Corazon Italia, ciao Argentina (Cocchi). Lorenzi show, Seppi replica (Semeraro). Batticuore Seppi, ma l'Italia comanda (Azzolini). È grande Italia: 2-0 sull'Argentina (Frasca). Perde una partita di tennis e gli scommettitori lo minacciano (Antini)

Rassegna stampa

Corazon Italia, ciao Argentina (Cocchi). Lorenzi show, Seppi replica (Semeraro). Batticuore Seppi, ma l’Italia comanda (Azzolini). È grande Italia: 2-0 sull’Argentina (Frasca). Perde una partita di tennis e gli scommettitori lo minacciano (Antini)

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Corazon Italia, ciao Argentina (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Oh mamma mamma mamma, sai perché mi batte il corazon? Ho visto Paolo e Andreas, ho visto Paolo e Andreas…». Non c’è Maradona che tenga, sebbene in tribuna, quando l’Italia ci mette il cuore. Paolo Lorenzi e Andreas Seppi ci portano avanti 2-0 contro i campioni in carica a casa loro, al Parque Sarmiento di Buenos Aires, davanti a seimila tifosi scatenati capitanati dall’idolo, il Pibe Diego Armando, che per tutti e due gli incontri, sotto un sole cocente, non ha fatto altro che incitare, tifare e cantare per sostenere i suoi connazionali. SENZA LEADER Senza i due più forti, il ritrovato Juan Martin Del Potro e Federico Delbonis, Orsanic si affida a Guido Pella e Carlos Berlocq. Barazzutti invece deve cambiare in corsa i programmi: Fognini, che avrebbe dovuto affrontare Berlocq, non si sente bene. Colpito da un virus gastrontestinale deve fermarsi per un giorno. Fabio non gioca ma siede in panchina coi compagni a sostenere e tifare, in attesa, oggi, di scendere in campo nel doppio che dovrebbe essere decisivo per il passaggio del turno. Salvo naturalmente miracolosi ribaltoni argentini, che da quanto si è visto in campo ieri, appaiono improbabili. Maradona giocando coi piedi avrebbe potuto fare di meglio, probabilmente. IMPLACABILE ll primo a scendere il campo è Paolo Lorenzi, che affronta Guido Pella. Un esordio da numero 1 del tennis italiano che avrebbe anche potuto creargli un po’ di tensione. E invece no, il senese numero 43 al mondo non appare per niente impensierito dalla torcida argentina e dall’avversario. Parte subito bene, ha solo un momento di debolezza nel terzo gioco del primo set, quando Pella si guadagna una palla break che l’azzurro annulla. Nel terzo parziale Lorenzi conquista il break al quarto gioco e va 3-1 ma in quello successivo, complici anche due doppi falli, restituisce il favore (3-2). Paolo però non vacilla, e si porta rapidamente sul 5-2 con la possibilità di chiudere la sua fatica nell’ottavo game. Solo un rigurgito di orgoglio consente a Pella di allungare il match. L’azzurro chiude con un triplo 6-3 e porta a casa il primo punto. Un’ottima prestazione quella di Lorenzi, solido e ordinato, che sbrigandosela in tre set non ha dovuto disperdere troppe energie: «I primi due sono stati durissimi e sono durati quasi due ore — ha detto —, nel terzo quando mi ha brekkato ho sentito un po’ la fatica anche perché qui fa davvero caldo, molto più di quanto mi avevano detto». Il tifo di Maradona non lo ha distratto più di tanto: «A dire il vero preferisco Batistuta, visto che tifo per la Fiorentina». NIENTE REGALO Nel giorno del compleanno di Carlos Berlocq, Andreas Seppi fa il dispettoso e gli spegne le candeline. Due set iniziali impeccabili per l’altoatesino che però nel terzo crolla e cede 6-1, consentendo al festeggiato di sperare, agli argentini di urlare più forte, al caldo di farsi ancora più soffocante. Nel quarto parziale la situazione sembra ampiamente sotto controllo, con il quasi 33enne azzurro che veleggia sul 5-2 e va a due punti dal match. Berlocq non ci sta, fa un break per il 3-5 poi 4-5 e infine un secondo break per il 5-5 che fa temere per la remuntada. Seppi se la cava al tie break non senza sofferenze. Festeggia il secondo punto Italia con la panchina e si lascia andare a un gestaccio verso la tribuna. Si è preso la sua rivincita, Andreas Seppi. A Mar del Plata 2014 era stato sconfitto in quattro set da Carlos Berlocq, stavolta è stato lui a rovinargli la festa di compleanno. Oggi il match point per l’Italia col doppio. Maradona o no, ci vorrà tanto corazòn

