Super Djokovic, affonda Nadal e Miami è suo (Martucci), Magico Djoker. Poker a Miami (Zanni), Djokovic senza pietà (Mancuso), Djokovic-Williams coppia vincente a Miami (Giorni)

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Super Djokovic, affonda Nadal e Miami è suo (Martucci), Magico Djoker. Poker a Miami (Zanni), Djokovic senza pietà (Mancuso), Djokovic-Williams coppia vincente a Miami (Giorni)

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Rubrica a cura di Daniele Flavi

Super Djokovic, affonda Nadal e Miami è suo

Vincenzo Martucci, la gazzetta dello sport del 31.03.2014

Solo una bella finale poteva riscattare il mega-torneo di Miami decapitato dalle da-morose rinunce in tutt’e due le semifinali: con Key Nishikori, da tempo sofferente agli adduttori e troppo sollecitato dalle ultime battaglie contro Ferrer e Federer, che ha dato via libera a Novak Djokovic, e con Tomas Berdych, colpito da «diarrea e vomito» (parole sue) nell’imminenza di un altro appuntamento con Rafa Nadal, dopo 16 scrolloni di fila contro il terribile mancino di Maiorca, che non è riuscito ad arrivare all’impiedi in campo. Ma così non è stato, perché anche questa partita è stata praticamente disertata, o quasi, da uno dei contendenti, che poi era il numero 1 del mondo, Rafa Nadal. Non perché non avesse avuto la forza o il coraggio per scendere in campo, ma perché l’avversario, il numero 2 della classifica, Novak Djokovic, è stato troppo più forte: ha scalato semplicemente marcia dopo 24 minuti e non ha più tolto il piede dall’acceleratore, servendo e rispondendo al massimo, giocando profondo, imponendo un ritmo di palleggio impressionante, sballottando il famoso spagnolo di qua e di là del campo, disarmandolo di forza, pericolosità, consistenza, fiducia. Ess aial. Rinfrancato dal-l’85% di punti con la prima di servizio, il 57% con la seconda e dall’ottima risposta, Nole ha rispolverato la chiave tattica delle 7 finali vinte di fila da Indian Wells 2011 agli Australian Open 2012, spingendo col rovescio lungolinea Rafa nell’angolo del suo rovescio, evitandone le micidiali zampate di dritto ed accordando gli scambi all’essenziale, senza sfiatarsi da fondocampo. Così, una volta preso il comando delle operazioni, coi piedi piantati il campo, la sua superiorità sulla superficie è tornata a galla evidente, segnando il successo numero 14 sul duro sul rivale contro 7 sconfitte (18-22 il totale dei confronti). Firmando il quarto successo a Miami in cinque finali, contro il triste 0/4 di Nadal. Speravamo in una bella finale per capire qualcosa dei primi due, dopo i primi tre mesi dell’anno. Perché Rafa ha perso la finale degli Australian Open (con Wawrinka) ed è scivolato al terzo turno a Indian Wells (con Dolgopolov), trascinandosi i problemi alla schiena, Nole s’è eclissato a Melbourne (con lo stesso Wawrinka) ed è riesploso soltanto in finale, a Indian Wells, dopo tanti su e giù, e a Miami ha giocato due partite di meno (anche Mayer ha rinunciato), superando solo Chardy, Robredo e mezzo Murray. Interrogativi che, alla vigilia della finale, sembrava avere solo Rafa: «L’unica chance che ho contro Novak è di giocare al limite, al mio meglio, e sperare che lui non abbia la miglior giornata. E’ così in qualsiasi torneo, a Miami è anche più importante perché non l’ho mai vinto, ma quattro finali significano che sono andato sempre bene». Mentre Djokovic, che già nel 2011 aveva firmato la doppietta Masters 1000, California-Florida, alzava la voce: «Indian Wells mi ha aiutato molto per Miami. Ho perso spesso il primo set, ma poi ho sempre recuperato. E ho battuto Federer, uno dei più in forma. Così ho preso molta fiducia: mi sento bene e il mio gioco è a posto». Per poi aggiungere ai microfoni in campo, ieri, col sorriso del campione ritrovato: «Ho giocato molto bene, dall’inizio alla fine». Con gli applausi anche di Nadal. Arrivederci alla terra rossa.

