ATP Queen's: Murray sfiderà Anderson nella finale più attesa

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ATP Queen’s: Murray sfiderà Anderson nella finale più attesa

Andy Murray e Kevin Anderson sono i finalisti all’ATP 500 del Queen’s. Prima finale sull’erba per il sudafricano, vicino alle duecento vittorie nel circuito maggiore. Finale numero cinquanta nel circuito, e settima sull’erba, per il campione scozzese. Si gioca alle 15:25 ora italiana

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A. Murray b. V. Troicki [1] 6-3 7-6(4) (da Londra, Cesare Alfieri)

Dopo la sospensione di ieri, prima per un time-out medico chiesto da Troicki, dolorante alla spalla sinistra su cui era atterrato nel vano tentativo di recuperare in tuffo un passante lungolinea di Murray, poi per la pioggia che cadeva sul West End, al rientro in campo il favorito numero uno del torneo faceva capire che la pratica semifinale andava sbrigata in fretta. Nel settimo game il serbo aveva dovuto salvare cinque palle break, e si è ripresentato in campo chiamato ad annullarne una sesta. Lo farà con il servizio, ma questo rimarrà il suo unico punto nel primo parziale. Straordinaria la carica agonistica dell’inglese che, nei sette minuti necessari a chiudere il set 6-3, ha mostrato tutto il suo notevolissimo repertorio: da alcuni drop-shot millimetrici ad un pazzesco lob difensivo, tirato dopo aver attraversato il campo con un recupero in corsa da centometrista.

Il serbo non ci sta, però, a fare da comparsa. I primi due game del secondo set durano ciascuno più della coda del primo parziale, ed entrambi i giocatori annullano delle palle break, una Murray (errore non forzato di Troicki) e due il suo avversario (sfortunato ad aver avuto due vincenti annullati da una correzione tardiva del giudice di linea). Nel quinto gioco lo scozzese ha un passaggio a vuoto e subisce il break:  il pubblico inglese e l’angolo di Murray sanno che può essere il momento decisivo, e cominciano ad incitare più calorosamente il tennista di casa. Così, nel game successivo Troicki tiene faticosamente il servizio, e nell’ottavo gioco subisce il contro-break, regalando a Murray il punto decisivo schiacciando a rete una volée che andava solo appoggiata. Per dire: Murray non aveva neppure accennato un movimento, rimanendo nell’angolo sinistro.

È il tie-break a decidere chi incontrerà Kevin Anderson in finale. Troicki inizia benissimo ottenendo un mini-break con un pregevole rovescio lungolinea, ma lo restituisce sbagliando un approccio a rete. Murray sfonda con il rovescio incrociato portandosi in vantaggio 4 a 2, ma va fuori giri nei due punti successivi rimettendo Troicki in corsa (4 pari). Un brutto errore col rovescio offre allo scozzese la prima palla match. Non un gran tennis quello del tie-break, se non per l’ultimo, straordinario punto, che vale a Murray la cinquantesima finale nel circuito.  Troicki gioca un’ottima smorzata, che Murray riesce miracolosamente a tirar su e buttare al di là della rete, il serbo allora supera Andy a rete con un pallonetto, su cui si avventa lo scozzese che, in torsione, gioca un altro lob a superare Troicki. Il serbo torna a fondo campo per far rimbalzare la palla, ma affossa lo smash a rete. Gioco ed incontro per Murray: McEnroe, Becker, Roddick e Hewitt sono adesso più vicini.

K. Anderson b. G. Simon 6-3 6-7(6) 6-3 (da Londra, Cesare Alfieri)

Doveva succedere, prima o poi. Dopo cinque giornate con un apprezzabile clima primaverile (estivo, direbbero qui), una pioggerellina tipicamente inglese ha fatto capolino sul West End, puntuale per l’inizio della prima semifinale. I due protagonisti – Kevin Anderson e Gilles Simon – erano già in campo a scaldarsi, quando sono stati costretti ad un ritorno anticipato negli spogliatoi. Questo per la cronaca, perché i membri del Queen’s Club, ed i loro invitati, non sembrano sensibili né alle cangianti condizioni atmosferiche, né a chi occasionalmente scende in campo, per adattare le loro abitudini. Tra giacche, cappelli e cravatte (i jeans sono accettati, purché classici qui sulla tribuna riservata) fanno capolino bicchieri e più spesso caraffe per sorseggiare Pimm’s, il drink che qui accompagna le occasioni frizzanti e le atmosfere estive. Il calendario dice che è estate, poco importa se si deve indossare la giacca a vento.

