ATP Madrid, Nadal: "Tre settimane fa non sapevo se sarei mai tornato in campo"

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ATP Madrid, Nadal: “Tre settimane fa non sapevo se sarei mai tornato in campo”

“Blanch ha sbagliato tantissimo oggi, le mie sensazioni non sono cambiate” – dice Rafa Nadal. “Con De Minaur proverò a divertirmi, ma oggi con lui non sono favorito”

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Rafael Nadal– ATP Madrid 2024 (foto: Florin Baltatoiu)
 

Da Madrid, il nostro inviato

Un’oretta e poco più. Non è stato certo un esordio impegnativo a Madrid per Rafael Nadal, che non ha avuto alcun problema contro il talentuoso ma decisamente acerbo Darwin Blanch. Il 16enne statunitense ha raccolto appena un gioco contro il fuoriclasse maiorchino, apparso in crescita al servizio rispetto a Barcellona, anche se da una partita del genere è molto difficile raccogliere indicazioni attendibili. Tre quarti d’ora dopo il suo successo Nadal ha parlato in conferenza stampa ai media presenti al Mutua Madrid Open. Di seguito le sue dichiarazioni più interessanti.

D: Indipendentemente dal risultato, in campo ti sei sentito come speravi? Avevi detto che in queste condizioni non ti avresti giocato a Parigi, è cambiato qualcosa?

Rafael Nadal: Non sono un risultatista, non lo sono mai stato. Sono realista e vedo ciò che accade. Ho affrontato un giocatore con grande potenziale e che credo avrà un gran futuro, però oggi ha commesso tantissimi errori. Non so tra qualche settimana come sarà, ma oggi non è ancora sufficientemente solido. È stata una partita di un’ora, non ha cambiato nessuna mia sensazione. Non deciderò oggi, domani o durante questo torneo se giocherò il Roland Garros, ma solo dopo Roma. A Parigi, come detto ieri, andrò solo se sarò competitivo. Seguirò la mia strada e se ci arrivo ci arrivo, se no no”.

D: Sabato troverai nuovamente Alex de Minaur. Ti sorprenderebbe vincere?

Rafael Nadal: Sì, totalmente, però non mi cambierebbe molto a dire il vero. A livello personale e sportivo non mi cambia niente vincere o perdere sabato. Oggi per me ci sono cose molto più importanti, di certo non aspiro a vincere questo torneo. Se lo facessi, parleremmo d’altro, di ciò di cui abbiamo parlato negli ultimi 15 anni. Sabato sarà un’altra opportunità per vedere come sto tennisticamente. A Barcellona sono durato un set, queste sono partite in cui serve grande sforzo fisico per vincere. La mia priorità, oggi, è che non succeda niente. È la prima volta in un anno e mezzo in cui gioco due settimane di fila e, anche se non ho giocato molto, mi sto allenando giorno dopo giorno. Sabato cercherò di divertirmi, ma non sono il favorito per la vittoria. Non al giorno d’oggi.

D: A che punto sei fisicamente?

Rafael Nadal: Mi sarebbe piaciuto che ciò che sta succedendo in queste settimane fosse successo a Brisbane, in Australia, a Doha e ad Indian Wells. Purtroppo a Brisbane qualcosa non ha funzionato, devo fare in modo che quanto successo lì non si ripeta. Ho dovuto ricominciare da zero un’altra volta e, con un fisico come il mio, con tanti anni di carriera alle spalle, non è il massimo. Forse in Australia mi sono visto meglio di quanto stessi realmente, non lo so. Mi sarebbe piaciuto giocare al 100% su terra, ma non è andata così. Ho accettato il momento in cui mi trovo e ci convivo, provando ogni giorno a dare un pochettino di più, ma senza alcun tipo di drammi. Tre settimane fa non sapevo se sarei tornato a giocare una partita ufficiale: ora sto giocando da due settimane di fila, pur con poche partite alle spalle. Sono veramente contento di essere qui, lo dico col cuore in mano.

D: A questo punto della tua carriera, che cosa significa per te avere tutta la famiglia al seguito a vedere le tue partite?

Rafael Nadal: “Sicuramente mi piacerebbe giocare un po’ di più e dare loro un ricordo di me in campo, ma probabilmente non riuscirò a farlo ancora per molto tempo. Sono comunque molto contento di avere al mio fianco una grande famiglia e un grande team, che mi hanno aiutato durante ogni singolo giorno della mia vita. È ancora così anche oggi, no? Da un certo punto di vista sono felice che siano qui con me, ma continuerano ad esserlo anche alla fine della mia carriera. Questa è la cosa che mi rende più felice”.

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