Magico Djoker. Poker a Miami

Roberto Zanni, il corriere dello sport del 31.03.2014

Troppo Djokovic. Troppo poco Nadal. La super finale del “Sony Open” finisce tra le braccia del numero 2, con il numero 1 incapace, durante tutta la durata del match, di trovare il modo di impensierirerlo 6-3, 6-3 in appena 1 ora 23 minuti e 48 secondi. Era la 40′ volta che si affrontavano e le vittorie di Djokovic salgono a 18 (14-7 sul veloce) terzo successo di fila dopo Pechino e il Barclays Atp World Tour. Quarto titolo a Miami per Djokovic, mentre questo appuntamento rimane stregato per Nadal, uno dei soli tre Master 1000 che non è mai riuscito a vincere (con Shanghai e Parigi). «Un fantastico torneo • ha detto Djokovic – Grazie a tutti. Ho giocato un grande match, dall’inizio alla fine, e il mio servizio è stato quasi perfetto.. E da ieri il serbo ha raggiunto anche Federer: unici giocatori che per due volte hanno fatto la doppietta Indian Wells-Miami (Djokovic c’era già riuscito nel 2011). Aggressivo, sicuro, preciso, insuperabile a rete e a fondo campo. Un primo set perfetto, un solo rischio, con un break annullato al primo gioco, per Novak Djokovic con l’equilibrio che si spezza al sesto per il break decisivo del serbo, che si porta sul 4-2. Costretto a sbagliare durante i lunghi scambi, Nadal non riesce a trovare le contromisure, anche perchè quando Djokovic sale a rete, e la fa più di una volta, diventa inarrestabile. Così nel primuset della sfida che tutti vorrebbero vedere, bastano appena 39′ per arrivare al 6-3. Un primo set senza le emozioni che ci si potevano attendere, troppa la differenza tra il numero 1 e il numero 2, a vantaggio del serbo. E un inizio del secondo set che segue la stessa trama con un nuovo break di Djokovic, che poi mantiene il servizio, mettendo in mostra anche una difesa straordinaria, rimandando di là dalla rete palle che sembravano imprendibili. E dopo un’ora di gioco Djokovic è già sul 3-1, con Nadal che mostra chiari segni di frustrazione. Rischia di perdere il servizio anche al quinto gioco, ma annulla la palla break, poi però Djokovic con un rovescio incrociato da applauso agevolmente si porta sul 4-2. Non c’è più partita e il sigillo di Novak arriva con un altro break, al nono gioco, al termine di uno scambio da applausi. Mentre Nadal e Djokovic giocavano la loro finale, Andy Murray, che guiderà la Gran Bretagna contro l’Italia in Coppa Davis, a Napoli, da venerdì a domenica, dopo aver chiesto via Twitter un consiglio su chi assumere come coach, si leggeva le risposte che arrivavano anche da diversi colleghi di oggi e di ieri. Da Andy Roddick che gli suggeriva Larry Stefanky (ex allenatore dell’americano ma anche dt John McEnroe e Marcelo Rios) fino a all’argentino Juan Monaco che faceva il nome di… Burt Simpson.

