Ragazze, occhio alla smorzata!

Rubriche

Ragazze, occhio alla smorzata!

Pubblicato

il

 

TENNIS – Alcune considerazioni sulla smorzata nel tennis femminile, colpo prezioso ma forse non sfruttato abbastanza dalle tenniste. Anche se non mancano le eccezioni.

Colpo micidiale eppure perla alquanto rara nell’universo del tennis femminile. Eh già, nell’era del grunting et del bum bum in rosa, la tanto delicata quanto velenosa smorzata è un’arma ancora sottovalutata dalle regine della racchetta. Ed è un peccato perché, oltre ad essere un colpo che, se eseguito ad hoc, procura quasi certamente il punto, permette comunque di spezzare il ritmo all’avversaria, di farla sbagliare in caso di recupero e di toglierle davvero molte energie. Beh, talvolta viene usata, ma non con la frequenza che le spetterebbe. Diciamo che la smorzata non è un cibo proprio alla portata di tutti: non tutte le “cuoche” del tanto variegato menu del tennis sono adatte a cimentarsi nella ricetta del drop shot. Perché ci vuole la mano. E che mano ! Non una qualsiasi, ma una che si avveri particolarmente abile, sensibile, talentuosa. Il drop shot dunque è una pietanza raffinatissima per chi riesce a servirla come si deve, ma che risulta poi estremamente amara ed indigesta per chi all’improvviso se la vede scodellata a pochi centimetri dalla rete e deve farsi una corsa a perdifiato per andare a prenderla.

La palla corta non è una scelta facile : innanzitutto bisogna essere psicologicamente “disposti” ad eseguirla, dando prova di un sangue freddo e coraggio superiori all’avversario. Ma non solo. È ancora più apprezzata quando la si effettua nei momenti più difficili del match, nei punti chiave per vincere o salvarsi dalla sconfitta. Inoltre, l’esecuzione della smorzata è alquanto complessa. È necessario arrivare sulla palla con una coordinazione perfetta, né troppo lontani né troppo addosso. Il colpo si prepara come un normale dritto o rovescio ma poi, nella seconda parte, si cambia rapidamente e bisogna dirigere il braccio dall’alto verso il basso in direzione obliqua, come se si effettuasse un taglio, con il piatto della racchetta rivolto verso l’alto che “accarezza” la palla. Per questo è fondamentale piegarsi sulle gambe, proprio per non rischiare di affossare la palla a rete e per poterle dare una certa spinta. Nella parte finale dell’esecuzione, è necessario accompagnare lentamente la racchetta con il braccio ben teso per calibrare al meglio l’impatto e, con il polso, dare il tocco finale per posizionare e al tempo stesso bloccare la palla. Questo permette inoltre di tirarla su in caso di recupero in extremis e controsmorzata.

È noto a tutti ovviamente che la superficie ideale per mettere in atto tale colpo è la terra rossa, sulla quale la palla rimbalza di meno rispetto alle superfici veloci.
Ora molto spesso, la rapidità e la frenesia degli scambi obbligano i giocatori ad eseguire i colpi in modo non proprio convenzionale (saltando o indietreggiando). Questo accade anche nella smorzata e l’abilità dei tennisti professionisti è tale da produrre comunque un colpo efficace seppure con un gesto atletico portato agli estremi.

Un altro elemento fondamentale, soprattutto in ambito femminile, è saper “servire” la palla corta quando l’avversaria si trova nella posizione più scomoda, cioè molto lontana dalla rete, nei pressi o oltre la linea di fondo. Nel caso in cui l’avversaria riesca a rimandare di là la palla, l’ideale è poi rifarle fare una gran corsa indietro grazie al pallonetto. Le corse provocate dall’accoppiata vincente smorzata/pallonetto lasciano senza fiato e infliggono un duro colpo alla freschezza delle gambe.