 

Lorenzi show, Seppi replica (Stefano Semeraro, Il Corriere dello Sport)

Un’ottima prima giornata, con una mezza sorpresa e qualche brivido nel finale. L’Italia come da previsione è avanti 2-0 dopo i primi due singolari del match di primo turno di Coppa Davis a Buenos Aires, sulla terra, un po’ dissestata, del Parque Sarmiento di Buenos Aires, e oggi può chiudere la pratica già con il doppio e guadagnarsi il biglietto per i quarti di finale: con grande scorno per ora di Diego Armando Maradona, scatenatissimo a bordocampo nel ruolo di capotifoso e talismano che aveva già ricoperto – con successo – durante la finale Davis dello scorso novembre contro la Croazia a Zagabria. SHOW. Il primo match è scivolato via tranquillo grazie a Paolo Lorenzi (n.43 Atp) che in tre set (6-3 6-3 6-3) ha disposto senza patemi del tennis mancino e gracile di Guido Pella (n.84) Atp, entrato in squadra da numero 2 solo per le assenze pesanti di Juan Martin Del Potro e di Federico Delbonis, il mancino che nello scorso luglio a Pesaro nei quarti ci aveva sottratto ben due punti. L’altro era arrivato proprio con la partecipazione di Pella, schierato in doppio a fianco di Del Potro, ma da singolarista il giovane gaucho non si è dimostrato all’altezza «Maradona? Io preferisco Batistuta…», ha scherzato alla fine il senese Lorenzi che in previsione del match si era allenato con il mancino (italiano) Alessandro GiannessL CAMBIO. Nel secondo singolare, a sorpresa ma poi non troppo, contro il veterano Carlos Berlocq – n.84 Atp e 34 anni compiuti proprio ieri – è sceso in campo Andreas Seppi (68 Atp) per sostituire un Fabio Fognini che, recita il comunicato ufficiale, nella notte era stato colpito da un forte attacco di gastroenterite. Fabio era comunque a bordo campo sorridente come al solito e dovrebbe poter scendere in campo a fianco di Simone Bolelli, rientrante in Davis dopo l’operazione al ginocchio che lo ha bloccato per lunghi mesi. Seppi è entrato benissimo nel match, chiudendo in fretta i primi due set. Nel terzo però è calato vistosamente, consentendo a Berlocq di rientrare in partita. Fra i due i precedenti dicevano 2-1 a favore del gaucho di Chascomùs, vincitore in carriera di due titoli e n.37 del mondo nel 2012. Un davisman consumato, che caricato dal pubblico e dai pugnetti mulinati verso al cielo dal Pibe de oro ha approfittato del passaggio a vuoto dell’azzurro per prendersi in fretta (6-1) il parziale. Nel quarto set Seppi ha mancato il break in apertura, ma è riuscito poi a piazzarlo nel turno successivo, e ad allungare addirittura sul 5-2. Sembrava finita li, invece l’altoatesino ha tentennato sia la prima sia soprattutto la seconda volta che si è trovato a servire per il match, quando ha sbagliato malamente due diritti. Il Parque Sarmiento è andato in visibilio quando Berlocq, pareggiato il conto, è riuscito a portarsi in vantaggio 6-5, ma questa volta l’azzurro ha controllato i nervi tenendo il servizio e portando il set al tie-break Di nuovo Seppi è scattato avanti, guadagnandosi sul 6-3 ben tre match point consecutivi, uno sul proprio servizio; di nuovo si è fatto mungere da Berlocq che però ha poi sprecato tutto con un paio di errori arrendendosi allo scoccare delle tre ore di gioco. A fine partita, gesto poco elegante di Seppi che poi in conferenza stampa ha spiegato essere rivolto a sè stesso per essersi complicato una partita già vinta PROSPETTIVE. Scampato il pericolo, ora si tratta di archiviare in fretta la pratica con il doppio. Per l’Argentina dovrebbero giocare iln.53 Atp Diego Schwartanan, reduce da un infortunio al piede, e Leo Mayer, ma Orsanic ha tempo fino ad un’ora prima per cambiare. In caso di vittoria l’Italia incontrerà la vincente fra Germania (in casa) e Belgio (fuori) che sono sull’1-1. Vicine alla qualificazione la Francia (2-0 in Giappone) e l’Australia (2-0 sulla Rep. Ceca a Melbourne).