Djokovic senza pietà. Nadal affonda in due set

Angelo Mancuso, il messaggero del 31.03.2014

La definizione di “Sfida Infinita” si adatta alla perfezione alla rivalità tra Rafa Nadal e Novak Djokovic. La puntata numero 40 di una saga cominciata nel 2006 (lo spagnolo vinse sulla terra rossa del Roland Garros) porta la firma del campione di Belgrado: è sua la finale di Miami, secondo Masters 1000 della stagione. No-le si è imposto con un doppio 6-3 in un’ora e 23 minuti battendo per la 18esima volta l’avversario. Mai due giocatori si sono affrontati tante volte nell’era open: McEnroe e Lendl, secondi in questa speciale classifica, tra il 1980 e 111992 si fermati a quota 36. Un primato che assume ancor più valore se si considera l’età relativamente giovane di Djokovic (26 anni) e Nadal (27). DOPPIETTA D’AUTORE Grazie a questo successo, il quarto in Florida, Djokovic ha bissato l’accoppiata Indian Wells-Miami che gli era già riuscita nel 2011. Un’impresa centrata in passato solo da altri 5 tennisti: il primo è stato Jim Courier nel 1991, poi Michael Chang (1992), Pete Sampras (1994), Marcelo Rios (1998) e Roger Federer (2005 e 2006). II torneo sul cemento della Florida resta invece stregato per Nadal: il mancino spagnolo era alla sua quarta finale e Miami resta, al momento, uno dei tre Masters 1000 in cui non mai ha alzato il trofeo insieme a Shanghai e Parigi-Bercy. Nel 2005 fu sconfitto da Federer in cinque set, nel 2008 in due dal russo Nikolay Davydenko e nel 2011 ancora da Djokovic al termine di una finale decisa al tie break della terza partita. POCHE SORPRESE Un successo quasi annunciato quello di Djokovic: vero che in vetta al ranking attualmente c’è il suo grande rivale, ma sul cemento il serbo ha qualcosa in più. Non a caso dopo la finale persa lo scorso settembre agli US Open contro un Nadal in stato di grazia, Nole lo ha battuto per tre volte di fila sul veloce nelle finali di Pechino, del Masters di Londra e ieri a Miami. DELUSIONE DOPO DELUSIONE La sfida tra i primi due giocatori del mondo aveva anche il compito di salvare il torneo dopo il venerdì nero, quando, primo caso nell’era open in un torneo ATP, entrambe le semifinale erano state cancellate per i contemporanei ritiri di Kei Nishikori e Tomas Berdych. II match ha però deluso le attese: troppo il divario tra i due contendenti, con un Djokovic in condizioni di forma strepitose e un Nadal ancora non al top do-Po l’infortunio alla schiena che a fine gennaio gli è costato la finale degli Australian Open persa contro lo svizzero Stanislas Wawrinka. Rispetto ad Indian Wells un paio di settimane fa, il mancino spagnolo è apparso in crescita (in California si era fatto sorprendere al terzo turno dall’ucraino Alexandr Dolgopolov), ma non abbastanza per fronteggiare Djokovic sulla superficie preferita del giocatore serbo. No-le ha sofferto solo all’inizio, poi ha sempre comandato gli scambi con il rivale che mai ha dato l’impressione di poterlo davvero impensierire. Qualche risposta di troppo fuori misura, quasi sempre in sofferenza ai turni di battuta: per mettere alle corde Djokovic ci sarebbe voluto ben altro. Al serbo è bastato un break nel primo set e un altro subito in avvio del secondo per abbattere la resistenza dell’avversario, che si è arreso definitivamente cedendo ancora il servizio al nono game. Per fortuna di Rafa il circuito dal cemento americano si trasferisce alla terra rossa europea: si comincia a metà aprile a Monte Carlo.

Djokovic-Williams coppia vincente a Miami

Alberto Giorni, il giorno del 31.03.2014

Ci si aspettava una finale equilibrata e invece si è rivelata a senso unico. Novak Djokovic si è imposto nel «Masters 1000» di Miami dominando 6-3 6-3 il numero 1 del mondo Rafael Nadal: era il quarantesimo scontro diretto e nel bilancio lo spagnolo rimane avanti 22-18. Ma il cemento americano ha certificato la superiorità attuale di Djokovic, che conquista una prestigiosa doppietta dopo il successo a Indian Wells proprio come nel 2011. Per lo spagnolo Miami resta invece tabù: per la quarta volta si è dovuto arrendere nell’atto conclusivo. In campo femminile, invece, Serena Williams ha superato in finale la cinese Na Li 7-5 6-1: ennesima dimostrazione di forza che le ha consentito di In alto Novak Djokovic esulta dopo la vittoria, a destra Serena Williams fa segno “sette” con le mani come le vittorie a Miami mettersi alle spalle le sconfitte subite in questa stagione, contro la serba Ivanovic agli Australian Open e la francese Comet a Dubai. Nel corso del match la Williams si è trovata in difficoltà nel primo parziale, quando ha dovuto recuperare uno svantaggio di 5-2. Annulato un set point alla cinese, è però partita l’inarrestabile rimonta fino alla vittoria finale. L’americana ha servito il settebello: è infatti la sua settima vittoria a Miami e, a 32 anni e mezzo, è diventata la giocatrice più «anziana» a imporsi sul cemento della Florida. E il suo secondo successo nel 2014 dopo quello a Brisbane in Australia, il numero 59 in carriera, e il primato nel ranking mondiale è sempre più saldo.

 

 

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