Nel tennis di oggi la smorzata è una soluzione alla quale sia i giocatori che le giocatrici non ricorrono molto. Certo, i tennisti, pur dedicandosi negli ultimi decenni ad un tennis molto più potente, atletico e da fondo, se ne servono più spesso rispetto alle loro colleghe e, in un incontro di tennis maschile, non è poi così raro vedere la palla corta. Inutile dirlo, per la smorzata in campo maschile il maestro è ancora lui, Roger Federer. Le palle corte dello svizzero sono, ormai da alcuni anni, una vera perfezione, che si tratti di quella di diritto, di rovescio o incrociata. Ma la più perfetta, è senza dubbio quella fintata. Nessuno sa nasconderla come Roger che, preparandola come se fosse un dritto o un rovescio esplosivi, all’ultimo momento cambia il movimento e la “appoggia” a pochi centimetri al di là della rete, precisa e implacabile. Naturalmente, oltre a Federer, potremmo citare altri esempi di grande savoir faire come Dolgopolov, Murray, Gasquet, ecc.

Per quanto riguarda il tennis femminile, il cui gioco, come per gli uomini, è diventato molto più fisico, più atletico e potente rispetto al passato, le sue protagoniste prediligono sempre più gli scambi dal ritmo serrato, al fulmicotone, con schemi geometrici sempre uguali e ben preparati da fondo. Questo fenomeno si è sviluppato già da parecchio tempo ma si è esteso ancora di più soprattutto negli ultimi anni. Dopo il ritiro di tenniste come la Hingis, la Mauresmo e la Henin (solo per citarne alcune), dotate di un braccio che riusciva ad impreziosire il loro repertorio con soluzioni di tocco e fantasia, oggi non sono molte le tenniste disposte ad uscire dallo schema del bombardamento da fondo e particolarmente dotate di quella sensibilità di palla necessaria per facilitare l’esecuzione e l’esito di colpi come la demi-volé o la smorzata.

Detto questo, non dobbiamo comunque dimenticare che tra le tenniste dell’epoca attuale, ce ne sono alcune che hanno fatto della palla corta una delle loro armi vincenti e la risoluzione preziosa nei momenti importanti dei loro match. Maestra indiscussa del drop-shot oggi è la polacca Agnieszka Radwanska. Anche se il suo ultimo Australian Open è stato al di sotto delle aspettative (Agnieszka ha infatti perso ai quarti da una devastante Li Na), ciò non toglie che per Aga la smorzata sia diventata ormai un vero fiore all’occhiello e marchio distintivo della sua grande sensibilità di palla. Ne fa continuamente: in avanzamento, a metà campo, certo, ma anche lontana dalla rete, a volte perfino oltre la linea di fondo, all’improvviso, quando l’avversaria non se l’aspetta e si trova ovviamente in posizione scomoda.

Per citarne alcune, ricordiamo, ad esempio, una di quelle eseguite proprio a Melbourne una decina di giorni fa contro Heather Watson. Senza attendere, nel primo 15 dell’incontro, la polacca sferra da fondo una smorzata micidiale, seguita da un pallonetto altrettanto micidiale che spiazza definitivmente la giovane britannica. In effetti, già qualche anno fa, prima di imporsi come una delle migliori del ranking, la Radwanska era già un asso della palla corta : ricordiamo un incontro a Doha nel 2008 contro Dominika Cibulkova. Un drop shot, improvviso e tagliente, viene recuperato in extremis dalla slovacca; Aga rimanda indietro l’avversaria con un pallonetto calibratissimo per poi rifare, subito dopo, un altro drop-shot, addirittura da oltre la linea di fondo, impeccabile e velenosissimo che annichilisce definitivamente Dominika. Il gesto della smorzata da parte della polacca è perfetto, sembra il più naturale e il più facile del mondo tanto l’esecuzione è fluida e coordinata. Contro Maria Sharapova, durante i quarti di finale del torneo di Toronto nel 2009, Agnieszka fa un’altra palla corta memorabile. La russa la recupera e poi si aggiudicherà lo scambio; tuttavia, la smorzata di Aga è talmente repentina e micidiale che Masha, al momento di scattare come una freccia per andare a prenderla, urla disperata un eloquentissimo “Oh my God!”.