 

Batticuore Seppi, ma l’Italia comanda (Daniele Azzolini, Tuttosport)

E’ un’Italia del tennis a misura di Paolo Lorenzi, umile e generosa, un po’ sgobbona, un po’ caparbia, un’Italia che non si tira indietro, senza svolazzi né ghirigori. E pazienza se non sappia elevarsi oltre i limiti del suo tennis, se non abbia quell’aura di nobiltà che i campioni mostrano con la grazia naturale di chi ha l’abitudine a stare in vetrina. Lorenzi campione non è, ma è un ragazzo solido dentro, cresciuto a tennis e salame, che ci ha creduto quando gli indicatori della sua carriera mostravano segnali negativi, e si è risollevato imboccando la strada per un paradiso tennistico che non sarà mai ai piani alti dell’Empireo, ma è il suo, scalato a mani nude, e nessuno glielo può togliere. Certo non Guido Pella, argentino di seconda linea, mancino arruffone, amico del nostro e compagno di doppio in molti challenger affrontati assieme, che certe volte tira la palla a casaccio, verso lidi lontani, Bahia forse, o Mar del Plata, chissà, tanto più quando la pressione sale ed è chiamato a scelte immediate e decisive. Nasce da questi presupposti il vantaggio dell’Italia, che Seppi soffrendo rende largo e comodo fino al 2-0 che chiude la prima giornata al Parque Sarmiento e tappa la bocca ai fans calienti (ma pochini) di Buenos Aires, rimasti con il tifo strozzato in gola, nonostante un avvio di torrida tentato da un Maradona sempre più tifoso di tennis e abile come uno sbandieratore da strada nel far volteare sulla sua testa un drappo patriottico. Ma non era giornata. Non per gli argentini, che dopo Pella ci provano con Carlos Berlocq e fanno pure peggio. Lorenzi detta i tempi e i modi del nostro vantaggio, indica la strada, e Seppi (che all’ultimo momento prende il posto di un Fognini stremato dalla gastroenterite) lo segue convinto, fra guizzi di nobiltà tennistica più scintillanti di quelli che riesce a esprimere Lorenzi, e un finale di match da batticuore. Colpisce, del trentacinquenne di Siena, la consapevolezza con cui si pone alla guida di una truppa azzurra che ha più titoli di lui. Seppi, Fognini, anche Bolelli, che giocherà oggi in doppio, hanno vissuto carriere più vicine al tennis che conta di quanto potrà mai fare Lorenzi. Ma Paolo ha dalla sua la serietà con cui si getta nella mischia, la maturità delle scelte che compie, la solidità di chi sa che cosa può dare ed è certificato che non darà di meno. E un esempio di affidabilità, Paolo Lorenzi, e per questo vale i gradi di capitano che gli affida una classifica ormai giunta a un passo dal numero 40, una vetta quasi inebriante per uno che ha lottato una vita nei bassifondi tennistici. Sono queste le armi con cui smantella l’amico Pella sin dai primi game, badando al sodo, dando equilibrio ai propri colpi, mostrando un servizio potente e incisivo seppure discontinuo, e un cross stretto (con entrambi i fondamentali) su cui l’argentino si arrabatta. Addirittura, Lorenzi trova i tempi giusti per alcune incursioni a rete che lo rivelano capace di tocchi misurati, non pennellate d’autore ma piccole decorazioni accurate. «Ho giocato una buonissima partita. Mi sono allenato in questi giorni con Giannessi, anche lui mancino, e mi ha fatto bene». I break fioccano rapidi, Pella spreca le occasioni, che almeno nel primo set non mancano (quattro chance azzerate). Alla fine, dopo 2 ore e 25 minuti, il conto è di 110 punti a 82 per l’italiano, sei break a uno, e un più 17 negli errori non forzati che la dice lunga. Più pregiato l’elaborato tennistico di Seppi, ma solo per due set, utili a rimarcare le distanze con Berlocq. Gioca d’anticipo, Andreas, piedi sulla riga di fondo, forzando i colpi. Ma nel terzo tutto si complica, il gioco dell’italiano si fa più contratto, e nella quarta partita c’è aria di beffa quando l’argentino risale di due break (dal 5-2) e poi, nel tie break annulla tre match point (sul 6-3) consecutivi a Seppi. «Ha sfruttato bene i miei errori, io ho perso un po’ di adrenalina strada facendo», si scusa l’azzurro. Ma il quarto match point è quello buono e la paura passa. E ci sta un gesto liberatorio – un po’ gratuito e anche volgare – che scarica la tensione. Oggi il doppio. Fognini è stato rassicurato dal medico, Bolelli ci sarà. La notte porterà consiglio su chi impiegare. Si gioca alle 16 italiane con in palio un rapido 3-0, che – a questo punto – ci sta tutto

 

E’ grande Italia: 2-0 sull’Argentina (Guido Frasca, Il Messaggero)

«In Davis il ranking non conta, ma dobbiamo sfruttare l’assenza tra gli argentini di Del Potro e Delbonis», aveva detto capitan Barazzutti alla vigilia. Detto, fatto: 2-0 per Italia dopo la prima giornata della sfida di primo turno di Coppa Davis sul campo in terra rossa del Parque Sarmiento a Buenos Aires. A scuotere i sudamericani non è servita neppure la presenza in tribuna di Diego Armando Maradona, che ha tifato a più non posso per l’albiceleste osannato dal pubblico, in verità non molto numeroso sulle tribune. Ci si attendeva una torcida caliente, ma il pubblico di casa non è andato oltre qualche coro. Gli azzurri hanno spento sul nascere l’entusiasmo dei supporter di casa, che si attendevano ben altro dalla loro nazionale, chiamata a difendere la prima storica Davis conquistata lo scorso novembre. FORFAIT DI FOGNINI Un’assenza pesante anche tra le fila azzurre: non ha giocato Fabio Fognini, colpito nella notte da un attacco di gastroenterite che lo ha debilitato. Per il ligure una giornata di riposo, ma oggi sarà abile e arruolato in doppio al fianco del rientrante Simone Bolelli. Ieri lo ha sostituito alla grande Andreas Seppi: 6-1 6-2 1-6 7-6 contro Carlos Berlocq. «E’ la prova di quanto solida e compatta sia la nostra squadra», ha sottolineato Barazzutti. Prima dell’altoatesino era toccato a Paolo Lorenzi regalare il punto dell’1-0 alla squadra grazie a una prestazione superba: 6-3 6-3 6-3 contro il mancino Guido Pella. «Il risultato non deve ingannare – ha sottolineato il 35enne senese – i primi due set sono stati durissimi e sono durati quasi due ore. Maradona in tribuna? Sono della Fiorentina e preferisco Batistuta…». Oggi il doppio: Bolelli e Fognini possono chiudere i giochi.

 

Perde una partita di tennis e gli scommettitori lo minacciano (Carlo Antini, Il Tempo)

«Muori di cancro…ammazzati, fai schifo, ti prendo e ti spacco il cranio, ti ammazzo…prima o poi ti trovo, spero tu muoia». Sono solo alcuni messaggi postati sui social all’indirizzo di Stefano Napolitano, tennista di 21 anni, «reo» di aver perso una partita contro il russo Aslan Karatsev nel Challenger francese di Quimper. Secondo il tennista di Biella (numero 172 del mondo) gli autori dei messaggi sarebbero gli scommettitori che avevano puntato sulla sua vittoria. Ma si sa che lo sport non è una scienza esatta. E Napolitano non ci sta. Sul suo profilo Twitter ha pubblicato gli insulti ricevuti e ha presentato una denuncia alla Polizia postale. «A tutti voi scommettitori, maleducati e poveri di alcun tipo di valore morale – ha aggiunto il tennista 21enne sul suo profilo Twitter – auguro con tutto il mio cuore che la vita vi possa insegnare a stare al mondo in un modo migliore, nel rispetto delle persone, con quel pizzico di gentilezza oramai dimenticata, semplicemente con educazione. Io se sbaglio qualche dritto in più o perdo una partita di tennis sono una persona a posto lo stesso e grazie ai miei genitori capisco il valore di ciò che è importante. Oramai in pochi valutano il percorso, la dedizione, la passione di un qualsiasi ragazzo che prova a darsi un’opportunità nel mondo dello sport o nella vita in generale. Così tanti oramai sono solo attaccati al risultato, ai trofei, ai soldi, al nulla. Non provo rabbia ma solo molta compassione per tutti voi. Scusate ma io faccio la mia strada comunque». La cosa più inquietante è che il caso Napolitano non è né il primo né l’unico. E purtroppo c’è da credere che non sarà neanche l’ultimo. I tornei più interessati sono proprio quelli ai confini del professionismo e non coinvolgono soltanto atleti italiani. Solo qualche settimana fa casi analoghi sono avvenuti ai danni di due tennisti australiani, Sam Groth e John Millman. «Minacce di morte a me, alla famiglia e alla mia ragazza – aveva raccontato Groth – Ormai la situazione è fuori controllo. La gente impazzisce perché perde 50 dollari su una scommessa, senza rendersi conto dei nostri sacrifici». Dello stesso tenore le dichiarazioni di Millman: «Capisco lo sforzo delle autorità per indagare sul giro delle scommesse, ma chi difende noi giocatori da chi ci attacca sui social?». Senza contare gli insulti «etnici» ricevuti dallo scozzese Andy Murray quando esternò le sue simpatie indipendentiste. Molti inglesi non glielo perdonarono

 

 

 

 

 

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