Estate di grandi ritorni

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Estate di grandi ritorni

Azarenka, Keys, Kvitova, Sharapova, Stephens: cinque importanti giocatrici tornano a tempo pieno nel circuito. Dopo lunghi periodi senza tennis, per loro le prossime US Open Series non saranno impegni di routine

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La stagione WTA si articola in fasi diverse, con caratteristiche differenti non solo per i cambi di superfici e di continenti, ma anche per il periodo nel calendario. Forse è solo una sensazione personale, ma per come lo percepisco io, l’agosto dei tornei sul cemento americano (US Open Series) è già l’inizio della fine. Mi spiego: dopo Wimbledon di solito tutte le migliori si fermano per almeno due-tre settimane; tre Slam su quattro sono ormai alle spalle, e qualche giocatrice comincia ad avvertire i primi segnali di stanchezza e logoramento. Al termine dei Championships tutte fanno un bilancio delle proprie condizioni fisiche, e valutano quanto giocare in rapporto alla benzina che è rimasta nel serbatoio delle energie.

E così può accadere che la partecipazione alle US Open Series sia piuttosto limitata, per non arrivare con le pile scariche all’ultimo Slam. In più il grande caldo dell’agosto americano rende molti tornei particolarmente faticosi, e anche per questo a volte ho la sensazione che le migliori li giochino con qualche remora: impegni affrontati “con riserva”. Un atteggiamento che non hanno nella prima parte della stagione, quando sono più riposate e solo nella settimana precedente agli Slam aumenta la circospezione con cui scendono in campo.

Ma c’è sempre l’eccezione che conferma la regola. Quest’anno la situazione è un po’ diversa, tanto che le US Open Series 2017 potrebbero diventare uno dei periodi più interessanti della stagione WTA. A mio avviso ci sono almeno cinque buoni motivi che rendono i prossimi tornei più attraenti del solito, e corrispondono al ritorno a tempo pieno nel circuito di cinque protagoniste. In ordine alfabetico: Azarenka, Keys, Kvitova, Sharapova, Stephens. Per loro penso che la prossima l’estate americana sarà un momento particolare della carriera.

Victoria Azarenka
Dopo il rientro post-maternità Azarenka ha disputato due tornei su erba: Maiorca e Wimbledon. A Londra ha dimostrato di avere recuperato la condizione fisica e, secondo me, anche tecnica. Ciò che penso non sia ancora al massimo è soprattutto l’aspetto mentale. Sono convinto che Vika ne sia consapevole, anche perché i match di Wimbledon hanno avuto un andamento inequivocabile: le è mancato il killer instinct, e l’unico modo per ritrovarlo è giocare partite vere, misurandosi nella competizione. Una ragione in più per affrontare i prossimi match con un impegno particolare, senza amministrarsi; questo potrebbe fare di lei una delle attrazioni dei tornei americani.

Storicamente Azarenka i migliori risultati li ha ottenuti sul cemento, però soprattutto nei primi mesi dell’anno (dei 20 tornei vinti in carriera, 14 sono datati entro il mese di aprile); forse perché spesso in passato era arrivata in condizioni atletiche meno buone nella seconda parte della stagione. Potrebbe dunque avere l’opportunità di riequilibrare il palmarès.

La sua agenda prevedeva il rientro alla prima occasione utile (Stanford): forse un sintomo di quanta voglia di tennis arretrata avesse accumulato; purtroppo un virus che l’ha debilitata durante la settimana scorsa non le ha permesso di giocare in California. Ma dovrebbe essere un semplice incidente di percorso e c’è da augurarsi che non influisca sulla sua condizione: dovremmo così assistere a match tirati, utili per recuperare il 100% della combattività della “vecchia” Azarenka.

Madison Keys
Potrebbe sembrare eccessivo parlare di ritorno per una tennista che nel 2017 ha disputato il primo match già nel mese di marzo, a Miami, dopo aver saltato gli impegni in Australia per convalescenza. Ma la vicenda di Keys è più complicata di quanto sembrerebbe perché gli ultimi sviluppi sono stati forse oscurati dall’inizio del torneo di Wimbledon. Ecco in sintesi le tappe della vicenda.

Nel novembre 2016, dopo avere chiuso la stagione da numero 8 del mondo e avere preso parte per la prima volta al Masters, Keys viene operata al polso sinistro. L’obiettivo è eliminare definitivamente il dolore che la affligge da oltre un anno (dagli US Open 2015).
Rientra, forse un po’ affrettatamente, in marzo, ma dopo alcune partite il problema si ripresenta. Al Roland Garros durante il match contro Petra Martic nel secondo set sente una fitta più forte del solito; per lei è una doppia mazzata: non solo il dolore le impedisce di giocare come vorrebbe, ma ormai ha la certezza che l’operazione non ha funzionato. Eppure i medici sostenevano il contrario, “normali fastidi post-operatori”, tanto da mettere in dubbio le stesse sensazioni della paziente. Madison conclude il match contro Martic (perso 3-6, 6-3, 6-1) con le lacrime agli occhi.

Subito dopo Parigi si decide un secondo intervento in artroscopia, che rivela come la prima operazione non fosse riuscita. Viene sistemato un nervo (cresciuto in modo imprevisto all’interno della articolazione), in più viene “ripulita” la cicatrice della prima operazione e inserito del grasso (prelevato dallo stomaco) per aumentare la protezione sotto la pelle delle parti più sensibili. A causa dell’intervento allo stomaco, Keys deve rimanere dieci giorni senza poter fare la minima attività fisica, e sembra impossibile che possa partecipare a Wimbledon. Invece gioca a Londra, dove viene eliminata al secondo turno da Camila Giorgi (6-4, 6-7, 6-1).

Ecco perché oggi ha senso parlare nuovamente di ritorno: perché dopo l’ultima operazione, che si spera sia quella realmente della svolta, Keys ha disputato appena due match. Se finalmente non avrà più fastidi, con i prossimi tornei americani per lei potrebbe davvero aprirsi una nuova fase di carriera, con la possibilità di scendere in campo pensando solo al tennis, libera dai problemi fisici e con in più lo stimolo particolare di giocare di fronte al pubblico di casa.

a pagina 2: Kvitova, Sharapova, Stephens

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