ATP Finals: Sinner è forte ma è di ghiaccio?

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ATP Finals: Sinner è forte ma è di ghiaccio?

Jannik Sinner è il protagonista più atteso dei Maestri. Tecnicamente pronto, ma l’aspetto mentale è preoccupante: pressione, sponsor, eventi. In Italia ha giocato solo 4 anni, con risultati variabili. Ora la sfida è vincere in Italia, dove per i “nostri” non è mai facile se non si è di ghiaccio

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Jannik Sinner - ATP Vienna 2023 (foto: twitter @atptour)
 

Questo articolo è stato pubblicato venerdì 10 novembre sulle pagine cartacee dei tre giornali del gruppo di quotidiano/net nell’area tennis del QS/Quotidiano Sportivo il Resto del Carlino-La Nazione-Il Giorno, testate per le quali da mezzo secolo collabora il nostro direttore Ubaldo Scanagatta

Progressi tecnici indiscutibili. Progressi atletici idem. Enorme fiducia e consapevolezza nei propri mezzi. Di tutto ciò sono certo.

Lo sono un po’ meno per l’aspetto mentale, perché la pressione sulle sue spalle è spaventosa. Ha solo 22 anni, non dimenticatelo.

Non c’entra che Jannik Sinner si trovi a giocare nel round robin iniziale contro Novak Djokovic – mai battuto in 3 duelli – contro Stefanos Tsitsipas (domenica alle 15) – 5 sconfitte in 7 sfide – contro Holger Rune col quale ha perso 2 volte su 2. Li può certamente battere tutti. Altrimenti, da eventuale secondo dietro a un imbattuto Djokovic, eviterebbe il grande favorito serbo in semifinale.

Mi preoccupa solo l’aspetto mentale. Non fa che incontrare sponsor, decine, partecipare a eventi benefici e non. Una intervista dopo l’altra. Non sarà distratto?

Jannik Sinner è di certo il più atteso protagonista dei magnifici Otto Maestri. Ma non è stato fin qui irresistibile in Italia quando aveva qualcosa da perdere.

Alle finali ATP 2022 entrò dalla porta di servizio. Nessuno pretendeva chissà che cosa. Si ritrovò a sostituire l’infortunato Matteo Berrettini e superò alla grande Hurkacz prima di impegnare allo spasimo Medvedev. Il russo vinse al tiebreak del terzo set, ma dopo aver annullato 2 matchpoint.

In pratica Jannik in Italia ha giocato solo a Roma per 4 anni e in Coppa Davis a Bologna lo scorso anno quando perse dal modesto svedese Ymer in 3 set e soffrì per 3 set anche con l’argentino Cerundolo.

Otto 8 mesi dopo, quest’anno a Roma dove Jannik non era meno atteso che a Torino – aveva vinto Montpellier, fatto finale a Rotterdam, semifinale a Indian Wells, finale a Miami, semifinale a Montecarlo! –  un Sinner irriconoscibile ha perso malamente, quasi senza lottare nel finale (6-7 6-2 6-2) proprio da Cerundolo.

A Roma non è mai andato oltre il terzo turno. Nel 2019 e nel 2022 ha perso (6-3,6-2 e 7-6,6-2) proprio da Tsitsipas, nel 2020 da Dimitrov (4-6,6-4,6-4), nel 2021 da Nadal (7-5,6-4). Tutti avversari di calibro. Ma le storie di tanti attuali o ex forti tennisti azzurri a Roma, Berrettini, Fognini, Barazzutti, Schiavone, Pennetta, Vinci, Farina (sola eccezione Errani…) dicono che in Italia per i “nostri” non è mai facile vincere se…non si è di ghiaccio. Basta esser nati in Val Pusteria per esser di ghiaccio?

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