italia, che scatta oggi – fino a mercoledì rigorosamente a porte chiuse – con alcuni match del primo turno maschile (da domani via anche alle donne), si presenta, come già annunciato, con un campo di partecipanti da Grande Slam, di gran lunga superiore agli altri “1000” finora disputati. Per nostra fortuna, non mancano primi turni di ottimo livello (Shapovalov-Ruud è il boccone più prelibato) e le trappole per i grandi. Prendiamo il campione uscente Djokovic, per esempio, che rischia di sfidare al suo debutto quell’Evans che già gli ha mandato di traverso il torneo di Montecarlo. E poi Sinner: primo degli esclusi dalle teste di serie, se supera il telentuoso francese Humbert, si scontrerà nel secondo turno con Nadal, 9 volte signore del Foro Italico. Tsitsipas potrebbe trovare in secondo turno Bublík, Medvedev sfidare in un derby russo Karatsev. Non bellissimo il sorteggio degli azzurri: Berrettini se la vedrà subito con il pericoloso Basilashvili, sulla strada di Thitsipas e Djokovic, mentre Fognini ha in programma un affascinante incrocio con Nishikori. Musetti ha qualche chance con Hurkacz, vindtore di Miami, ma in difficoltà sulla terra. Travaglia può approfittare dell’ondivago Paire, Mager sorprendere De Minaur, mentre Caruso parte oggi da sfavorito contro Goffin. Barty e Sabalenka, protagoniste della finale di Madrid di ieri, potrebbero ritrovarsi nei quarti di Roma, come nei quarti sono in rotta di colisione Osaka e Serena Williams (che non gioca dalla semifinale degli Open d’Australia del 18 febbraio, ieri intanto si è ritirata la sorella Venus).

Il favorito resta Nadal, ma Tsitsipas mi incuriosisce (La Gazzetta dello Sport)

Dopo il torneo giocato in altura a Madrid, il circuito torna a livello del mare per disputare il Masters 1000 di Roma. I campi del Foro Italico, rispetto alla capitale spagnola, offrono prestazioni molto diverse a causa della superiore umidità che rende pesanti le palle. Da qui la difficoltà nel calibrare la tensione delle corde che andrà modellata in base alle caratteristiche del proprio gioco. Tutti questi fattori, uniti al naturale e inevitabile ricambio generazionale, rendono particolarmente incerto il pronostico, anche se in prima fila ai nastri di partenza troviamo ancora i soliti noti. Dopo due rumorose sconfitte consecutive nelle prime uscite sul rosso, a Montecarlo e a Belgrado, Djokovic punta con decisione al torneo romano per tornare a primeggiare. Nole ha da tempo affermato a chiare lettere l’intenzione di programmare e finalizzare la stagione sulle prove dello Slam, per provare a inseguire il record di successi che lo lancerebbe di diritto nel paradiso dell’immortalità sportiva. Questo però non lo esime dalla necessità impellente di alzare la voce a suon di risultati positivi, anche per smorzare le velleità di Nadal, che resta in ogni caso l’uomo da battere sulla terra rossa. Anche Rafa ha il Roland Garros nel mirino e vorrà volare a Parigi con buone sensazioni tecniche e tanta fiducia nel serbatoio. Pur baciato da una testa di serie importante, Medvedev continua a sembrarmi un po’ imbolsito dalla poca attitudine alla superficie e dunque difficilmente lo troveremo tra i protagonisti assoluti. Non mi perderò allo stesso tempo una sola uscita di Tsitsipas, che tra il mazzo dei primi inseguitori appare il più pronto e quello dotato del miglior arsenale per scalare ulteriormente la classifica. Grazie al largo squarcio di azzurro che aleggia sul pianeta tennis, oggi siamo in grado di schierare una formazione con diverse punte pronte a occupare il tabellone e a sfruttare eventuali situazioni favorevoli. I nostri ragazzi sono in grado di esprimere un tennis di buona fattura e di dire la loro in ogni contesto.

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