La Maratona a ostacoli della Venere con la racchetta

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La Maratona a ostacoli della Venere con la racchetta

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Venus Williams è tornata dopo più di quattro anni ai quarti di uno Slam. Ripercorriamo oltre venti stagioni di carriera della Venere californiana, fra successi, infortuni, malattie e ritorni incredibili. 

E’ crollata nel secondo set, un po’ intontita dalle geometrie della maga polacca Radwanska. Ma nel terzo son tornati ad affiorare gli occhi della tigre, e con un perentorio 6-1 Venus Williams si è assicurata il prosieguo dell’avventura australiana. Quello di oggi è un match come tanti, per lei che in carriera ne ha giocati quasi 850, ma allo stesso tempo è un emblema, un riassunto della sua carriera fatta di momenti di pausa forzata e di ritorni quando tutto sembrava più perduto.

La nascita di Venere, o più precisamente Venus Ebony Starr Williams, avviene il 17 giugno a Lynwood, California. Assieme alle sue quattro sorelle, cresce nel sobborgo di Crompton, celebre per la sua attività gangsteristica. Venus e sua sorella Serena affilano le armi in campetti di periferia pieni di buchi, nel cemento e nelle reti.

A 10 anni, si narra, il suo servizio viaggia già a 160 chilometri orari, arma che le permetterà di bruciare le tappe vincendo tutti i 63 incontri cui prende parte nella categoria giovanile e di esordire a soli 14 anni nel circuito WTA. Il resto è storia nota, Venus vince 7 titoli dello slam fra cui cinque Wimbledon, domina il tennis all’inizio degli anni 2000 portandosi a casa anche 4 ori olimpici: uno in singolo e tre in doppio con la sorella.

Serena vincerà di più, anche grazie alle quattro finali slam consecutive conquistate dalla “sorellina” fra il 2002 e il 2003, ma Venus resta comunque nella storia per aver segnato la strada alla nascita del power tennis in gonnella, divenendo allo stesso tempo la prima tennista di colore a vincere uno slam nell’era open.

Sono passati 21 anni dal suo esordio, oltre 17 dalla sua prima finale slam (ottenuta a sorpresa da non testa di serie agli US Open del 1997) e Venus è di nuovo qui a giocarsela: con la vittoria odierna su Agnieska Radwanska, è tornata nei quarti di uno slam per la prima volta dopo 4 anni di digiuno. L’ultima volta fu a Flushing Meadows nel 2010, dove si fermò in semifinale sconfitta al terzo set dalla rientrante Kim Clijsters, che andò poi a vincere.

Di rientri ne ha fatti molti anche lei, abituata a combattere con malanni e sfortune che le hanno negato negli ultimi anni la chance di rimpinguare il proprio bottino. La corsa di Venus inizia a popolarsi di ostacoli nel 2003: la Williams ha appena raggiunto la sua prima (e unica) finale a Melbourne, ottenendo la quarta sconfitta all’atto conclusivo di uno Slam di fila contro la sorella, quando il suo tennis superfisico comincia a presentarle il conto: a Varsavia deve ritirarsi in finale contro la Mauresmo, mentre a Wimbledon si stira gli addominali nel match di semifinale contro la Clijsters. Venus riuscirà a vincere quella partita, per poi perdere l’ennesima finale Slam contro Serena, ma sarà anche la fine dell’anno. Venus Williams non gioca più tornei ed esce addirittura dalla top10. In questo periodo una tragedia extrasportiva la colpisce: il 14 settembre viene assassinata Yetunde, sua sorella maggiore, mentre è alla guida proprio in quella Compton da cui la famiglia Williams si era trasferita una volta raggiunta fama e popolarità.

Venus galleggia intorno alla decima posizione del ranking e pare già sul viale del tramonto, ma nel 2005 torna a dare la zampata della campionessa: da numero 14 del tabellone vince il suo terzo Wimbledon, annullando anche un matchpoint alla Davenport in Finale. Sarà la testa di serie più alta ad aver mai vinto i Championship fino a quel momento, un record battuto solo da… se stessa.

Gli infortuni però continuano a bersagliarla: si fa male a Pechino e non gioca il Masters, nel 2006 va a corrente alternata per un infortunio al polso e termina la stagione addirittura al numero 46 del ranking: per molti è già a fine carriera.

Ma Venus si è fatta le unghie sui playground e la grinta non le manca. Dopo aver saltato anche gli Australian Open del 2007, a Wimbledon si presenta da numero 31 del mondo. E rivince. Agli Us Open si arrende in semifinale, ma con questo risultato torna nella top10. L’anno successivo a Londra, come nella migliore delle favole, si ritrova dopo 5 anni a sfidare Serena in una finale slam, e per la prima volta dal 2001 la batte: è il suo settimo e ultimo (?) titolo maggiore.

Venus resta comunque ad alto livello, nella primavera del 2010 torna addirittura numero due del ranking, pur senza trovare picchi di rendimento negli Slam. A 30 anni sembra vivere una seconda giovinezza, ma il destino mette di nuovo i bastoni fra le ruote. Nel 2011 una serie di ritiri per eccessiva stanchezza lanciano un campanello d’allarme. Esce addirittura dalla top100 e dopo gli Us Open viene diagnosticata con la Sindrome di Sjogren, una malattia autoimmune che porta i globuli bianchi ad attaccare le ghiandole lacrimali e salivari.

All’inizio del 2012 Venus ha quasi 32 anni e un grave problema di salute, che nel 5% dei casi può sfociare in un linfoma mortale. Ritirarsi e dedicarsi ai trattamenti sembra una scelta quasi ovvia ma Venus ancora una volta non si arrende: inizia una dieta vegana per contrastare la malattia e torna nel circuito usufruendo del ranking protetto dopo essere precipitata al numero 135. E sui sacri prati di Wimbledon vince due tornei di doppio con Serena: il Championship e quello Olimpico tre settimane dopo. A fine anno torna persino alla vittoria in singolo all’Open del Lussemburgo, concludendo la stagione fra le prime 25 del mondo.

Debilitata dalla malattia, nel 2013 la Williams inizia anche a soffrire il mal di schiena e non vince nessun titolo, ma ormai gli appassionati hanno compreso che di ritiro non se ne deve nemmeno parlare: a suon di finale importanti, Rogers Cup su tutte, Venus ritorna nel 2014 fra le top20 e si presenta a Melbourne da testa di serie numero 18. Il resto è storia recente: due agili vittorie contro Torro Flor e Lauren Davis e due altre battaglie al terzo su Giorgi e Radwanska la issano fino ai quarti di finale, sigillando un nuovo, eroico ritorno ai piani alti di uno slam, 4 anni e mezzo dopo l’ultima volta.

Nella nottata italiana di martedì sfiderà Madison Keys, l’unica tennista rimasta in tabellone con un ranking peggiore del suo, ma in forte ascesa. Fra le due ci sono quasi 15 anni di differenza, e un solo precedente, a Cherleston nel 2013 dove Venus si impose con un doppio 6-4. Quando la californiana esordiva nel circuito WTA Madison ancora non era nata. Sarà l’ennesima sfida della Maratona a ostacoli di Venus, una corsa che ogni volta sembra al termine e ogni volta regala sorprese.

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