Con circa un’ora e un quarto di ritardo rispetto al programma, Anderson si ripresentava in campo, già pronto per Wimbledon in tenuta bianca, e cominciava subito a lanciare bombe al servizio. Nel primo e nel terzo game, il sudafricano serviva sopra le 125 miglia orarie, ottenendo sei aces e lasciando il francese a quindici. D’altra parte, l’indicazione che fare il punto sarebbe stato più complicato per Simon la davano le statistiche. Nei tre turni che hanno preceduto questa partita, a fronte dei 62 servizi vincenti di Anderson, Simon ne aveva realizzati soltanto nove. Incidentalmente, nella classifica degli aces qui al Queen’s , condotta da Raonic con 76, il sudafricano si ritrova soltanto al quarto posto (meglio di lui fanno sia Isner che Muller), sebbene sia – rispetto ai tre bombardieri che lo precedono – migliore la sua percentuale di punti vinti con la prima (quasi l’85 percento). In ogni caso, Simon aveva dimostrato una volta di più contro Raonic di essere un ottimo ribattitore, non a caso il giocatore capace di vincere la più alta percentuale di punti sulla prima del suo avversario tra quelli rimasti in corsa.

Nel primo set, però, il portiere Simon azzeca raramente l’angolo in cui buttarsi, ed il sudafricano lo sotterra con dodici aces e tre punti soltanto concessi sul proprio servizio. In ogni caso, erano stati due nella partita poi vinta con Raonic: non era ancora il caso di disperare. Lo sarebbe stato se nel game più lungo dell’incontro, quello iniziale del secondo parziale, il francese non fosse rimasto attaccato alla partita con le unghie, annullando quattro palle break. Il sudafricano fa, ovviamente, del servizio la sua arma principale, ma lo segue raramente a rete (diversamente, per dire, da Muller) ed è piuttosto solido da fondo dove, se non viene fatto muovere, può sfondare sia con il rovescio bimane che col diritto. Passato lo spavento, tra i numerosi “allez, Gillou” e gli sporadici “go, Kevin” che producevano, chissà perché, l’ilarità del pubblico, si susseguono diversi game facili al servizio, anche se Simon riesce, per tre volte, ad ottenere un paio di punti. Si arrivava così al tie-break, il quinto giocato dal sudafricano questa settimana. Qui, un passante in corridoio sembrava condannare Simon, che recuperava però il minibreak rispondendo profondo ad una prima di Anderson. Annullato il primo match-point per il sudafricano, Simon approfittava di una seconda per entrare nello scambio e chiudere otto punti a sei.

Più il match si allungava, più Simon sembrava migliorare la sua capacità di leggere i servizi dei suoi avversari. Contro Raonic, la progressione era avvenuta nel secondo set. Contro Anderson, c’è stato bisogno di più tempo: ma il primo game in risposta del terzo parziale Anderson lo chiudeva ai vantaggi, il secondo lo vedeva sotto 0-30…ma la progressione si interrompeva sul più bello, con Anderson capace di togliere per primo il servizio all’avversario nell’ottavo gioco, sfruttando la seconda palla break del game. Così, sarà il sudafricano a giocare la sua prima finale della carriera sull’erba, ad un passo dalla duecentesima vittoria nel circuito. Grande torneo, in ogni caso, per il francese, che con le sue prestazioni qui al Queen’s ha forse prenotato un posto nella partita di Coppa Davis che vedrà la Francia opposta alla Gran Bretagna su questi stessi prati il terzo week-end di luglio.

Risultati:

K. Anderson b. G. Simon 6-3 6-7(6) 6-3
[1] A. Murray b. V. Troicki 6-3 7-6(4)

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