Anche in casa Italia le nostre giocatrici non scherzano in quanto a predisposizione per la palla corta. La Schiavone e le nostre neo campionesse “australiane” Errani e Vinci sono abilissime con il drop-shot, se si considera anche il fatto che giocano particolarmente bene sulla terra rossa, la superficie ideale per la palla corta. Per quanto riguarda Francesca (anche se ultimamente le vittorie si fanno desiderare), la sua bravura nel variare il gioco è nota a tutti e la milanese deve la sua bella carriera, nonché i suoi meravigliosi successi a Parigi, anche alle tante splendide smorzate che hanno fatto “piangere” giocatrici scattanti come la Stosur, la Wozniacki, la Kirilenko e la Kuznetsova. Ma anche Roberta Vinci e Sara Errani non sono affatto da meno. Anzi.

Quanti punti preziosi ha intascato Saretta proprio con la smorzata e le variazioni di ritmo nel suo fantastico 2012 ! E proprio spezzando il ritmo degli scambi ha tentato di mettere in difficoltà Maria Sharapova in finale quest’anno al Roland Garros. Sara, e la stessa Aga, sono state protagoniste di uno splendido scambio di drop shot quest’anno a Istanbul, aggiudicatosi dalla polacca che, in corsa e lavorando di polso, ha piazzato in modo chiurirgico una smorzata incrociata sorprendendo l’azzurra. Infine, la tennista che riesce a realizzare le più belle smorzate dal punto di vista estetico e tecnico mi sembra sia Roberta Vinci. La tarantina si distingue da tante colleghe soprattutto per la grande sensibilità della mano, che le permette di sfoderare colpi sopraffini e palle corte mozzafiato. Deliziosa, ad esempio, quella “servita” a Vika Azarenka al torneo di Tokyo 2012 : per uscire dalla rete di fucilate tessuta dall’Azerenka, Roberta interrompe all’improvviso lo scambio da fondocampo con un drop shot impeccabile e raggelante. Con il braccio ben teso, dall’alto verso il basso, con un coordinazione impeccabile ed elegante, infligge un taglio netto alla palla che muore poco distante oltre la rete, lasciando immobile la bielorussa.
C’è da dire che alle tenniste con il rovescio ad una mano risulta forse più naturale e più facile eseguire la palla corta, soprattutto di rovescio.

Tuttavia, giocatrici dal rovescio bimane possono essere altrettanto abili nel proporre le smorzate, riuscendo a staccare la mano e ad eseguire il colpo con un timing perfetto. Pensiamo ad atlete come la sempreverde giapponese Kimiko Date-Krumm. A 42 anni gioca e si muove come una gazzella; si tratta di una giocatrice abile soprattutto nel gioco d’attacco e dotata di un ottimo braccio, sempre pronta a sorprendere l’avversaria e a spezzarle il ritmo. Anche Anna Kournikova, quando giocava, era capace di smorzare in modo decisamente riuscito, per non parlare di Kim Cljsters, Vika Azarenka e tante altre. Altre tenniste, invece, nonostante le loro grandi doti caratteriali, tecniche e atletiche rivelano una mano poco adatta al gioco di fioretto. Ad esempio, Marion Bartoli e, per certi aspetti, anche Caroline Wozniacki e la stessa Maria Sharapova sono tra queste ma, ripeto, senza nulla togliere al loro modo di essere campionesse.

Anche nell’edizione 2013 di questo “happy slam”, come lo chiamano a ragione gli australiani, ne abbiamo viste delle belle. Di smorzate, intendo, ma… non solo ! Insomma soprattutto sulla terra rossa ma anche su superfici non velocissime, pur trattandosi del duro, la smorzata è un’arma particolarmente utile ed efficace. Speriamo dunque venga servita in abbondanza per accompagnare ed impreziosire il già ricco e succulento menù della stagione tennistica che ha appena spiegato le vele dai lidi australiani.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement